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Diritti civili

Furto di valore esiguo: legittimo il licenziamento.

Furto di valore esiguo: legittimo il licenziamento. Perde il posto un operaio trovato in possesso di due pennelli molto simili a quelli usati dall’impresa.

Con la sentenza n. 11005 del 9 giugno 2020, la sezione lavoro della Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi in materia di licenziamento del lavoratore, affermando che, in caso di furto, può essere licenziato il dipendente che sottrae beni di poco conto. A maggior ragione se il Contratto collettivo sanziona con l’espulsione la condanna del furto. Nello specifico la Suprema Corte, ha respinto il ricorso di un operaio trovato in possesso di due pennelli molto simili a quelli usati dall’impresa. Gli Ermellini, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ,hanno confermato la legittimità del licenziamento per giusta causa spiegando che dovendosi logicamente escludere che, come pretenderebbe il ricorrente nel terzo motivo, quegli oggetti possano considerarsi res nullius, è addebitabile al ricorrente la mancanza riconducibile all’ipotesi del furto in azienda che lo stesso contratto collettivo include tra le fattispecie passibili della massima sanzione, di modo che va considerato immune da vizi il giudizio di proporzionalità espresso dalla Corte territoriale fondato sull’idoneità della condotta addebitata a ledere il vincolo fiduciario, inteso come possibilità di affidamento del datore nell’esatto adempimento delle prestazioni future, a fronte della quale alcuna rilevanza può essere attribuita all’esiguo valore dei beni sottratti, viceversa infondatamente sostenuta nel quarto motivo. Fra l’altro per la Cassazione è corretto che gli oggetti fossero di proprietà aziendale anche solo mediante l’uso di una fotografia, che in effetti riproduceva l’immagine di due pennelli generici in uso nell’azienda.

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Istituzioni

RipartiLombardia, Francesca Brianza: Varese riparte da Malpensa, imprese, turismo e frontalieri

É arrivato a Varese il tour RipartiLombardia promosso dall’ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale. A fare gli onori di casa, nella cornice di Ville Ponti, la varesotta Francesca Brianza, Vice Presidente del Consiglio Regionale della Lombardia.

“Sono molto soddisfatta dell’incontro e orgogliosa di aver portato il Consiglio Regionale a diretto contatto con le realtà produttive del mio terriorio”. “Questa – ha commentato Brianza – è una grande terra che eccelle nel settore manifatturiero con ben 7 imprese per chilometro quadrato, circa il doppio della media regionale e 5 volte più della media italiana e con una forte vocazione legata all’High Tech e al settore chimico-farmaceutico che la colloca al quinto posto tra le province italiane. Inoltre -prosegue la Vice Presidente – la nostra provincia si sta affermando anche nel settore turistico e c’é un crescente sviluppo dell’agricoltura, soprattutto legata al florovivaismo e all’agroalimentare.”

Sul tavolo, in particolare, lo stop di Malpensa con le relative conseguenze sulle imprese e i 40mila dipendenti impiegati compreso l’indotto: “Per il rilancio di Malpensa dopo l’emergenza – continua Brianza – è sempre più fondamentale la creazione di una ZES, una Zona ad Economia Speciale, sull’area di Malpensa, come chiesto a gran voce da imprese e amministratori, imprescindibile elemento per lo sviluppo del nostro territorio.”

Tema altrettanto importante per la nostra provincia è la problematica riguardante i comuni di confine -in cui vi è un equilibrio delicato che va salvaguardato e sono in difficoltà per la prolungata chiusura delle frontiere – e le criticità che toccano i lavoratori frontalieri.

Tra gli altri temi emersi, la richiesta di semplificazione e sburocratizzazione e il supporto alla ripresa del turismo regionale anche in vista della ormai imminente stagione estiva.

“Anche qui il coronavirus ha colpito duramente lasciando dietro di sè tante famiglie e tante imprese in ginocchio ma che ha fatto emergere la determinazione dei varesotti di rimboccarsi le maniche per collaborare e ripartire più forti”.

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Sindacato

Fsi-Usae Sicilia: “Approvati incentivi per il personale sanitario”

Covid-19. Incontro sindacati e Razza. Fsi-Usae Sicilia: “Approvati incentivi per il personale sanitario”

 

PALERMO 07 GIUGNO – Ieri pomeriggio, 06 giugno, in videoconferenza l’Assessore alla Salute della Regione Siciliana Ruggero Razza ha incontrato le organizzazioni sindacali. Il dibattito è stato incentrato sull’emergenza Covid-19 e per definire l’erogazione degli incentivi al personale sanitario.

“La Fsi-Usae Federazione Sindacati Indipendenti organizzazione costituente della confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei, ha fatto sentire la sua voce ponendo l’attenzione sui carichi di lavoro e sui rischi che incorre il personale ospedaliero, del territorio e del 118, sempre in prima linea nella battaglia assistenziale alle varie emergenze, e dopo ampio ed approfondito dibattito, si è giunti ad un accordo che ha visto accolte le richieste della nostra organizzazione sindacale, che  prevedono un riconoscimento economico per tutto il personale impegnato nella lotta al Covid” – spiega il segretario regionale dalla Fsi-Usae, Calogero Coniglio.

“I fondi destinati alla Sicilia dal governo centrale, pari a oltre 20 milioni di euro previsti dal decreto legge 17/3/2020 n. 18 saranno frazionati tra le 17 aziende sanitarie e ospedaliere e in seguito, attribuiti agli operatori del servizio sanitario per le condizioni di lavoro connesse alla pandemia. La Fsi-Usae ha chiesto di attenzionare le risorse destinate all’Asp di Agrigento perché appaiono esigue. Per l’applicazione dell’accordo, con l’estensione dell’indennità di rischio infettivo a tutto il personale e la consequenziale erogazione occorrerà attendere il responso delle trattative decentrate tra aziende e i sindacati, che partono la prossima settimana”.

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Istituzioni

La LIBERA RAPPRESENTANZA DEI MILITARI scrive alle Istituzioni

riceviamo e pubblichiamo

Signor Presidente del Consiglio

Signor Presidente della Repubblica italiana – pro tempore –
Signor Presidente del Senato – pro tempore –
Signor Presidente della Camera – pro tempore –
Signor Presidente della Corte costituzionale;
A tutti i parlamentari della Repubblica italiana;
A tutti i presidenti e i segretari delle organizzazioni sindacali dei Militari e non solo;
A tutti gli organi di stampa;
A tutti i dirigenti delle associazioni nazionali dei Partigiani;
A tutti i costituzionalisti e giuristi d’Italia;
A tutti i servitori dello Stato;
A tutto il popolo italiano;
“Lettera aperta no alla proposta di legge sul Sindacato di tipo Corporativo dei Militari che ricorda i Sindacati Corporativi dell’epoca fascista”.
Nell’aprile dello scorso anno la Corte costituzionale, con la sentenza n. 120/2018, ha finalmente cancellato l’anacronistico divieto di sindacalizzazione delle Forze Armate. Questo significa che i militari hanno vissuto, per settant’anni, in una condizione di incostituzionalità di fatto.
Un riconoscimento epocale che ci mette in linea con tutti i colleghi europei che godono dei diritti sindacali.
Attraverso questa lettera e nostro intendimento è quello di segnalare il testo emanato sulla legge dei diritti sindacali elaborato dalla “Quarta Commissione Difesa della Camera” a firma dell’On. Emanuela Corda ed altri membri della medesima commissione.
Noi del Sindacato L.R.M. reputiamo non idoneo democraticamente a tutela dei diritti delle lavoratrici e lavoratori dei Militari che in alcuni passaggi sembrano similari se non simili alla confederazione dei sindacati fascisti e corporativi del 1926.
Siamo preoccupati non solo per il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori militari ma del pericoloso precedente storico che se questa proposta venga trasformata in legge calpesterebbe la nostra carta dei diritti.
Non si può accettare che la competenza sulle controversie in materia di comportamento antisindacale sia stata devoluta al giudice amministrativo e non al naturale giudice del lavoro.
Troviamo singolare il tentativo di individuare normativamente delle Commissioni Centrali e periferiche di conciliazione per la definizione bonaria delle controversie, istituendole in seno al Ministero della Difesa con nomina da parte del Ministro “un passaggio pericoloso che rievoca il giudice del lavoro nelle modalità imposte all’epoca ai sindacati corporativi di ventennale memoria.
E ‘improponibile che l’amministrazione che decide per l’amministrazione e in TAR del Lazio con i suoi biblici tempi e tutele ‘a singhiozzò.
Addirittura, sempre nella proposta leggiamo che vengono posti incredibilmente limiti anche alla democratica scelta dei militari iscritti che non potranno scegliere liberamente i propri rappresentanti.
Una modello di Sindacato che assomiglia a quelli dell’epoca ventennale memoria, altro che legge epocale in tempi di democrazia moderna.
Il Parlamento ponga rimedio a questo scempio e non macchi la legislatura con un’onta che ricadrebbe in tutta la comunità militare sia nazionale che europea”.
La storia ci insegna che nel 1926 fu costituita la “Confederazione generale fascista dell’industria italiana” ai sensi della legge 3 aprile 1926, n. 563.
Aveva sede in Roma e inquadrava sotto di sé le Federazioni nazionali di categoria, che rappresentavano i datori di lavoro di un ciascun settore (industrie estrattive, fibre tessili, legno, ecc.) e sul territorio si articolava in unioni provinciali.
Nel 1934 fu denominata “Confederazione fascista degli industriali”.
Con questa legge del 1926 venne, tra l’altro, realizzata l’istituzionalizzazione dei sindacati fascisti e legalizzato il loro monopolio per la rappresentanza dei lavoratori.
Ciò andava a significare che le Corporazioni divennero organi controllati dall’amministrazione statale, con “funzioni di conciliazione, di coordinamento ed organizzazione della produzione e di riconciliazione attraverso i tribunali del lavoro in caso di controversie tra il datore e il lavoratore”.
Quindi leggendo il testo sulla legge dei sindacati militari ci vengono in mente gli spettri del fascismo e delle sue corporazioni.
Noi del sindacato L.R.M. faremo tutto il nostro possibile per bloccare questa pericolosa legge sul sindacato “corporativo” dei Militari, e la nostra amarezza più profonda e verso coloro che hanno scritto il testo dimostrando una certa superficialità e leggerezza nei riguardi della nostra Costituzione e della nostra storia della repubblica italiana.
Dedichiamo a tutti i promotori e firmatari della proposta di legge sui diritti sindacali della Quarta Commissione Difesa uno stralcio del discorso del Professor il giurista Piero Calamandrei del suo intervento sulla costituzione all’università di Milano il 26 gennaio del 1955
“La costituzione è un pezzo di carta: la lasciò cadere e non si muove.
Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.
Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è -non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani- una malattia dei giovani.
” La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”: quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà, di quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. Quello dice:” Che me ne importa, non è mica mio!”. Questo è l’indifferentismo alla politica.
È così bello, è così comodo: la libertà c’è.
Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica.
E lo so anch’io!
Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica.
La politica non è una piacevole cosa.
Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica. La costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento.
È la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo. Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2 giugno 1946, questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare dopo un periodo di orrori- il caos, la guerra civile, le lotte le guerre, gli incendi. Ricordo- io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui- queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese.
Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto- questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo.
Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane.
dell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate,” l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi
Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione!
Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta.
Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione”.
Ci sentiamo dunque calpestati nella dignità non solo di servitori dello stato ma anche da cittadini della Repubblica italiana, bastavano delle piccole limitazioni legittime come “il divieto di scioperare e il trattare argomenti attinenti al servizio”, per il resto si poteva estendere a tutti i militari una legge equa a quella dei colleghi della Polizia di Stato in tema di diritti sindacali.
Difenderemo con ogni mezzo consentito dalla legge i nostri diritti ma soprattutto i principi della nostra costituzione rinnegando una proposta di legge sindacale di tipo corporativo similare a quella dei sindacati “fascisti”.

Evviva l’Italia!
Evviva la Repubblica!
Evviva la Costituzione!
Evviva l’Esercito!

Associazione Sindacale
LIBERA RAPPRESENTANZA DEI MILITARI
sindacatolrm@gmail.com

Palermo
30/05/2020

I Cofondatori

Sig. Girolamo Foti
Cav. Sandro Frattalemi
Dott. Marco Votano

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ITALIA

Forze dell’Ordine. 900 aggressioni in 4 mesi, allarme di Maccari

900 aggressioni in 4 mesi alle Forze dell’Ordine. Maccari (Fsp): «Servono tutele a chi opera in strada. Dotateci di taser»

«Nei primi quattro mesi del 2020, oltre 900 aggressioni nei confronti delle Forze dell’Ordine, il 30% in più rispetto allo stesso periodo nel 2019, nonostante le restrizioni anti covid e le meno persone per strada. Siamo in balia dei balordi».

Lo dichiara Franco Maccari, V. Presidente Nazionale del Sindacato di Polizia (Fsp), commentando i dati dell’osservatorio “Sbirri Pikkiati”, pubblicati dall’ASAPS.

«Chi difende i difensori? Abbiamo bisogno di maggiori tutele, tra cui il taser e le telecamere sulle divise, affinché poi non si dica che i poliziotti sono violenti con gli inermi. Le telecamere – spiega Maccari – non prestano il fianco a chi, in maniera strumentale e per alimentare una ideologia perversa, vuole a tutti i costi vederci alla sbarra. La migliore risposta agli haters è la verità, quella che un video registrato da una bodycam, può restituire. Spiace constatare che queste aggressioni siano aumentate in maniera esponenziale durante i controlli anti covid. Questa – conclude – è la dimostrazione che i decreti varati dal Presidente Conte, hanno lasciato spazio a diverse interpretazioni, tra cui quella che la Polizia volesse esercitare un’attività di repressione. Risultato? Quasi 200 colleghi in più finiti in ospedale rispetto ai primi 4 mesi dello scorso anno!».c

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ITALIA

Recovery Fund. Zampa: “Una risposta all’altezza dell’Europa sognata dai padri fondatori”

  

“Le notizie che arrivano oggi da Bruxelles sul Recovery Fund, sulla sua entità e sulla sua regolamentazione ci danno il segno della nascita di quell’Europa in cui abbiamo sempre creduto. L’Europa che le madri e i padri fondatori avevano sognato e a cui i grandi europeisti del nostro Paese, da Carlo Azeglio Ciampi a Romano Prodi a Emma Bonino fino a Mario Draghi, hanno così tanto contribuito tenendo accesa la speranza anche quando tutto fa perdere la speranza”. 

 

È quanto dichiara in una nota la Sottosegretaria di Stato alla Salute Sandra Zampa.

 

“Se il Consiglio europeo confermerà ora le decisioni della Commissione potremo davvero dire che nella tragedia del Covid-19 l’Europa ha saputo trovare la stessa forza che, nella tragedia della Seconda Guerra Mondiale, fu trovata per farla nascere” – conclude Zampa.

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ITALIA

Balotta: Alitalia, profitti tutti prosciugati dalla controllante Atlantia

 “Ci dicono che senza la garanzia dello Stato e nuovi finanziamenti dalla Cdp Aspi fallirebbe, allora la cedano allo Stato per 1 euro, avendo già incassato in dividendi molto molto di più di quanto investito”. Lo sostiene il presidente dell’Osservatorio su liberalizzazioni e trasporti (Onlit) Dario Balotta spiegando che “la storia di degli ultimi 20 anni di Autostrade per l’Italia è fatta di extra-profitti, che sono stati tutti prosciugati dalla controllante Atlantia, lasciando Aspi super indebitata, con la compiacente acquiescenza di chi al Ministero avrebbe dovuto controllare”. “Con i 10 miliardi di dividendi pompati via da Aspi – prosegue -Atlantia si è comprata l’Aereoporto di Roma, l’aeroporto di Nizza, una quota importante dell’Eurotunnel, il 50% di Abertis (le autostrade spagnole) e altri ricchi asset”. “Se ora Aspi è in difficoltà – conclude – dovrebbe essere Atlantia stessa a rimettere nella controllata parte dei fondi prelevati negli anni e a garantire quanto necessario invece di chiedere l’intervento dello Stato” (ANSA)

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Sindacato

CARCERI, SAPPE DELUSO DALLE PAROLE DEL NEO CAPO DAP PETRALIA.

CARCERI, SAPPE DELUSO DALLE PAROLE DEL NEO CAPO DAP PETRALIA. “PERCEPISCE SOLDI COME CAPO POLIZIA PENITENZIARIA, NON CAPO DEI DETENUTI. DISERTEREMO INCONTRO DEL 29 MAGGIO. SUBITO POLIZIA PENITENZIARIA ALLE DIPENDENZE DEL MINISTERO DELL’INTERNO”

 

“Siamo rimasti sorpresi e stupiti dalle parole del nuovo Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (e Capo della Polizia Penitenziaria) Bernardo Petralia che, intervenendo oggi alla presentazione del rapporto dell’associazione dei detenuti Antigone sulle condizioni di detenzione, si è detto “ammirato” da Antigone – “una delle prime voce che intendo sentire” – e si è definito anche “Garante dei detenuti”. Forse a Petralia sfugge che lui è – o dovrebbe essere – il Capo della Polizia Penitenziaria, istituzione impegnata da sempre per le garanzie in carcere, e che per questo percepisce una cospicua indennità ad hoc alla quale dovrebbe per coerenza rinunciare. Petralia si tenga stretti Antigone e i detenuti: noi non saremo al video-incontro di presentazione già programmato per il 29 maggio. Noi ribadiamo che l’unica soluzione per garantire rispetto istituzionale al Corpo potrebbe essere quella di porre subito il Corpo di Polizia Penitenziaria, che è un Corpo di Polizia dello Stato, alle dipendenze del Ministero dell’Interno, visto che il nuovo Capo del Dipartimento Petralia sembra non saperlo….”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri.

“E’ bene che Petralia sappia che la Polizia Penitenziaria che lavora nelle carceri italiane, per adulti e minori, è formata da persone che nonostante l’insostenibile, pericoloso e stressante lavoro credono nella propria professione, che hanno valori radicati e un forte senso d’identità e d’orgoglio, e che ogni giorno in carcere fanno tutto quanto è nelle loro umane possibilità per gestire gli eventi critici che si verificano ogni giorno”, prosegue. “Le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato. Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più, con gravi ripercussioni sull’operatività delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria, aggrediti, oltraggiati, contusi, derisi, feriti e umiliati dalle continue offese alle regole, all’ordine e alla sicurezza delle carceri da una considerevole fetta di quei detenuti di cui Petralia ha detto oggi di voler essere Garante”.

“Se per lui, come ha ancora detto oggi, c’è un “connubio per cui uno più uno fa cento”, per noi del SAPPE uno più uno fa due, come Stato e antiStato, come onestà e criminalità, come difensori dello Stato e delinquenza”, conclude Capece. “Noi all’incontro con Petralia del 29 maggio non andremo, ed anzi invitiamo il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte a predisporre ogni atto utile affinchè si possa passare il Corpo di Polizia Penitenziaria alle dipendenze del Ministero dell’Interno”

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Sindacato

Fervicredo ha incontrato il sottosegretario al Lavoro Elisabetta Puglisi

Fervicredo ha incontrato il sottosegretario al Lavoro che ha assicurato: “Lavoriamo insieme per superare vessazioni burocratiche in danno delle Vittime del Dovere” Superare insieme “vessazioni burocratiche” che ancora penalizzano in modo inaccettabile le Vittime del Dovere. E’ questo il proposito espresso da Francesca Puglisi, sottosegretario al Lavoro e Politiche Sociali, nell’ambito dell’incontro con i rappresentanti dell’Associazione Fervicredo (Feriti e Vittime della criminalità e del Dovere), teso all’individuazione delle più stingenti problematiche che necessitano di interventi decisi e strutturali da parte del Governo “perché si renda almeno minimamente indietro – ha detto Mirko Schio, Presidente di Fervicredo – parte della dedizione dimostrata da Servitori dello Stato che hanno pagato il prezzo più alto possibile per adempiere al proprio Dovere”. Alla riunione con il sottosegretario hanno preso parte, oltre al Presidente Schio, anche il Segretario di Fervicredo, Paolo Petracca, nonché l’avvocato Loredana Bizzarri, consulente della Onlus. Tante le tematiche al centro del confronto, da questioni annose come l’esenzione dall’Irpef per le Vittime del Dovere, ai problemi dell’iscrizione al collocamento, via via fino a situazioni più attuali legate, anche, al periodo emergenziale vissuto dal Paese. “Purtroppo combattiamo sempre duramente per l’attuazione di diritti e interessi di soggetti che dovrebbero essere al primo posto nella preoccupazioni della politica – afferma Schio -, ma l’apertura e il coinvolgimento dimostrato dal sottosegretario Puglisi sono un passaggio molto positivo in direzione di interventi concreti che non possono essere lasciati alla discrezionalità di chi amministra il Paese, ma sono letteralmente dovuti a chi dopo aver adempiuto al proprio Dovere fino al sacrificio della salute e della vita, deve trovare la forza di rivivere anche e soprattutto grazie alla solidarietà e al sostegno dello Stato. Continueremo a lavorare con il ministero del Lavoro attraverso la collaborazione con il sottosegretario, che vogliamo ringraziare per la grande attenzione riservataci, e sono certo che ne verranno fuori risultati concreti”.

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Sindacato

Palermo, errore  escludere dal premio gli operatori sanitari assunti temporaneamente

Covid-19. Fsi-Usae all’attacco: “Riparare grave errore della VI commissione regionale sanità che esclude i precari dal premio di 1000”

PALERMO- La Fsi-Usae Sicilia Federazione Sindacati Indipendenti organizzazione costituente della confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei.apprezza i buoni propositi della Regione Siciliana per la misura approvata che prevede il riconoscimento di un premio di 1.000 euro al personale sanitario che e’ stato impegnato in prima linea nel corso dell’emergenza Covid-19, e che per fronteggiare l’emergenza ha dovuto reclutare temporaneamente personale sanitario a tempo determinato con contratti in scadenza fino a termine dell’emergenza e ringrazia per aver tenuto conto delle nostre molteplici istanze. Al contempo chiediamo tempi certi per l’erogazione delle somme.

Ciò non toglie che sia stato un errore  escludere dal premio gli operatori sanitari assunti temporaneamente per far fronte all’emergenza, e per quanto ci riguarda inoltre è necessario che vengano adottate, misure che consentano di salvaguardare la loro occupazione, ferma restando la necessità di prevedere assunzioni e misure  adeguate per i tanti precari del settore, l’utilizzo delle graduatorie vigenti, e dell’ultimo bando regionale per infermieri e oss che sollecitiamo. 

La VI commissione regionale sanità ha approvato un documento per l’assegnazione di premi per 1000 € a testa per infermieri, oss, medici e autisti soccorritori 118, ma all’art. 5 comma 8 esclude il personale precario, successivamente il documento è stato presentato in giunta all’Ars e approvato nella finanziaria.

Vogliamo sottolineare quanto sia importante che il premio venga assegnato in modo omogeneo a tutti gli operatori sanitari della regione con un sistema “a fasce” a secondo del rischio e dell’impegno di lavoro sostenuto da medici, infermieri, tecnici, ostetriche, fisioterapisti, operatori socio-sanitari, ecc. che hanno lavorato, e lavorano, con spirito di abnegazione negli ospedali siciliani, indipendentemente dalla qualifica. In sede di contrattazione regionale la Fsi-Usae chiederà che le somme previste dal decreto vengano assegnate proporzionalmente anche al restante personale sanitario impiegato nei reparti e nei servizi non Covid-19 della regione che comunque, hanno rischiato e continuano a rischiare ogni giorno, senza essere certi che i pazienti non abbiano contratto il virus Covid-19.  Non è pensabile che, in presenza di pazienti sospetti, il rischio possa essere escluso.

Dobbiamo anche evidenziare come questo provvedimento esclude dall’ assegnazione dei premi gli oss delle ditte esternalizzate e i dipendenti delle pulizie che sanificano e ripuliscono gli ospedali, compresi i reparti Covid-19 e quelli di malattie infettive. Anche per quest’ultimi è necessario trovare modalità premianti, considerati spesso lavoratori invisibili e sfruttati. La sicurezza negli ambienti di lavoro per la Fsi-Usae è la priorità di ieri, oggi e del futuro, per chi presta servizio in tutti i settori lavorativi.

Per la Fsi-Usae Sicilia l’esclusione dei precari dal premio è ingiusto e discriminante, i componenti della Segreteria Regionale Bracchitta, Di Marco, Ballacchino, Spada, Cirignotta, Di Natale e Coniglio, chiedono alla VI commissione regionale sanità che alla prima giunta regionale presenti le modifiche per riparare l’errore.