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Coronavirus. Carceri, sale il numero di guariti

SAPPE: “FARE TEST EMATICI E TAMPONI SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE”

Dai dati diffusi oggi dal Ministero della Giustizia sale il numero dei guariti da Covid-19 negli istituti penitenziari: sono complessivamente 81, di cui 28 detenuti e 53 poliziotti penitenziari. In totale sono 144 i detenuti positivi al virus, quasi tutti asintomatici, e 9 quelli ricoverati in strutture sanitarie. Per il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo del Corpo, “è confortante” il dato fornito dal Ministero della Giustizia circa i 53 appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria guariti da Covid-19 negli istituti penitenziari. “Restano, ad oggi,  204 contagiati fra i poliziotti penitenziari e 7 gli appartenenti al comparto funzioni centrali (7): 180 stanno affrontando la quarantena presso il domicilio, 19 in caserma e soltanto 12 sono ricoverati presso strutture ospedaliere”, sottolinea Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “Probabilmente, se fossero stati raccolti i nostri gridi di allarme lanciati lo scorso gennaio avremmo potuto fronteggiare l’emergenza con i quantitativi necessari di DPI. Al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede rinnovo l’invito a non ritardare ulteriormente gli accertamenti doverosi ai Baschi Azzurri – quali sono i test ematici e quello del tampone– che sono fondamentali per la sicurezza sociale ma che in alcune Regioni ancora non sono stati fatti”. 

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Busto Arsizio, i detenuti raccolgono fondi a favore dei malati coronavirus

Le persone detenute presso la Casa Circondariale di Busto Arsizio hanno raccolto 2.177€ pro malati covid. La cifra ha permesso di acquistare 58 tablet con cover antisettiche per vincere l’isolamento delle persone colpite dal virus. «Sappiamo cosa vuol dire essere isolati, non poter sentire la famiglia»: così i detenuti si sono fatti carico dell’onere di sopperire alla forzata lontananza dai parenti, cui il contagio costringe.

Il Direttore della Casa Circondariale di Busto Arsizio, il dottor Orazio Sorrentini, con il Comandante Rossella Panaro e il cappellano don David Maria Riboldi, di stanza a Fagnano Olona, si sono recati all’Ospedale di Varese per incontrare il personale sanitario e consegnare i 58 tablet con cover antisettiche.

“I dispositivi sono il frutto di una colletta fatta dai ‘reclusi da reato’ per i ‘reclusi da covid’. E di una raccolta fuori guidata dall’amico Gianluca Covino. Ci siamo conosciuti sul cammino di Santiago e continuiamo a camminare insieme”, ha commentato don David Maria Riboldi.

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Codiv-19.Carcerati col tampone, sanitari no, confusione e demagogia

Le polemiche sui carcerati usciti, si tratta di boss o comunque non gente qualsiasi, sono arrivate ai vertici dello Stato, sebbene come al solito si cerchi di minimizzare.

Le condizioni delle carceri sono quelle che sono, c’è la denuncia del sindacato Cobas Poste, che arriva proprio dal sito di Peschiera Borromeo, dove sembrerebbe che le lettere non vadano ai carcerati ma spariscano prima, aggiungiamo tante altre carenze ben conosciute.

L’associazione Antigone, parla di tasso di affollamento medio negli istituti visitati  pari al 119,4%, ma con picchi che sfiorano o superano il 200% (in particolare a Taranto, Como, Brescia Canton Mombello, Busto Arsizio e Grosseto), e la vicenda del coronavirus sommata a tutte queste carenze ( anche igieniche e strutturali) ha portato a rivolte: “nel 18% degli istituti visitati ci sono celle in cui non sono garantiti i tre metri quadri a persona; nel 7,2% degli istituti il riscaldamento non funziona; in un terzo degli istituti (33,7%) manca l’acqua calda nelle celle, mentre nella maggioranza delle celle (51,8%) continua a non esserci la doccia. Nel 4,8% degli istituti il wc non è in ambiente separato.”

Mancano spazi e personale però..il Ministero della Giustizia se ne esce con una circolare (dap 20marzo 2020), con punti particolari:

Misure di carattere sanitario” della suindicata circolare, nello specifico al punto relativo a “detenuti gia presenti in istituto”, si rappresenta che, in caso di riferita sintomatologia compatibile con SARS — COV 2, il detenuto, previa temporanea allocazione in apposito spazio di isolamento, sara visitato dal medico ivi e non presso Ia camera di pernottamento. Resta inteso the gli altri eventuali detenuti, occupanti la medesima camera di pernottamento o con i quali iI detenuto abbia avuto  contatti,  verranno  sottoposti  agli  accertamenti  e  ai  controlli,  secondo  le determinazioni che saranno prese dal medico competente.

Al punto successivo “Esecuzione tampone nasofaringeo-orofaringeo”,  si precisa che l’esecuzione del tampone da parte del personale medico o infermieristico dell’azienda sanitaria competente avverrà nello spazio di isolamento, ove il detenuto interessato è stato temporaneamente ospitato.

CI FA’ PIACERE SAPERE CHE, PER QUESTIONI UMANITARIE E COSTITUZIONALI ( EGUAGLIANZA DEI CITTADINI), VENGANO FATTI I TAMPONI AI DETENUTI, MA SE NON CI SONO PER TUTTI I SANITARI, E RICORDIAMO COSA E’ SUCCESSO NELLE CASE DI CURA, COME SI PUO’ PENSARE CHE AVVENGA PER I CARCERATI? E SE AVVIENE PER I CARCERATI DEVE AVVENIRE PER TUTTI I CITTADINI CONTAGIATI O NO?

L’altra questione di tipo giuridico ma anche politico è :

Relativamente al paragrafo 2 “Traduzioni da e verso gli istituti penitenziari”, laddove viene riferito iI parere favorevole del Dipartimento della protezione civile all’effettuazione del tampone prima di ogni spostamento del detenuto, si chiarisce che l’attivazione di tale procedura dovra essere sempre essere preceduta dalle valutazioni del personale medico e, comunque, rimessa al suo prudente apprezzamento rispetto alla obiettivita del singolo caso.”

Normale l’accertamento medico ma il medico può chiedere di spostare un detenuto senza sapere se ci sono spazi utili in un altro carcere?

Interrogativi su interrogativi a cui i legislatori non daranno riposte, sicuramente non in tempi brevi, vista la comprensibile fretta di ripartire.

 

 

 

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Fabrizio Corona potrebbe tornare in carcere. La Polizia manda il comunicato

Cambierà mai Fabrizio ?

Costretto a casa non solo dall’emergenza coronavirus ma è anche dai domiciliari.

MILANO. Mentre tutti sono blindati in casa per via delle misure del governo e dell’emergenza coronavirus, lui, che è anche ai domiciliari, riceve il suo personal trainer. Per questo Fabrizio Corona è stato diffidato al rispetto delle norme sul distanziamento sociale.

Ieri mattina la polizia gli ha notificato la diffida emessa dal Tribunale di Sorveglianza, con cui gli viene intimato il rispetto delle regole sul distanziamento sociale previste dagli ultimi provvedimenti governativi, oltre a quelle attinenti la sua detenzione domiciliare.


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Fabrizio Corona pubblica di sentirsi perseguitato

e pubblica una serie storie su “Instagram”

Nei giorni scorsi, infatti, più volte il personal trainer dell’ex fotografo dei vip è stato trovato vicino al suo appartamento e, per questo, multato per aver violato il divieto di spostamenti in assenza di comprovate necessità e dai social Fabrizio Corona rende nota quasi tutta la sua giornata dove si evincono bene le situazioni di anomalia.

Il suo Personal Trainer multato

Per questa ragione il suo allenatore e personal trainer è stato multato per aver violato il divieto di spostamenti in assenza comprovate necessità. E quella di andare ad allenare l’ex fotografo dei Vip sicuramente non lo è…

 

Fabrizio ora è stato diffidato dal Tribunale di Sorveglianza

“Nei giorni scorsi – ha spiegato la Polizia di Stato – è stato accertato che Fabrizio Corona, nonostante fosse sottoposto alla detenzione domiciliare, ha più volte ricevuto il suo personal trainer, che è stato rintracciato nei pressi della sua abitazione e, per questo, multato per aver violato il divieto di spostamenti in assenza di comprovate necessità”.

 

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Così Fabrizio Corona conclude su Instagram – PERSEGUITATO

 

Fabio Sanfilippo

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Cronaca

Bollate, alta tensione in carcere

Bollate, alta tensione in carcere: Agenti aggrediti a morsi e sputi. Protesta la Polizia Penitenziaria

Giornata ad alta tensione, ieri, nel carcere Bollate di Milano. Lo evidenzia Matteo Savino, vice segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Nel pomeriggio di ieri, un detenuto straniero di circa trent’anni ristretto a Bollate per vari reati, tra i quali violenza sessuale, ed un fine pena abbastanza significativo (2031), dopo avere terminato il colloquio con i familiari si è recato, da solo perché in regime di vigilanza dinamica, in infermeria per chiedere della terapia fuori da ogni regola. Al giusto e legittimo rifiuto dell’infermiere ha iniziato da inveire ed ha preso a morsi e sputi in faccia i due poliziotti intervenuti tempestivamente. Una situazione grave e assurda!”

 

Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, “i gravi episodi avvenuti nel carcere di Bollate, che non hanno avuto un tragico epilogo grazie all’attenzione ed alla prontezza del personale di Polizia penitenziaria, riporta drammaticamente d’attualità la grave situazione penitenziaria, specie nel carcere di Bollate dove dovrebbe essere prevista una Sezione detentiva ‘chiusa’ per i detenuti che turbano l’ordine e la sicurezza con atti di violenti e aggressivi”. 

Capece ricorda che proprio pochi giorni fa “il SAPPE ed altri Sindacati della Polizia Penitenziaria hanno dichiarato lo stato di agitazione e la sospensione delle relazioni sindacali con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per l’assenza di provvedimenti che contrastino le continue violenze in carcere e le aggressioni alle donne e agli uomini in divisa. Riteniamo che la grave situazione in cui versano le carceri italiane imponga un’inversione di marcia da parte del vertice politico e amministrativo del Ministero della Giustizia e più in generale del governo. Il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria poco e nulla hanno fatto per porre soluzione alle troppe problematiche che caratterizzano la quotidianità professionale dei poliziotti penitenziari: ma non si può continuare a tergiversare! Non si perde altro prezioso tempo nel non mettere in atto immediate strategie di contrasto del disagio che vivono gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria è irresponsabile. E per questo scenderemo presto in piazza per denunciare lo stato di abbandono in cui ci troviamo! Rinnovo il mio appello al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: se ci sei, batti un colpo!”.

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Tensione alle stelle nelle carceri della Lombardia

Tensione alle stelle nelle carceri della Lombardia: 4 poliziotti aggrediti a Opera, donna tenta di introdurre droga a Cremona

Giornate di follia e violenza nelle carceri lombarde di Opera e Cremona, finite al centro delle cronache per due gravi eventi critici. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. Il fatto più grave è accaduto ieri, mercoledì, nel carcere milanese di Opera, dove quattro poliziotti penitenziari sono stati aggrediti e contusi. Ricostruiscono l’accaduto Donato Capece, segretario generale SAPPE, ed Alfonso Greco, segretario regionale lombardo del SAPPE: “Nel tardo pomeriggio di ieri, presso la Casa di reclusione milanese di Opera, due detenuti di etnia rom si sono barricati all’interno della propria cella. Nelle operazioni di ripristino dell’ordine e della sicurezza, quattro poliziotti sono rimasti contusi tanto da dover ricorrere alle cure del Pronto soccorso del  nosocomio cittadino. Il più grave è stato dimesso con una prognosi di 28 gg a seguito di una frattura alla mano. È sempre più difficile lavorare nei penitenziari lombardi senza mezzi con cui contrastare questi eventi e a rimetterci è sempre il personale di polizia Penitenziaria. Quel che è accaduto a Opera, con la violenta aggressione ai quattro poliziotti ai quali va tutta la nostra vicinanza e solidarietà, ha riportato alla ribalta le difficoltà della struttura detentiva e delle gravi condizioni operative nelle quali lavora ogni giorno il personale di Polizia Penitenziaria. Dove sono ora quelli che rivendicano ad ogni piè sospinto più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello Stato, come gli Agenti di Polizia Penitenziaria e gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle Istituzioni?”. 

Altro episodio critico è accaduto martedì 4 febbraio nel carcere di Cremona, dove il personale di Polizia Penitenziaria si è insospettito da alcuni piccoli segnali di nervosismo di una donna ammessa a colloquio con il familiare detenuto: “La donna è stata dunque perquisita e colta nella flagranza di possesso di sostanza stupefacente destinata alla cessione al parente detenuto”, spiegano Capece e Greco. “Questo ennesimo rinvenimento di stupefacente destinato a detenuti, scoperto e sequestrato in tempo dall’alto livello di professionalità e attenzione dei Baschi Azzurri in servizio nel carcere di Cremona, evidenzia una volta di più come sia reale e costante il serio pericolo che vi sia chi tenti di introdurre illecitamente sostanze stupefacenti in carcere.  Ogni giorno la Polizia Penitenziaria porta avanti una battaglia silenziosa per evitare che dentro le carceri italiane si diffonda uno spaccio sempre più capillare e drammatico, stante anche l’alto numero di tossicodipendenti tra i detenuti. L’hashish, la cocaina, l’eroina, la marijuana e il subutex sono quelle che più diffuse e sequestrate dai Baschi Azzurri”, aggiungono.

Rispetto ai due gravi episodi accaduti a Opera e Cremona, il SAPPE“punta il dito” contro il sistema della vigilanza dinamica e del regime penitenziario ‘aperto’ a favore dei detenuti, che fa venire meno i controlli della Polizia Penitenziaria: “Con la vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto gli eventi critici sono aumentati. Rinnoviamo dunque la richiesta di un incontro con il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per affrontare eventuali interventi che possano essere messi in campo dalla politica. La realtà è che sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili.  Sarà anche l’occasione per evidenziare al Guardasigilli che la realtà detentiva italiana è più complessa e problematica di quello che lui immagina e che il SAPPE denuncia sistematicament