Categorie
Lettere al direttore

Covid-19. La proposta dei veterinari cileni

I Veterinari. Una categoria all’avanguardia nel contrasto al Virus

In Cile se ne sono accorti: i Veterinari cileni hanno donato al Sistema paese, malgrado la loro opposizione al Governo antidemocratico, i ventilatori utili in questa lotta al Covid-19. In Italia ancora no: le cliniche veterinarie sono aperte; tutti i servizi essenziali – o meno – per i nostri “amici a quattro zampe” sono disponibili e pienamente fruibili, ma non hanno detto le loro indicazioni. Ogni categoria socio-sanitaria si è messa al servizio del Paese, ricavandone anche vantaggi in termini economici (poc’anzi la Toscana di Rossi ha iniettato ‘manu militari’ soldi su soldi in TUTTI i Sanitari giovani e meno giovani, aprendo la strada)… per ultimi gli Psichiatri, mentre i TSO schizzano alle stelle.

La Sanità, la Salute, il Benessere… fanno parte della Vita di ognuno di noi, fu l’ultima e più grande intuizione dei Sessantottini in quel 1978, prima della catastrofe del ’79. Come la mia generazione poté esprimersi nel 2011, ma non abbiamo ancora detto nulla.

I Veterinari, dicevo. E il Cile. Risulta tanto difficile comprendere che gli allevamenti e la vendita del cane, del gatto, del cavallo (ma pure del criceto) è l’unica soluzione a un impazzimento del sistema socio-psichiatrico, degli Assistenti Sociali, degli Psichiatri, degli Psicologi eccetera eccetera… a milioni, di potenziali schizzati a piede libero. Pronti, per infettarsi, come criceti.

Lorenzo Proia

Categorie
Lega

Coronavirus. Onore a Luca Zaia

Coronavirus. Onore a Luca Zaia

Il Veneto è una terra peculiare del nostro territorio. La sua risposta all’emergenza Covid-19 è stata quella di un vero e proprio “popolo nel popolo” (simile per caratteristiche a quello senese, del quale il toscano di Fucecchio Montanelli parlava come di “una Civiltà a parte”) che è riuscito a passare da epicentro più o meno stretto dell’emergenza, a Regione al pari con il Piemonte (che non si trova affatto in una situazione drammatica, al contrario di Lombardia ed Emilia). Sembra quasi che più l’efficienza della Sanità regionale, comunale e zoonale, premi la compattezza della popolazione che reagisce all’unisono.

Anni fa ero un lettore assai attento del sito web della principale associazione per la salvaguardia della lingua veneta (a parte il Sardo, l’unica vera lingua ‘autoctona’ d’Italia, visto che in Campania, Lazio e Toscana si parla italiano, checché se ne dica…), Raixe Venete. Un Popolo nobile che si farebbe discendere da un ramo cadetto dei Troiani, gli stessi di Enea e Anchise nel Latium, dove poi incredibilmente sono ritornati. Questa è l’origine più che altre più o meno recenti, sperando di non essere preso per un ingenuo Heinrich Schliemann (che, comunque, pare c’avesse visto giustino).

L’indipendentismo veneto, al pari del sardo, mentre sul fronte linguistico è pienamente dignitoso (specie in uno stato antifascista quale in teoria dovremmo essere) può essere ridimensionato nelle sue componenti “militari” (comunque mi si passi il termine inesistenti, “ragguarduevoli”…..) solo da un sano Federalismo.

A mio parere, se la Lega non ha mai fatto Federalismo, se Berlusconi non ha mai fatto il Liberale, se la Destra sociale non è mai stata democratica (eppure erano Stalin e Mao a non esserlo, teoricamente) non si può imputare alle Sinistre italiane che oltre che essere divise, oltre che essere due, debbono da sempre fare “due ruoli” (sia la cosiddetta Radicale che la Socialdemocratica) qualche strano demerito che sostenga forme di separatismo da parte di qualche popolazione del (mai compiuto) Popolo Italiano. Tuttavia, il merito a Zaia e alla Regione Veneto di aver affrontato al meglio la situazione, sinora, a mio avviso va dato.

Lorenzo Proia

Categorie
Massoneria

Londra brucia (la grande “peste” del 1666)

 Londra brucia (la grande “peste” del 1666)

 

Ho letto con interesse “l’editoriale” di Rolling Stone intitolato ‘Sognando Keira’ fruibile online. Questo mi ha dato molto da riflettere sull’attuale – drammatica – situazione attraversata in misura ben maggiore della Lombardia da un’altra area del mondo. Cina? Spagna? USA semmai? No: Gran Bretagna. Un Impero che mai ha formalmente cessato di dichiararsi tale (mi ricorda qualcosa… tornando al principio del discorso).

Non si riesce assolutamente a comprendere (in primis a Londra, Edimburgo e Belfast, parlo dei Parlamenti e su discorrendo) se il 98enne Filippo di Edimburgo, consorte della Regina d’Inghilterra, abbia contratto o meno anch’egli il Coronavirus come suo figlio Carlo, il primo a cantare. E, se sia morto. Forse no ma abbiamo già abbastanza fatti strani da pensare in Lombardia, in Italia e nell’Europa mediterranea per stare dietro a un 98enne non coronato e nato scapestrato (praticamente un mantenuto) che sta fuori persino dall’Unione Europea. Voglio dire che anche Trump, Bolsonaro e Zaia (Salvini non pervenuto) hanno una “loro parte di ragione” a comportarsi in un determinato modo con questa situazione (peraltro, tre modi diversi). Delle priorità occorrono.

Che il 98enne malato da mesi sia deceduto o meno (a me sembra curioso lo nascondano da una settimana, è notizia diffusa dai tabloid inglesi ancor’oggi, proprio oggi – e disponibile su tutti i giornali italiani di Destra compreso Il Fatto, anche online) poco importa. Semmai la Scozia non accetta di stare con Londra, semmai Londra non accetta di stare fuori dall’UE, semmai l’Irlanda non accetta di morire per non (non!) riunificarsi. Semmai non si capisce come si possa comunicare con il Commonwealth (per chi non lo capisse al Canada mettiamoci una pietra sopra). Costoro hanno vinto con noi nel 1945, che abbiamo “perso” (o vinto? I Partigiani hanno vinto, ma i Partigiani non volevano l’MSI che poi nel 1994 è andato al Governo…) e costoro dicono cosa fare a Trump.

Io ammetto ancora di non comprendere come gli americani Rivoluzionari vogliano, possano, credano far trionfare Sanders. Ma capisco benissimo come l’Impero Inglese non mangerà il Panettone. Ma capisco benissimo che mai dal 1945 ad oggi (il 1989 a confronto è niente!) tutto possa essere (e sarà, in qualche misura) tanto ridefinito come in questo 2020, le cui conseguenze le vedremo andando (ed entrando) dal 2021 in avanti… ma a parte tutto questo, da laziale, e da romano, oltre che sicuro dello Scudetto della Lazio (e meno di un nostro intervento “vecchio stile” in Libia che taluni ancora paventano – cito testuale fonti della “Difesa”: ‘L’Italia può impegnarsi su due fronti’, quello lombardo-napoletano e quello libico – egiziano anche? – due facce della stessa medaglia, tutte… e lo sappiamo benissimo) io soffro, e sottolineo SOFFRO, per la Lombardia. Forse meno per Johnson (positivo, al pari di Bolsonaro e Zingaretti…?), senza goderne, ma spero che un simile scenario… che a parere della Scienza non è dettato da alcun incidente o laboratorio o che (si tratta di laureati, specializzati… brancolano anche loro nel buio? La Scienza brancola Sempre nel buio si va a metodo e ricerca, ma si ottengono risultano a stadi, funziona così c’è chi ha studiato Storia – come me – e chi Biologia, e c’è anche chi fa il Calzolaio caro Salvini, ma lo sa fare e fa qualcosa)… un simile drammatico scenario della Lombardia valga qualcosa. Dopotutto la Chiesa nacque da qui (mentre oggi San Pietro è vuota e abbiamo il ritorno del Papa Re – già non era credibile Renzi dittatore ma Francesco Duce dell’Urbe fa ridere sul serio… si smonterà a breve, o quasi, sbaglierò, e non si farà male nessuno…).

Lorenzo Proia

Categorie
Massoneria

Londra brucia (la grande “peste” del 1666)

 Londra brucia (la grande “peste” del 1666)

 

Ho letto con interesse “l’editoriale” di Rolling Stone intitolato ‘Sognando Keira’ fruibile online. Questo mi ha dato molto da riflettere sull’attuale – drammatica – situazione attraversata in misura ben maggiore della Lombardia da un’altra area del mondo. Cina? Spagna? USA semmai? No: Gran Bretagna. Un Impero che mai ha formalmente cessato di dichiararsi tale (mi ricorda qualcosa… tornando al principio del discorso).

Non si riesce assolutamente a comprendere (in primis a Londra, Edimburgo e Belfast, parlo dei Parlamenti e su discorrendo) se il 98enne Filippo di Edimburgo, consorte della Regina d’Inghilterra, abbia contratto o meno anch’egli il Coronavirus come suo figlio Carlo, il primo a cantare. E, se sia morto. Forse no ma abbiamo già abbastanza fatti strani da pensare in Lombardia, in Italia e nell’Europa mediterranea per stare dietro a un 98enne non coronato e nato scapestrato (praticamente un mantenuto) che sta fuori persino dall’Unione Europea. Voglio dire che anche Trump, Bolsonaro e Zaia (Salvini non pervenuto) hanno una “loro parte di ragione” a comportarsi in un determinato modo con questa situazione (peraltro, tre modi diversi). Delle priorità occorrono.

Che il 98enne malato da mesi sia deceduto o meno (a me sembra curioso lo nascondano da una settimana, è notizia diffusa dai tabloid inglesi ancor’oggi, proprio oggi – e disponibile su tutti i giornali italiani di Destra compreso Il Fatto, anche online) poco importa. Semmai la Scozia non accetta di stare con Londra, semmai Londra non accetta di stare fuori dall’UE, semmai l’Irlanda non accetta di morire per non (non!) riunificarsi. Semmai non si capisce come si possa comunicare con il Commonwealth (per chi non lo capisse al Canada mettiamoci una pietra sopra). Costoro hanno vinto con noi nel 1945, che abbiamo “perso” (o vinto? I Partigiani hanno vinto, ma i Partigiani non volevano l’MSI che poi nel 1994 è andato al Governo…) e costoro dicono cosa fare a Trump.

Io ammetto ancora di non comprendere come gli americani Rivoluzionari vogliano, possano, credano far trionfare Sanders. Ma capisco benissimo come l’Impero Inglese non mangerà il Panettone. Ma capisco benissimo che mai dal 1945 ad oggi (il 1989 a confronto è niente!) tutto possa essere (e sarà, in qualche misura) tanto ridefinito come in questo 2020, le cui conseguenze le vedremo andando (ed entrando) dal 2021 in avanti… ma a parte tutto questo, da laziale, e da romano, oltre che sicuro dello Scudetto della Lazio (e meno di un nostro intervento “vecchio stile” in Libia che taluni ancora paventano – cito testuale fonti della “Difesa”: ‘L’Italia può impegnarsi su due fronti’, quello lombardo-napoletano e quello libico – egiziano anche? – due facce della stessa medaglia, tutte… e lo sappiamo benissimo) io soffro, e sottolineo SOFFRO, per la Lombardia. Forse meno per Johnson (positivo, al pari di Bolsonaro e Zingaretti…?), senza goderne, ma spero che un simile scenario… che a parere della Scienza non è dettato da alcun incidente o laboratorio o che (si tratta di laureati, specializzati… brancolano anche loro nel buio? La Scienza brancola Sempre nel buio si va a metodo e ricerca, ma si ottengono risultano a stadi, funziona così c’è chi ha studiato Storia – come me – e chi Biologia, e c’è anche chi fa il Calzolaio caro Salvini, ma lo sa fare e fa qualcosa)… un simile drammatico scenario della Lombardia valga qualcosa. Dopotutto la Chiesa nacque da qui (mentre oggi San Pietro è vuota e abbiamo il ritorno del Papa Re – già non era credibile Renzi dittatore ma Francesco Duce dell’Urbe fa ridere sul serio… si smonterà a breve, o quasi, sbaglierò, e non si farà male nessuno…).

Lorenzo Proia

Categorie
Curiosità

Quella deplorevole alleanza tra Greta e Francesco che “frega” la Generazione Reds

La Generazione dei Millennials ha, al pari della Generazione Dark, una sua specifica Storia. Di manifestazioni artistiche maggiormente rappresentative – è la loro debolezza, mentre la nostra era il Cuore ben compreso dal cosiddetto “Rinascimento Disney” – ne hanno sin troppe.

Oggi si manifestano in toto nelle serie tv: le troviamo su Netflix, le troviamo su Amazon Prime, le troviamo su Now Tv, le troviamo (ancora) su Sky e Fox (ah, la Fox Tv!) e le troviamo anche su Al Jaazera, su Telemundo e, vabbè, anche sulla Rai in chiaro.

Il Cinema scompare, così protagonista della Generazione Dark (se credete che le sale cinematografiche resisteranno al Coronavirus, ovvero non a dopodomani ma al qui e ora, siete da TSO) ma rimane il Teatro quale manifestazione elitaria, circoscritta ma bramata da tutti. Ovviamente c’è un’origine: tra 2000 e 2006 il Mondo fu attraversato dalla “fase forte” del Terrorismo di matrice musulmana e una giovane generazione di artisti d’origine ebraica disse (ehi: forse ci siamo salvati a Hitler, ma se questi ci aizzano contro 1 miliardo di musulmani faremo una brutta fine) ecco lì che nascono i “fiori” (rossi) “del Male” della Generazione Reds: The Orange Country (‘The O.C.’) su tutti, ‘Chuck’, ‘Gossip Girl’ e ‘Hart of Dixie’. Una sola Dea, una sola Diva: l’ebrea Rachel Bilson. Un solo ideatore, un solo scrittore, regista e sceneggiatore: l’ebreo Josh Schwartz. E un solo mezzo di acculturamento virtuale: Wikipedia, l’Enciclopedia libera (ovvero extra-accademica e non consigliata a nessun laureando).

Perché chiamarla generazione Reds? Presto a dirsi oggi quando un Millennials vero e proprio non è (quasi mai) entrato all’Università e – per esempio in Italia – finirà categoricamente per diplomarsi in ritardo. Tuttavia in Cile, Libano, Egitto questi giovani non tanto manifestano, ma vanno a crepare come mosche a differenza nostra; e anche negli Stati Uniti (ove dicono: “Sanders o Ghigliottina”, vedremo se dalla California e da San Francisco dal fiore dell’innocuità che va avanti da un secolo germoglierà una spina, no perché Sanders non sembra in grado di potersi candidare a Novembre del ‘20)… indubbiamente più che rifarsi a un certo tipo di Romanticismo, come viene segnalato anche in Italia da ‘Il Foglio’, appaiono dei poveri nichilisti. E ‘Anna Karenina’ di Keira Christina Knightley (la più tolstojana di Londra, protagonista dei purissimi riots anarchici del 2011 figli di quel ‘God Save The Queen’ – ricordo che assalirono anche la famiglia reale) sarebbe una visione obbligata, sapendo però che Lev Tolstoj viene si definito “anarchico cristiano” e ha sì un concetto di Provvidenza (si legga Guerra e Pace) assai simile a quello di Manzoni, speculare ma ortodosso e con una differente visione sul Napoleone, ma l’anarchico lo si può dimostrare collegando, che so, Bonnot a Serge, ovvero, portandolo in musica italiana, Lalli a Mancinelli… ma non lo ha fatto nessuno e comunque non fatelo a casa (o si?).

L’unico modo per non finire male è vedere il cinema di Stefano Calvagna, che tesse un filo tra il Novecento e il nuovo Millennio, senza finire fascisti (insomma sconsiglierei Casa Pound destinata a cascarvi in testa) che del resto non è ciò che si intende con quel cinema.

Per queste ragioni io li definirei i “Reds”. Avrei un’interprete: Erica Rossini, di Acilia. Scrittrice più giovane di Greta o qualcosa del genere e anche attrice vera e propria. Un confine geografico esiste, i licei ostiensi figli (ma soprattutto i figliastri) del Sessattotto ostiense, tra 1998 e 2008, ci credereste a tutto ciò? Suburra non può bastare, la fiction dovrebbe entrare nella realtà.

Naturalmente la “mini-Bendit” di questa generazione senza speranze sin dalla culla è Greta Thunberg. Uccisa da un povero vecchio.

Lorenzo Proia

Categorie
Curiosità

Cosa resta da scoprire. Version 7.0

Pochi anni fa usciva un libro, in Italia, ad opera di Giovanni Bignami dall’eloquente titolo di ‘Cosa resta da scoprire’ (Mondadori) che ci illuminava sulle nuove frontiere della Scienza. Mi tornavano alla mente le parole di Corrado Guzzanti nel suo “Padre Pizarro”: “Per fortuna alla gente di queste cose non gliene importa niente…”. È una fortuna? Non lo è? Il Covid-19 – Coronavirus ci impone un cambio di rotta, partire dall’Italia e della Cina, una media e una grande potenza all’avanguardia, quanto nessun altro in “cosa resta della Scienza”.

Cosa resta da scoprire oggi, ad anni di distanza da quel testo? Molto. Restano da scoprire le componenti genetiche che ci legano ai cosiddetti vizi (alla Sessualità; ai Farmaci; all’Enogastronomico) ma anche ai cosiddetti sogni e desideri (propensioni LGTBQIY+; mondo dei Quires; scelta degli animali domestici, nonché legami psico-fisici tra cosiddetto “padrone” e cosiddetti “amici”). Ma restano anche da scoprire, come allora, i valori e i “mondi” sotterranei, sino al Nucleo, il nostro “piccolo sole” al Centro della Terra; come anche le capacità di automedicazione che (dai Nativi Americani all’Osteopatia) vengono reputate più o meno scientifiche.

Resta da scoprire la vita su Marte? Si disse a reti unificate che fosse stata scoperta tra anni Novanta e anni Duemila (piccoli “vermi”) e poi la notizia si abbissò, sarebbe una costante degli ultimi anni nota a chiunque nel mondo accademico-scientifico-fisico che però alcuni “dementi” studiosi del Classico sostengono essere avvenuta anche al tempo di Lorenzo il Magnifico, Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti. Quien Sàbe?

Restano poi da scoprire molte cose minori… per esempio occorrono invenzioni, quali la possibilità di volare con carburanti a canapa, mai realizzate. O come comunicare con altri animali, a parte le scimmie che usano i PC. La ricerca emiliano-italiana negli ultimi decenni ha permesso alla Scimmia di essere eguale all’Uomo per mezzo della comprensione (reciproca) e la legge di Zapatero che li voleva cittadini a tutti gli effetti non era sciocca, ma tra questa scoperta e la scoperta (ormai dimostrata) del Multiverso si colloca un grandissimo buco nero.

Lorenzo Proia

Categorie
Cronaca

Da Andrea Aguyar ad Ugo Rosso. Sintomi di 159 anni di Virus

 

Su vari giornali, fora e mezzi online, in particolare su questo che gentilmente mi concede spazio, mi sono espresso a vario titolo da poco dopo la scorsa Epifania ad oggi su due tematiche speculari: il “2011” (la Rivoluzione senza nome, come non lo aveva il 1968) e sulla Generazione X, che io ho voluto chiamare “Generazione Dark”. Essendo io un operatore della comunicazione sanitaria (di questo “campo”), alla luce dell’Emergenza Coronavirus sarei dell’avviso di rifarmi vivo a mezzo virtuale quando le problematiche saranno venute meno, fra alcuni mesi verosimilmente ed entro l’estate.

Senza entrare in dettagli privati debbo dire che valuto Roma, e in particolare il X Municipio, le realtà del Paese che meglio stanno rispondendo all’emergenza su scala nazionale, anche in relazione ai “contagiati” in un rapporto che tenga tanto conto delle “potenzialità” del contagio quanto delle “speranze” di sopravvivenza e ripresa quanto e più, infine, di “adeguamento” sia attivo che passivo della cittadinanza alle norme imposte dalle leggi; quest’ultimo particolare vale, soprattutto, per gli ostiensi e meno, va detto, per i romani che si sono recati al mare ultimamente…

Il 2011, del quale vi ho parlato in vari “pezzi” in rapporto al suo ritorno nel presente, è stato un anno importante anche in Italia. Ricorrevano i 150 anni di Unità politica e quel che rimaneva del Garibaldinismo si rivelò essere tutto fuorché poco o nulla nel Paese al punto da rovesciare Silvio Berlusconi in perpetuum. Ciò è stato, è rimasto e sempre rimarrà a prescindere da qualsiasi speculazione masturbatoria in merito.

Tuttavia ciò non è bastato: dal 2011 ad oggi c’è una vaga (e tutt’altro che priva di ragion pura) idea che “si sia smesso di votare”, non solo e non tanto a partire dal 1994, ma anche e addirittura dal Centrosinistra del 1962 se non, negli ambienti di Fratelli d’Italia lo si pensa, da quel 1948 che consegnò l’Italia alla Democrazia Cristiana. Questo è vero o non è vero? È indubbiamente un sistema “ingessato” il nostro che Matteo Salvini voleva rovesciare, tuttavia formalmente ogni elezione viene puntualmente rispettata a scadenze precise, ma, questo è il punto, i Governi (di ogni colore: grigi; arancioni; verdi) si impegnano con le Potenze Estere (Russia; Francia; Gran Bretagna; Stati Uniti d’America – Cina no) che hanno interessi “più o meno segreti” nell’Italia dei 159 anni di oscure-storie e male-unità a non realizzare – per ora, sino a nuovo ordine – le parole d’ordine del 2011 italiano, fratello di quello d’Egitto. Erano le seguenti: 1) Economia Socialista; 2) Libertà assoluta di Culto; 3) Rispetto assoluto della Legge; 4) Piena applicazione della Costituzione; 5) Su queste basi (conditio sine qua non), una reale discussione in merito al concetto di Europa vagamente formulato da Spinelli e Rossi in tempo di Seconda Guerra Mondiale, al confino sull’isola di Ventotene. Questo Governo ancora non si è manifestato, ma ha una forte opposizione a Sinistra che ha “sfondato” alle consultive di pochi giorni fa nel Centro di Roma il M5S (il partito del premier ha preso meno – meno! – di Potere al Popolo! e Partito Comunista di Marco Rizzo, 2,6% e 2,5% rispettivamente, 2000 e passa elettori andati a votare in tempo di Coronavirus). Dovrebbe, assolutamente, tenerne conto. Trattare e uscire con le mani in alto, alla luce della situazione geopolitica internazionale, in particolare la Latina e la Mediterranea.

Da storico io preferisco tornare al passato per comprendere il presente. Il mio secondo libro (‘Italiani brava gente!’) è dedicato (anche) al “Comandante Garibaldino Andrea Aguyar”. Libro artistico e formalmente presuntuoso (nonché minuto), che ha l’ambizione (assolutamente folle nonché sfrenata) di essere il “primo libro della Nazione” d’Italia, che ne delinei uno spirito, dando al 2011 un’indicazione da “greco-romani” del XXI secolo, processo gestito dalla Generazione Dark.

Chi era costui? Semplicemente il braccio destro di Giuseppe Garibaldi, brasiliano come sua moglie Anita e come in parte la sua discendenza giunta sino a noi e fatta di Eroi del Nuovo e del Vecchio Mondo. Oltre ad essere brasiliano, come Anita – che fu ricordata al Gianicolo solo grazie al Fascismo, per i legami tra esso e il Femminismo su cui mi sono laureato a pieni voti anni fa -, era anche nero – e questo il Fascismo non glielo perdonò mai.

Dal 1861-70 ad oggi non si riesce a trovare uno scultore disponibile a mettere al Gianicolo (ove ci sono 8 statue e 311 busti, alcuni anche realizzati recentemente come Ciceruacchio e altri ancor più recenti, come il bimbo Righetto negli anni Duemila – Luigi Magni sarebbe una visione d’obbligo per intenderci, il regista d’Italia) un busto di Andrea. Non solo: Roma non ha una strada Andrea Aguyar. Non tanto: l’Italia dice che “Via del Moro” (via del “Negro” insomma) è la sua, si intende Aguyar per Moro, per Negro di Roma. Non tanto questo quanto parliamo di una tradizioncella che si è data e si racconta l’Italia fatta da Cavour e null’altro, non c’è legge, decreto, né regio né fascista né “condominiale” a riguardo! Io credo che a 150 anni da Roma capitale d’Italia (fu il 1870) dopo i 150 anni di Unità (1861-2011) questo sia un dovere inderogabile, categorico e inoppugnabile.

Ma di storielle ce ne raccontiamo tante. Del resto sembrerebbe quasi, addirittura, si possa sparare alle spalle di un 15-16enne e sperare di farla franca in quanto Carabiniere: Ugo Rosso, Napoli.

Lorenzo Proia

Categorie
Musica

Corso di Laurea in Musica d’Autore, uno spunto…

Il 25 gennaio del 1821 Charles Baudelaire pubblicò i suoi ‘Les Fleurs du mal’ (su carta) e nel 1914 Gabriele D’Annunzio realizzò ‘Cabiria’ (su pellicola). Tra questi due mondi si collocò, a partire dalla produzione di George Brassens, un ponte – che mancava -, quello dei cosiddetti “Cantautori” d’Italia e di Francia, un universo chiuso a queste due Repubbliche e a coloro che ne parlano gli idiomi e i dialetti vari. In Italia dal 1992 la Musica d’Autore è stata inserita, a partire dalle versioni più nobili stando alla Critica, nei testi scolastici (elementari; medie; superiori). A partire dal 2014, in via sperimentale, De André e gli altri sono stati inseriti nei manuali d’Italia di Letteratura Contemporanea.

Io credo sarebbe opportuno sviluppare la Ricerca accademica nella comprensione di questo fenomeno. Vorrei proporre una chiave di Lettura e/o di Ricerca del tutto spassionata: qual è il collegamento “ipertestuale” tra il Metal e Fabrizio De André? Dovrà pur esistere, si pensa da parte di tutti i fruitori, se i maggiori appassionati dell’uno o dell’altro genere si contaminano così spudoratamente nell’ascolto al tempo di Internet.

Presto detto: Rammstein, ‘Moskau’, featuring Tatu in particolare, con la visione del video originale (magari su YouTube), ancor più congeniale alla comprensione. E, con l’ascolto speculare di ‘Avrai ragione tu’ del Caparezza si potrà comprendere, per dirla coi suoi versi quanto: “Ogni cosa giusta rivela il suo contrario / e se non sei d’accordo / mi dispiace / per te”.

Tutto ebbe inizio con la Giovanna cantata da Cohen, e specularmente (come sopra) da Gaetano. Nel Medio Evo furono inventate, in Francia, metodologie di gestione “comunista” (meramente socio-economiche) di un Regno. Il Delfino e la Pulzella, per chi conosce la Storia. Affinità elettive d’amorosi sensi, assolutamente casti eppur non privi di erotismo. Da allora si svilupparono dei canti, tutti ripresi (i migliori extra-discografia) da “Faber”, da “Leonard” (Cohen) e appunto da George, Brassens. Mentre la musica d’Autore è l’incontro del mondo dei Poeti Maledetti con questi canti di strumenti a corda, il “Metallo” è l’incontro tra la decadenza della musica lirica politica e la più assoluta vivacità del Rock. Lo si può intuire da “Moskau”. Ma chi raggiunge la “purezza” nei versi e nel suono? Soltanto i Mägo de Oz, sconosciuti fuori dalla Penisola Iberica, non a caso la regione più vivace quanto a gioventù impegnata sia dell’Europa, che del Mediterraneo, che dell’Emisfero occidentale.

Lorenzo Proia

Categorie
Eventi

Generazione X? No, generazione dark!

 

T’han detto cos’è bene / e t’han spiegato il Male / ‘Si sappia regolare / prima o poi c’è l’aldilà!’ / Guardare e non toccare / guardare ed ingoiare / e sei un po’ nervoso / ed un motivo ci sarà”. Così canta il cantautore Luciano Ligabue in una delle sue poesie più famose, ‘Vivo morto o X’. La Sociologia statunitense ci parla di generazione X, o anche generazione Zero (si può rimandare ad alcuni articoli di Federico Rampini per ‘La Repubblica’ per una spiegazione in lingua italiana) per coloro che si trovano schiacciati come topi tra la generazione dei baby boomers (nati tra il 1939-40 e il 1979-80) e i millennials, che sono tali solo per essere a tutti gli effetti “nativi digitali” (nati tra il 1999-2000 a questo preciso secondo). Da un lato, Internet è divenuto globale e mondiale nel 1999, dall’altro nel 2000 è iniziato un nuovo Millennio, e tanto per non farci mancare niente questo calendario è stato imposto dalla Globalizzazione una volta per tutte all’Orbe terraqueo (mancava l’Islam, degno di nota, che si trova attualmente nel 1440, in aggiunta, Guerra al Terrore permettendo vorrebbero mantenere la doppia circolazione) sfruttando indegnamente l’Informatica e il caso del Millennium Bug.

Gli zero assoluto, la croce X al posto della firma, i senza nome, i disperati sarebbero nati tra il 1979-80 e il 1999-2000. Per chi avesse voglia di dare un senso alle generazioni, i loro padri (e le loro madri) dissero la loro nel 1968 e soffrirono per il Vietnam. Queste sfigate (e questi sfigati) successivi dissero la loro nel 2011 e non soffrirono per niente visto che sono stati repressi in tutto il Mondo sino al 2019, quando il primo dei Millennials detiene la veneranda età di 20 anni e scende in strada al posto loro, che possono financo avere 40 anni come Tiziano Ferro (il poeta più apprezzato, a Roma, Firenze, Napoli e dintorni, mettiamoci anche Latina dalla dubbia storia fondatrice).

Sono stati scritti libri (‘Generazione Bim Bum Bam’) composte canzoni (‘Ma che ne sanno i Duemila’, Gabry Ponte) anche nel nostro Paese.

Difficile comprendere la difficoltà di questa generazione, nata in un mondo bipolare (e non Informatico ai più, benché ogni arte in questione fosse detenuta da alcuni a Hitler vivo e pure vincente) e piombata nelle guerre più feroci della storia. Mi riferisco alla Somalia, all’Afghanistan, all’Iraq. Guerre che parevano avere un senso compiuto nella loro criminalità, a differenza delle odierne (Bolivia, Kurdistan, Cile) che paiono uscite dal cilindro di un incrocio fra Cappellaio Matto Depp e Hannibal Lecter e che sembrano così assurde da non poter essere quasi contestate. All’epoca c’era da contestare: dalle Torri Gemelle in avanti (c’erano già state avvisaglie da un tale Bin Laden, compare di Bush e de facto combattente sino al giorno prima per gli USA) si vedeva un fiottio di sangue in televisione, immagini raccapriccianti per le quali saremmo tutti morti, e si voleva rispondere aizzando la fiamma. Nel 2011 si decise, da parte di milioni e milioni di questi ragazzi ormai cresciuti e sviluppati e (malgrado la natalità) esistenti su questo mondo che gli negava non solo il futuro (come ai padri) ma anche la pensione (del resto se non c’è futuro non vorrai ripetere i nostri errori e finire finanziere depresso, vedrai che la fame ti darà forza e linfa ragazza/o) e lo stato sociale più in generale, di rovesciare il Mondo.

Occorre tornare sempre indietro, come il Cinema ha insegnato a questi giovani. E capire che la Tecnologia diminuisce il tempo di una generazione storica. Se tra la generazione che ha inventato la ruota (fatto un ingegnere) e la generazione che ha inventato il flauto (un musicista) saranno passati trentamila anni la nostra (io sono classe 1986) sarebbe durata ben poco quanto a unicità. Sino al 1999 vivemmo nel tepore, ma poi ci rendemmo conto di essere come Leonida o altre “pazzie” del cinema statunitense, avremmo cenato nell’Ade.

Attualmente WhatsApp ha introdotto la modalità dark e sembra andare molto di moda. Il nero. Io parlerei, semmai, di Generazione Dark, comprendendo sotto questa élite categorica tutti i sottogruppi (i “nativi digitali” hanno solo i gruppi WhatsApp, ma campa di Netflix) e sarebbe più opportuno.

Le manifestazioni artistiche più rappresentative? La radice la si trova, ovviamente, nel Fantasy style degli anni Ottanta. Poi si sviluppa. Il cinema, horror o meno, di Zack Snyder; le performances artistiche di Christina Ricci, Johnny Depp e, giova dirlo, Riccardo Scamarcio (e non certo Elio Germano che porta avanti la linea dei “sessantottini”, né tanto meno Keira Knightley che guarda al futuro ed è incompresa, solo ora che si sta “mettendo in proprio” tanto in famiglia quanto come attrice, può davvero dire qualcosa). I libri di Chuck Palahniuk e quelli di Anne Rice. Le soluzioni esistenziali le si ritrovano nei classici, partendo dai romanzi di Colleen McCullough (e, ri-giova dirlo, Valerio Massimo Manfredi) pezzi da novanta del cinema euro-americano quali Druids (francofono), Attila l’Unno, Cleopatra del 1999, Alexander (l’unico sopravvissuto) e, ovviamente, Troy (“Mirmidoni, miei fratelli di spada. / Cinquanta di voi valgono più di un intero esercito. / Nessuno dimentichi mai la nostra forza: siamo leoni! / Sapete cosa c’è, ad aspettarvi, oltre quella spiaggia?! / L’Immortalità! / Andate, è vostra!”, recita il doppiaggio italiano con Brad Pitt, la generazione X ci aspira e intorno al 2011 – dal 2008 al 2013 – i vampiri andarono fortini). La vera interprete? Isabella Santacroce. Tutti, grandi, successi. Come il 2011. Che ora torna e si attende il successo in Cile dei “figli” di Camila Vallejo, il Cohen Bendit del Terzo Millennio. In cui chi di noi c’è arrivato vivo c’è ancora e chi c’è nato può finire ammazzato un pochino più forte, stando ai conflitti scaturiti dal risorgere delle violenze. Perfortuna, il Sessantotto se ben seguito limita il massacro e impone saggezza, chi l’avrebbe detto. In tutto ciò nessuno si ricorda che i Partigiani e i Guevaristi sono ancora vivi, per esempio a Cuba c’è ancora un Castro dispiaccia o meno.

Lorenzo Proia

Lorenzo Proia

Categorie
CULTURA

I “Dracula”, i Borgia, i Tudor e le origini europee

La Modernità si fa solitamente coincidere con lo sbarco del genovese Cristoforo Colombo nei Caraibi, avvenuto nell’ottobre del 1492, una data significativa che nella logica dei calendari, delle date, ha pieno significato. Logica delle date in cui noi occidentali siamo maestri, partendo da un qualcosa di così “esoterico” quale il nostro attuale ’20 dei nuovi Anni Venti, il Venti di un nuovo Millennio che si basa su calcoli la cui stessa Chiesa Cattolica ha già ammesso (ufficialmente, e da tempo) sia essere errati nell’anno (due in più) rispetto alla sua verità, in cui è ammesso e riconosciuto dalla Tradizione cattolica essersi ripresi nel giorno della nascita di Jesus ai Saturnali romani (il Cristo sarebbe stato un Pesci), come chiunque ormai sa e, dulcis in fundo, al principio di questo Millennio un certo Luigi Cascioli, un “pazzo scatenato”, auto pubblicò la sua “Favola di Cristo” in cui dimostrò, niente di meno, che la non esistenza di Gesù di Nazareth quale personaggio storico su questa Terra, includendo questa dimostrazione nella la tesi che l’intero prodotto biblico sia stato scritto a più riprese “a tavolino” – libro al principio del Duemila fortemente pubblicizzato sui giornali italiani e oggi distribuito dalla figlia.

Certamente Mitra, Zoroastro, Eracle, Deucalione, Pirra, Prometeo, Baal, l’Ercole latino e le stesse figure di Alessandro e poi di Giulio Cesare (e, perché no, di Cleopatra ed Antonio e discendenze dirette e indirette) rientrano in una logica curiosamente affine ai messaggi biblico-evangelici. Stessi miti, stesse forme, stesse storie descritte dai cronisti, diverse però le conclusioni. Si parla poi spesso di un Cristo andato in India e lì morto anziano, e non a 33 anni come Alessandro Magno… certo… in India come Eracle, come Dioniso, come appunto il Macedone o, semmai, come il sangue dell’afghana (e rossa) Roxane, di Seleuco, di Chandragupta, della bionda (metà greco-macedone, metà araba, ovvero della Penisola) Cleopatra e di Cesare (e Antonio) che sarebbe proseguito in eredi del sub-continente a sud dell’Afghanistan himalayano che per decenni e secoli si diedero questi titoli, di Cesare, di Alessandro, anche molti secoli dopo, in India, con imperi vastissimi e assai occidentali.

Quando la Storia fallisce (le Idi di Marzo), nasce la leggenda frustrata. La favoletta sempre attuale della Maddalena è proseguita sino al famoso “Codice da Vinci” (è buona per tutte le stagioni) poi va detto s’è arenata una volta per tutte. La storia invece era quella di Cesare: il titolo di “Cesare” non lo portavano solo (indegnamente) i tiranni di Roma, fu in voga in India (ne ho già parlato), a Istanbul (tutti i sovrani ottomani sin da Mahmet II, Maometto II), a Mosca, a Vienna, a Berlino… in epoche diverse, con un’escalation nel mondo “bianco e cristiano” sino a quando dopo il Congresso di Berlino ciò che rimaneva del Cesarismo non si suicidò in Africa – il nostro ‘bel suol d’Amore’ dell’11 – trascinandosi a spron battuto, gioco-forza per l’Economia, l’Industria e la Finanza – i loro ‘bund tedeschi’ – nel massacro del Primo conflitto mondiale del ’15-18 alla prima buona scusa da accampare, il bravo anarchico di turno. E da allora direi che a dar retta a quel messaggio, dall’11-18, stiamo vivendo l’Apocalisse raccontata nella “Favola” di cui ci narra Cascioli. Sempre da allora, diciamo dal ’18-21, si cercano soluzioni, nel mondo cristiano, in particolare quello cattolico e quello ortodosso, i più legati ai Miti reali già elencati, per non finire come il Titanic, o magari salvare almeno equipaggio e passeggeri (stando agli Scienziati a cui si dà retta solo per una 16-17enne handicappata che neppure si è diplomata abbiamo 30 anni di vita davanti a noi ben che ci vada).

Dopo la grande era cristiana del Cristianesimo “in quarantena” e “innocuo” ma della società “rozza e primitiva” venne il tempo di replicare alla Civiltà, all’Islam. Ma a partire dalla Terza Crociata (capitanata da Federico Barbarossa, Riccardo Cuor di Leone e Filippo Augusto) quell’embrione di Europa unita – non suddita di un Re a capo di una sola etnia, come con Carlo Magno (poi ci riprovarono Napoleone e Hitler) bensì francamente (termine non casuale, of course) federata – si rese conto di essere sbagliata, imperfetta, incompleta (nonché perdente). Allora Salad ad-Din costrinse gli eredi di Roma e di Atene a una totale rivisitazione di ciò che poteva essere una “radice”.

Noi chiamiamo tutto ciò Umanesimo e poi Rinascimento. Poi, fallito quel sogno-processo con la Restaurazione, lo abbiamo ri-chiamato vagamente Risorgimento e “Anni Venti”, qualcosa di circoscritto – anche geograficamente – attorno a Gabriele D’Annunzio. Il principio è il medesimo. Si devono studiare le famiglie, le grandi famiglie dell’epoca d’oro: la famiglia Tépes, la famiglia Borgia, la figlia Tudor, che meritano tanta attenzione cinematografica dal colto e accademico mondo della Gran Bretagna e degli Stati Uniti d’America.

L’importante è intendersi: Modernità significa rovesciamento della logica Gesuitica. Questo lo si era sempre detto sino alla post-modernità. Sino ad Auschwitz, sino a Hiroshima, sino a Nagasaki, sino alla Rivoluzione di Teheran, sino al Muro di Berlino e sino alle Torri Gemelle.

E oggi? Cosa significa post-modernità? Chiaro il “post”, meno la modernità che si presuppone rimanere, mutata, se il lessico significa qualcosa. Cosa è oggi, moderno? Concesso che quel che sia contemporaneo, rivoluzionario dunque (giacobino, volendo), ce lo dicono milioni e milioni di giornali online. Per me la modernità si esprime nella ricerca della spiritualità attraverso la Natura. È indubbio che San Francesco (e siamo giunti sino a un Papa) avesse una linea a riguardo. Io preferisco il mito scottiano di Robin Hood e dello scomunicato Riccardo Cuor di Leone, che morì da eretico. Non si può tuttavia sviluppare a lungo un confronto fra queste due linee, semplicemente perché tanto San Francesco quanto Papa Francesco, sono “eretici” se il Cristianesimo ha un senso. E Salvini lo sa. Bravo Matteo.

Questa è la mia risposta (democratica, con rispetto e amore) al libro di Bergoglio su Satana, il Populismo e la Democrazia.

Lorenzo Proia
Ricercatore, Giornalista e Storico