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Caltanissetta, quattro arresti per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

 

Alle prime ore di oggi i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caltanissetta hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in regime di arresti domiciliari e di divieto di dimora emessa dal Gip nisseno, nei confronti di cinque soggetti per il reato di esercizio di una casa di prostituzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione in concorso (art.110 cp, art.3 n.2-4-7-8 legge 75/1958).

Il provvedimento trae origine da un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta e condotta da personale del Nucleo Investigativo, che ha permesso di risalire ad un giro consolidato di prostituzione nel quale appaiono impegnati un libero professionista e un pubblico dipendente. L’attività investigativa, consistita in accessi nei luoghi di meretricio, nell’assunzione di sommarie informazioni di persone dedite all’erogazione delle prestazioni sessuali, nell’intercettazione di comunicazioni e conversazioni telefoniche, nell’esecuzione di videoriprese e in accertamenti documentali, ha consentito di raccogliere inequivocabili elementi circa le responsabilità degli odierni arrestati.

In particolare i soggetti coinvolti nell’indagine, quattro uomini e una donna, tutti residenti a Caltanissetta e di età comprese tra i 36 e i 78 anni, in concorso tra loro, avendo la disponibilità di alcuni appartamenti in Caltanissetta, concedevano in sublocazione le camere da letto, a prezzi sproporzionati rispetto a quelli di mercato, a donne di origine sudamericana, a scopo di esercizio di case di prostituzione.

Il provvedimento cautelare dispone per quattro soggetti gli arresti domiciliari e per uno il divieto di dimora nel comune di Caltanissetta, con obbligo di presentazione alla P.G..

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Caltanissetta, carcere per appartenenti alla famiglia Raimondi di San Cataldo

Alle prime ore del mattino del 15 maggio 2020, i Carabinieri della Compagnia di Caltanissetta hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere
ed in regime di arresti domiciliari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Caltanissetta nei confronti di cinque sancataldesi. Il provvedimento trae
origine da un’indagine condotta dal personale della Tenenza di San Cataldo unitamente ai militari della Sezione Operativa del NORM, coordinati dalla Procura
della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta, la quale ha permesso di far luce su un sodalizio criminale che operava, in concorso, nel riciclaggio di preziosi rubati
presso abitazioni insistenti nel Comune di San Cataldo.
I sodali, tutti appartenenti a diverso titolo alla famiglia Raimondi di San Cataldo, per come ricostruito dagli inquirenti attraverso l’acquisizione documentale presso diversi
“compro oro” di Caltanissetta e San Cataldo, erano soliti operare secondo uno cc caltanissetta n.2
schema criminale ben definito: al fine di ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa della merce venduta, trattandosi in gran parte di orologi di
valore e monili in oro, li scomponevano in diverse parti, cedendoli poi a compro oro differenti. Dagli accertamenti esperiti è stato possibile acclarare che il valore complessivo della refurtiva si aggirava intorno ai 50.000 euro, poi rivenduta – nel complesso – per 3.500 euro.
In siffatto contesto si rilevavano incontrovertibili indizi di colpevolezza a carico di Salvatore e Andrea Raimondi (fratelli ed entrambi gravati da pregiudizi penali per reati contro il patrimonio), recentemente arrestati nel corso dell’Operazione “Lulù” del NORM di Caltanissetta e rispettivamente in regime di arresti domiciliari e custodia cautelare in carcere. Oltremodo, le attività d’indagine permettevano di far luce sulla posizione giuridica di altri tre componenti della consorteria: Raimondi Marika (sorella di Andrea e Salvatore), Dioguardi Noemi Maria Pia e Bellomo Maria
Ausilia, rispettivamente compagne di Andrea e Salvatore Raimondi, tutte autrici di numerosi episodi di riciclaggio.
Al termine delle operazioni, i due fratelli venivano ristretti presso la casa
circondariale di Caltanissetta, mentre per le tre donne veniva applicata la misura
cautelare degli arresti domiciliari.