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Turismo, Il crollo del settore extra-ricettivo a Milano

Turismo, Il crollo del settore extra-ricettivo a Milano: in fumo 60 milioni di euro

La storia di Halldis: “Un grattacielo aperto a febbraio, poi è arrivato il lockdown. Il Governo non sa quello che fa, ha abbandonato oltre la metà degli operatori turistici milanesi”. 

 

Milano, 27 maggio 2020 – Quasi 170 imprese, 4.500 appartamenti per un totale di circa 20 mila posti letto e un giro d’affari che sfiora i 100 milioni di euro l’anno: sono i numeri dell’ospitalità gestista da property managers a Milano, dove si concentrano i due terzi dei turisti di tutta la Lombardia, polverizzati dall’epidemia di Covid – 19 e dall’inerzia del Governo. A tracciare il quadro è Vincenzo Cella, amministratore delegato di Halldis spa, parte del gruppo Windows of Europe e affiliata all’associazione di categoria Property Managers: con un portafoglio di 1.800 immobili e un giro d’affari che nel 2019 è arrivato a 26,5 milioni di euro, occupa 120 persone e attiva un indotto di altre 100. 

 

“Halldis è l’azienda con la maggiore anzianità operativa d’Italia, nata nel 2003 – dice Cella – e ha basato la propria strategia su un mix di offerte short e mid term rivolgendosi anche alla clientela business oltre che ai turisti. Per questo abbiamo acquisito anche interi immobili e nel corso del 2019 abbiamo attivato quattro grossi investimenti”. L’ultimo in ordine di tempo è quello su Torre Galfa, grattacielo milanese progettato alla fine degli anni Cinquanta dall’architetto Melchiorre Bega: di proprietà di Unipol era in disuso da anni, occupato dai centri sociali e grazie anche all’intervento di Halldis che ha preso in gestione 13 dei 30 piani è stato trasformato nel primo palazzo multifunzionale in Italia, con hotel a quattro stelle, ristorante stellato sul tetto, palestra. “Siamo partiti a febbraio – racconta Cella – Poi è arrivato il Covid e si è bloccato tutto. Il nostro settore aveva vissuto anni di crescita fortissima, iniziata con l’Expo: in quattro anni a Milano è triplicata l’offerta di appartamenti e questo ha portato ad allungare moltissimo la stagione turistica. La situazione pre Covid vedeva da un lato la crescita di clientela business alla ricerca di sistemazioni per periodi lunghi, di tre o quattro mesi, e dall’altro la presenza di turisti anche in stagioni che per Milano erano tradizionalmente morte, come luglio e agosto. In piena estate avevamo un tasso di occupazione del 70%, una cosa mai vista per il capoluogo lombardo che generalmente in quel periodo era vuoto. Il boom di Milano che lo scorso anno ha segnato un più 9% arrivando a 11 milioni di turisti ha trainato tutta la Lombardia, dove nel 2019 il turismo  è cresciuto del 3,5%”. 

 

Eppure, prosegue Vincenzo Cella, il Governo “continua a ignorarci, non ha previsto niente, nemmeno le regole, per un comparto che rappresenta oggi il 55% dell’ospitalità nel capoluogo lombardo.  Le nostre strutture sono in grado di offrire ciò che i clienti chiedono in questo momento, ovvero maggiori spazi, privacy, la possibilità di non dover andare per forza a mangiare al ristorante, un appartamento esclusivo che dà più conforto anche dal punto di vista della sicurezza sanitaria. Potremmo essere un volano per la ripartenza, ma siamo esclusi dal credito di imposta, dal bonus vacanze, per noi non è previsto nessun rinvio delle imposte come Imu, Tasi e Tari. Ma c’è di più: non è scritto da nessuna parte che le procedure di sanificazione previste per gli hotel valgono anche per gli appartamenti. Non solo non c’è nessun aiuto, ma ci hanno ignorati anche nella scrittura delle regole per la riapertura. Noi ci siamo già portati avanti grazie ad un nostro protocollo sanitario che ha previsto modifiche alle procedure per poter garantire la sicurezza dei clienti in ogni passaggio, dal check-in alle pulizie alla gestione della biancheria. Ma questa è la prova che chi ci governa non ha idea della ricchezza e dei posti di lavoro che generiamo nel Paese: semplicemente, a Roma non sanno quanto questo settore potrebbe valere”.

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