Categorie
In evidenza

Pio Albergo Trivulzio, Giuseppe Criseo intervista Fabio Scottà

 

Il Pio Albergo Trivulzio, una realtà importante nel milanese, ricordiamo che  nasce dalle disposizioni testamentarie del 26 agosto 1766 del principe Antonio Tolomeo Gallio Trivulzio (1692-1767), nobile milanese e filantropo, attraverso le quali ne ordina la fondazione all’interno del suo stesso palazzo di abitazione, a Milano, in Contrada della Signora.

Tristemente noto per i fatti di cronaca nel 1992 per essere legato alle prime indagini legate a Tangentopoli. Difatti, l’incipit delle inchieste giudiziarie di Mani pulite ebbe luogo il 17 febbraio 1992, quando Il pubblico ministero Antonio Di Pietro chiese e ottenne dal GIP Italo Ghitti un ordine di cattura per l’ingegner Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio.

Ne riparliamo in seguito alle decine di morti di questo periodo, martoriato dal coronavirus, con le sue conseguenze letali su ospiti che si attendevano cure amorevoli e invece non ne sono usciti se non in  una bara.

Ospiti coinvolti ma anche il personale interno ha avuto i suoi problemi: è stato ricoverato il medico che sollevò il caso del Pio Albergo Trivulzio che è stato sospeso per la richiesta di mascherine a tutti ed infine reintegrato.

E’ stato sottovalutata anche in quella sede come a livello nazionale, la pericolosità del virus pandemico Covid-19? Lo stabiliranno i magistrati.

Nel frattempo registriamo e vi facciamo sentire la testimonianza di chi ha vissuto sulla sua pelle, la tragicità di quei momenti, Fabio Scottà del “Comitato  giustizia e verità per le vittime del trivulzio” che si propone su Facebook in questi termini:

Buongiorno, siamo un gruppo di parenti degli ospiti del Pio Albergo Trivulzio di Milano.
Ci siamo ritrovati in queste ore di angoscia per cercare di tutelare la salute e i diritti degli ospiti del PAT attualmente ricoverati. Nonché tutelare i diritti, la dignità e la memoria dei parenti che purtroppo hanno perso un loro caro all’interno del PAT durante il contagio di COVID-19.

Chiediamo:
– trasparenza rispetto a ciò che è accaduto e sta succedendo all’interno della struttura ora.
– che vengano immediatamente effettuati i tamponi e venga accertata l’eventuale positività al virus degli ospiti e del personale medico e infermieristico
– che vengano somministrate tutte le cure necessarie al loro benessere a seconda dei diversi livelli di gravità
– che i locali del PAT vengano sanificati e resi idonei alla permanenza di ospiti e operatori.
– che siano garantiti tutti i servizi essenziali(assistenziali, psicologici, medici etc) di cui gli ospiti che vivono una fragilità hanno assoluto bisogno
– la tutela dei parenti dei defunti, garantirne dignità e verità
– la tutela dei lavoratori e lavoratrici del PAT e della loro salute
– che vengano accertate tutte le responsabilità di chi ha e ha avuto il compito di gestire la salute degli ospiti e dei lavoratori del PAT durante l’epidemia

Fabio Scottà attende giustizia ed espone i suoi dubbi sulla gestione del periodo, ricordiamo che  al Trivulzio 300 morti in quattro mesi: “la media degli altri anni era 186 decessi”
dice il virologo dell’università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco“,

Ci sarà e vorrà tempo per gli approfondimenti in sede giudiziaria, non semplici ma opportuni per fare luce su eventuali inefficienze e carenze che saranno stabilite nelle sedi opportune.

Una tragedia immane per tutti e che non ha eguali in Italia.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *