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Lettere al direttore

Covid-19. La proposta dei veterinari cileni

I Veterinari. Una categoria all’avanguardia nel contrasto al Virus

In Cile se ne sono accorti: i Veterinari cileni hanno donato al Sistema paese, malgrado la loro opposizione al Governo antidemocratico, i ventilatori utili in questa lotta al Covid-19. In Italia ancora no: le cliniche veterinarie sono aperte; tutti i servizi essenziali – o meno – per i nostri “amici a quattro zampe” sono disponibili e pienamente fruibili, ma non hanno detto le loro indicazioni. Ogni categoria socio-sanitaria si è messa al servizio del Paese, ricavandone anche vantaggi in termini economici (poc’anzi la Toscana di Rossi ha iniettato ‘manu militari’ soldi su soldi in TUTTI i Sanitari giovani e meno giovani, aprendo la strada)… per ultimi gli Psichiatri, mentre i TSO schizzano alle stelle.

La Sanità, la Salute, il Benessere… fanno parte della Vita di ognuno di noi, fu l’ultima e più grande intuizione dei Sessantottini in quel 1978, prima della catastrofe del ’79. Come la mia generazione poté esprimersi nel 2011, ma non abbiamo ancora detto nulla.

I Veterinari, dicevo. E il Cile. Risulta tanto difficile comprendere che gli allevamenti e la vendita del cane, del gatto, del cavallo (ma pure del criceto) è l’unica soluzione a un impazzimento del sistema socio-psichiatrico, degli Assistenti Sociali, degli Psichiatri, degli Psicologi eccetera eccetera… a milioni, di potenziali schizzati a piede libero. Pronti, per infettarsi, come criceti.

Lorenzo Proia

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Comunicati

Preioni (Lega): Ostruzionismo sconsiderato sulla legge per la riassegnazione delle concessioni alle grandi derivazioni idroelettriche

Torino-31-03-2020- “Doveva diventare realtà oggi in Consiglio regionale la riassegnazione delle concessioni relative alle grandi derivazioni idroelettriche del Piemonte, che invece la minoranza di Palazzo Lascaris, con un atteggiamento di ostruzionismo sconsiderato ha bloccato”- dichiara il Presidente del Gruppo Lega Salvini Piemonte, Alberto Preioni.

“Un atto di grave irresponsabilità che priva il Piemonte di grandi opportunità, non solo di tipo economico ma anche di tipo ambientale. In un contesto drammatico come si sta rivelando l’emergenza Coronavirus questo atto sconsiderato delle minoranze danneggia ogni cittadino, non ci si può nascondere dietro l’azione politica quando ci si muove in modo così contraddittorio.”

“Abbiamo chiesto a tutti uno sforzo perché il provvedimento andava approvato entro il 31 marzo per evitare l’infrazione comunitaria, il loro Governo non ha concesso proroghe – dichiara Alberto Preioni – e invece di fare gli interessi del Piemonte le minoranze hanno deciso di mettere in atto l’ennesimo gesto di presupponenza, che ricadrà nuovamente sulle tasche dei cittadini”.

“Le grandi derivazioni idroelettriche sono un bene e contemporaneamente un onere che incide soprattutto sui territori montani e pedemontani dove si concentrano gli invasi- conclude Albero Preioni – il Piemonte poteva legiferare oggi per riassegnare 67 concessioni che storicamente erano in capo allo Stato per poi gettare le fondamenta di una gestione autonoma della produzione energetica. Una partita persa a tavolino di cui spero che i piemontesi chiederanno conto agli interessati.

La Lega ovviamente non si ferma, andiamo avanti e continuiamo a lavorare pensando sì all’emergenza sanitaria, ma anche all’emergenza economica, emergenza che l’approvazione di questa legge sula riassegnazione delle concessioni relative alle grandi derivazioni idroelettriche del Piemonte avrebbe contribuito a superare”.

 

Così in una nota il Presidente del Gruppo Lega Salvini Piemonte, Alberto Preioni.

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EDITORIALI

Roma, Emergenza Covid: l’applicazione delle sanzioni porterà al caos nei tribunali.

EDITORIALE 

Avv. Gianni Dell’Aiuto
 
Sono state avanzate da più parti ed anche da giuristi di alto livello, perplessità sulla legittimità
costituzionale dei provvedimenti emessi dal Governo e, in particolare, delle sanzioni conseguenti
alle violazioni. Come aggiungere caos all’emergenza. Non è la prima volta che i provvedimenti
emessi dagli ultimi due governi siano stati oggetto di pesanti critiche a livello giuridico,
perfettamente motivate, ma in queta situazione emergenziale l’impatto potrebbe essere molto
pesante su ua giustizia già quasi al tracollo e adesso completamente ferma.
Ma non ferma al punto di permettere al TAR della Campania di decidere con una solerzia degna di ben altre occasione sul primo ricorso sottopostogli ed ha annullato un provvedimento
amministrativo irrogato contro in cittadino italiano da parte delle forze dell’ordine. Nonostante la quarantena impostagli un signore aveva deciso di andare a lavorare e di andare a prendersi le
sigarette.
Il Tar Campano gli ha dato ragione con annullamento del provvedimento amministrativo con cui gli era stato ordinato di rimanere nella propria abitazione e, altre valutazioni a parte, questo
provvedimento apre una breccia in un muro che il governo avrebbe dovuto costruire intorno alla legislazione emergenziale. Anche se già lo immaginavamo si apre la strada a cavilli e ricorsi.
Il giorno dopo avere ricevuto un “atto di diffida e quarantena” con cui veniva notificato il divieto di uscire per 14 giorni, il soggetto coinvolto ha presentato ricorso al Tar Campania.
Il Tar della Campania, che dovrebbe essere chiuso o aperto per udienze da tenere solo in casi gravi ed urgenti, ha deciso in 48 ore con una sentenza che “accoglie l’ istanza e per l’ effetto sospende
l’ atto di diffida e la messa in quarantena”. Sospende, non annulla, e si ritiene opportuno riportare la motivazione da cui si espungono solo alcuni incisi.
Riscontrata la verosimiglianza di quanto dedotto in esito alla essenzialità del percorso seguito dalla propria abitazione per l ‘ approvvigionamento presso il punto di distribuzione automatico di
tabacchi” e ritenuto che  l’ estrema gravità e urgenza vada apprezzata anche nella adeguata considerazione del fine giustificante le misure, il ricorso viene accolto con esclusivo riferimento
all’ atto di diffida e messa in quarantena in relazione agli detti impegni, nei limiti di quanto ad essi necessariamente connesso e nel rispetto di tutte le altre misure, condizioni e precauzioni note
al ricorrente”.
Il provvedimento lascia forti perplessità sulla motivazione ma, al di là della sua correttezza o meno, anche in termini di tutela della collettività, il pericolo segnalato si dimostra il pericolo concreto di
un numero incredibile di ricorsi all’Autorità Giudiziaria.
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EDITORIALI

Roma, I rischi per i minori durante l’emergenza Coronavirus

EDITORIALE 

AVV. Gianni Dell’Aiuto

La Polizia Postale sta segnalando un aumento degli attacchi online.
Phishing in crescita e mail ricevute che all’apparenza contengono consigli e suggerimenti
per evitare il rischio di contagi o trasmissione della malattia. Facendo click o scaricando si corre
non solo il rischio di regalare ad altri i propri dati personali, ma anche il rischio di installare un virus
che infetta il sistema in maniera irreparabile. Non mancano segnalazioni raccolte dalla polizia
postale per richieste di donazioni alle più svariate strutture o associazioni. Attenzione prima di dare
prova di generosità: dietro molte mail ci sono soggetti senza scrupoli che approfittano di questa
situazione e forniscono coordinate che faranno arrivare la donazione non certo all’apparente
beneficiario.
Purtroppo questa situazione mette a maggior rischio le fasce più deboli e indifese, tra cui
spiccano i più giovani, specialmente i minorenni: anche se nati già con una tastiera in mano e la
tecnologia digitale nel DNA, non hanno ancora la consapevolezza dei rischi che si corrono, in
particolare quelli di essere adescati da malintenzionati e, non ultimi, veri e propri pedofili. In questi
giorni in cui la connessione online è uno dei sistemi più utilizzati non solo per le lezioni scolastiche,
ma anche per passare il tempo. Consigliare ai genitori una maggiore presenza e attenzione alla
navigazione dei figli sembra pleonastico ma, considerati i sistemi subdoli di adescamento usati, è
sempre decisamente opportuno.
La Polizia Postale ricorda infatti che l’adescamento quasi mai è immediato, bensì frutto di
un processo lento e strutturato, appositamente studiato e finalizzato ad una manipolazione
psicologica volta a costruire relazioni basate sulla fiducia per coinvolgere in una relazione sessuale
prima tecnomediata e successivamente portarla sul piano reale.
Lo strumento più utilizzato è, ovviamente, quello di più facile accesso ed utilizzato, vale a
dire i social network che permettono di individuare le potenziali vittime e riescono a entrare in
contatto con loro sfruttando l’inesperienza informatica e la voglia di protagonismo e visibilità che
internet ha letteralmente inculcato nella generazione dei nativi digitali. Dal social network, una
volta carpita la fiducia della vittima, si passa ai sistemi di messaggistica su cellulare, scegliendo per
i sistemi che rendono più difficoltosa l’individuazione dell’utilizzatore, per poi iniziare le richieste
di foto e altro materiale pedopornografico. Whatsapp, Snapchat, e Telegram tra i più utilizzati. La tecnica
utilizzata è quella persuasiva, volta a creare non solo fiducia, ma anche un rapporto di soggezione tale da
condurre la vittima verso una condizione sempre più collaborativa, ponendo sempre l’accento sulla
segretezza e la complicità. La richiesta di foto e video è il passo successivo. Andando a vedere molti video in
rete di giovanissimi, specialmente sull’ultimo social da questi preferito, il pericolosissimo Tik Tok, si capisce
come molti possano avere anche poche remore a cedere.
Il sito della Polizia Postale è chiaro e indica tutti i possibili rischi che corrono a causa della naturale
curiosità per la sessualità tipica della fase evolutiva che si sposa con una straordinaria naturalezza,
abbinata all’incoscienza, con cui usano gli strumenti tecnologici. Non dimentichiamo poi il gusto
della sfida, del proibito e della trasgressione. Tutte componenti che hanno un ruolo determinante e
vengono utilizzate dall’abusante per far superare alla vittima ogni possibile remora.
Un accento particolare viene infine posto sull’atteggiamento dei genitori che, sempre
iperprotettivi e purtroppo assenti nei controlli sulla navigazione dei loro figli, tendono a
giustificarli, spesso senza valutare le colpe di loro stessi nella fase educativa.
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Lettere al direttore

COVID-19, istanza affinché sia un unico soggetto a emanare le norme

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

OGGETTO: COVID-19, istanza affinché sia un unico soggetto a emanare le norme

e che ogni norma sia redatta in modo che il cittadino della scuola dell’obbligo

possa consultarla e comprenderla facilmente.

Pregiatissimi, nella newsletter de IL POST https://www.ilpost.it/ , abbiamo letto che …. il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha tenuto una conferenza stampa per illustrare un nuovo decreto legge, approvato dal Consiglio dei ministri, che “riordina la disciplina anche dei provvedimenti che stiamo adottando in questa fase emergenziale” …….  e confidando che sia relegati al passato i provvedimenti, a scadenza giornaliera, emanati dalla Presidenza del Consiglio, dai vari ministeri, dalla Protezione Civile, dalle varie autorità che hanno disorientato i cittadini e gli operatori economici perché ogni provvedimento rimanda alla lettura di precedenti e/o altre norme. Situazione evidenziata da parte nostra il 13 marzo 2020 (riprodotta in calce), rappresentando un esempio concreto di come stilare un decreto per renderlo subito comprensibile ai cittadini della scuola dell’obbligo.

Oggi, alla luce di detta dichiarazione, confidiamo in detto cambiamento, chiedendo ancora una volta la costituzione di un Consiglio Esecutivo (nostra istanza del 18 marzo 2020) al quale demandare l’emanazione dei provvedimenti inerenti il contenimento del COVID-19, provvedimenti a testo unico che non rimandino alla lettura di precedenti e/o altre norme.

Cogliamo l’occasione, avendo letto i dati sul contagio, di sollecitare le SS.VV. per far avviare l’esecuzione a tappeto, programmata su tutti i cittadini del territorio nazionale, dei prelievi di tamponi come richiesto nella nostra istanza del 23 marzo 2020.

Come Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti siamo stati tra i primi (e proseguiamo ogni giorno) a fornire analisi e soluzioni, aggiornando in modo tempestivo il nostro sito http://www.coordinamentocamperisti.it.

Un grande lavoro da espletare, ma che è un diritto/dovere di ogni cittadino per partecipare in modo attivo alla vita e sicurezza della nazione.

A leggervi, Pier Luigi Ciolli

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Comunicati

Coronavirus, Zampa-Siani-Villani: “La Rai trasmetta notizie adeguate ai bambini e con immagini riconoscibili”

“In questi giorni di quarantena e con le scuole ormai chiuse da molti giorni, i bambini sono a casa con i genitori e vivono e sentono le preoccupazioni degli adulti.
I bambini sono preoccupati esattamente come i grandi. Per cui è importante spiegare ai piccoli, in modo adeguato al grado di comprensione e alla maturità emotiva di ciascun di loro, ciò che sta accadendo. Il non ricevere spiegazioni dagli adulti, in un contesto di tensione ben percepibile, rischia infatti di generare un’ansia ancora maggiore rispetto a quella che può generare una consapevolezza ben gestita. Non bisogna dare per scontato che i bimbi abbiano gli stessi nostri timori. Quando parliamo con i più piccoli è importante sintonizzarsi sulle loro paure e non sulle nostre. Pertanto chiediamo al servizio pubblico di diffondere su tutti i canali Rai, anche quelli non destinati in modo specifico ai bambini, notizie semplici e adeguate ai piccoli. È inevitabile, infatti, che i bambini, guardando insieme ai genitori i notiziari, possano certamente essere spaventati dalle immagini e non comprendere parole come pandemia, isolamento e quarantena.
I telegiornali hanno un linguaggio per telespettatori adulti, non adatto ad un bambino. Per cui è compito dei genitori filtrare le notizie e tradurle in un linguaggio adatto ai propri figli, ma riteniamo che sia necessario che anche il servizio pubblico crei spazi in cui si parli ai bambini con un linguaggio adatto e con immagini facilmente riconoscibili.
Anche le informazioni sulle misure di igiene consigliate dalle autorità sanitarie che vengono trasmesse durante le trasmissioni dovrebbero essere rese semplici e facilmente comprensibili ai bimbi”.

È quanto dichiarano in una nota congiunta la Sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, l’On. Paolo Siani, pediatra dell’Azienda Ospedaliera Santobono-Pausilipon di Napoli e Alberto Villani, Presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP).

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Lombardia, Licenziamento legittimo per chi molesta i colleghi di lavoro

EDITORIALE

Avv. Gianni Dell’Aiuto

Attenzione sui luoghi di lavoro a comportamenti non ortodossi.

La corte di cassazione ha confermato il licenziamento per giusta causa inflitto al dipendente; ergo cessazione immediata del rapporto di lavoro e, immaginiamo, una brutta macchia sul curriculum di chi dovrà poi cercare un nuovo lavoro. Nulla conta, in queste ipotesi, se con il o la collega molestata, vi fosse stata una relazione.

La giusta causa è stata ravvisata nella circostanza che il lavoratore in questione aveva reiteratamente, addirittura per alcuni anni, molestato anche con minacce, una collega con cui aveva avuto una relazione sentimentale, procurandole preoccupazione per l’incolumità propria e del marito nonché malessere psico-fisico tali da indurla a modificare le proprie abitudini di vita e da interferire sull’organizzazione dell’attività lavorativa, con riflesso sull’intollerabilità della prosecuzione del rapporto di lavoro. Esattamente, non dimentichiamolo, i comportamenti previsti e puniti anche dalla norma penale che punisce gli stalker.

Già la Corte d’appello aveva ritenuto provata la condotta contestata sulla base del procedimento penale di primo grado cui era stato sottoposto il lavoratore e delle attività istruttorie direttamente acquisite nel giudizio civile, anche in riferimento ai successivi comportamenti, ravvisando la proporzione tra gli addebiti contestati e la sanzione estrema del licenziamento comminata dalla società datrice, per la gravità del comportamento extralavorativo lesivo del vincolo fiduciario tra le parti.
La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza sancendo che la legittimità del licenziamento.

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Lombardia, Cosa prevale tra la privacy e il diritto ad aprire una nuova finestra?

EDITORIALE

Avv. Gianni Dell’Aiuto

 

 

Il Tribunale di Roma è stato chiamato a decidere sulla richiesta di una signora che lamentava come la propria vicina, costruendo un balcone e aprendovi una porta finestra, oltre a violare le norme in materia di distanze condominiali, violasse la propria privacy, potendo “spiarla” tramite la nuova veduta all’interno della propria abitazione e, in particolare, nel bagno. La parte accusata si difendeva sostenendo come, viceversa, il balcone si trovasse in quella posizione da ben oltre vent’anni, al punto di chiedere la declaratoria di una servitù di veduta per usucapione.

Il tribunale, preliminarmente ha rilevato come nel caso, non si potesse parlare di veduta, bensì di finestra. La fondamentale differenza è che mentre la finestra permette la visione solo frontale, una veduta si configura soltanto nel caso in cui l’apertura realizzata, oltre che di vedere e guardare frontalmente, permette ad una persona di media altezza anche di affacciarsi e quindi di guardare in maniera laterale ed obliqua sul fondo altrui. Oltretutto, nel caso in esame, il nuovo manufatto serviva solo a dare maggiore aria e luce all’appartamento, ma non a mettere la testa fuori.

Da questa osservazione è stata operato un’attenta analisi ai fini del bilanciamento tra la privacy e il diritto a poter ampliare l’apertura della porta-finestra per avere più aria e luce. Il Tribunale ha concluso che debba prevalere il diritto ad utilizzare il bene comune per dare maggior luce, specialmente in considerazione dell’apposizione di una grata che impediva un eccessivo affaccio verso le finestre altrui.

Si tratta di una pronuncia che dovrà verosimilmente passare da altri gradi di giudizio ma, in casi analoghi, si dovrà tenere presente come la privacy debba in ogni caso essere tutelata e rispettata.

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Milano, #emoticons: il nuovo confine della diffamazione

EDITORIALE

a cura dell’ Avv. Gianni Dell’Aiuto

Il Tribunale di Verona è stato chiamato, addirittura con procedura di urgenza se l’utilizzo di un emoticon, le faccette che spopolano su tutti i device che abbiamo in tasca e di cui sembra non possiamo più fare a meno, possa configurare addirittura ipotesi di diffamazione, un reato punito nella sua forma “basic” con la reclusione fino a un anno.

Un utente di internet si è rivolto alla giustizia per ottenere la rimozione da un post di una faccetta che riteneva lesiva nei propri confronti. Il Tribunale ha accolto il ricorso e ordinato la rimozione e, inoltre, ha previsto una sanzione di € 1150,00 al giorno in caso di ritardo nel fare quel click

Dal provvedimento del Tribunale non è dato comprendere di quale emoticon si trattasse né quale fosse il tenore da intendersi o inteso nel commento, ma il Giudice ha sancito un importante principio che sicuramente troverà conferma anche in futuro.

Gli emoticon sono ormai, del resto, parte del nostro quotidiano e come tali del linguaggio. Come tali, ritiene il Tribunale, possono essere altamente lesivi della dignità e diffamatori, ovviamente, nel contesto in cui vengono utilizzati e chi ne è il destinatario. Nella fattispecie si è ritenuto che l’apposizione di un emoticon sia andata ben oltre l’esercizio del diritto di critica che potrebbe giungere anche ad essere pungente. Ma quando si superano determinati limiti, ecco che si può incorrere nelle conseguenze del codice penale.

Il provvedimento dovrà essere eventualmente confermato nel merito, ma è un ulteriore segno di come la tecnologi, ormai, non lasci più immune nessun settore della nostra vita.

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EDITORIALI

Milano, #iorestoacasa e disinformazione legale

Editoriale

a cura dell’ Avv. Gianni Dell’Aiuto

Circolano in rete alcuni audio in cui, anche qualcuno che si definisce avvocato, consiglia di non pagare l’ammenda che, da quanto viene riferito dalle voci, sembrerebbe possa essere irrogata sul momento da parte delle forze dell’ordine a chi viene trovato in giro, contravvenendo alle disposizioni del Decreto “Tutti a Casa”. Addirittura si “informano” i destinatari che, pagando l’ammenda, si diventerebbe pregiudicati e, in almeno uno di questi audio si fa presente che l’ammenda è una pena come l’arresto e l’ammenda, e non come la “contravvenzione” al codice della strada.

Evitiamo commenti, specialmente se questi audio, diffusi random, senza un minimo di accortezza e controllo, venissero davvero da avvocati, e proviamo a fare chiarezza.

PRIMO. A chi venisse fermato e non avesse un valido motivo per uscire di casa, le forze dell’ordine NON POSSONO IRROGARE AMMENDA, ma possono solo denunciarlo alla competente Procura della Repubblica per quanto di competenza.

SECONDO: Quanto sopra perché l’ammenda (così come la reclusione, l’arresto e la multa), sono pene che possono essere emesse solo da un Giudice penale al termine di un processo.

TERZO: A chi venisse fermato da Carabinieri, Polizia, Vigili Urbani, ben difficilmente verrà chiesta sul momento l’elezione di domicilio; gli operanti raccoglieranno le dichiarazioni e, successivamente, trasmetteranno gli atti alla Procura della Repubblica che svolgerà le attività necessarie ivi compresa, l’eventuale elezione di domicilio.

QUARTO: In quegli audio in cui si dice di non pagare l’ammenda (che non può essere emessa), si dice che verrà emesso un decreto penale di condanna. Non è detto che ciò accada, perché il procedimento potrebbe essere anche archiviato o il Pubblico Ministero potrebbe anche decidere di procedere con il rinvio a giudizio. Al Decreto penale ci si può opporre.

QUINTO: Chi ha lanciato questi audio sostiene che pagando l’ammenda si diventa pregiudicati. Già premesso che per l’emissione dell’ammenda occorre un processo (ordinario o mediante decreto penale), lancia segnali allarmistici decisamente eccessivi e dimostra di non prendere in considerazione, ad esempio, la sospensione condizionale della pena.

Non è questa la sede per fare una lezione di diritto penale, e ricordare agli autori degli audio che quelle al codice della strada cui sembra vogliano fare riferimento per cui è elevata immediatamente la sanzione non sono contravvenzioni ma violazioni amministrative (come ad esempio la guida con il cellulare).

Inoltre il professore Giovanni Maria Flick, già presidente della Corte Costituzionale, ha avanzato dubbi sulla costituzionalità della procedura che porterebbe ad un possibile arresto, ricordando che la falsità riguarda le dichiarazioni su generalità, stato civile e così via. Un provvedimento, almeno sul punto, e un’interpretazione che possono anche portare danno, tanto quanto un audio Whatsapp completamente sballato.

Si invita anche noi quindi tutti a fare attenzione ad audio e messaggi che arrivano sui vostri cellulari. Attenzione alla fonte e, se proprio volete avere certezze, chiamate un vostro avvocato di fiducia.