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Busto Arsizio: assolto l’uomo accusato di maltrattamenti in famiglia

L’uomo, trentasettenne, era stato arrestato con l’accusa di maltrattamenti in famiglia perché avrebbe imposto alla compagna e alla sua bambina di otto anni condizioni di vita a dir poco penose, ma Il Tribunale ha chiarito che l’imputazione principale non poteva reggere per via «dell’assenza di una stabile convivenza».
La difesa dell’imputato rappresentata dall’avvocato Davide Toscani ha scelto la strada processuale giusta e il collegio giudicante presieduto dal giudice Rossella Ferrazzi con a latere Daniela Frattini e Marco Montanari lo ha assolto dalle violenze domestiche e condannato solamente a un anno e sei mesi per resistenza a pubblico ufficiale a causa della sua reazione aggressiva il giorno in cui i carabinieri lo portarono in carcere.
La sentenza ha chiarito dubbi e perplessità sull’imputazione di maltrattamento che non poteva reggere per «l’assenza di una stabile convivenza». I due, infatti, si frequentavano dal maggio precedente, ma, secondo le dichiarazioni dell’imputato «la nostra era una relazione di natura prevalentemente sessuale» e, secondo la corte, caratterizzata da discontinuità e incomprensioni.
Il pubblico ministero Ciro Caramore aceca chiesto una pena di sei anni e otto mesi di reclusione, mentre l’avvocato Toscani ha sostenuto “l’insussistenza del reato perché i due non hanno mai costituito una famiglia né tanto meno una convivenza di fatto assimilabile» e ha evidenziato la non credibilità della donna «perché nelle occasioni in cui i carabinieri erano intervenuti in precedenza, non erano mai emersi i maltrattamenti. È stata anzi trovata in più occasioni ubriaca e confusa, con anche necessità di un ricovero».
I giudici hanno anche ritenuto l’insussistenza di un danno patrimoniale che potesse giustificare un eventuale risarcimento, mentre per il danno derivante dall’episodio di lesioni e minaccia, sono stati liquidati 1000 euro in via equitativa.

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