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CULTURA

Il Fondo Ambiente Italiano – FAI. 45 anni di storia

Il Fondo Ambiente Italiano nacque il 28 aprile 1975. La sua missione è “tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano”. Si occupa di tutelare beni ricevuti grazie a donazioni, in eredità o in concessione. Dal primo bene concesso nel 1977 è sempre presente per la valorizzazione di un patrimonio troppo spesso ignoto e inesplorato.

Spesso si ha la sensazione di conoscere quello che si ha attorno. Raramente questo è vero. Frequentemente si pensa di avere nozioni sul patrimonio che si trova accanto a noi. A volte quest’affermazione è veritiera. Molte altre non c’è altro di più lontano dalla realtà di questa consapevolezza.

Sono le scuole che si occupano di trasmettere la conoscenza dell’esistenza stessa del Fondo. Attraverso uscite didattiche e in aula. Troppe volte questo trasferimento di sapere viene tralasciato perché di minore importanza. Specialmente in una Nazione in cui lo studio delle arti, della letteratura e della storia è considerato come uno svantaggio per l’esistenza di una persona. In cui questi studi subiscono la reputazione di discipline minori. In cui sono soggetti a derisione e scherno.

Si ha la sensazione che un luogo storico-artistico sia meno importante di una formula matematica. Senza nulla togliere alle altre discipline, si rischia di polverizzare l’importanza del patrimonio. Di disperdere l’arte, la cultura, la storia a fondamento di una comunità.

Si conosce più il lontano del vicino. In un’epoca caratterizzata da un’esterofilia dilagante, quello che si ha a portata di mano sfugge. In un mondo sempre più globalizzato ci si dimentica di quello che si ha vicino. Sia nelle relazioni sia per quanto riguarda il patrimonio che ci circonda. Si è in presenza di una società che, giustamente, reputa necessaria la scoperta del nuovo e del diverso. Molto spesso però, ingiustamente, dimenticando quello che ha al proprio fianco. Una realtà vicina geograficamente ma che diventa sempre più distante.

Così com’è importante lo studio e la conoscenza della fisica, della chimica, della grandezza di un pianeta piuttosto che dell’anatomia di un elefante; lo è quello della storia della regione lombarda, dei suoi siti artistici e culturali. Così com’è importante lo studio del funzionamento di un motore, è importante la conoscenza e la valorizzazione delle Saline Conti Vecchi a Cagliari. Così com’è necessaria la trasmissione della cultura e della storia egizia, cinese o mbuti, lo è quella della cultura medievale lombarda o trentina. È così ugualmente necessario lo studio di una pratica Yanomami e lo studio della nascita e dell’utilizzo del Castello di Avio.

Il FAI si occupa di questo. Di preservare, valorizzare e trasmettere a questa generazione e a quelle future, il paesaggio, i monumenti, la cultura e l’arte che servono a studiare e capire il presente. Come possiamo pensare di capire l’odierno – in tutte le sue sfaccettature – se non studiamo il passato? A partire dal passato che ci circonda.

Il primo bene di cui si occupò il Fondo è Cala Junco (Isola di Panarea) – caletta donata da Pietro di Blasi nel 1977. Non tutti sanno però che tra le prime donazioni ci fu il Monastero di Torba – monastero di origini romane a Varese. Il sito vanta di essere il primo bene restaurato dal Fondo. Restauro che portò alla luce gli affreschi del periodo longobardo.

Proprio nella Provincia di Varese sono presenti diversi beni gestiti dal FAI. Casa Macchi a Morazzone, la Torre di Velate e soprattutto – la più famosa – la Villa e Collezione Panza. Donata al FAI nel 1996 da Giuseppe e Giovanna Panza, è una villa settecentesca. Vi è presente una collezione di arte contemporanea statunitense e ospita diverse mostre.

Perché, nonostante questo, è così poco conosciuta ai più nonostante la sua importanza? Perché è così poco studiata e visitata anche da studiosi e professionisti del settore artistico e culturale? A volte studiosi e insegnanti trascurano questi siti considerati minori a favore di altri più conosciuti, maggiormente degni di nota. Reputandolo di minore importanza si ha il rischio di non inserirlo nella lista dei beni degni di essere veicolati alla memoria dei posteri.

È grazie al Fondo Ambiente Italiano se questi beni, questi siti, vengono tutelati e valorizzati. È grazie ai suoi lavoratori e volontari se vengono preservati e la loro memoria viene divulgata. Se viene diffusa la storia, l’arte, il paesaggio di un territorio attaccato da spinte esterofile importanti e sempre più penetranti e invasive.

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