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Medico specialisti e non reperibile via internet

“In Italia la digitalizzazione della sanità aveva già ottenuto buoni risultati, ma con la pandemia questo processo ha subito un’inevitabile accelerazione. La crisi ci ha infatti imposto di allungare il passo e trovare subito soluzioni che potessero dare un aiuto concreto a medici e pazienti – spiega Angela Maria Avino, ceo di Dottori.it – Con il nostro sforzo vogliamo tutelare sia i dottori, fornendo loro tutti gli strumenti possibili per lavorare in sicurezza sia i loro assistiti che, laddove possibile, trovano nella tecnologia lo strumento utile a evitare uscite non strettamente necessarie.”

Cosa offre il sito https://www.dottori.it/? Ecco la schermata iniziale
prenota la tua visitaEsempio: cerchi un oncologo? Basta scriverlo all’internto dello spazio specialista aggiungendo la città in cui abiti, cliccando poi su cerca. Se nella tua cità non fosse presente lo specialista o il medico generico che cerchi, il prorgramma ti propone uno specialista vicino.

Dal’esito della ricerca emerge una lista di specialisti coi dati per il loro contatto e la possibilità di prenotare e persino il costo della loro visita.

Ci si può registrare con i propri dati oppure utilizzando Facebook oppure Google. E’ prevista la videoconsulenza che evita uscite inutili, risparmio di tempo per medici e utenti che magari non sempre sono in condizione di muoversi.

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IL TRUCCO IN DOLCE ATTESA

 

 IL TRUCCO IN DOLCE ATTESA

“ La maternità per me è un viaggio alla scoperta di una nuova creatura. Da insegnante di yoga posso dire che il desiderio di sentirsi bella in gravidanza non cambia ”.

Elisabetta Tilli

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W il lupo, non “in bocca al lupo”, lettera alla ministra Bellanova

Gent.ma Sig.ra Ministra Ministero delle Politiche Agricole,Sen. Teresa Bellanova; . Nel ringraziarLa per l’attenzione che mi ha dedicato ed in attesa di un Suo cortese riscontro,l’occasione mi e’ gradita per inviarLe i miei piu’ distinti saluti e sinceri auguri,per il Suo lavoro Istituzionale. In fede: Celin Sergio

<Come portavoce del Comitato padovano contro il doping e la macellazione dei Cavalli da corsa,sono a proporLe che dal mondo dell’Ippica,parta una campagna di sensibilizzazione,per modificare il vecchio modo di dire:”In bocca al lupo”,che invece di rispondere “crepi”(molto in uso tra gli Ippici e non solo),bisogna iniziare a dire:”W IL LUPO”!
Pochi sono a conoscenza,che:”In bocca al lupo”,era un’augurio che ai tempi della “Repubblica Serenissima”,i marinai usavano scrivere su di una lavagna(chiamata per l’appunto:”Bocca di Lupo”…..),come ringraziamento per il loro ritorno nel porto di Venezia!
In natura poi,quando un piccolo di lupo si trova in pericolo,la mamma lupa per proteggerlo,corre a prenderlo in bocca!
Quanto sopra,ritengo che dire “In bocca al lupo”,sia uno degli auguri piu’ belli che tutti noi possiamo ricevere e dovremo cambiare le nostre abitudini rispondendo:”W IL LUPO”,che sicuramente porta bene ai Cavalli da corsa,anche perche’ augurare la morte(anche se si tratta di un animale…),non e’ mai una cosa simpatica!>.

Nel ringraziarLa per l’attenzione che mi ha dedicato ed in attesa di un Suo cortese riscontro,l’occasione mi e’ gradita per inviarLe i miei piu’ distinti saluti e sinceri auguri,per il Suo lavoro Istituzionale.

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Animalisti italiani, esperimenti sui macachi,abominio

TAR DEL LAZIO: SI RIPRENDANO GLI ESPERIMENTI SUI MACACHI. ANIMALISTI ITALIANI: IL PROGETTO NON È SCIENZA, È UN ABOMINIO!

A gennaio 2020 il Consiglio di Stato aveva ribaltato la sentenza del TAR del dicembre 2019, ordinando la sospensione degli esperimenti sui poveri macachi previsti dal progetto di ricerca LightUp.

La Direzione Generale del Ministero della Salute, secondo il Grado Supremo della Giustizia Amministrativa, non è riuscita a provare l’impossibilità di trovare alternative a una sperimentazione considerata invasiva sugli animali. La tutela della vita degli animali sembrava avesse avuto la meglio.
Invece per il TAR del Lazio gli esperimenti sul cervello dei macachi, sospesi per 4 mesi grazie alla sentenza del Consiglio di Stato, possono oggi riprendere.

Il Presidente degli Animalisti Italiani Walter Caporale dichiara: “Continuano gli abusi contro i macachi. Abusi protetti da un muro istituzionale che finora ha difeso un progetto sperimentale che si è caratterizzato per incongruenze e valutazioni di parte. La nostra priorità è, e sarà sempre, la protezione degli animali. Chiediamo al Ministro della Salute Speranza la revoca dell’autorizzazione al progetto, a maggior ragione in questo complicato periodo storico in cui la pandemia ci mostra come molti problemi legati alla salute dell’uomo e dell’ambiente siano strettamente correlati allo sfruttamento degli animali.  È ora di cambiare rotta, una volta per tutte!”

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Distanziamento sociale? Neanche per sogno!

Firenze, 31 maggio 2020.
Io vorrei tanto vedere non dico in faccia, ma almeno in mascherina, chi, dotato di sopraffina competenza linguistica e inusitata sensibilità umana, ha coniato il termine “distanziamento sociale” per definire la distanza che si deve tenere tra i corpi delle persone, per precauzione in questo tempo di Covid19, insieme ad altre misure tipo la clausura generale di due mesi, l’uso della mascherina e dei guanti, la disinfezione delle mani e delle superfici, ecc.

Può darsi che la persona in questione sia soltanto una grande ignorante del significato delle parole italiane, ma io ho l’impressione che, comunque, questa impropria e pesante definizione rappresenti una sorta di lapsus, come Freud chiamava quegli “errori spesso dovuti a motivi inconsci che rivelano un impulso in contrasto con ciò che si sarebbe voluto dire o scrivere” (voce “lapsus” della Treccani online), quindi un velato desiderio di confermare, anzi, di esacerbare quelle pericolose distanze sociali che già esistono purtroppo tra le persone, aumentando così la diffidenza, l’insofferenza per questa o quella categoria, sino ad arrivare a giustificare su larga scala il razzismo, il sessismo, l’omofobia e via dicendo. E mi preoccupa molto che le istituzioni abbiano fatto propria l’espressione, a quanto pare senza un minimo di riflessione e di critica.

Infatti, è chiaro che il distanziamento  indispensabile, che deve essere imposto, è quello fisico. E cioè tenerci a una certa distanza dagli altri affinché i nostri fiati o la nostra pelle non riescano  a veicolare il virus, di cui possiamo essere eventualmente portatori asintomatici. Ma, insieme a questa distanza fisica, per uscire da questo cataclisma sana di corpo, di mente e di animo, alla nostra società  occorre proprio la vicinanza, la solidarietà sociale, il fare gruppo compatto con tutti, il sentirci e stare più vicini e uniti in modo fattivo, anche se non fisico, con tutte le altre persone, con un occhio particolare verso le più fragili, come possono essere, ad esempio, i senza fissa dimora, i poveri di ieri e i nuovi poveri di oggi, e coloro che si sentono smarriti di fronte a ciò che ci sta accadendo.

Di fronte al messaggio fuorviante, che sta veicolando da almeno tre mesi la definizione “distanziamento sociale”, pochi, mi pare, purtroppo, sono stati coloro che si sono opposti a questo insulto al semplice buon senso, pubblicamente e con argomentazioni nette e severe.
Un contributo molto apprezzabile in questo senso è uscito il 30 aprile scorso su “Avvenire”, (1) a firma di Dario Fortin docente e ricercatore in educazione professionale socio-sanitaria, all’Università di Trento. Ribellandosi a questa volgare distorsione della nostra lingua e anche della realtà del nostro Paese, che si basa sul “sociale”, l’articolo inizia con una osservazione che fa notare l’assurdità, la grossolanità, di quella espressione proprio a partire dall’importanza fondamentale che ha, appunto, il “sociale” in Italia:
“Le istituzioni hanno subito proclamato il ‘distanziamento sociale’ senza accorgersi di svuotare il significato della parola ‘sociale’ che oggi si riferisce a un mondo concreto fatto di 5 milioni di volontari e di decine di migliaia di giovani in Servizio civile e di professionisti dedicati a prendersi cura delle persone. Nei nostri territori sono presenti varie realtà impegnate nel privato-sociale – all’interno del Terzo settore – come le associazioni di promozione sociale, le cooperative sociali e le fondazioni, che fanno da collante umano ed economico tra lo Stato e il mercato. Inoltre sappiamo che in questi giorni i ‘social media’ stanno facendo tanto per stare più vicini e abbattere le distanze”.
Per proseguire subito dopo con una osservazione pertinente e tranciante, che mi permetto di evidenziare:
“A partire dalla cosiddetta Fase 2, sarà il momento di superare questo ritardo semantico e scientifico, datato almeno un trentennio, che mostra poca avvedutezza delle istituzioni nella narrazione degli eventi che stanno cambiando la quotidianità della nostra vita. Mi sembrerebbe opportuno parlare dunque di ‘distanziamento fisico’ anche per favorire contemporaneamente forme di inclusione sociale per chi già è più vulnerabile”.
Riferendosi poi alle situazioni che rendono più facile alle malattie di sferrare i loro attacchi, elenca gli estesi tagli ai settori sanitario, sociale, scolastico e culturale,  le numerose forme di ingiustizia e disuguaglianza economica, e infine le troppe guerre che ancora oggi insanguinano il mondo. E ricorda la Carta di Ottawa, stilata dalla OMS nel 1986, in cui, dando ai governi le linee guida per migliorare i livelli di salute delle popolazioni, si erano elencati i seguenti prerequisiti: la pace, l’abitazione, l’istruzione, il cibo, un reddito, un ecosistema stabile, le risorse sostenibili, la giustizia sociale e l’equità.
Osservando come il virus attacchi tutti allo stesso modo, ma le conseguenze peggiori ricadano sulle persone più vulnerabili e su chi è culturalmente ed economicamente più povero, mentre aumenta la forbice tra i ricchi e i poveri, Fortin chiede apertamente una coraggiosa inversione di rotta nelle scelte politiche, suggerendo di prendere in considerazione il disarmo per “riposizionare” queste forti spese in settori considerati “improduttivi” da chi domina attualmente l’economia, ma che sono invece la diga più sicura a salvaguardia della salute della pace e del benessere, e cioè la sanità il sociale, la ricerca, l’istruzione, la cultura e l’ambiente. Solo così, questa la convinzione di Fortin, i nostri figli e nipoti potranno vivere meglio in una società dove sia ridotto il distanziamento sociale, spirituale ed economico di oggi, ricordando ancora una volta che “il ‘sociale’ è patrimonio della nostra vita e della nostra salute.
 
Nella stessa direzione dell’articolo su “Avvenire”, di cui raccomando la lettura integrale, va anche la riflessione di Nino Sergi del 18 maggio dal titolo
“E ora aboliamo l’espressione ‘distanziamento sociale'”, (2) in cui, fra l’altro, si può leggere: “Parlare di distanziamento sociale invece che di distanziamento fisico è falsare la realtà. È un po’ anche usare le parole a vanvera. E mi domando perché, dato che raramente mi è capitato di vivere e di vedere un avvicinamento sociale così forte come in questi 75 giorni”. E si enumerano le iniziative di socializzazione da balcone a balcone, l’unanimità del coro di ringraziamenti per il personale sanitario, i numerosissimi incontri sui social, su skype, meet o zoom, per terminare con una osservazione secondo me molto pertinente, vale a dire la bestemmia  insita nel “distanziamento sociale” applicato alla ripresa della celebrazione eucaristica pubblica – e io aggiungo alla ripresa di ogni culto religioso.

Come conclusione mi piace citare quanto è scritto su una colonnina di appoggio per i guanti e il disinfettante per le mani, che ho visto in un negozio del commercio equo e solidale: “DISTANZIAMENTO FISICO + SOLIDARIETA’ SOCIALE”. (3)
Una luce che mi ha rincuorato – un augurio per tutti quanti.

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“Oh Happy Day”, L’Italia si unisce in coro, idea partita da Varese, ha coinvolto 517 coristi italiani

L’Italia si unisce in coro
517 coristi da tutta Italia cantano insieme “Oh Happy Day” per la fine del lockdown

L’idea, partita da Varese, ha coinvolto 517 coristi italiani e 2 solisti dagli USA, oltre ad una band composta da 12 musicisti

Un mese fa la chiamata all’appello: “Coristi di tutta Italia unitevi per Oh Happy Day!” attraverso il portale dovesicanta.it. Ebbene sì, hanno risposto in moltissimi. Il risultato? Un coro virtuale di 517 coristi provenienti da tutte le regioni di Italia, 2 solisti dagli USA, accompagnati da 12 musicisti, che hanno cantato insieme “Oh Happy Day”.
Domenica 31 maggio alle 21.00 il lancio ufficiale del progetto “Together We’ll Sing… Oh Happy Day!” con una diretta YouTube sul canale Solevoci Official.

Di cori virtuali che si sono messi a cantare insieme in questi mesi ne abbiamo ascoltati tanti. Tanti e bravi. Ci hanno fatto emozionare, ci hanno commosso. Si sa, la musica ed il canto corale, in particolare, hanno questo potere straordinario. Di unire, di alleviare il dolore.
Ma questa volta è diverso.
Diverso il motivo. Non è più un coro in quarantena, ma una celebrazione di gioia. Sappiamo bene che l’emergenza non è finita, ma siamo entrati in una nuova fase, possiamo iniziare ad uscire di casa e, per questo, gioire. Anche questa volta insieme.
Diverso il coro. Si tratta di 517 persone provenienti da tutta Italia che, per la maggior parte, non si conoscono e non si sono mai viste. E’ un coro virtuale che si è messo insieme proprio per l’occasione. 

Dai coristi sono arrivati sul portale quasi 300 feedback a questa straordinaria iniziativa, tante testimonianze, che raccontano del potere che ha avuto il canto in questo periodo. Come quella di Fiorella da Modena che ha aperto il suo cuore “Ho cantato con tutta me stessa – ci racconta –  perché la gioia di “Oh Happy Day” arrivasse fino a mia figlia, che è medico anestesista. Ad oggi non posso ancora abbracciarla, ho pensato solo a lei, sola in prima linea, in una trincea, che ha lavorato con turni massacranti, con abnegazione, per salvare più vite possibili. Vi ringrazio per avermi dato questa possibilità,  avete riempito il mio cuore di gioia e di speranza”.

Un po’ di numeri ci danno la portata di un progetto, davvero eccezionale. 

Un coro a 5 voci, di 418 donne e 99 uomini, a cui si sono affiancati 12 musicisti che hanno suonato. Due voci soliste dagli USA, la prima direttamente da Kansas City, quella di Isaac Cates, artista di fama internazionale,  magnifica voce gospel, nonché acclamato direttore e compositore. La seconda, quella di uno dei suoi coristi,  Michael Andrews. 190 primi soprani, 67 secondi soprani, 161 contralti, 60 tenori, 39 bassi, per 206 cori italiani rappresentati. L’età molto variabile, il più giovane un bambino delle elementari, la più anziana una nonna di 87 anni.

Ma da dove nasce questo progetto? Arriva da Varese, da un’idea dell’Associazione Solevoci, che ha voluto lanciare l’iniziativa alla fine di aprile attraverso il portale dovesicanta.it, in collaborazione con il Greensleeves Gospel Choir, rappresentato, nel video, da 20 coristi. Il coro varesino, dopo aver lanciato per primo l’hashtag #iocantodacasa l’11 marzo, diventato poi virale in tutta Italia, ha voluto spingersi più in là. Una proposta ambiziosa, con la quale ha voluto coinvolgere quanti più coristi possibili. 

“Siamo molto orgogliosi di questo coro virtuale – ci dice Fausto Caravati, presidente dell’ Associazione Solevoci – Il periodo di lockdown appena trascorso ci ha insegnato tanto. Abbiamo sperimentato che è possibile sentirsi uniti anche senza frequentarsi fisicamente e questo grazie al canto corale, passione che ci accomuna. Questa volta abbiamo riunito non solo i nostri coristi, ma 500 persone da tutta Italia. Una volta tornati alla normalità, ci piacerebbe continuare in questa direzione. Condividere la passione del canto corale con tante persone, che abitano lontano, in tutta Italia. Oggi la tecnologia ce lo permette. Distanti ma acCanto! D’altra parte il portale Dovesicanta.it è nato – in tempi non sospetti – proprio per questo: unire, attraverso il canto, in una community virtuale.” 

Ma cos’è Dovesicanta.it? E’ un portale, nato lo scorso novembre, per mettere in contatto gli appassionati di musica corale. Anche, e soprattutto, a distanza. Un’idea che “ci ha visto lungo”. “Il giorno della presentazione ufficiale del portale durante il FestivalGlocal 2019 – continua Caravati – nessuno dei presenti pensava lontanamente a quello che sarebbe successo da lì a qualche mese. Così come nessuno poteva prevedere che l’immagine scelta per il neonato sito sarebbe diventata rappresentativa di un’epoca.” 

Allora appuntamento per tutti domenica con la diretta YouTube dal canale di Solevoci Official. Un’occasione imperdibile. E per il futuro prossimo? Diamo un’anticipazione. Inizierà una serie di appuntamenti in streaming con dirette e interviste ad importanti personaggi del mondo della musica corale.   Restate in contatto!!

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L’Eremo di Santa Caterina del Sasso riapre da domani, 30 maggio

L’EREMO  DI SANTA CATERINA DEL SASSO RIAPRE DOMANI, GRATIS IL TICKET PER L’ASCENSORE

L’Eremo di Santa Caterina del Sasso riapre da domani, 30 maggio, con orario continuato dalle  9,30 alle 19,30.

L’accesso dei visitatori sarà organizzato, nel rispetto dei protocolli di sicurezza, tramite l’ascensore scavato nella roccia, il cui utilizzo sarà gratuito almeno fino al 30 giugno 2020.

Il presidente Emanuele Antonelli ha ritenuto opportuno sospendere temporaneamente il pagamento del ticket per l’utilizzo dell’ascensore per incentivare i visitatori al sito, tra i più suggestivi della Provincia, e quindi dare un segnale di sostegno ai settori della cultura e del turismo che risentono pesantemente dell’emergenza covid.

L’ascensore permette di superare  i 51 metri di dislivello tra il piazzale delle Cascine del Quiquio e l’ingresso vero e proprio all’Eremo: si tratta di un vero e proprio gioiello di ingegneria, in quanto il vano corsa è stato realizzato scavando nella roccia un pozzo di 6 metri di diametro, profondo  51 metri e collegato a una galleria orizzontale di uscita alle aree sottostanti  che si apre sulla vista panoramica del lago Maggiore.

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Parrucchieri ed estetisti potranno lavorare anche il 2 giugno

PARRUCCHIERI ED ESTETISTI APERTI ANCHE IL 2 GIUGNO. MAFFIOLI: UNA POSSIBILITA’ IN VIA ECCEZIONALE IN UN ANNO ASSOLUTAMENTE ECCEZIONALE

Parrucchieri ed estetisti potranno lavorare anche il 2 giugno: oggi è stata firmata un’ordinanza che consente a queste attività di restare aperte, dopo le lunghe settimane del lockdown, anche nella giornata della festa della Repubblica.

“Con l’ordinanza diamo la possibilità a estetisti e parrucchieri di lavorare anche nella giornata di martedì 2 giugno se lo vorranno – afferma la vicesindaco e assessore allo Sviluppo del territorio Manuela Maffioli -. Si tratta di una azione eccezionale in un anno assolutamente eccezionale. Il numero di clienti che possono ricevere ogni giorno è inferiore a causa delle restrizioni per la pandemia:

in questo modo potranno, se lo vorranno, utilizzare anche questa giornata. Del resto, come recita la Costituzione, la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro e il lavoro è, oggi, un’assoluta

priorità”.

Il provvedimento, firmato dal sindaco Antonelli, su proposta dell’assessore Maffioli, è previsto dal “Regolamento comunale per l’esercizio dell’attività di parrucchiere ed estetista” che dispone che orari e giornate di chiusura siano stabiliti con ordinanza del sindaco, ma non si tratta di un obbligo, è una opportunità che gli operatori potranno cogliere in base alle loro esigenze e secondo le necessità dei loro clienti.

L’iniziativa rappresenta un ulteriore provvedimento con cui l’Amministrazione, nell’ambito nelle proprie competenze e possibilità, dimostra vicinanza alle tante attività che sono state penalizzate in modo drammatico in queste settimane. 

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Codici e Aeci lanciano la campagna “Voucher? No, grazie!

Codici e Aeci lanciano la campagna “Voucher? No, grazie!”:

i consumatori hanno diritto al rimborso

 

Viaggi, vacanze, eventi culturali, ludici e sportivi. L’emergenza Coronavirus sta causando molte cancellazioni in questi settori ed a farne le spese sono soprattutto i consumatori. In seguito all’annullamento di un volo o di una crociera, di un concerto o di una manifestazione, viene infatti spesso concesso solo il voucher, negando il diritto al rimborso. Una scelta obbligata che le associazioni Codici e Aeci hanno deciso di contrastare con la campagna “Voucher? No, grazie!”.

Stiamo ricevendo tantissime segnalazioni in merito a viaggi o concerti annullati – dichiarano Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici, ed Ivan Marinelli, Presidente di Aeci – ed in molti casi chi ha acquistato il biglietto si vede rispondere che in cambio può avere soltanto il voucher. Nessun rimborso, nemmeno per chi sta valutando la possibilità di cancellare una vacanza in estate perché preoccupato per l’emergenza Coronavirus. Nelle settimane scorse, l’Unione Europea ha ricordato all’Italia che deve essere garantita la libertà di scelta tra voucher e rimborso. Non sono ammesse imposizioni, la decisione spetta ai consumatori ed è quello che intendiamo riaffermare e garantire con questa nostra iniziativa”.

Gli Sportelli di Codici e Aeci sono attivi su tutto il territorio nazionale per fornire assistenza ai consumatori che si vedono negare la possibilità di scegliere tra voucher e rimborso. È possibile mettersi in contatto con le due associazioni scrivendo a segreteria.sportello@codici.org oppure a assistenza@euroconsumatori.eu.

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I ristoratori di Ristoworld scrivono a Papa Francesco: matrimoni all’aperto

Il presidente di Ristoworld Italy, associazione nazionale di cucina, turismo e ristorazione, ha scritto a Papa Francesco per chiedere alcune concessioni in deroga sulla possibilità di celebrare il Matrimonio religioso di domenica e all’aperto con la possibilità di farlo anche in quaresima.

Di seguito il testo della lettera inviata da Marcello Proietto di Silvestro presidente dell’Associazione Ristoworld Italy, al Santo Padre Papa Francesco.

11 Maggio 2020

prot.int. 11052020   

Padre Santo,

 

Sono il presidente di Ristoworld Italy, associazione che annovera fra gli iscritti ristoratori, operatori del turismo, personale di sala ed altro ancora: l’emergenza Covid 19 ha messo in ginocchio questo comparto e, soprattutto, il settore dei matrimoni e del wedding. La ripresa sarà lenta e già oggi registriamo difficoltà legate al 2020 e al 2021, anno deputato alla riprotezione di numerosi matrimoni spostati ad altro periodo, per via delle limitazioni del Governo anche alle celebrazioni religiose.

Sono a chiedere a Vostra Santità un aiuto concreto e paterno e la possibilità di prendere in considerazione queste nostre richieste per il periodo 2020-2022:

  1. Permettere la Celebrazione del Sacramento del Matrimonio nelle giornate di domenica, concordando con gli Sposi e il sacerdote della parrocchia la possibilità di celebrarlo durante la Santa Messa Domenicale già programmata o con Celebrazione autonoma in altro orario;
  1. Permettere la Celebrazione del Sacramento del Matrimonio durante il periodo di Quaresima (escluso i Venerdì di Quaresima e tutta la Settimana Santa e, ovviamente, il giorno di Pasqua);
  1. Permettere la Celebrazione del Sacramento del Matrimonio all’esterno di Ville e Sale Ricevimento che abbiano caratteristiche ritenute, dalle Curie Vescovili di pertinenza territoriale, in linea con i requisiti per la celebrazione di una Santa Messa all’aperto.

Queste iniziative potrebbero aiutare anche alcune coppie di futuri Sposi che, scoraggiati dalle problematiche inerenti la tempistica e le giornate, hanno deciso di non celebrare più il matrimonio con Rito Cattolico, privandosi del suggello sacramentale.  

Nella fiducia di un benevolo accoglimento, preghiamo per Vostra Santità e imploriamo la Sua Apostolica Benedizione.