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Gallarate

Croce Rossa del Comitato di Gallarate: progetto “Sperare”

“Sperare” è un progetto che prevede azioni di prossimità nei confronti di adulti in situazione di importante disagio socio sanitario.

Da più di venti anni è realizzato nell’ambito dei progetti di Inclusione Sociale con la collaborazione attiva di Volontari di Croce Rossa del Comitato di Gallarate, formati per affrontare al meglio questo delicato servizio.

croce rossa volontario
Uno degli ambiti di azione del progetto è l’Unità di Strada dove con cadenza regolare si offre spazio di ascolto, distribuzione di generi di conforto e materiale sanitario atto a ridurre il rischio di contrarre infezioni.
Negli anni si sono realizzate varie collaborazioni con servizi sociali e sanitari del territorio gallaratese inserendosi in una rete di progetti che si occupano di comprendere e cercare soluzioni per capire le necessità di persone in situazioni di fragilità e collaborando in attività con Bandi regionali come i due recenti POR FSE “Prossimità Urbane”
In questi giorni è in scadenza il nuovo bando regionale per progetti di prossimità urbana e come Comitato C.R.I. di Gallarate siamo intenzionati ad aderire come soggetto di rete territoriale per portare avanti un servizio di riduzione del danno importante per i destinatari e per tutta la comunità sociale.

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Ipotesi di complotto su AIFA: niente idrossiclorochina ai SOLI ammalati di Coronavirus.

Il video proposto tratta della scandalosa sospensione da parte di AIFA (che segue le direttive dell’OMS) di erogazione di idrossiclorochina ai SOLI ammalati di Coronavirus. Mentre per qualsiasi altra patologia ammessa (dal Lupus all’Artrite Reumatoide fino alla Malaria) la vendita è consentita. Con l’aiuto di tutti riusciremo (e io credo in poco tempo) a far ritirare la direttiva all’OMS perché dimostreremo che si regge su presupposti scientificamente inaccettabili. Mauro Rango La vicenda dell’idrossiclorochina è grottesca: L’AIFA aveva emesso un comunicato : “l’idrossiclorochina, pur in assenza di indicazione terapeutica specifica per il COVID-19, è stata resa disponibile a carico del SSN tenendo conto di evidenze scientifiche preliminari su pazienti COVID e a fronte di un profilo di tossicità che appariva consolidato sulla base degli usi clinici autorizzati per il trattamento cronico delle malattie reumatiche. La posizione dell’Agenzia è stata pertanto quella di prevederne l’utilizzo, ai dosaggi e per i tempi indicati nelle schede, nel contesto di una accurata valutazione del rapporto rischio/beneficio nei singoli casi, considerando attentamente le patologie concomitanti (sindrome del QT lungo, aritmie maggiori, insufficienza epatica o renale, disturbi elettrolitici), le associazioni farmacologiche (in particolare per i farmaci che aumentano il QT) e l’anamnesi di favismo (deficit di G6PD). Al momento attuale tuttavia, nuove evidenze cliniche relative all’utilizzo di idrossiclorochina nei soggetti con infezione da SARS-CoV-2 (seppur derivanti da studi osservazionali o da trial clinici di qualità metodologica non elevata) indicano un aumento di rischio per reazioni avverse a fronte di benefici scarsi o assenti. Per tale ragione, in attesa di ottenere prove più solide dagli studi clinici in corso in Italia e in altri paesi (con particolare riferimento a quelli randomizzati), l’AIFA sospende l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento dell’infezione da SARS-CoV-2, al di fuori degli studi clinici, sia in ambito ospedaliero che in ambito domiciliare. Tale utilizzo viene conseguentemente escluso dalla rimborsabilità. Si ribadisce altresì che l’Agenzia non ha mai autorizzato l’utilizzo di idrossiclorochina a scopo preventivo. L’eventuale prosecuzione di trattamenti già avviati è affidata alla valutazione del medico curante.” Peccato che le idee non siano chiarissime neppure tra i luminari e Trump è matto a dichiarare di usarla? Aifa prosegue: ” non sussistono elementi concreti che possano modificare la valutazione del rapporto rischio/beneficio per le indicazioni già autorizzate (artrite reumatoide in fase attiva e cronica e lupus eritematoso discoide e disseminato). I pazienti con patologie reumatiche in trattamento con idrossiclorochina possono pertanto proseguire la terapia secondo le indicazioni del medico curante.” Secondo Aifa l’idrossiclorochina è tossica per il covid e invece va bene per altre patologie? Noi non siamo medici, ma osservando con attenzione quanto scritto sulle avvertenze previste dai farmaci si capisce che ogni volta che prendiamo un farmaco rischiamo infarti, tumori, ecc. Perchè far correre rischi ai pazienti? Lo decide la scienza e/ o le case farmaceutiche ? I dubbi sono sempre tanti, ma diamo le informazioni che ci arrivano. Un fatto è innegabile, L’OMS ha una sede dove è cominiciato la pandemia in Cina e quindi possiamo ancora fidarci, ha ragione Trump?

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Corte dei Conti: erogare rapidamente agli aventi diritto i fondi stanziati

La Corte dei Conti avverte: “Come già osservato in occasione del decreto dello scorso marzo, determinante sarà erogare rapidamente agli aventi diritto i fondi stanziati, riducendo al minimo quei passaggi amministrativi non indispensabili che possono determinare un rallentamento e, quindi, una riduzione nell’efficacia delle misure assunte.

Non è una riflessione di qualche partito d’opposizione, ma un inciso di natura tecnica, chiaro e obiettivo, basta giocare sulla pelle degli italiani, afferma Giuseppe Criseo di CASADEGLITALIANI.

Ci sono persone che non vedono una “lira” da febbraio e non vorremmo assistere a suicidi, chiusure e violenza anche in famiglia, a causa dello stress conseguente alla cattiva gestione della crisi.

Non è solo e soltanto colpa di questo Governo, che prima se ne va e meglio è per essere chiari; da decenni il Paese è imbrigliato in norme che si intrecciano, si contraddicono e rendono ingovernabile e incomprensibile l’attività economica dell’Italia alla mercè di ragazzini di bella presenza, che non hanno mai lavorato e ora si trovano alla dirigenza di ministeri e altissimi incarichi.

Senza competenza e libertà di movimento al di fuori della “casta” si andrò alla rovina, lo certificano anche enti di stato, come la Corte dei Conti.

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Varese

Varese/Lega: fuori gioco Andrea Gambini, Quattro costole rotte, un polmone forato

Varese, il Commissario cittadino della Lega Andrea Gambini, vittima di un brutto incidente domestico, rassegna le dimissioni

 

Varese, 31 maggio – Un brutto incidente domestico costringe il commissario cittadino della Lega di Varese Andrea Gambini a rassegnare le dimissioni.

Quattro costole rotte, un polmone forato, il ricovero d’urgenza in ospedale in terapia intensiva al Niguarda e almeno due mesi di prognosi. Queste le pesanti conseguenza dell’accidentale caduta dalla scale che di fatto ha messo politicamente fuori gioco Andrea Gambini.

Del resto per Varese si apre un periodo intenso e importante: ci si sta preparando per le prossime elezioni comunali. Ed per via della lunga degenza che Andrea Gambini, dopo essersi confrontato con i vertici della Lega, ha comunicato di rassegnare le dimissioni e di consegnare il mandato da commissario nelle mani del segretario provinciale del Carroccio Matteo Bianchi.

Le dimissioni sono la scelta più giusta per la Lega. Questo incidente mi terrà lontano dalla politica attiva per almeno un paio di mesi. E il partito in questo momento ha bisogno di una guida e di persone operative al 100 per 100. Sono davvero rammaricato perché da commissario ho avviato un’esperienza arricchente sotto il profilo umano e politico. Ho avuto modo di condividere con i militanti della sezione di Varese momenti di confronto importanti e costruttivi. Ringrazio tutta la sezione per la disponibilità e la fiducia che mi hanno concesso in questi mesi. E ringrazio Matteo Bianchi per avermi scelto come commissario. Sono convinto che ora saprà individuare la persona giusta è capace di proseguire il lavoro avviato alla guida della sezione della Lega di Varese”.

“Da parte della Lega gli auguri di pronta guarigione ad Andrea Gambini – dichiara il Segretario provinciale Matteo Bianchi – lo ringraziamo per tutto quello che ha fatto e lo aspettiamo per le prossime battaglie”.

 
 

 

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Cronaca

Busto, ombre sulla gestione del bar dell’ospedale di Busto

“Nell’accordarsi, nel corso di una cena tenutasi in Gallarate, Caianiello, Passeretta, Damanti, e Filoni, in ordine al fatto che, a prescindere dal formale ed apparente espletamento della gara, l’aggiudicazione della gara sarebbe avvenuta in favore di Effecinque Società Cooperativa”.questo è quanto afferma il PM dell’indagine della famosa Mensa dei Poveri.

Ma c’è dell’altro citato da Malpensa24:

“Tramite collusioni ed altri mezzi fraudolenti finalizzati a predeterminare l’esito della gara per l’affidamento in concessione del servizio bar presso il presidio ospedaliero di Busto Arsizio in favore della Effecinque Società Cooperativa, di cui Filoni è legale rappresentate, turbavano la relativa gara, consentendo l’effettiva aggiudicazione a quest’ ultima società mediante la costituzione di una commissione valutatrice presieduta dal da Damanti, in assenza di una valutazione di effettiva idoneità ed al fine di raggiungere un esito predeterminato ex ante.”

Una serie di personaggi che si muovono ” bene ” nell’ambito della sanità-politica del territorio, con accuse e non condanne è bene e giusto precisarlo..

Fatti da dimostrare e solo dopo si potrà arrivare a conclusioni, però quando si fanno le nomine in certi enti regionali una maggiore attenzione ai curricula e a precedenti “problemi” magari sarebbe più che opportuno, visto che si tratta di soldi pubblici.

Inutile poi parlare di attacchi politici  e cercare di rivoltare la frittata, il nostro interesse è uguale a quello dei cittadini che invocano trasparenza, onesta e competenza non altro. Chi vuol capire capisca, chi non vuole è perchè ha interessi, noi no.

 

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I giovani avvocati ritornano a far sentire a loro voce

Alla luce dei ritardi nell’emettere i decreti interministeriali, nonché della situazione dell’avvocatura, in specie quella più giovane, un gruppo di giovani avvocati ha proposto una lettera aperta per fugare ogni futuro ed eventuale dubbio, nonché per far valere i propri diritti: Cinque proposte per il Reddito di ultima istanza

Dopo tre mesi di emergenza sanitaria, il mondo del lavoro si avvia a tornare ad una graduale “normalità”, ad eccezione di uno dei settori più rilevanti per la vita democratica ed economica del Paese: la Giustizia.

Nunzia Catalfo datisenato 2018
Tale situazione di “blocco” coinvolge tutti gli operatori del diritto ed in particolare gli avvocati, i quali vivono una condizione di quasi totale sospensione della propria attività lavorativa: tra il rinvio d’ufficio a data successiva al 31 luglio 2020 della maggior parte delle udienze (rinviate in alcuni casi anche al 2023/24) e l’ormai prossima sospensione dei termini processuali nel periodo feriale, il rientro all’ordinaria attività giudiziaria avverrà di fatto non prima del mese di settembre con effetti disastrosi sulla certezza del diritto, quindi sulla vita dei cittadini, e di riflesso sulla condizione economica di migliaia di professionisti che già si trovano e si troveranno ancora nei prossimi mesi privi delle proprie fonti di reddito.
Questa condizione, al di là della riapertura solo sulla carta degli studi professionali dallo scorso 14 aprile, determinerà la complessiva cancellazione di sei mesi lavorativi e, proprio in ragione delle enormi difficoltà dettate dall’emergenza, è stata fondamentale l’istituzione del Fondo per il Reddito di ultima istanza ex art. 44 Decreto “Cura Italia” con l’erogazione a sostegno dei professionisti di un’indennità di € 600,00 per il mese di marzo, liquidata, però, con un’anticipazione degli Enti previdenziali solo tra fine aprile e metà maggio, vanificando l’effetto assistenziale consistente nella ratio della misura. L’art. 78 del Decreto “Rilancio” ha riconosciuto un’indennità anche per i mesi di aprile e maggio ma, alle soglie di giugno, il mondo delle Professioni attende ancora l’emanazione di un Decreto Interministeriale che fissi importi e requisiti cui seguiranno ulteriori tempi tecnici per la presentazione delle domande ed infine la liquidazione da parte delle Casse di previdenza private.     
In questa vicenda, merita particolare attenzione la situazione in cui versano i giovani avvocati iscritti agli Ordini territoriali ed a Cassa Forense nel biennio 2019-20, migliaia di esordienti nella professione, senza una clientela consolidata, né risorse utili per sostenere le difficoltà del prolungato lockdown della Giustizia, che inizialmente hanno persino rischiato di essere esclusi dal bonus marzo a causa di un’infelice formulazione dell’art. 1, co. 2 Decreto Interministeriale 28.3.2020, risolta dal Ministero del lavoro con un chiarimento ufficiale solo dopo una lunga mobilitazione il 21 aprile. Alla luce di questo recente precedente e viste le anticipazioni fornite dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri in sede di audizione innanzi alle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, riteniamo opportuno sollevare alcune criticità e formulare delle proposte. Dette dichiarazioni chiariscono che i bonus per i mesi di aprile e maggio saranno erogati anche a quanti sono stati ingiustamente esclusi dall’abrogato art. 34 Decreto “Liquidità” ed ammonteranno per tutti i professionisti ad € 600,00 per aprile ed € 1000,00 per maggio. Orbene, dal momento che quest’ultima indennità potrebbe essere sottoposta ad una condizionalità, così come previsto per lavoratori autonomi e Co.Co.Co. iscritti alla Gestione Separata INPS ex art. 84 Dl n. 34/20, al fine di non reiterare l’incertezza patita dagli iscritti 2019-20, assicurando loro la garanzia di accesso al Reddito di ultima istanza, e per porre rimedio a svariate ingiustizie che hanno colpito migliaia di professionisti, ci rivolgiamo al già citato Ministro Gualtieri ed alla Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo affinché:

• il prossimo Decreto Interministeriale contenga una norma che non metta nuovamente in dubbio il diritto dei professionisti iscritti nel 2019-20 agli Enti di diritto privato di previdenza obbligatoria all’ottenimento dei bonus aprile e maggio; quest’ultimo senza alcuna possibile condizionalità in ragione della storia lavorativa e fiscale priva di parametri su cui basare il raffronto dell’eventuale calo di fatturato/reddito (così come avvenuto per il bonus marzo in assenza di percezione di un reddito derivante dall’esercizio della professione ovvero un reddito complessivo per l’anno di imposta 2018);       
• la condizionalità, ove prevista, sia limitata – come già previsto dall’art. 1, co. 2 lett. b) del Decreto Interministeriale 28 marzo – ai professionisti che abbiano redditi più elevati e quindi siano stati proporzionalmente meno colpiti dalla paralisi dei Tribunali;           
• venga ordinata alle Casse di previdenza private la revisione delle domande per il bonus marzo ingiustamente respinte a causa dall’abrogato art. 34 Decreto “Liquidità” che, lungi dall’esser stata “norma interpretativa”, ha introdotto ex post l’ulteriore requisito dell’iscrizione in via esclusiva agli Enti previdenziali privati, vieppiù riconoscendo efficacia retroattiva alla predetta norma e nonostante l’art. 78 Decreto “Rilancio” chiarisca che “ai fini del riconoscimento anche per i mesi di aprile e maggio 2020 dell’indennità”, laddove quell’ “anche” è stato all’uopo inserito per attribuire altresì efficacia retroattiva alla disposizione de qua, in una evidente logica di armonizzazione normativa;  
• venga prevista una revisione delle domande per il bonus marzo respinte in ragione dell’iscrizione agli ordini professionali successivi al 31.3.2020, data arbitrariamente individuata da alcuni Enti quale termine per il conseguimento di un illegittimo requisito soggettivo (iscrizione ordine);         
• i bonus aprile e maggio siano erogati anche ai professionisti percettori di una trattamenti di invalidità erogata dagli Enti previdenziali privati.

Gli Avvocati iscritti nel 2019-2020, di cui si fanno portavoci l’Avv. Stefania Giannico del Foro di Taranto, l’Avv. Alessandra Zorzi del Foro di padova e l’Avv. Federica 

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Curiosità

Distanziamento sociale? Neanche per sogno!

Firenze, 31 maggio 2020.
Io vorrei tanto vedere non dico in faccia, ma almeno in mascherina, chi, dotato di sopraffina competenza linguistica e inusitata sensibilità umana, ha coniato il termine “distanziamento sociale” per definire la distanza che si deve tenere tra i corpi delle persone, per precauzione in questo tempo di Covid19, insieme ad altre misure tipo la clausura generale di due mesi, l’uso della mascherina e dei guanti, la disinfezione delle mani e delle superfici, ecc.

Può darsi che la persona in questione sia soltanto una grande ignorante del significato delle parole italiane, ma io ho l’impressione che, comunque, questa impropria e pesante definizione rappresenti una sorta di lapsus, come Freud chiamava quegli “errori spesso dovuti a motivi inconsci che rivelano un impulso in contrasto con ciò che si sarebbe voluto dire o scrivere” (voce “lapsus” della Treccani online), quindi un velato desiderio di confermare, anzi, di esacerbare quelle pericolose distanze sociali che già esistono purtroppo tra le persone, aumentando così la diffidenza, l’insofferenza per questa o quella categoria, sino ad arrivare a giustificare su larga scala il razzismo, il sessismo, l’omofobia e via dicendo. E mi preoccupa molto che le istituzioni abbiano fatto propria l’espressione, a quanto pare senza un minimo di riflessione e di critica.

Infatti, è chiaro che il distanziamento  indispensabile, che deve essere imposto, è quello fisico. E cioè tenerci a una certa distanza dagli altri affinché i nostri fiati o la nostra pelle non riescano  a veicolare il virus, di cui possiamo essere eventualmente portatori asintomatici. Ma, insieme a questa distanza fisica, per uscire da questo cataclisma sana di corpo, di mente e di animo, alla nostra società  occorre proprio la vicinanza, la solidarietà sociale, il fare gruppo compatto con tutti, il sentirci e stare più vicini e uniti in modo fattivo, anche se non fisico, con tutte le altre persone, con un occhio particolare verso le più fragili, come possono essere, ad esempio, i senza fissa dimora, i poveri di ieri e i nuovi poveri di oggi, e coloro che si sentono smarriti di fronte a ciò che ci sta accadendo.

Di fronte al messaggio fuorviante, che sta veicolando da almeno tre mesi la definizione “distanziamento sociale”, pochi, mi pare, purtroppo, sono stati coloro che si sono opposti a questo insulto al semplice buon senso, pubblicamente e con argomentazioni nette e severe.
Un contributo molto apprezzabile in questo senso è uscito il 30 aprile scorso su “Avvenire”, (1) a firma di Dario Fortin docente e ricercatore in educazione professionale socio-sanitaria, all’Università di Trento. Ribellandosi a questa volgare distorsione della nostra lingua e anche della realtà del nostro Paese, che si basa sul “sociale”, l’articolo inizia con una osservazione che fa notare l’assurdità, la grossolanità, di quella espressione proprio a partire dall’importanza fondamentale che ha, appunto, il “sociale” in Italia:
“Le istituzioni hanno subito proclamato il ‘distanziamento sociale’ senza accorgersi di svuotare il significato della parola ‘sociale’ che oggi si riferisce a un mondo concreto fatto di 5 milioni di volontari e di decine di migliaia di giovani in Servizio civile e di professionisti dedicati a prendersi cura delle persone. Nei nostri territori sono presenti varie realtà impegnate nel privato-sociale – all’interno del Terzo settore – come le associazioni di promozione sociale, le cooperative sociali e le fondazioni, che fanno da collante umano ed economico tra lo Stato e il mercato. Inoltre sappiamo che in questi giorni i ‘social media’ stanno facendo tanto per stare più vicini e abbattere le distanze”.
Per proseguire subito dopo con una osservazione pertinente e tranciante, che mi permetto di evidenziare:
“A partire dalla cosiddetta Fase 2, sarà il momento di superare questo ritardo semantico e scientifico, datato almeno un trentennio, che mostra poca avvedutezza delle istituzioni nella narrazione degli eventi che stanno cambiando la quotidianità della nostra vita. Mi sembrerebbe opportuno parlare dunque di ‘distanziamento fisico’ anche per favorire contemporaneamente forme di inclusione sociale per chi già è più vulnerabile”.
Riferendosi poi alle situazioni che rendono più facile alle malattie di sferrare i loro attacchi, elenca gli estesi tagli ai settori sanitario, sociale, scolastico e culturale,  le numerose forme di ingiustizia e disuguaglianza economica, e infine le troppe guerre che ancora oggi insanguinano il mondo. E ricorda la Carta di Ottawa, stilata dalla OMS nel 1986, in cui, dando ai governi le linee guida per migliorare i livelli di salute delle popolazioni, si erano elencati i seguenti prerequisiti: la pace, l’abitazione, l’istruzione, il cibo, un reddito, un ecosistema stabile, le risorse sostenibili, la giustizia sociale e l’equità.
Osservando come il virus attacchi tutti allo stesso modo, ma le conseguenze peggiori ricadano sulle persone più vulnerabili e su chi è culturalmente ed economicamente più povero, mentre aumenta la forbice tra i ricchi e i poveri, Fortin chiede apertamente una coraggiosa inversione di rotta nelle scelte politiche, suggerendo di prendere in considerazione il disarmo per “riposizionare” queste forti spese in settori considerati “improduttivi” da chi domina attualmente l’economia, ma che sono invece la diga più sicura a salvaguardia della salute della pace e del benessere, e cioè la sanità il sociale, la ricerca, l’istruzione, la cultura e l’ambiente. Solo così, questa la convinzione di Fortin, i nostri figli e nipoti potranno vivere meglio in una società dove sia ridotto il distanziamento sociale, spirituale ed economico di oggi, ricordando ancora una volta che “il ‘sociale’ è patrimonio della nostra vita e della nostra salute.
 
Nella stessa direzione dell’articolo su “Avvenire”, di cui raccomando la lettura integrale, va anche la riflessione di Nino Sergi del 18 maggio dal titolo
“E ora aboliamo l’espressione ‘distanziamento sociale'”, (2) in cui, fra l’altro, si può leggere: “Parlare di distanziamento sociale invece che di distanziamento fisico è falsare la realtà. È un po’ anche usare le parole a vanvera. E mi domando perché, dato che raramente mi è capitato di vivere e di vedere un avvicinamento sociale così forte come in questi 75 giorni”. E si enumerano le iniziative di socializzazione da balcone a balcone, l’unanimità del coro di ringraziamenti per il personale sanitario, i numerosissimi incontri sui social, su skype, meet o zoom, per terminare con una osservazione secondo me molto pertinente, vale a dire la bestemmia  insita nel “distanziamento sociale” applicato alla ripresa della celebrazione eucaristica pubblica – e io aggiungo alla ripresa di ogni culto religioso.

Come conclusione mi piace citare quanto è scritto su una colonnina di appoggio per i guanti e il disinfettante per le mani, che ho visto in un negozio del commercio equo e solidale: “DISTANZIAMENTO FISICO + SOLIDARIETA’ SOCIALE”. (3)
Una luce che mi ha rincuorato – un augurio per tutti quanti.

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Gallarate

Gallarate, donna cade da 7 metri di altezza

Alle 0re 08:48 a  Gallarate in  via Novara S. MP. donna di 62 anni è caduta da circa 7 metri.
Ha avuto un arresto cardio-circolatorio e sono state fatte, dagli operatori sanitari, manovre di rianimazione avanzata.
E’ stata portata in codice rosso all’ospedale di Varese. Su posto sono intervenuti pure i Carabinieri per i rilievi del caso.
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Induno Olona

Centro-destra per Induno: solidarietà a Pro Loco e Comune

Induno Olona, 30 maggio 2020

Dopo aver appreso dalla stampa locale quanto accaduto al centro Rebelot vorrei pubblicamente esprimere la mia solidarietà nonché quella di tutto il Centro Destra per Induno alla Pro Loco e al Comune di Induno Olona per quanto compiuto ai danni di un bene di tutta la collettività.

Simili gesti, se dovesse essere confermata la loro natura dolosa, non possono trovare alcun tipo di giustificazione, vanno invero definiti senza alcun indugio come azioni criminali e come tali vanno trattati i loro autori. Auspico pertanto che le Forze dell’Ordine riescano al più presto ad individuare il responsabile e consegnarlo alla Giustizia. Informo, infine, di aver già chiesto la convocazione della Conferenza dei Capigruppo per poter meglio comprendere gli estremi di quanto avvenuto.

In attesa pertanto di conoscere maggiori dettagli rinnovo ulteriormente tutta la solidarietà del sottoscritto e del mio Gruppo consiliare alla Pro Loco, al Comune e a chiunque sia stato danneggiato da una così spregevole condotta. CENTRO DESTRA PER INDUNO Il Capogruppo Avv. Andrea Brenna

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Cronaca

Marnate, scontro tra auto con conducente incastrato

I Vigili del fuoco Varese ci danno notizia di un incidente:

30/05/20 ore 14:00 Marnate (Va) via Milano, incidente stradale. Per cause in fase di accertamento due autovetture si sono scontrate, nell’impatto il conducente di una vettura è rimasto incarcerato. I vigili del fuoco intervenuti con un’autopompa e un fuoristrada, hanno messo in sicurezza gli automezzi, liberato mediante l’uso di cesoia/divaricatore l’uomo e collaborato con il personale sanitario per soccorrere i feriti.