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CULTURA

Milano: Messa dal Duomo in diretta tv, radio e web

Milano 1 Maggio 2020

Nel tempo pasquale le celebrazioni domenicali alle 11, presiedute dai Vicari episcopali, su Chiesa Tv, Radio Marconi, Radio Mater e www.chiesadimilano.it e canale YouTube chiesadimilano

Anche nelle domeniche del Tempo di Pasqua nel Duomo di Milano saranno celebrate Messe alle 11, trasmesse in diretta tv, radio e web.

Ogni domenica le celebrazioni saranno presiedute da un Vicario episcopale della Diocesi.

Si potrà seguirle su Chiesa Tv (canale 195 del digitale terrestre), Radio Marconi, Radio Mater, www.chiesadimilano.it e canale YouTube chiesadimilano

 

Alessio Luisetto

 

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Crodo

Il Crodino resterà a Crodo ?

Il giornale “La Repubblica” ha pubblicato un articolo nel quale afferma che la Campari ha deciso di continuare la produzione del Crodino nell’attuale stabilimento di Crodo (nella foto) almeno per il 15% della produzione.

Abbiamo voluto verificare la notizia sentendo direttamente il Sindaco di Crodo Ermanno Savoia che ci ha dichiarato che non c’è ancora nessuna decisione ufficiale. Sono in corso trattative ma nè la Campari nè la Terme di Crodo hanno, fino ad ora, comunicato le loro intenzioni sull’eventuale mantenimento della produzione del Crodino a Crodo. Ovviamente la speranza cè ma, in assenza di comunicati ufficiali, non si può ancora dire nulla.

Allora la notizia della “Repubblica” è una indiscrezione o una bufala ?

Restiamo in attesa di saperne di più ma, come è nostro costume, ci baseremo solo su fonti ufficiali.

Franco Simonetti

 

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CULTURA

Milano: veglia per i lavoratori in tempo di Coronavirus

Milano 1 Maggio 2020

1 maggio 2020–Memoria di S. Giuseppe lavoratore“Veglia per il lavoro”videoregistrata, messa in onda giovedì 30 aprile, alle ore 21.00 suChiesa Tv (can 195, digitale terrestre) -Radio Marconi –wwwchiesadimilano.it –Radio Mater

 

Lettura introduttiva eintervento dell’Arcivescovodi Milano, Mons. Mario Delpini

LETTURA Lettura dell’Apocalisse di san Giovanni Apostolo (Apc 18,9-24)Si gettarono la polvere sul capo, e fra pianti e lamenti gridavano:”Guai, guai, città immensa, di cui si arricchirono quanti avevano navi sul mare: in un’ora sola fu ridotta a un deserto! Esulta su di essa, o cielo, e voi, santi, apostoli, profeti, perché, condannandola, Dio vi ha reso giustizia!”. Un angelo possente prese allora una pietra, grande come una macina, e la gettò nel mare esclamando:”Con questa violenza sarà distrutta Babilonia, la grande città, e nessuno più la troverà. Il suono dei musicisti, dei suonatori di cetra, di flauto e di tromba, non si udrà più in te; ogni artigiano di qualsiasi mestiere non si troverà più in te; il rumore della macina non si udrà più in te; la luce della lampada non brillerà più in te; la voce dello sposo e della sposa non si udrà più in te. Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra e tuttele nazioni dalle tue droghe furono sedotte. In essa fu trovato il sangue di profeti e di santi e di quanti furono uccisi sulla terra”. …. (Apc 21,9-14) Poi venne uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò: “Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello”.L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio.Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele.A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte.Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.

INTERVENTO

Si confrontano due città: Babilonia, l’arrogante prepotenza, la dimora gaudente che si compiace di quando gli procura la sua intraprendenza senza scrupoli, la città che precipita disastrosamente; e Gerusalemme, la città santa, splendida e sicura, risplendente non di una propria gloria, ma della gloria di Dio, solida perché fondata sulla storia della fedeltà di Dio alla sua alleanza.Quale città vogliamo costruire? La questione si pone in modo drammatico in questo sconcertante Primo Maggio.La domanda ha senso se possiamo scegliere, se noi, la gente comune,possiamo decidere, se non è già tutto deciso dai padroni del mondo, dai registi di una recita con milioni di comparse, in cui i protagonisti sono una manciata. Possiamo scegliere quale città costruire?La risposta non è sì, non è no. In parte possiamo scegliere,in parte siamo pedine e numeri di una strategia decisa da altri, altrove. In parte però noi, voi operatori del mondo del lavoro,potete essere determinanti. Perciò ci siamo dati appuntamento per pregare, per pensare, per sentirci uniti, in questa veglia di preparazione al 1 maggio di quest’anno desolato. Per quell’aspetto per cui possiamo scegliere,quale parola viene dalla città santa, la Sposa dell’Agnello? Quale esercizio della nostra libertà può essere ispirato dalla nostra preghiera?

Si possono consegnare tre parole in questo momento pieno di interrogativi inquietanti, di incertezze e di prospettive preoccupanti. Tre parole

:1-Lo sguardo. Alziamo lo sguardo verso la città promessa, verso la rivelazione di una alternativa alla tirannide di Babilonia. Anche se tutti vogliono convincerci a una ossessiva concentrazione sull’emergenza, quasi a predisporci alla resa, quasi a convincerci che, quando poi si riprende il lavoro,bisogna lavorare a qualsiasi condizione, quasi ad alimentare la rabbia e lo scoraggiamento, noi alziamo lo sguardo. C’è una possibile alternativa, c’è una città in cui si vive non per accumulare profitti, ma per far risplendere la gloria di Dio, cioè l’amore che rende capaci di amare. Alziamo lo sguardo e accogliamo la promessa di Dio.

2-Il pensiero.La contemplazione della città santa, la considerazione della disastrosa rovina di Babilonia aiutino a pensare, a cercare insieme. Aiutino a tener viva la cultura del lavoro, il pensiero critico e il pensiero costruttivo, il pensiero che sogna e il pensiero che organizza, il pensiero che ha il senso del proprio limite e il pensiero che coglieil limite del pensiero altrui,il pensiero che produce cultura e non solo slogan. Il pensiero che cerca il senso di ogni cosa.Il pensiero che non disprezza i pensatori di mestiere e il pensiero che sa ascoltare anche la voce dei semplici, il gemito dei poveri,il pensiero che riflette sullele notizie censurate delle disgrazie altrui e si domanda: ma perché i poveri sono poveri?

3-La resistenza.La città che Dio ama costruire è solida, resiste alle tempeste, è fondata sulla roccia. L’impresa di aggiustare il mondo, di rimediare al disastro, chiede solidità, impegna a resistere. La forza della resistenza viene dall’essere attaccati alla roccia, radicati nel Dio che non delude e non abbandona. Uomini e donne di preghiera possono resistere nella tempesta.La forza della resistenza viene dall’essere insieme. L’insistenza sulle dodici porte, i dodici angeli, le dodici fondamenta, i dodici apostoli mette in evidenza l’insieme, la compattezza del popoloe la completezza del disegno. Nell’appartenenza convinta al popolo di Dio in cammino nella storia, è possibile la perseveranza che affronta le sfide e non si lascia abbattere dalle sconfitte.L’umanità così umiliata dalla globalizzazione della pandemia, così tribolata dalla globalizzazione dell’iniquità, così minacciata da logoranti, crudeli, conflitti, da questa specie di terza guerra mondiale a pezzi,invoca una conversione alla solidarietà. “Senza una visione di insieme non andrà bene a nessuno” (Papa Francesco). Senza una pratica quotidiana, strutturale della solidarietà tutti prima o poi saremo tra le vittime.

Mons.Mario Delpini Arcivescovo di Milano

 

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CULTURA

Milano: la celebrazione delle esequie

Milano 1 Maggio 2020

A seguito di una lettera del Ministero dell’Interno e delle precisazioni della Cei pubblichiamo le disposizioni contenute in una comunicazione del Vicario generale, mons. Franco Agnesi, ai parroci e ai responsabili delle Comunità pastorali della Diocesi

Carissimi,
tutti voi avete condiviso la sofferenza di tante famiglie che in questo periodo non hanno potuto dare un ultimo saluto, affidare con una celebrazione comunitaria e accompagnare alla sepoltura i loro cari defunti. Molti di noi hanno condiviso la sofferenza per la morte di un parente, un’amica, un amico o un confratello nel presbiterio.

Abbiamo dato un appuntamento futuro per una celebrazione comunitaria di suffragio, e tutti attendiamo intensamente questo momento. L’Arcivescovo, attraverso il vostro discernimento, ha raggiunto con uno scritto le famiglie di persone morte a causa del virus e per le quali non si è celebrato un funerale.

Ora le disposizione governative consentono per questa “Fase2” la celebrazione dei funerali.

Accogliamo le disposizioni con favore perché ci consentono di esprimere la vicinanza della comunità cristiana che affida al Signore crocifisso e risorto un fratello o una sorella, e di annunciare la speranza che viene dalla promessa del Signore che i nostri morti vivono nella comunione dei santi.

Accogliamo le disposizioni con responsabilità, anche se sono meticolose e non facilmente applicabili, perché ci stanno a cuore il bene e la salute di tutti, soprattutto dei più fragili.

Accogliamo le disposizioni con la pazienza necessaria alla loro concreta realizzazione.

Il DPCM “Fase2” del 26 aprile 2020 stabilisce che da lunedì 4 maggio «sono consentite le cerimonie funebri con l’esclusiva partecipazione di congiunti e, comunque, fino a un massimo di quindici persone, con funzione da svolgersi preferibilmente all’aperto, indossando protezioni delle vie respiratorie e rispettando rigorosamente la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro» (art. 1 c. 1 lett. i).

Alcune precisazioni sono state poi espresse dal Ministero dell’Interno con lettera indirizzata al Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana datata 30 aprile 2020. Lo stesso Segretario Generale della CEI con una nota del 30 aprile 2020 ha indicato alcune misure di prevenzione da adottare durante le celebrazioni.

La celebrazione delle Esequie potrà avvenire in luoghi adeguatamente ampi e preferendo, ove possibile, spazi all’aperto, secondo quanto previsto dalla normativa. Alla famiglia si lasci la facoltà di scegliere il luogo (Chiesa o Cimitero) e il rito (S. Messa o solo Liturgia della Parola). In Città le Esequie si celebreranno di norma presso le Parrocchie; nel forese preferibilmente presso i cimiteri.

Disposizioni da adempiere:

Il Parroco informerà la famiglia del defunto che alla celebrazione potranno presenziare massimo quindici persone da loro invitate; ricorderà l’obbligo di rimanere a casa in presenza di temperatura corporea oltre i 37,5°C o di altri sintomi influenzali; raccomanderà di non accedere comunque alla chiesa e di non partecipare alle celebrazioni esequiali a chi è stato a contatto con persone positive a SARS-COV-2 nei giorni precedenti; chiederà di attenersi alle disposizioni che seguono;

Le Parrocchie comunicheranno l’orario delle Esequie al Comune competente affinché si possano effettuare gli eventuali controlli: in modalità collaborativa e nel rispetto dell’esercizio della libertà di culto e del Concordato si chieda che tali controlli si effettuino solamente prima o dopo la celebrazione.

Prima dell’accesso in chiesa dei partecipanti alle esequie funebri, sia garantita la misurazione della temperatura corporea, attraverso un termometro digitale o un termo-scanner. Questa disposizione è richiesta anche per le celebrazioni all’aperto. Pertanto non sia consentito l’accesso a chi risulti avere una temperatura corporea superiore ai 37,5°C;

Essendo arrivata in data 30 aprile la nota concordata dalla CEI con le autorità governative e non potendo organizzarci diversamente, si dovranno cercare tali strumenti sul territorio presso farmacie o rivenditori abilitati. Si raccomanda la scrupolosità nel controllo e qualora non si potesse effettuare la misurazione sarà necessario rimandare la celebrazione.

– L’ingresso e l’uscita al e dal luogo della celebrazione avverrà rispettando le distanze di sicurezza;

– I posti da occupare saranno debitamente contrassegnati per garantire il rispetto della distanza stabilita;

– I fedeli indosseranno le mascherine;

– Non saranno distribuiti sussidi cartacei né per la liturgia né per il canto;

– Tra il celebrante e gli eventuali ministri dovrà essere sempre mantenuta la distanza prevista dalla legge;

– Il solista o i cantori (in numero limitato) avranno riservata una apposita area e osserveranno tra loro la distanza prevista dalle indicazioni sanitarie, gli altri fedeli saranno invitati a non cantare;

– I microfoni dell’ambone o del leggio saranno posizionati in modo tale da non essere tenuti in mano e la loro asta non debba essere spostata o regolata in altezza da più persone. I lettori saranno muniti di guanti;

– Al termine di ogni celebrazione si dovrà favorire il ricambio dell’aria ed effettuare una pulizia delle superfici che entrano a contatto con i fedeli (panche e sedie) con idonei detergenti ad azione antisettica;

In caso di celebrazione della Messa:

– La particola grande, tenuta in mano dal celebrante, sarà interamente da lui consumata;

– Il celebrante indosserà la mascherina e curerà l’igiene della mani immediatamente prima di distribuire l’Eucaristia;

– Le distanze di sicurezza verranno mantenute anche durante la distribuzione dell’Eucarestia, si muoverà solo il celebrante raggiungendo ciascuno al proprio posto;

– I fedeli rimuoveranno la mascherina esclusivamente per gli istanti necessari a ricevere l’Eucarestia;

– L’Eucaristia sarà distribuita esclusivamente sulla mano, proibendo di ricevere la Comunione in bocca;

– Durante tutta la celebrazione, le particole destinate ai fedeli saranno sempre coperte da un panno o altra copertura adeguata;

– Si eviterà lo scambio della pace; la processione offertoriale che porta pane e vino al celebrante;

– Si eviteranno le concelebrazioni. Qualora sarà necessario concelebrare è bene che ciascuno utilizzi il suo calice;

– I vasi sacri utilizzati per la celebrazione (calice, pissidi, patene…) saranno conservati coperti con un panno o altro mezzo adeguato;

– La biancheria dell’altare sarà cambiata il più spesso possibile.

Alla benedizione al cimitero parteciperanno solo i parenti più stretti mantenendo sempre la distanza prevista dalla normativa.

Cari confratelli, tenendo conto che molti non hanno potuto celebrare le esequie di persone defunte nei mesi scorsi, lasciamo alla vostra saggezza e discernimento pastorali di concordare con i vostri parrocchiani se rimandare alle celebrazioni di suffragio che si faranno in futuro, oppure se celebrare le Esequie, pur in assenza della salma o alla presenza delle sole ceneri (Si intende, pertanto, accordato il permesso dell’Ordinario di celebrare le Esequie in presenza delle ceneri per coloro che sono defunti nei mesi scorsi e per cui è stato impossibile fino ad oggi celebrare il funerale (cfr. Direttorio Diocesano per la Celebrazione delle Esequie, n. 19; Rito delle Esequie secondo la Liturgia Ambrosiana, Ed. 2002, Orientamenti Pastorali, n. 11 e Rito delle Esequie secondo la Liturgia Romana, ed. 2011, Disposizioni Pastorali, n. 180).

Mi permetto di insistere di nuovo: non dobbiamo alimentare in noi l’ansia e tantomeno evitare i passi graduali. Ogni Parrocchia e ogni Parroco si sentano incoraggiati e sostenuti a procedere con le possibilità che hanno, e se qualche disposizione non può essere ancora adempiuta per mancanza di personale o di strumenti, sospendano e rinviino le celebrazioni quando sarà possibile.

 

 

Rinnovo il grazie che già l’Arcivescovo ha espresso più volte per lo stile e la dedizione, pur nella fatica e nella tensione emotiva, che avete testimoniato voi e gli altri presbiteri, diaconi, consacrati e laici che condividono la responsabilità della missione e della comunione ecclesiale.

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Arsago Seprio

Arsago Seprio: un decessso a causa di COVID-19

Arsago Seprio 1 Maggio 2020

Nella serata di ieri sera 30 Aprile 2020, è giunta la notizia di un dececesso a causa di COVID-19 nel Paese di Arsago Seprio. A Comunicarlo è il Primo Cittadino, Fabio Montagnoli, con un post sulla Pagina Social Facebook.

Di seguito il Comunicato Ufficiale del Sindaco di Arsago Seprio Fabio Montagnoli.

Buonasera cari Arsaghesi, giornata piovosa che sta caratterizzando tutto il pomeriggio. Questa sera non ci sono buone notizie, ma un evento triste che ha colpito la nostra comunità. Un nostro
Concittadino oggi è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari presso l’ospedale dove era ricoverato da parecchi giorni e, dopo aver lottato con tutte le sue forze, questo male invisibile e vile non gli ha dato scampo. Il nome del nostro caro concittadino, per ovvi motivi di privacy, non verrà divulgato. Le autorità sanitarie avevano già predisposto tutte le misure necessarie previste dal protocollo sanitario. Giungano a tutti i famigliari le più sentite condoglianze per la triste scomparsa a nome dell’Amministrazione che rappresento e della cittadinanza intera. Le esequie, come da disposizioni in vigore, saranno strettamente consentire solo ai famigliari. Sul fronte ammalati, la situazione resta stabile e in diminuzione. La guardia non va abbassata anche in prospettiva del nuovo DPCM che sarà operativo dopo il 04 Maggio. Il nostro comportamento
dovrà essere attento e disciplinato perché spetta a noi evitare contagi inutili che renderebbero nullo tutto il sacrificio fatto in questi lunghi mesi. La Provincia di Varese, ha revocato l’ordinanza di chiusura della ciclo pedonale di via D’Annunzio salvo assembramenti segnalati dalle autorità preposte. Oggi, con ordinanza del Sindaco, si procederà a partire dal 04 maggio p.v. alla riapertura del cimitero comunale, all’apertura del centro di
raccolta di via Carducci e all’apertura del parco comunale di via Boccaccio-orti urbani. Tutto il resto rimane invariato fino a nuove ordinanze sindacali. La situazione contagi vede l’Italia con un +0,92%, la Lombardia con un + 0,80% e la nostra Provincia con un +1,83%. I dati ci indicano di porre ancora MOLTA ATTENZIONE. INSIEMECELAFAREMO e intanto IO RESTO A CASA E MI PROTEGGO. Una preghiera per il nostro concittadino salito al Padre, una preghiera per tutti gli ammalati e buona serata a tutti Voi dal Sindaco Fabio.

Da parte di tutta la Redazione di Varesepress, giungano le più sentite Condoglianze ai Famigliari della persona deceduta.

 

Alessio Luisetto

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Domodossola

Domodossola. Riapre il Centro Raccolta Rifiuti di Nosere.

Da lunedì prossimo sarà riaperto il Centro Raccolta Rifiuti di Nosere ma potranno accedervi solo coloro che rispetteranno le disposizioni volute dall’Assessore Daniele Folino.

Non potranno accedere persone con febbre o sintomi influenzali e si dovrà essere in possesso della “Carta dei Rifiuti” ed è obbligatorio l’uso della mascherina e dei guanti monouso.

Vi è poi tutta una serie di altre misure da rispettare per chi vorrà accedere al Centro Raccolta.

Questa riapertura consentirà agli utenti di smaltire tutti quei rifiuti che erano stati ammassati nell’impossibilità di portarli al Centro.

Franco Simonetti

 

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Ambiente

Nel video amatoriale un grande squalo Mako mangia un tonno appena pescato: l’avvistamento dalla barca.

Nel video amatoriale un grande squalo Mako mangia un tonno appena pescato: l’avvistamento dalla barca. Un gruppo di pescatori di diporto ha appena catturato un grosso tonno da 80 chili ma non hanno fatto i conti con uno squalo.

 

Un grande squalo Mako è stato avvistato al largo delle coste spagnole nel Mediterraneo. Le persone a bordo di una barca hanno notato la pinna del pesce spuntare dall’acqua, a pochi metri dalla loro imbarcazione, mentre stavano per portare in barca un tonno da 80 chili appena preso all’amo. Lo squalo balzando fuori dall’acqua, praticamente davanti ai diportisti, s’è impadronito della preda. Uno sfortunato fuori programma per questi pescatori che erano ad un passo dal portare a casa un tonno di media taglia. Lo squalo però non si è dimostrato molto democratico e ha deciso di far sua la preda. Il Mako appartiene alla famiglia delle Lamnidae come lo squalo bianco. Lo squalo Mako è un grande squalo. Le acque tropicali e subtropicali sono il suo habitat naturale. È presente, ma non comune, anche nel Mediterraneo. Si nutre di tonni, di calamari e di pesce azzurro. Lo squalo Mako adulto può raggiungere una velocità di nuotata pari a 70 km orari. La sua vita può raggiungere i 32 anni. Fa parte di una delle poche specie di squali in grado di saltare fuori dall’acqua anche ben oltre la lunghezza del proprio corpo: questa sua caratteristica lo rende imprevedibile negli attacchi, seppur rari, ed estremamente pericoloso per i pescatori. Alcuni esemplari di squalo Mako possono superare i 4 metri di lunghezza. Nel Mediterraneo vivono circa 40 specie diverse di squali, molte delle quali innocui e non pericolosi per l’uomo. Nello specifico, il Mako è molto difficile incontrarlo nel Mediterraneo, ma di tanto in tanto succede che alcuni pescatori lo avvistino al largo delle coste, anche italiane o croate, come è successo, per ben due volte a distanza di pochi giorni nel 2019, a Macarsca, in Croazia a pochi metri dalla riva. Tuttavia, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ciò che rende insolito l’avvistamento di squali Mako nel Mediterraneo è il fatto che il predatore è stato avvistato così vicino alla riva anche se non c’è motivo di farsi prendere dal panico per gli attacchi di squali. Nella maggioranza dei casi questi animali evitano il contatto con gli umani e non si avvicinano né attaccano se non provocati. Ecco il video: https://youtu.be/rGxHYoET6e4

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Avvocati esclusi dal bonus, quasi 122.000 professionisti, lettera a Gualtieri e Catalfo

DAL TWEETBOMBING ALLE ALTRE PROBLEMATICHE DELL’AVVOCATURA E NON SOLO: IL GRUPPO DEI #600EUROPERTUTTI SI MOBILITA ANCORA

 

AVV ZORZI FORO DI PADOVA Dopo il successo del tweetbombing che ha aiutato a far emergere, con l’aiuto di altre associazioni forensi, i problemi sorti per il bonus di marzo, che apparentemente vedeva esclusi gli avvocati iscritti alla Cassa negli anni 2019 e 2020,  nella giornata di ieri, è stata da noi redatta una lettera indirizzata al Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri, alla Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo ed al Presidente di Cassa Forense Nunzio Luciano, in rappresentanza di numerosi Colleghi e Colleghe, anche meno giovani, al fine di esporre altre criticità che destano non poche preoccupazioni all’interno dell’avvocatura e, in generale, nel mondo dei giovani professionisti.

Come noto, nell’ambito della manovra economica varata dal Governo, a sostegno dei lavoratori autonomi e professionisti iscritti agli Enti previdenziali privati, le risorse stanziate ammontavano a 200 milioni di euro, somma risultata sufficiente per coprire una platea di soli 333.333 richiedenti.

È altresì oramai appurato che i fondi destinati all’erogazione dell’indennità prevista dal c.d. Fondo per il Reddito di ultima istanza (ex art. 44 Decreto Legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito con modificazioni dalla Legge 26 aprile 2020, non ancora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale), hanno coperto esclusivamente le istanze pervenute nei primissimi giorni di aprile (in particolare,  per Cassa Forense, quelle inviate entro le ore 17:00 del 2 aprile) e, ad oggi, molti Colleghi non hanno ancora ricevuto alcun aiuto economico pur versando in una situazione di necessità in conseguenza dell’emergenza sanitaria che ha colpito il nostro Paese.

Dagli organi di stampa e dall’Adepp si è poi appreso che le domande inoltrate a tutte le Casse di previdenza alle ore 20.00 del 21 aprile sono state 451.715, risultando esclusi quasi 122.000 professionisti (numero destinato ad aumentare fino al termine del 30 aprile), i quali attendono ancora un primo sostegno economico.

Va evidenziato, poi, che a situazione per la professione forense (avvocati e praticanti) è ancora più seria giacché, oltre ad un numero di esclusi pari ad oltre 30.000 persone, la condizione è ulteriormente aggravata dal perdurante divieto di svolgere la stragrande maggioranza dei contenziosi nei Tribunali. I termini processuali sono sospesi fino alla all’11 maggio e, nel frattempo, moltissimi di noi si sono visti rinviare ben oltre il 30 giugno le udienze, alcune addirittura al 2021. Praticamente, saremo impossibilitati a lavorare per lungo tempo e il bonus è necessario per i più per riuscire a sostenere almeno le spese fisse.

Ebbene, innanzi ad una situazione economica così instabile, la tempestività nell’erogazione di una misura di sostegno al reddito determina la reale efficacia dell’assistenza che lo Stato intende garantire ai lavoratori autonomi e, proprio per questo, crediamo che non sia possibile indugiare ancora.

Non possiamo attendere la variazione di bilancio della quota del limite di spesa ai sensi dell’art. 126, co. 7 del Dl 18/2020, l’approvazione del c.d. D.l. di Aprile, il successivo trasferimento delle risorse alle Casse ed, infine, i tempi di erogazione delle indennità. Alle porte del mese di maggio, esiste una priorità assoluta: la liquidazione del sostegno risalente al mese di marzo.

Ci rivolgiamo, in primis, al Governo, nella persona del Ministro Gualtieri e della Ministra Catalfo, affinché sia previsto un immediato rifinanziamento dei fondi inizialmente stanziati ed, altresì, indirizziamo questa nostra richiesta al Presidente di Cassa Forense Nunzio Luciano, rinnovando la richiesta – già formulata in data 20 aprile u.s. – di garantire, con proprie risorse e nel più breve tempo possibile, la soddisfazione delle domande rimaste ingiustamente sospese, così come operato dalla maggior parte degli Enti previdenziali privati.

Chiediamo, dunque, indifferibili e concrete risposte per non privare ulteriormente tanti professionisti, percettori di bassi redditi, di qualsiasi strumento di sostegno economico previsto dal Governo.

Chiediamo, inoltre, una celere approvazione di una misura non inferiore ad € 800,00 per il mese di aprile appena trascorso e per il prossimo mese di maggio, ritenendo necessario lo stanziamento di risorse in misura sufficiente al soddisfacimento di tutti i richiedenti.

Il tutto con l’auspicio che queste nostre richieste possano trovare pronta soddisfazione a tutela dell’avvocatura e di tutti i professionisti.

Gli avvocati iscritti 2019-2020 di cui si fanno portavoce l’Avv Alessandra Zorzi del Foro di Padova, l’Avv Federica Marino del Foro di Napoli e l’Avv Stefania Giannico del Foro di Taranto

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Scuola, teledidattica: opportunità e problemi, intervista a Carlo Crapanzano

La scuola e il telelavoro, uno dei tanti aspetti con luci e ombre derivanti dalla crisi da coronavirus.

Ne parliamo con un professore di Domodossola, molto disponibile e aperto a spiegarci quanto accade in questo periodo: aspetti pratici e giuridici dei nuovi tempi.

 

La teledidattica offre l’opportunità di imparare nuovi programmi e testare soluzioni innovative, peccato che non sia una scelta ma una necessità contingente, partita di corsa come spesso succede in Italia, anche se in questo caso è l’unica soluzione praticabile per evitare di perdere l’anno scolastico, anche se i problemi non mancano.

Si perde l’aspetto umano con tutte le sue peculiarità: sorrisi e attenzioni limitati dallo schermo di un computer nel caso migliore, oppure lo smartphone utilizzato da chi non ha avuto possibilità di avere altri strumenti.

Il Ministero ha investito 80 milioni ma si sa come vanno queste cose, i soldi arrivano quando arrivano e nel frattempo chi ha il problema si arrangia…

Gli insegnanti sono costretti a usare piattaforme che magari non conoscono, internet che non è il massimo e i ragazzi che di solito usano internet per socializzare, ora si trovano anche loro a disagio.

Una condizione ineliminabile che scuote le famiglie, i ragazzi e gli insegnanti costretti ad adeguarsi alla novità, ma i timori sono tanti per questioni di privacy, registrazioni e foto che possono essere utilizzate per chissà quali motivi e girare sui siti; didattica magari condivisa con chi?

Dubbi e interrogativi in quantità e dal ministero, arriveranno delucidazioni coi tempi burocratici che conosciamo, ma non è più il tempo dei rinvii, occorrono tempi e soluzioni certe per tutti: scuole e famiglie.

La scuola non è una bottega, la preparazione scolastica serve alla formazione dei giovani e della loro vita futura, ed è da tenere in massima condiserazione.

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Cronaca

1 Maggio, Sanità, ULS: “Il re è nudo e non vogliamo festeggiare”

Solo chi non vuole vedere e affrontare seriamente la condizione impietosa della Sanità in Italia ha la faccia tosta di festeggiare nel giorno dedicato ai Lavoratori, di qualsiasi genere, ma soprattutto del SSN– dichiarano dal Direttivo Nazionale ULS-Unione Lavoratori Sanità. Infermieri, medici, oss, tecnici e tutto il restante personale sanitario continuano ad affrontare l’emergenza Covid-19 in un contesto emergenziale in sé per sé che si prolunga da anni di tagli e contenimento della spesa.

Ci è voluta l’emergenza coronavirus – continuano i sindacalisti ULS- per far venire a galla l’inadeguatezza del sistema salute del paese. Si è dovuto correre ai ripari sia con i tardivi bandi di arruolamento della Protezione Civile che con acquisizioni di macchinari finanche con oltre 20000 assunzioni, precarie ad un anno o addirittura 6 mesi, di operatori sanitari i quali si vedranno sfruttati solo nel contesto emergenziale. I Lavoratori in questione non festeggeranno questa giornata. Dal Governo avrebbero gradito piuttosto che l’ipocrisia di convenienza nel ringraziarli a dirette Facebook unite un decreto con su scritto in maniera chiara e non interpretabile che, finita l’emergenza e il relativo distanziamento sociale, si sarebbero indetti concorsi per assumerne in ragione del fabbisogno reale. Un dato per tutti, da fonte FNOPI, solo di Infermieri ne mancherebbero oltre 60000. Però, a ben vedere, si è ragionato in termini di ringraziamenti a mascelle serrate e non in termini di concretezza rispetto al rapporto Infermiere/paziente, che in alcune realtà soprattutto private e “disponibili” a supportare ben remunerate il pubblico, registra primati tristemente pericolosi di un Infermiere per 20 pazienti. Pericolosi ma convenienti per gli imprenditori del guadagno sulla salute degli altri. Lo Stato lo permette grazie alla riforma attuata, ma a nostro parere da rivedere in un’ottica unicamente pubblica, dal D.Lgs. 502/1992 che prevede rimborsi e relativo profitto per la componente privata del Servizio Sanitario Nazionale.

Cosa dovrebbero festeggiare i Lavoratori della Sanità? Sicuramente – spiegano dal Sindacato ULS –  non il blocco decennale dei concorsi, nemmeno il taglio dei posti letto, neppure l’ultimo rinnovo di contratto nazionale pubblico di lavoro con firme apposte alla presenza di ministre impazienti e sindacalisti prezzolati, men che meno se parliamo di rinnovo della contrattazione privata ferma da 14 anni, persino il persistere del lavoro precario tramite agenzie interinali e cooperative sempre pronte a fornire manovalanza senza diritti ad alto sfruttamento intensivo. Ipotizziamo per lungimiranza neanche la scarsità di DPI a disposizione sui luoghi di lavoro. O l’impossibilità di eseguire tamponi se non tramutandosi in Presidenti di Regione, calciatori o politici. Per i cosiddetti “eroi” nei decreti del Governo si è pensato bene di tenerli in corsia fino a quando non sviluppassero i sintomi del contagio, si è provveduto a bloccare le ferie e di prevedere illusorie giornate di permesso Legge 104/92, quasi mai concesse, per assistere i propri familiari disabili ma solo a discrezione dell’azienda. Non ci si poteva permettere di rinunciare ad un solo Infermiere, medico, oss visto che erano talmente già pochi. Ed infatti i dati rilasciati dall’ Istituto Superiore Sanità degli operatori sanitari contagiati superano di gran lunga le 20000 unità, tamponi permettendo ed eseguiti.

L’emergenza Covid-19 ha portato definitivamente agli occhi di tutti l’amaro frutto del rapporto posti letto per 1000 abitanti (3,2 da media Ocse a fronte di 4,7 negli altri paesi). Sarebbe interessante chiedere all’ Europa se è ancora d’accordo a chiudere gli occhi di fronte alle sforbiciate di bilancio perpetrate dai precedenti Governi sulla Sanità, considerata spesa pubblica ingente del nostro paese. Molti pazienti deceduti, soprattutto anziani, non hanno avuto il diritto di vedersi garantito quanto sancito nell’art. 32 della Costituzione per carenza di programmazione, di posti letto, di mezzi, di personale. Per questi e molti altri motivi come Sindacato – concludono dal Direttivo Nazionale ULS –  non riusciamo a festeggiare questo 1 maggio in piena pandemia, contando ancora i morti giornalieri. La festa dei Lavoratori andrebbe celebrata quando si rispetta chi lavora tutti i giorni con diritti e in sicurezza, non è il caso di celebrare chi è invece diventato martire. Bisognerà, una volta terminata questa fase, rimettere mano al SSN e lanciare il cuore oltre l’ostacolo, nell’interesse e per la dignità di chi resiste nel tenere in piedi il concetto di Sanità Universalistica.