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LOMBARDIA

In Lombardia i tamponi sono (ancora) insufficienti  

 
Il tampone è, e rimane, l’unico strumento diagnostico efficace e, in questa fase delicata, se vengono attuate politiche errate è facile che si torni alla Fase Uno, che corrisponde al lockdown.
Come ho sottolineato più volte, è necessario che Regione Lombardia avochi a sé tutta la capacità produttiva regionale, in modo da mettere in campo tutte le proprie forze per contenere l’epidemia.
I dati ci dicono che le cose stanno andando meglio ma, come sottolineato nell’ultimo studio pubblicato dalla Fondazione GIMBE, “il numero dei nuovi casi è influenzato dal numero dei tamponi eseguiti dalle Regioni e pertanto soggetto a possibili distorsioni”.
L’analisi conferma la resistenza di alcune Regioni ad estendere massivamente il numero di tamponi, in contrasto con raccomandazioni internazionali, evidenze scientifiche e disponibilità di reagenti.
Nello specifico, tra le Regioni più colpite, la Lombardia ha la media tamponi/giorno per 100.000 abitanti più bassa: 99. In Veneto sono 166!
Andando avanti, notiamo come in Lombardia solo un tampone su due è “diagnostico”, ossia effettuato su una persona sintomatica per sancirne la positivià. L’altro, di contro, viene effettuato su persone già precedentemente “tamponate”. Anche questo dato ci dimostra come Regione Lombardia sia ancora lontana dalla sufficienza.
Fondazione GIMBE, con la sua analisi, dimostra ciò che noi diciamo da tempo: il numero di tamponi effettuati da Regione Lombardia è troppo basso!
Concludendo, la Fase Due non può prescindere dall’attuazione di una politica dei tamponi realmente efficace perché solo così si debella anzitutto il virus, che può essere individuato in fretta e contenuto nei territori, e il rischio di tornare alla fase di lockdown.

Samuele Astuti

 

 

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