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Nessuna dichiarazione alla stampa: decorsi i termini, Carminati sale su un taxi e se ne va

Dopo 5 anni e 7 mesi di reclusione, Massimo Carminati lascia oggi il carcere di Oristano. Accolta dal tribunale della libertà la richiesta degli avvocati Cesare Placanica e Francesco Tagliaferri.

Arrestato nel 2014 con l ‘accusa di essere il capo di un’associazione mafiosa capace di condizionare la vita economica e politica della Capitale, Massimo Carminati dopo circa cinque anni e mezzo di processi che alla fine hanno ridimensionato le accuse contestate, torna a casa.  Zaino in spalla, una busta in mano, si è allontanato in taxi alle 13.30 in punto non rilascia nessuna dichiarazione alla stampa fuori dal carcere di massima sicurezza, a Oristano, in Sardegna, dove era recluso.L’uomo gia’ identificato come uno dei re della Roma criminale affronterà la chiusura del processo, che lo riguarda da uomo libero.

 
 
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Ripresa post-Covid ospedali in tilt

Ospedali del Lazio, è una assistenza a singhiozzo quella del post Covid-19 e coloro che dovrebbero guidare la ripresa stentano a ingranare la marcia, tanto da costringere qualche primario a raccomandare l’accesso al pronto soccorso solo in caso di effettiva urgenza. Così, tra la paura dei cittadini ad accostarsi ai nosocomi, che ormai vedono come potenziali focolai di infezione e i timori degli operatori sanitari, non è infrequente il caso di rinuncia alle cure, tanto da far temere a molti esperti altri tipi di pandemie. Patologie cardiologiche, oncologiche, ortopediche, malattie croniche e tanti altri controlli indispensabili hanno lasciato il posto ai timori degli assistiti ad avvicinarsi ad Asl e ospedali. In prima linea il Grassi di Ostia, struttura su cui grava un bacino di utenza di 500mila cittadini destinato a raddoppiare nei mesi estivi. Individuato all’inizio della pandemia come Covid hospital, ha dovuto sperimentare i cosiddetti percorsi separati che attualmente, nonostante abbia cessato la funzione di ricovero per gli affetti dal virus, ancora mantiene. E non mancano le criticità relative a una ripresa tumultuosa dell’attività ordinaria. Troppo hanno pesato le chiusure degli ambulatori di via Federico Paolini, di Casal Bernocchi che assorbiva tutta l’utenza dell’entroterra della Asl Roma 3 e della casa della salute al Sant’Agostino, ancora chiusa e sulla cui riapertura non c’è nessuna sicurezza. Se a ciò si aggiunge la sospensione del servizio di telemedicina, considerato l’eccellenza della struttura, il quadro è complesso. Dopo il lockdown gli accessi in pronto soccorso sono più che raddoppiati: “da una media di 60 visite quotidiane siamo passati a oltre 100”, spiegano alcuni infermieri, che insistono “dovendo rispettare i rigidi protocolli di distanziamento sociale e tutte le altre norme che razionalizzano il nostro lavoro, se le cose non cambiano non riusciremo a reggere l’impatto.” Una situazione insostenibile che si ripete in numerosi altri ospedali della nostra regione. Anche l’Ordine dei Medici di Roma e provincia non ha mancato di far sentire la sua voce attraverso un intervento del presidente Antonio Magi, che in una nota alla Asl Roma 3, che gestisce il Grassi, ha offerto tutta la collaborazione possibile per mitigare le criticità, non ricevendo alcuna risposta dai vertici aziendali e non vedendo accolta nessuna delle proposte avanzate. “Se non si adottano nel più breve tempo possibile misure correttive – sostengono ancora i sanitari – si rischia il cosiddetto effetto rimbalzo, molto temuto dagli addetti ai lavori. Il personale del pronto soccorso, sotto costante stress dal lungo periodo Covid-19, potrebbe gettare la spugna rendendo impossibile la corretta prosecuzione dell’attività istituzionale.” Il discorso non cambia negli ospedali di provincia, anzi. A Subiaco, nella Asl Roma 5, della ripartenza programmata il 3 giugno non c’è ancora traccia. Ambulatori specialistici, radiologia, analisi garantiti soltanto per le emergenze. Nessun controllo, tanto meno la prevenzione. Ci sono malati bloccati da tre mesi e dalla direzione arriva la comunicazione relativa a difficoltà che non hanno consentito l’immediata riapertura delle attività di assistenza, Nulla di consolante, se non l’invio nel nosocomio di tre funzionari a cui è stato affidato l’ingrato compito di riorganizzare il tutto per consentire il riavvio degli ambulatori entro la prossima settimana. Se Subiaco piange, Tor Vergata non ride. Nel policlinico della estrema periferia est di Roma, addirittura si fermano le ambulanze causa restrizione dei posti letto per malati Covid-19. In luogo dei 12 previsti, ne sono stati attivati addirittura 18 causando così gravi disagi per i pazienti in arrivo con il 118. Recuperare l’80 per cento degli spazi prima dedicati alla epidemia non è stato facile ma a mano a mano si sta riuscendo. Contrariamente all’immagine che si vuole accreditare, di una regione pronta a reggere il colpo di una epidemia che con il Lazio è stata, per fortuna ‘benigna’, nella nostra sanità le difficoltà non sono mancate e continuano a palesarsi di giorno in giorno.  

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SONDAGGIO NAZIONALE DI GRADIMENTO AD UN EVENTUALE DOPO CONTE

Tra i leader politici, la fiducia in Giorgia Meloni di Fdi si attesta al 31,2%, seguita da Matteo Salvini della Lega al 30,6%, Nicola Zingaretti del Pd al 29,4%, Luigi Di Maio del M5S al 18,5%, Silvio Berlusconi di Forza Italia al 21,9% e Matteo Renzi di Italia Viva all’11.9%. Alta la fiducia anche in alcuni dei presidenti di Regione: Luca Zaia il 49,7%,Vincenzo De Luca con il 45,4%, poi il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini con il 33,1% e il presidente della Lombardia Attilio Fontana con il 24,9%,per non parlare di presidenti di associazioni come Michel Emi Maritato di Assotutela 7,5% e Rienzi del Codacons al 6,7%,sotto il 6% DEGLI INTERVISTATI altri (Raggi,Appendino)

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Roma, i luoghi dell’abbandono e del degrado

Edifici dismessi e stazioni ferroviarie non curate: aumentano a Roma i siti problematici

Non serve andarli a scovare negli angoli reconditi, o allontanarsi troppo dal centro della città. I luoghi dell’abbandono e del degrado a Roma sono dovunque, sotto gli occhi di tutti ma nessuno muove un dito perché cessino disinteresse e noncuranza. L’immagine che mostriamo non racconta una remota periferia, né un luogo secondario con scarso transito. Ci troviamo in largo Volontari del Sangue, sulla via Portuense, quartiere a ridosso di Trastevere e la piazza, più che un punto di passaggio e di ritrovo è un mero incidente urbanistico attraverso il quale ogni giorno si muovono migliaia di autovetture. Una location strategica, tra un ambulatorio della Asl Roma 3 e servizi della Croce rossa, vicina all’ospedale San Camillo e allo Spallanzani ma difficilmente si vede qualcuno passare a piedi da queste parti. Da almeno cinque anni infatti, con la chiusura del Forlanini, l’altro ospedale che arricchiva la ex triade sanitaria di quella che era l’azienda ospedaliera più grande d’Europa, l’area del Portuense confinante con le strutture ospedaliere è diventata terra di nessuno. L’immagine è eloquente ma descrive solo una parte di ciò che accade qui e nei dintorni da anni. La vettura usata come dormitorio è solo uno degli esempi sconcertanti. Di fronte, un cassonetto stracolmo di rifiuti e un distributore di siringhe monouso per la dose quotidiana dei molti tossici di zona, completano l’avvilente scenografia. Nella sede della Croce rossa c’è Villa Maraini, un centro di assistenza per la distribuzione di metadone ed è evidente che casi di marginalità trovino in questo angolo un punto di riferimento. La mancata riconversione del Forlanini ha fortemente impoverito la zona: perfino il mercato rionale ha dovuto traslocare ma, nella più moderna e vicina sede di Vigna Pia il plateatico non riesce a decollare: ha aperto soltanto la metà dei banchi. Per il Forlanini non si prevedono soluzioni immediate, considerati i fumosi programmi della Regione Lazio che di tanto in tanto si diletta in annunci su future destinazioni che non prendono mai forma. Così, un quartiere semicentrale, con importante indotto legato alle funzioni sanitarie si trova nel più totale abbandono e i cittadini sono intimoriti a passare da quelle parti, sebbene i punti più degradati siano vicini alle fermate di numerose linee di autobus. Non molto lontano la scena si ripete. Sotto il ponte ferroviario della stazione di Trastevere c’è un vero e proprio bivacco, favorito dalle restrizioni legate all’emergenza Covid-19, per cui numerosi senza fissa dimora hanno fissato qui il proprio domicilio e lo spettacolo non è edificante. Qui c’è uno snodo ferroviario di una certa importanza, in zona centrale, con capolinea di autobus e tram e tanto degrado. Nella piazza antistante la stazione, si notano edifici abusivi realizzati con materiali di risulta, perfino lamiere e attività inadeguate alla vocazione della zona, spettacolo improponibile per una Capitale. Nessuno ha impedito che il luogo diventasse ricettacolo di sbandati, tossici, malintenzionati che di sera, favoriti dalla scarsa illuminazione, scoraggiano chiunque al passaggio. Nel 2018 la sindaca Virginia Raggi annunciò la riqualificazione del sito ma a raggelare l’entusiasmo ci ha pensato il suo assessore all’urbanistica Luca Montuori, che nello scorso mese di gennaio ha dichiarato in una intervista al Manifesto “che spesso i progetti di rigenerazione di stazioni e aree ferroviarie sono bloccati da strumenti poco adeguati ai tempi delle trasformazioni e agli obiettivi”. Non incoraggia perché al momento c’è solo un verbale di intesa sottoscritto tra Roma Capitale, Rete Ferroviaria italiana ed Fs sistemi urbani per lo sviluppo del sistema metro-ferroviario. In sintesi: la riqualificazione della centralissima stazione può attendere tutti i tempi politico-burocratici possibili, il degrado e l’abbandono idem.

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Eccellenza Italiana 2020: premiata Vladimir Luxuria

Attivista,giornalista,scrittrice,personaggio televisivo, attrice, cantante e politica italiana; Vladimir Luxuria è da anni ormai un’icona della lotta ai diritti dei cittadini.

image.gifIl coraggio è senza dubbio il suo biglietto da visita: dalla conversione al cattolicesimo alla lotta per i diritti dei transgender, sugellata quest’ultima dalla sottoscrizione della proposta di legge n2733 del 2007, intitolata “norme in materia di diritti e libertà per le persone transgender”, per riconoscere il diritto a chiedere la modifica dei dati anagrafici prima della operazione della riassegnazione chirurgica del sesso.

Durante il governo Prodi, Vladimir Luxuria è stata la prima persona trasngender ad essere eletta al parlamento di uno stato Europeo.
Scrittrice di spessore, nel 2011 si aggiudica il premio Margutta per la letteratura.
Direttrice artistica del locale Muccassassina – che ispirerà anche un suo libro di successo, edito nel 2007 – Vladimir è un mix di classe e trasgressione perfettamente equilibrati.
I suoi outings e la sua ideologia progressista, in un mondo – purtroppo – muto, cieco e sordo difronte a cio che – erroneamente – viene ancora considerato “diverso” , l’hanno esposta a feroci contestazioni e velenose polemiche, alle quali ha sempre reagito con la serafica tranquillità di chi sa il fatto proprio e per questo non ha paura di nulla. 
Vladimir è un esempio per tutti e per questo merita di ricevere Il premio Eccellenza italiana Assotutela presso il Senato della Repubblica per l’anno 2020.
L’investitura voluta fortemente dal presidente Maritato premia una carriera trascorsa per la lotta alla tutela dei cittadini, ideale per cui la stessa Associazione è nata e si impegna quotidianamente.

 
  
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LAZIO:Visite ed esami, ripresa lenta

Un arretrato di due mesi di blocco non si recupera mentre continua la chiusura dei servizi

Coronavirus, da oltre due mesi nella regione assistiamo a prestazioni a singhiozzo, quando non sospese, per patologie che nulla hanno a che vedere con il Covid-19, tanto da far dichiarare a qualcuno che entro breve potremmo assistere a “morti per una epidemia di tumore” più che per la pandemia. In tanti, pur avendo prenotato attraverso il Recup, sistema centralizzato di Asl e ospedali del Lazio, sono in attesa di una visita o un esame rinviato a data da destinarsi. Servirebbe una programmazione che tenga conto delle prestazioni sospese, tra controlli specialistici, analisi di laboratorio, esami radiologici ma, a differenza della vita sociale e del comparto commerciale, che a mano a mano si stanno risollevando pur tra mille difficoltà, nella sanità non si vede luce. Soltanto improponibili annunci che non risolvono certo il problema. Il 3 giugno dovrebbe ripartire tutto ma dall’assessorato alla sanità si parla esclusivamente di recuperare i tempi attraverso le cosiddette “prestazioni aggiuntive”, tanto da evocare un presunto ritorno alla normalità più difficile dell’emergenza che ha determinato tale stato di cose. Alle difficoltà del passato causate dalle improponibili, interminabili, estenuanti liste di attesa, si somma quindi tutto l’arretrato di due mesi che si vorrebbe risolvere con tale istituto, che consiste nell’acquisto di prestazioni – ossia lavoro fornito da medici e infermieri fuori dall’orario di servizio – per un ammontare massimo mensile di 15 o 20 ore pro capite, una inezia per recuperare tutto l’arretrato accumulato. Abbandonata l’idea degli straordinari che non vengono più pagati, si tenta di applicare normative che prevedono rigidi paletti, visti dagli operatori sanitari come un pannicello caldo che certo non risolleverà le sorti della nostra disastrata sanità pubblica. Asl e ospedali dovrebbero garantire il servizio fino a tarda sera e anche nel fine settimana, esperimento già tentato in passato per risolvere il problema delle liste di attesa, che non ha dato i risultati sperati. Questo in regime di normalità, immaginiamo in una situazione di emergenza come quella determinata dal coronavirus. La direzione della sanità regionale in ogni caso sembra non essersi posta il problema, visto che ha inviato a tutti i direttori generali le linee guida per la ripresa, confidando nel lavoro extra orario che dovrebbe sopperire, oltre che al pauroso arretrato, a una cronica carenza di personale a tutt’oggi irrisolta. Sul tema è intervenuto Elio Rosati, segretario regionale della organizzazione Cittadinanzattiva, da anni impegnata per i diritti del malato, che in una lettera all’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato ha ribadito quanto sia “lungo l’elenco dei servizi e delle strutture che sono state chiuse, accorpate e/o temporaneamente sospese in questi ultimi due mesi che, nel frastuono delle notizie sul Covid-19, passano mediaticamente sotto silenzio.” Se si dovessero elencare uno per uno i presidi che hanno subito limitazioni non si finirebbe mai. A partire dalla Asl Roma 1 dove il poliambulatorio di Casalotti in via Boccea 625 ha interrotto il servizio prelievi e le visite mediche con persone dirottate a Montespaccato, luogo difficile da raggiungere con i servizi pubblici da alcuni nuovi quartieri del municipio.Per il primo il 24 maggio si è svolta una manifestazione di cittadini contrari alla chiusura mentre le future mamme di Velletri per partorire, dovranno spostarsi al nuovo ospedale dei Castelli sulla via Nettunense, una sede non proprio comoda e vicina. E la sanità della provincia sembra essere la più penalizzata: Rieti su 107 province è al 100esimo posto per mobilità passiva. Se si è afflitti da un problema serio di salute si deve migrare. A Fondi, in provincia di Latina, l’ospedale soffre da anni di un progressivo impoverimento dei servizi. Con la creazione della zona rossa causa contagio Covid, 19 la struttura ha avuto alcuni reparti chiusi e altri trasferiti momentaneamente a Terracina ma resta incertezza sui futuri servizi, perché nella stessa Asl di Latina, se Fondi piange, Terracina certo non ride. L’ospedale ormai è verso un lento e progressivo declino. Neanche l’accorpamento di servizi dovuto al Covid-19 è servito a rivitalizzare la struttura, per cui si parla da tempo di chiusura. Come nel caso di Rieti, la riduzione di servizi e prestazioni della sanità pubblica, a lungo andare, sta producendo l’effetto “migrazione” verso strutture accreditate o distanti dalla propria residenza con le difficoltà del caso. Pensiamo, ad esempio ai bambini, che devono essere accompagnati dai genitori, o alle persone anziane e ai malati cronici e i pazienti affetti da patologie “rare”, spesso impossibilitati a sopportare lunghi spostamenti. Tra prestazioni rinviate, servizi chiusi, tagli indiscriminati, la nostra sanità sembra sempre di meno fatta a misura di cittadino, contrariamente a quanto stabilito dalla Costituzione.

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Covid-19: Mascherine fantasma e buchi neri

Mascherine fantasma, ancora troppi “buchi neri”

 Consiglio regionale straordinario del Lazio: otto ore di maratona oratoria non hanno fugato i troppi dubbi sulla intricata vicenda delle mascherine fantasma ordinate, pagate con congruo anticipo e mai arrivate. Richiesta dalle opposizioni, l’assise in via della Pisana si è tenuta il 14 maggio e ha visto tra i banchi Nicola Zingaretti, presidente spesso invocato e raramente presente, causa “impegni istituzionali”, che avrebbe dovuto rispondere sulle numerose ombre sollevate da Chiara Colosimo per prima, con una interrogazione del 7 aprile scorso, ripresa da alcune trasmissioni televisive tra cui il programma cult “Le Iene” su Italia 1 ma. A quanto pare, l’ecumenico governatore del Lazio, che ha esordito con i dovuti riconoscimenti al sacrificio del personale sanitario e alla competenza delle cosiddette eccellenze sanitarie, si è lungamente soffermato sugli sforzi fatti dalla Regione, sui risultati ottenuti dalle strutture coinvolte, sulla eccezionalità e le caratteristiche di imponderabilità della epidemia. Poco avrebbe concesso alla trasparenza su quanto avvenuto. La storia, divenuta ormai di dominio pubblico in tutta Italia, inizia con la minuziosa ricerca della consigliera Colosimo tra i provvedimenti assunti dalla Protezione civile, che hanno svelato risvolti sorprendenti. I contorni della vicenda sono ormai universalmente noti. L’ordine di nove milioni circa di mascherine con un esborso di 35 milioni di euro e 14 milioni di anticipo; la provata inaffidabilità della società affidataria, la Eco Tech con 10 mila euro di capitale sociale e una solida esperienza nel campo della illuminazione a led; le garanzie a tutela inesistenti, sopravvenute in seguito all’ordine con una compagnia non autorizzata. Poi il balletto delle revoche, riassegnazioni e ancora revoche. Ce n’era per sollevare quanto meno una denuncia in procura che, puntuale è arrivata, per volontà della stessa rappresentante di Fratelli d’Italia, che il 10 aprile ha dato il via alle indagini dei magistrati. In tutto questo, la Regione Lazio si è dichiarata “parte lesa” e vittima di “qualcuno che ha sbagliato e dovrà pagare”, come più volte ribadito in aula dal governatore del Lazio. Nei fatti, di vittime e parti lese nella regione se ne contano innumerevoli. Secondo il presidente dell’Ordine dei medici di Roma e provincia Antonio Magi “Il fenomeno della crescita dei camici bianchi contagiati ha avuto numeri importanti nel Lazio. In tutt’Italia la media, nel periodo del picco dell’epidemia, ha registrato 400 operatori infetti al giorno con picchi giornalieri che hanno raggiunto quota 670 e la mancanza di protezioni adeguate è la causa principale di contagio”.  Naturale, a fronte di tali dichiarazioni, la concitazione con cui tra le fila dei rappresentanti regionali si è cercato di correre al più presto ai ripari e che ha visto la Protezione civile in primis e la dirigenza dell’assessorato alla Sanità addetta agli acquisti e alle trattative, incorrere in macroscopici e ripetuti errori. Per questo, oltre all’inchiesta avviata dalla Procura, sono entrati in campo anche l’Enac e la Corte dei conti. Si, perché insieme alla offerta della Eco Tech, a cui si è aderito ad occhi chiusi, anzi bendati, sembra fossero state presentate ulteriori manifestazioni di interesse da parte di società con ben altre credenziali e un prezzo nettamente inferiori.Neanche i toni rassicuranti di Zingaretti, secondo cui “il 15 maggio ci sarebbe stata la riscossione delle polizze per cui è stata chiesta l’escussione” e andrebbe avanti il piano di rientro per la restituzione del maltolto – finora è rientrato solo 1 milione – hanno placato l’ansia dei consiglieri di venire a capo della intricata vicenda. “I buchi oscuri dal momento in cui fu presentata l’interrogazione a oggi sono diventate voragini – ha dichiarato Chiara Colosimo – e dalla Regione non arrivano ancora spiegazioni plausibili”. Sarà sufficiente l’impegno di Zingaretti ad andare a fondo per scoprire i colpevoli? Finora, secondo Colosimo, l’ escussione della polizza non ha portato a nulla in quanto la stessa è incongruente; la restituzione di poco più di un milione, rispetto alla cifra versata fa sorridere per la rappresentante di FdI e le iniziali accuse di diffondere “fake news” agli esponenti del partito, ben impresse perfino sul sito istituzionale della Regione Lazio non si cancellano facilmente. Anche se il presidente è passato da un aggressivo “vi denuncio”, nei confronti delle opposizioni, a un più conciliante “vi ringrazio”, pronunciato in Consiglio, secondo il deputato e coordinatore FdI del Lazio Paolo Trancassini, occorre una commissione d’inchiesta regionale su cui l’assise della Pisana sarebbe favorevole. Il tutto per far luce su una vicenda in cui l’ultima parola spetta alla società Eco Tech, principale protagonista dello scandalo. Ammesso che qualcuno sia ancora disposto a crederci.

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Covid19 in arrivo nuovo ceppo dagli USA

Scienziati del Los Alamos National Laboratory hanno individuato un nuovo ceppo di coronavirus che è diventato predominante nel mondo e sembra essere più contagioso di quelli che si sono diffusi all’inizio della pandemia di Covid-19.

Lo studio, rilanciato dal Los Angeles Times, è stato pubblicato la settimana scorsa su BioRxiv, un sito utilizzato dai ricercatori per condividere il proprio lavoro prima che venga sottoposto a revisione paritaria. Secondo l’analisi del laboratorio di Los Alamos, il ceppo mutato di coronavirus è apparso a febbraio in Europa, è emigrato rapidamente verso la costa orientale degli Stati Uniti ed è dominante in tutto il mondo da metà marzo.(agi)

Ricercatori USA lanciano l’allarme perché oltre a Un nuovo ceppo di Coronavirus ci fermera’ di nuovo?Ha la caratteristica diffondersi più velocemente, potrebbe rendere le persone vulnerabili a un secondo contagio dopo un primo attacco del virus.Il rapporto si è basato su un’analisi computazionale di oltre 6.000 sequenze di coronavirus da tutto il mondo, raccolte dalla Global Initiative for Sharing All Influenza Data, un’organizzazione pubblico-privata tedesca; il gruppo di ricerca di Los Alamos ha individuato 14 mutazioni del virus. Lo studio non riferisce se il nuovo ceppo è più letale di quello originario, i pazienti sembrano avere cariche virali più alte ma un’analisi su 447 contagiati da parte della University of Sheffield, che collabora con il laboratorio nel Nuovo Messico insieme alla Duke University, ha mostrato che il tasso di ricovero in ospedale è il medesimo.

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Business and Law Legal English, Learn LIVE anywhere you are with a TEFL certified USA lawyer and teacher Attend from your home or office, ask questions of an experienced lawyer & instructor

E’ tutto pronto per il nuovo Business and Law Legal English,

Learn LIVE anywhere you are with a TEFL certified USA lawyer and teacher

Attend from your home or office, ask questions of an experienced lawyer & instructor ,che in tempo di

Covid- 19 ha deciso di offrire un’ opportunita’ formativa ,caratterizzante e professionale, tramite percorso on-line. Scopriamo nel dettaglio di cosa si tratta con l’Avv.Patrizia Giannini.

 

In cosa consiste questa nuova iniziativa di formazione?

Si tratta di corsi di Legal English offerti su una piattaforma di formazione a distanza (e-learning), tutti rigorosamente in diretta live .

La piattaforma è gestita dalla Ok!Center, una scuola di formazione che opera da oltre 15 anni e le lezioni sono tenute dall’Attorney at Law madrelingua Arlene Rochin, un avvocato con oltre 20 anni di esperienza negli Stati Uniti e 13 anni di insegnamento di Legal English in Italia. I corsi sono stati strutturati con il contributo di Patrizia Giannini, avvocato con 25 anni di esperienza nell’ambito internazionale, con studi a Milano e Roma

Chi potrebbe essere interessato a questi corsi?

I corsi di Legal English sono stati pensati per tutti coloro che hanno il desiderio di migliorare il proprio inglese giuridico atto ad arricchire il proprio know-how , perfetto per avvocati, commercialisti, consulenti, manager e anche studenti universitari o post laurea, traduttori ecc.

Come sono strutturati i corsi?

La piattaforma offre diversi corsi della durata di tre giorni – un’ora al giorno dalle 14.00 alle 15.00 – divisi per diverse materie, come procedura civile, contrattualistica, famiglia, ecc. sono interattivi, se si vuole si può fare domande ed intervenire. E alla fine di ogni corso viene rilasciato un attestato di partecipazione. Le lezioni hanno un taglio pratico, ad esempio nel corso di Terminology and Procedure si simula una giornata in Tribunale e, con l’occasione, si apprendono tutti quei termini necessari nella professione legale; nel corso di “Contract Law” si simula una trattativa con la redazione di un vero contratto inserendo le clausole più usate e immaginando le conseguenze di una risoluzione, ovviamente tutto in inglese. Ad esempio, nel prossimo corso di “Family Law” – che si terrà il 28,29,30 aprile 2020 sempre dalle ore 14.00 alle ore 15.00 verranno simulati degli incontri con clienti per comprendere quali sono i termini di legal english da usare in caso di separazione, divorzio, diritti di visita, mantenimento, adozione, sottrazione di minori ecc.

Qual è il livello di Inglese richiesto per partecipare?

Il livello di inglese richiesto è intermedio: per capire se si è in grado di comprendere, basterà ascoltare i video di Arlene Rochin, che si trovano caricati nel sito www.businessandlaw.okcenter.it

Entusiasta del progetto l’associazione dei consumatori ASSOTUTELA, da sempre vicina a tale iniziative permette la fruibilità attraverso un codice sconto del 30% ,inserendo al momento dell’iscrizione il coupon OK!ASSOTUTELA

Buona formazione a tutti #iorestoacasa!

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Sport: Santori ok il calcio professionista ma il dilettantismo che fine farà??

“E’ ormai un problema evidente che sta emergendo con tutta la sua forza : il covid-19 spazzerà via migliaia di associazioni e società sportive. Ne parleremo in diretta martedi 28 aprile 2020 alle ore 15 sul canale facebook @fabriziosantoriofficalpage nella trasmissione l’Italia che non Molla per tentare di suggerire della soluzioni al Governo per evitare un disastro annunciato” lo dichiara in una nota Fabrizio Santori, dirigente regionale della Lega Lazio che avrà come ospiti i giornalisti sportivi Roberta Pedrelli, Cinzia Santangeli Dario De Fenu, il presidente della società Petriana Basket Maurizio Zoffoli, il presidente di Assotutela e presidente dell’As Roma Calcio a 8, Michel Emi Maritato, il primario di medicina dello Sport Pino Capua e il senatore della Lega Claudio Barbaro, membro della commissione Sport e presidente nazionale di Asi.

“Così mentre palestre e piscine, centri sportivi e tanti altri sono stati costretti a chiudere perdono iscritti e incassi, attuali e potenziali, alcuni autorevoli studi fanno una stima del calo dei consumi complessivo per il 2020 determinato dalle misure di contenimento nell’ ipotesi di una riapertura dell’ Italia a inizio ottobre che ammonta ad una minore spesa delle famiglie pari a 8,2 miliardi di euro. Secondo le stime del Coni , lo sport in Italia vale 1,7 per cento del Pil, vale a dire 30 miliardi di euro: un valore che raddoppia a 60 miliardi se si considera anche l’ indotto, un mercato che rappresenta il 5,3% dell’ economia globale. Come mostrano alcuni dati diffusi, dopo solo due settimane dall’inizio dell’emergenza, l’ industria dello sport ha subìto un calo di attività del 35% a livello nazionale calcolata al 7 aprile. I centri sportivi sono ormai chiusi da due mesi e vivono un drammatico momento, anche nella considerazione del fatto che stiamo parlando dei mesi che notoriamente ssi fa maggiore attività sportiva. Si contano già 100 mila associazioni dilettantistiche sparse sul territorio nazionale che lamentano una forte crisi provocata dal fatto che 12 milioni di tesserati non praticano più attività sportiva come prima dell’ esplosione della pandemia. Una perdita significativa per il settore con un milione di persone, quasi tutti precari, sono rimasti da un giorno all’ altro senza reddito. Secondo la previsione fornita da alcune confederazioni sportive saranno almeno 30 mila associazioni e società sportive dilettantistiche costrette a sciogliersi nei prossimi mesi. Una tendenza che avrà pesanti ripercussioni anche sul mercato immobiliare , visto che uffici, palestre, piscine e altre strutture non genereranno redditi per il locatario” conclude Fabrizio Santori.