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Emergenza rifiuti, incendi e tutela ambiente. Parla Fabio Sanfilippo

Così gli impianti di selezione e di riciclo si riempiono di materiali senza più destinazione

 

Da anni Fabio Sanfilippo si batte nel suo lavoro di assistenza ai centri di smaltimento nonché nel sistema politico a supporto di migliorie per l’ambiente. Sanfilippo oltre ad occuparsi di investigazioni si occupa di consulenza, posizionamento e riciclo dei rifiuti in Italia ed all’estero con controllo della filiera.

Oggi più che mai, le emergenze vengono utilizzate per eludere la legge con deroghe, proroghe e normative di favore. Alcune Regioni hanno addirittura legittimato per anni, con ordinanze contingibili e urgenti emanate in nome di una emergenza rifiuti dovuta solo al loro immobilismo, il mantenimento di immonde discariche contrastanti con tutte le leggi italiane e comunitarie”

IMPIANTI AL COLLASSO ED INCENDI

Che cosa accade? – C’è un disegno dietro a questi incendi che distruggono i materiali di scarto raccolti con attenzione e diligenza dai cittadini o dalle aziende?

C’è chi l’ha chiamato “guerra dei rifiuti”, immaginando una battaglia illegale per il controllo del mercato.

A causa dei comitati di opposizione, non si riesce a costruire alcun impianto di riciclo precisa Fabio Sanfilippo. C’è chi si oppone alla realizzazione di inceneritori e termo-valorizzatori, ai rifiuti nei cementifici, ad impianti di selezione e riciclo con poi il rischio di far respirare ai cittadini la diossina degli incendi.

Non ci sono alternative, mancano gli impianti per chiudere il ciclo dei rifiuti, che si tratti di spazzatura domestica come di scarti delle attività industriali.

 Fabio Sanfilippo incendio rifiuti 01    Portiamo come esempio le aziende alimentari che accumulano gli scarti delle lavorazioni.

Sono materiali putrescibili ottimi per diventare compost, ma nessuno li ritira ed il mercato è fermo con sentenze e proteste contro l’uso dei fanghi in agricoltura.

Nel caso delle analisi sui “fanghi di depurazione” usati come concime in agricoltura succede che le farine residuali, i composti zuccherini, le melasse dell’industria alimentare, concimi strepitosi per i campi, invece vengono classificate dai nemici dell’ambiente come “idrocarburi” e quindi ci sono fortissimi problemi per quelle aziende alimentari i cui bidoni non trovano destinazione e non vengono svuotati.

Così gli impianti di selezione e di riciclo si riempiono di materiali senza più destinazione. Si riempiono a tappo. A volte si fermano. Ogni tanto qualcuno va CASUALMENTE a fuoco per problemi di mercato, e in qualche caso per questioni di malavita.

Basti pensare che in media annua :

Impianti di trattamento rifiuti andati a fuoco 130

Incendi in discariche in media 30

Fuoco in isole ecologiche, a compattatori, a piattaforme di selezione: 45

Impianti di compostaggio danneggiati dalle fiamme: 5

Discariche abusive incendiate: 100

Inceneritori colpiti da incendi: 10

Altri eventi: da 2 a 5

EMERGENZA

Soprattutto per la plastica, l’acciaio e il legno, ossia quei materiali che, come riciclato, trovano poca o nulla applicazione nel comparto dell’imballaggio, mentre carta e vetro, essendo molto utilizzati per la produzione di imballaggi alimentari, la cui richiesta a seguito dell’emergenza è cresciuta, registrano paradossalmente proprio in questa fase delicata una ripresa della domanda.

Già prima dell’emergenza Covid, del resto, circa il 50% della plastica proveniente dalla raccolta differenziata non poteva andare a riciclo e finiva (nella migliore delle ipotesi) in discariche, termo-valorizzatori e cementifici; oppure sempre più spesso in paesi esteri di scarsissima affidabilità e sprovvisti di seri apparati di controllo.

PAESI CHE NON VOGLIONO I RIFIUTI ITALIANI

Fabio Sanfilippo : “Oggi, con l’emergenza Covid, nessun paese vuole più ricevere rifiuti dall’Italia e così sta emergendo la vera natura dell’economia circolare all’italiana dove si dice che si ricicla tutto o quasi ma, se ci vietano le esportazioni di rifiuti, tutto ci ricade addosso”.

Siamo governati da emeriti incapaci. Il Movimento Cinque Stelle è solo buono a fare chiacchiere. Il paese sta andando alla deriva. Mai visto scelte più sbagliate nel vedere presunti poitici che per non prendersi responsabilità, piuttosto non fanno nulla per non sbagliare”.

“Non a caso, è lo stesso ministero dell’Ambiente nella sua circolare a premettere che l’emergenza Covid deriva dalla “impossibilità di inviare i rifiuti prodotti verso altri Stati” – “DITEMI VOI CHE SENSO POSSA AVERE !”

“E così oggi, autorizzando deroghe e proroghe in un settore delicatissimo quale quello dei rifiuti, rischiamo gravissimi pericoli per l’ambiente ben poco attribuibili alla emergenza Covid ma dovuti soprattutto all’incancrenirsi di una situazione già nota da tempo e più volte evidenziata da roghi tossici, incendi di impianti di rifiuti, discariche abusive, spesso mascherate come utilizzo di fertilizzanti e fanghi per l’agricoltura. E’ questa la vera emergenza. Ma non sembra che il ministero dell’Ambiente se ne sia accorto”.

Dichiarazioni di Fabio Sanfilippo

Forza Italia Seniores – Piemonte

Responsabile all’Ambiente

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Ambiente

Emergenza rifiuti non solo da Coronavirus – Governo inadeguato

Tutti a casa in emergenza. I rifiuti dove vanno ?

Il Coronavirus colpisce anche la categoria dei rifiuti. Dai centri di stoccaggio ai trasporti la catena si è fermata.

Fabio Sanfilippo spiega come questo governo sia inadeguato ed incapace di decidere ed ecco che la frittata è fatta anche nell’ambito smaltimento.

L’Italia da anni è in piena emergenza rifiuti ed i geni seduti a Roma hanno ben pensato di bloccare anche i trasportatori.

Calo riufiuti

La raccolta dei rifiuti scatta una fotografia delle principali città italiane dopo oltre un mese di lockdown. In generale si registra un calo di tutti i tipi di rifiuti, sia quelli domestici, sia quelli commerciali, sia quelli per le strade e nelle riciclerie. Complessivamente il calo medio è del 27,5 per cento. Segno che in città, a voler dare un’interpretazione intuitiva, c’è meno gente, mancano i pendolari, molti fuorisede se ne sono andati prima (o dopo) la chiusura e in tanti hanno raggiunto le seconde case per la quarantena. Diminuisce anche la produzione dei rifiuti indifferenziati — del 25 per cento — e anche tutta la raccolta differenziata: carta e cartone (- 20 per cento), vetro, plastica e metalli (- 16 per cento), organico (- 14 per cento) e dell’ 80 per cento la raccolta notturna dell’umido presso le utenze commerciali. Anche per le strade i cestini e i cestoni si riempiono la metà rispetto al solito, una conseguenza naturale della poca gente che può uscire in questo periodo

Coronavirus, il riciclo è fermo (e i prezzi delle materie prime seconde scendono)

 

Il rischio blocco

Impianti fermi, piattaforme di conferimento sature, trasporti difficili. Accanto all’emergenza sanitaria, presto l’Italia potrebbe avere un’emergenza rifiuti, se la filiera del riciclo si inceppa definitivamente. Già sotto pressione per la chiusura dei confini cinesi, che non fanno più entrare le materie prime seconde in arrivo dall’estero, causando il crollo dei prezzi, il sistema dell’economia circolare italiana ora rischia il collasso per colpa del Coronavirus.

Il problema è enorme

Paradossalmente proprio perché l’Italia è un Paese che ricicla moltissimo, l’effetto di un blocco potrebbe essere drammatico sulla gestione dei rifiuti urbani. Le associazioni di categoria hanno interpellato lo Stato per sostenere le aziende del settore. L’intervento è molto urgente soprattutto in quelle aree, come a Napoli ed in Piemonte, dove i siti di stoccaggio sono stracolmi e si rischia la paralisi.

L’interruzione di molte attività economiche dovute all’emergenza sanitaria ha infatti determinato una crescente difficoltà per l’avvio a recupero di materiali provenienti dalla raccolta differenziata. Da un lato molte industrie del riciclo sono chiuse e non ritirano i materiali (metalli, legno, alcune plastiche), oppure sono bloccate dalla mancanza di sbocco degli scarti del riciclo (plasmix) nei cementifici – Dall’altro lato, nel caso della carta, hanno crescenti problemi di trasporto, per cui non riescono a far arrivare i maceri alle cartiere, che non possono produrre a pieno ritmo per carenza di materia prima.

Ogni anno le nostre aziende italiane riciclano 6,6 milioni di tonnellate di carta da macero, che alimenta l’industria cartaria nazionale, oltre agli sbocchi esteri. Il cartone che esce dalle cartiere italiane è fatto all’80% di materiale riciclato, per cui il recupero è un’attività essenziale nella catena di produzione del cartone, sia per il trasporto che per l’imballaggio di merci come cibo e forniture mediche.

Crollo dei prezzi

Il problema principale da risolvere per continuare a far marciare il servizio, deriva dal crollo dei prezzi, che rendono ormai antieconomica l’attività di riciclo: oggi una tonnellata di cartone riciclato costa 5,50 euro, contro 52,50 a gennaio 2019. Con una riduzione del 95% è chiaro che molte imprese soffrono. Se si aggiunge l’aumento dei costi dovuto alle necessità di protezione straordinaria dal contagio, finiranno per chiudere. Senza un aiuto dallo Stato, si rischia una catena di chiusure, che bloccherebbe definitivamente il sistema.

La raccolta differenziata

Malgrado il lockdown, tutti i cittadini sani sono tenuti a seguire le normali regole per la raccolta differenziata, come previsto dalle norme in vigore, con la consueta divisione dei materiali: vetro, plastica e metalli, carta e cartoni, umido, indifferenziato. È importante, data la situazione di emergenza, avere l’accortezza di buttare sempre mascherine, guanti e fazzoletti di carta usati, anche in caso di semplice raffreddore, nel sacchetto dell’indifferenziato. Unica eccezione alla normale raccolta differenziata è rappresentata dagli affetti da Covid-19: i cittadini che scoprono di avere il Coronavirus perché positivi al tampone e trascorrono la quarantena a casa, sia nel caso siano asintomatici, sia nel caso abbiano febbre e altri sintomi, non devono fare la raccolta differenziata.

Fabio Sanfilippo