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CULTURA

I “Dracula”, i Borgia, i Tudor e le origini europee

La Modernità si fa solitamente coincidere con lo sbarco del genovese Cristoforo Colombo nei Caraibi, avvenuto nell’ottobre del 1492, una data significativa che nella logica dei calendari, delle date, ha pieno significato. Logica delle date in cui noi occidentali siamo maestri, partendo da un qualcosa di così “esoterico” quale il nostro attuale ’20 dei nuovi Anni Venti, il Venti di un nuovo Millennio che si basa su calcoli la cui stessa Chiesa Cattolica ha già ammesso (ufficialmente, e da tempo) sia essere errati nell’anno (due in più) rispetto alla sua verità, in cui è ammesso e riconosciuto dalla Tradizione cattolica essersi ripresi nel giorno della nascita di Jesus ai Saturnali romani (il Cristo sarebbe stato un Pesci), come chiunque ormai sa e, dulcis in fundo, al principio di questo Millennio un certo Luigi Cascioli, un “pazzo scatenato”, auto pubblicò la sua “Favola di Cristo” in cui dimostrò, niente di meno, che la non esistenza di Gesù di Nazareth quale personaggio storico su questa Terra, includendo questa dimostrazione nella la tesi che l’intero prodotto biblico sia stato scritto a più riprese “a tavolino” – libro al principio del Duemila fortemente pubblicizzato sui giornali italiani e oggi distribuito dalla figlia.

Certamente Mitra, Zoroastro, Eracle, Deucalione, Pirra, Prometeo, Baal, l’Ercole latino e le stesse figure di Alessandro e poi di Giulio Cesare (e, perché no, di Cleopatra ed Antonio e discendenze dirette e indirette) rientrano in una logica curiosamente affine ai messaggi biblico-evangelici. Stessi miti, stesse forme, stesse storie descritte dai cronisti, diverse però le conclusioni. Si parla poi spesso di un Cristo andato in India e lì morto anziano, e non a 33 anni come Alessandro Magno… certo… in India come Eracle, come Dioniso, come appunto il Macedone o, semmai, come il sangue dell’afghana (e rossa) Roxane, di Seleuco, di Chandragupta, della bionda (metà greco-macedone, metà araba, ovvero della Penisola) Cleopatra e di Cesare (e Antonio) che sarebbe proseguito in eredi del sub-continente a sud dell’Afghanistan himalayano che per decenni e secoli si diedero questi titoli, di Cesare, di Alessandro, anche molti secoli dopo, in India, con imperi vastissimi e assai occidentali.

Quando la Storia fallisce (le Idi di Marzo), nasce la leggenda frustrata. La favoletta sempre attuale della Maddalena è proseguita sino al famoso “Codice da Vinci” (è buona per tutte le stagioni) poi va detto s’è arenata una volta per tutte. La storia invece era quella di Cesare: il titolo di “Cesare” non lo portavano solo (indegnamente) i tiranni di Roma, fu in voga in India (ne ho già parlato), a Istanbul (tutti i sovrani ottomani sin da Mahmet II, Maometto II), a Mosca, a Vienna, a Berlino… in epoche diverse, con un’escalation nel mondo “bianco e cristiano” sino a quando dopo il Congresso di Berlino ciò che rimaneva del Cesarismo non si suicidò in Africa – il nostro ‘bel suol d’Amore’ dell’11 – trascinandosi a spron battuto, gioco-forza per l’Economia, l’Industria e la Finanza – i loro ‘bund tedeschi’ – nel massacro del Primo conflitto mondiale del ’15-18 alla prima buona scusa da accampare, il bravo anarchico di turno. E da allora direi che a dar retta a quel messaggio, dall’11-18, stiamo vivendo l’Apocalisse raccontata nella “Favola” di cui ci narra Cascioli. Sempre da allora, diciamo dal ’18-21, si cercano soluzioni, nel mondo cristiano, in particolare quello cattolico e quello ortodosso, i più legati ai Miti reali già elencati, per non finire come il Titanic, o magari salvare almeno equipaggio e passeggeri (stando agli Scienziati a cui si dà retta solo per una 16-17enne handicappata che neppure si è diplomata abbiamo 30 anni di vita davanti a noi ben che ci vada).

Dopo la grande era cristiana del Cristianesimo “in quarantena” e “innocuo” ma della società “rozza e primitiva” venne il tempo di replicare alla Civiltà, all’Islam. Ma a partire dalla Terza Crociata (capitanata da Federico Barbarossa, Riccardo Cuor di Leone e Filippo Augusto) quell’embrione di Europa unita – non suddita di un Re a capo di una sola etnia, come con Carlo Magno (poi ci riprovarono Napoleone e Hitler) bensì francamente (termine non casuale, of course) federata – si rese conto di essere sbagliata, imperfetta, incompleta (nonché perdente). Allora Salad ad-Din costrinse gli eredi di Roma e di Atene a una totale rivisitazione di ciò che poteva essere una “radice”.

Noi chiamiamo tutto ciò Umanesimo e poi Rinascimento. Poi, fallito quel sogno-processo con la Restaurazione, lo abbiamo ri-chiamato vagamente Risorgimento e “Anni Venti”, qualcosa di circoscritto – anche geograficamente – attorno a Gabriele D’Annunzio. Il principio è il medesimo. Si devono studiare le famiglie, le grandi famiglie dell’epoca d’oro: la famiglia Tépes, la famiglia Borgia, la figlia Tudor, che meritano tanta attenzione cinematografica dal colto e accademico mondo della Gran Bretagna e degli Stati Uniti d’America.

L’importante è intendersi: Modernità significa rovesciamento della logica Gesuitica. Questo lo si era sempre detto sino alla post-modernità. Sino ad Auschwitz, sino a Hiroshima, sino a Nagasaki, sino alla Rivoluzione di Teheran, sino al Muro di Berlino e sino alle Torri Gemelle.

E oggi? Cosa significa post-modernità? Chiaro il “post”, meno la modernità che si presuppone rimanere, mutata, se il lessico significa qualcosa. Cosa è oggi, moderno? Concesso che quel che sia contemporaneo, rivoluzionario dunque (giacobino, volendo), ce lo dicono milioni e milioni di giornali online. Per me la modernità si esprime nella ricerca della spiritualità attraverso la Natura. È indubbio che San Francesco (e siamo giunti sino a un Papa) avesse una linea a riguardo. Io preferisco il mito scottiano di Robin Hood e dello scomunicato Riccardo Cuor di Leone, che morì da eretico. Non si può tuttavia sviluppare a lungo un confronto fra queste due linee, semplicemente perché tanto San Francesco quanto Papa Francesco, sono “eretici” se il Cristianesimo ha un senso. E Salvini lo sa. Bravo Matteo.

Questa è la mia risposta (democratica, con rispetto e amore) al libro di Bergoglio su Satana, il Populismo e la Democrazia.

Lorenzo Proia
Ricercatore, Giornalista e Storico

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