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Cronaca

Raffaello, La Scuola di Atene 500 anni dopo

Nessun pittore fu tanto importante nella storia come lo fu Raffaello Sanzio. Maestro tra i maestri.
Genio che influenzò per sempre l’arte e la cultura occidentale.

Nell’anno dell’anniversario della sua morte, lo si vuole ricordare con un’opera che è tanto lontana nel tempo quanto attuale nello spirito.

Morì a Roma il 6 aprile di 500 anni fa, alla sola età di 37 anni. Ma fu a Perugia che si formò. Precisamente nella bottega di Pietro di Cristoforo Vannucci, detto il Perugino. Già dai suoi primi lavori si manifestarono le caratteristiche pittoriche che lo portarono a essere considerato uno dei più grandi artisti della storia.
Se è vero che l’arte rispecchia l’anima, è vero che questo è valido per Raffaello Sanzio da Urbino.

Dalle sue opere traspare una grande naturalezza, una calma, un’armonia che lo contraddistinguono e lo distinguono dai suoi contemporanei. Non a caso Vasari descrisse l’artista come dotato dalla natura di modestia, bontà e di una graziata affabilità. Doti che si palesano agli occhi osservando le sue opere.

È in queste che risplendono “tutte le più rare virtù dell’animo, accompagnate da tanta grazia, studio, bellezza, modestia et ottimi costumi” (Vasari).

In questo periodo – nell’anno dell’anniversario della sua morte – cos’è più attuale di questo artista? Pittore la cui arte ha contribuito alla crescita della cultura e della pittura occidentale.
Nell’incertezza di oggi cos’è più rassicurante dell’eternità, della calma e della serenità delle sue opere? In queste settimane cos’è più lontano nel tempo, ma allo stesso tempo più vicino nello spirito, del più famoso affresco del Maestro?

La Scuola di Atene (1510, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Stanza della Segnatura) è l’opera più celebre e rappresentativa di Raffaello. Commissionatagli dall’allora Papa Giulio II per la Stanza della Segnatura, l’affresco raccoglie tutte le caratteristiche dell’arte di Raffaello.

C’è – nella raffigurazione dell’edificio incompiuto – il richiamo alle opere tardo-antiche. C’è la vivacità cromatica. Ma soprattutto ci sono la tranquillità, la serenità e l’armonia che lo contraddistinguono.
Cosa rende quest’opera, seppur dipinta 500 anni prima, così contemporanea? Qual è il filo conduttore tra il Raffaello della Scuola di Atene e l’anno in cui ci troviamo?
La Scuola, con il suo Tempio che accoglie filosofi e saggi dell’antichità, rappresenta il tentativo dell’uomo di comprendere la realtà delle cose.

Attraverso la figura di scienziati e filosofi, Raffaello rappresenta l’umanità che possiede la conoscenza.
In un momento storico inedito in cui l’essere umano è spinto a pensare e a ricercare la verità delle cose, cos’è più attuale di un affresco che celebra la potenza di questa ricerca del sapere e l’eternità di essa?
Un dominio dell’universo che si ottiene attraverso la somma del pensiero di scienziati, filosofi, pensatori. Il tutto in una Scuola-Tempio visibile, tangibile anche se irreale. È questo il concetto trapiantabile ai giorni nostri. Giorni in cui l’umanità ha bisogno di una conoscenza del reale per dominarlo. In cui si ha la sensazione che l’invincibilità umana sfugga dalle mani.

Oggi si può immaginare un filo rosso tra quest’epoca e quella vissuta da Raffaello. Oggi si è palesata la necessità di comprensione della verità attraverso il pensiero scientifico e filosofico. Un pensiero di esperti, di scienziati e di studenti che viene elaborato e messo a disposizione in una scuola virtuale.

Questo è quello che rende l’opera di Raffaello, a distanza di 500 anni, così contemporanea. La voglia di conoscenza e dominio del reale è la stessa.

La differenza è nel Tempio. Non più fisico ma virtuale. Una Scuola immateriale nella quale le menti distanti si possono riunire per il bene del sapere.

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