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Cronaca

Milano, politica e il rimpallo delle responsabilità

Oggi intervistimao l’ avvocato Stefano Ghilotti docente di Risk Management  alla School of management dell’Università LUM di Milano

Professore in questi giorni assistiamo alla solita polemica Italiana e al solito rimpallo di responsabilità sulla gestione dell’emergenza coronavirus. Ma alla fine secondo lei di chi è la colpa? Del Governo, delle Regioni, dei Comuni?
Direi che ancora una volta ci concentriamo sul problema non sulla soluzione. La vita è piena di imprevisti; e si può anche sbagliare. Ma quello che dobbiamo fare è imparare dai nostri errori e attivare procedure di allerta che non ci portino mai e poi mai a sottovalutare un problema.

A cosa si riferisce in particolare?
Siamo distratti e legati a logiche e schemi antichi. Da questa esperienza dobbiamo almeno comprendere che in tutte le strutture pubbliche ci dovrebbe essere un esperto in valutazione dei rischi.

Non le sembra esagerato?
Partiamo dalla Cina. A fine gennaio i morti accertati per il coronavirus erano 140. Con una popolazione di 1,4 miliardi di abitanti e un tasso di mortalità di 7,4 persone ogni mille, i morti ogni anno sono 10,4 milioni. Ciò significa 28.391 al giorno, un decesso ogni 3 secondi. Secondo uno schema mentale non predisposto alla valutazione del rischio è chiaro che l’epidemia è stata sottovaluta.

E in Italia?
Abbiamo fatto lo stesso errore.
E sono gli stessi numeri a dircelo.
Molti comuni – ieri anche l’istat – in questi giorni stanno paragonando i decessi di questi mesi con i paritetici mesi dello scorso anno. Lei riesce ad immaginare se questa operazione fosse stata fatta già da Gennaio e poi costantemente monitorata che benefici avrebbe fornito. Forse avremmo arrivato prima misure di contenimento con  tanti morti in meno.

Quindi colpa dei comuni?
Non la colpa è della carenza di formazione nella Pubblica Amministrazione e della mancata condivisione dei dati.
Oggi abbiamo a disposizione una serie infinita di dati. Ma non li sappiamo leggere non li sappiamo monitorare. Siamo costretti a compilare infiniti questionari ISTAT. Ma poi cosa ce ne facciamo se non sono prontamente necessari? Bisogna introdurre metodologie innovative che monitorino costantemente ogni aspetto del territorio. E più le metodologie saranno distaccate dalle valutazioni personali più avremo un sistema vincente.

E la politica cosa dovrebbe fare?
Studiare. E studiare i dati del territorio. Le faccio un piccolo esempio. Un comune di medie dimensioni come fa ad indirizzare i propri investimenti a favore del territorio se non conosce e capisce le realtà che amministra. Un sindaco, per esempio, dovrebbe poter sapere in tempo reale quante realtà produttive chiudono nel suo territorio, per quali motivi e ciò al fine di adottare subito soluzioni concrete affinché il suo comune non diventi unicamente un “dormitorio”

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