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Stefano Buffagni (vice MISE): “MES, non sono soldi regalati, ci impone dei limiti che dovrà pagare pure mio figlio fra trent’anni”

Il Meccanismo europeo di stabilita’ (MES) “Non sono soldi regalati, ma ci impone dei limiti che dovrà pagare pure mio figlio fra trent’anni” ha affermato Stefano Buffagni, viceministro dello Sviluppo Economico a 24Mattino di Simone Spetia e Maria Latella su Radio 24. “Si tratta di ulteriori debito che verrebbe dato in cambio di alcuni limiti che sono previsti dai Trattati. Allora o si cambiano i Trattati, oppure sono solo parole”.

”Ora che la Spagna e il Portogallo lo vogliono utilizzare è una legittima scelta, ma noi non vogliamo farlo – aggiunge Buffagni -. Noi abbiamo bisogno di uno strumento che permetta all’Italia e a tutta l’Europa di ripartire. Il tema degli eurobond devono servire a far ripartire il Paese e l’Europa. L’idea di dover accedere per forza ad uno strumento che ci metterà dei limiti grossissimi e che dovrà pagare mio figlio tra trent’anni. Non capisco perché dobbiamo farci da soli il cappio, con una corda che vogliono darci in un momento di difficoltà per strozzarci tra un po’ di tempo”.

L’Europa deve ripartire “tutta unita” oppure “questo continente pagherà un conto salatissimo perché abbiamo due player come Cina e Stati Uniti ci schiacciano alla velocità della luce”, ha proseguito Buffagni, viceministro dello Sviluppo Economico. “L’Olanda da sola sul mercato è una pulce, da soli siamo meno forti che all’interno di un’Europa che decide di ripartire unita. Quindi non vedo perché per egoismi dobbiamo continuare a fare ragionamenti da nani da giardino. Nessuno sta chiedendo agli altri Paesi di prendersi in carico il nostro debito”.

Il viceministro dello Sviluppo Economico è intervenuto anche sulla nomina di Colao, e se fosse stato meglio nominarlo Ministro? ”Lasciamolo lavorare tranquillo è stato appena nominato responsabile della task force che affianca Palazzo Chigi. E’ una scelta utile, può dare un contributo importante per affrontare la fase della riapertura. Non credo debba diventare ministro, sarebbe un problema politico grosso come una casa. Il Paese ha bisogno del contributo di tutti e da tante realtà diverse”.

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