Categorie
Primo piano

Plasmaferesi, ci sfugge qualcosa?

 
Questa redazione, nella persona del suo editore Giuseppe Criseo, riceve alcune precisazioni su un articolo a firma della Redazione di Roma per la nostra testata, nella persona di uno dei nostri collaboratori esterni, in qualità de esperto di sicurezza e terrorimo internazionale, nonché studioso di politica e di tematiche giuslavoriastiche sindacali, che per noi cura in particolar modo la Rubrica Sicurezza Nazionale@. 
 
Pietrangeli :
 
Nella giornata di ieri (05 us), ho ricevuto una mail da un contatto personale nel mondo sanitario, con la quale veniva posta alla mia attenzione un testo di un connazionale, dimorante all’estero, in merito alla tecnica che, in alcuni ospedali italiani in primis tra cui come primi quelli di Mantova e Pavia, poi in ultimo quello ove si trova, si sta applicando nel trattamento del Coronavirus meglio conosciuto come Covid19, chiedendo se era possibile una pubblicazione sulla testata giornalistica del VaresePress@, quindi, non essendo un medico, ho ritenuto fondato il ragionamento tecnico del relatore della mail anzidetta, anch’egli non medico ma pare supportato da chi lo è, decido di procedere, visto il contatto che me lo aveva girato. 
 
Essendo tra i primi quotidiani a pubblicare la notizia del dr Mauro Rango, dottore in altra disciplina, immediatamente riceviamo una nota di rettifica a firma del dr Burioni, il quale con la solita tecnica comunicativa, asserendo che il dr Rango non era un medico, riteneva il concetto dallo stesso espresso privo di un analisi tecnica attenta e non completamente in linea scientifica, concludendo che ognuno dovrebbe fare il suo lavoro. 
 
Or bene, nella serata il dr Rango, scriveva alla redazione del VaresePress@, spiegando i motivi per cui aveva prodotto il suo ragionamento, sulla scorta di alcuni approfondimenti medici, purtroppo per interesse personale. 
 
In aggiunta, a titolo di premessa per ciò che seguirà, seppur anni fa in occasione di un evento che colpi’ la mia famiglia, donando il sangue mi fu chiesto se volessi donare per questa tecnica, spiegandomi l’importanza per loro sotto il profilo scientifico, ovviamente accettai; ieri però non ricordavo bene di cosa si trattasse pur donando abitualmente sangue, visto che non mi fu più chiesto. 
 
Allorché, ho cercato di capire meglio di cosa si trattava e qui una breve sintesi:
 
La plasmaferesi è una procedura di separazione del plasma sanguigno dagli elementi corpuscolati del sangue, ottenuta mediante centrifugazione o filtrazione.
 
Il metodo è utilizzato sia a scopi emotrasfusionali, sia a scopi terapeutici, quindi si possono distinguere tre tipi di plasmaferesi:
 
Autologa: a scopo terapeutico, rimuovendo il plasma sanguigno, trattandolo in qualche modo e restituendolo alla stessa persona.
 
Plasma exchange (PE, PLEX o PEX) o terapia di plasma exchange (PET): rimuovere il plasma sanguigno e scambiarlo con prodotti emoderivati. Il plasma rimosso viene eliminato e il paziente riceve plasma sostitutivo, albumina o una combinazione di albumina e soluzioni saline (di solito il 70% di albumina e il 30% di soluzione fisiologica).
 
Donazione: il sangue viene rimosso dal corpo, le cellule del sangue e il plasma vengono separati e le cellule del sangue vengono restituite, mentre il plasma viene raccolto. Può essere congelato per conservarlo per un eventuale utilizzo come plasma fresco congelato o come prodotto per la produzione di una vasta gamma di farmaci.
 
A ciò poi va aggiunto il “protocollo” di trattamento del dr Donno (Mantova) nel trattamento del COVID-19, protocollo sicuramente condiviso già da illustri scienziati del calibro del Prof. Tarro oppure del Prof. Montanari, i quali già hanno sollevato dubbi sui protocolli attuali ed in particolare sul vaccino dedicato e troppo sponsorizzato da esperti governativi. 
 
Or bene, poi stamane intorno alle 06.30 mentre ero in auto, ascoltando Radio Globo, gli speakers disquisivano di questo argomento, relativamente a Mantova e Pavia, nella discussione interveniva un medico, una donna di cui non ricordo il nome, la quale spiegava l’importanza di questa procedura abbinata ad infiammatori, con un esempio di un primo paziente trattato a Roma presso il Gemelli, ove:
 
“Paziente affetto da Covid19, oltretutto un sanitario se non ricordo male, con una prognosi di terapia intensiva ventilatoria per circa 15 giorni minimo, con questo approccio (Plasmoferesi) la prognosi è stata di 5 giorni senza assistenza ventilatoria, ma nonostante l’efficacia di tale approccio terapeutico già nelle piene conoscenze scientifiche del nostro sistema sanitario, non si vuole fare in modo che diventi PROTOCOLLO per il trattamento del COVID-19, semplicemente perché funziona ed è già disponibile, questo è contro ogni logica di trattamento medico in tutela della salute. “
 
Ora sulla scorta di quanto anzidetto, sulla scorta dei RISULTATI, innegabili, è giusto chiedersi, perché si stanno investendo risorse in strutture Covid19 Center oppure verso altre direzioni, come un vaccino, che oltre tutto secondo alcuni scienziati non al servizio del governo Conte, sarebbe assurdo pensare ad un vaccino contro i coronavirus, in particolare contro il COVID-19, quando con la plasmaferesi supportata da antinfiammatori e riequilibrio vitaminico, C e D, risulta efficace nel trattamento dell’infezione da Covid19. 
 

In conclusione, soprattutto in ambito medico non dovrebbero essere più importanti gli interessi di business e politici, della finalità professionale di un medico, ciò quella di curare gli esseri umani. 

 
A voi lettori ardua sentenza. 

 
Giuseppe CRISEO 
Redazione VaresePress@ 
Editore 
 
 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *