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Europa, Tovaglieri (Lega) interroga Gentiloni sul Made in Italy

Nel mio intervento ho sottoposto al Commissario europeo per gli affari economici un tema caro a tutti noi: l’etichettatura e la tracciabilità dei prodotti per difendere consumatori, imprese e made in Italy! ( Isabella Tovaglieri)

 

Isabella Tovaglieri europarlamentare della Lega parla di ” prodotti che mettono a repentaglio la sicurezza” e si riferisce a tanti prodotti extra-ue copiati oppure prodotti con materiale che spesso arriva riciclando i rifiuti e per questo afferma che “Le nostre imprese sono in  attesa di soluzioni”.

L’interrogazione della Tovaglieri si rivolge a Gentiloni che risponde positivamente parlando della: “ la necessità di controlli sulla qualità dei prodotti… prodotti medici contraffatti o non rispondenti agli standard, ma anche di altro:

“Il nuovo regolamento del 2019 col la sua entrata in funzione darà nuovo impulso, come per il commercio elettronico, recuperare su fonti di evasione dell’iva ed evitare che si compiano atti pericolosi per la sicurezza dei consumatori”.

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ESTERI. LIBIA, DA GUERRA CIVILE A CONFLITTO REGIONALE. L’ITALIA OSSERVA …MENTRE TERMINA IL RAMADAN 2020.

Quale è lo scenario oggi in Libia? Questo breve contributo cercherà di definire la questione nelle sue molteplici sfaccettature.

Dopo la “primavera” del 2011, una guerra civile a bassa intensità ha infuriato in Libia. La conflittualità tra le parti in campo è però aumentata nel 2014 dopo che le opposte fazioni hanno ignorato i risultati delle elezioni parlamentari e costretto il governo riconosciuto a livello internazionale del Presidente Serraj a cercare rifugio nella Libia orientale.

Intanto l’antagonista di Serraj, il Generale Khalifa Haftar, comandante dell’esercito nazionale libico (LNA) aveva iniziato un’offensiva per porre fine a una campagna terroristica islamista a Bengasi.

Nel 2015, le Nazioni Unite hanno tentato di negoziare un accordo per cercare di dare legittimità al governo di accordo nazionale (GNA) che, trasferito a Tripoli nel marzo 2016, è da allora sotto il controllo, de facto, delle milizie di Tripoli e Misurata.

I libici al di fuori dell’area della Tripolitania non riconoscono il GNA e continuano a lamentarsi della distribuzione, di risorse e ricchezza, nonché dell’arricchimento definito “criminale” delle milizie nella regione della capitale.

Un’offensiva di Haftar su Tripoli nell’aprile dello scorso anno ha reso vana l’iniziativa delle Nazioni Unite per una conferenza nazionale libica a Ghadames dopo, che già erano fallite iniziative simili.

Il GNA ha capacità militari limitate e ha cercato e ottenuto aiuto, da Turchia e Qatar e come detto, è “gestito” dalle milizie Misurata che annoverano nelle loro unità un grande numero d’islamisti radicali, tra cui affiliati di Al Qaeda, che costituiscono la spina dorsale delle forze in campo.

Diverse centinaia di jihadisti inviati dalla Turchia provenienti dalla Siria hanno rinforzato il GNA all’inizio della battaglia per Tripoli.

Il trasferimento di mercenari terroristi ha sancito l’alleanza tra le milizie di Misurata, i più stretti alleati della Turchia in Libia, e i Fratelli Musulmani che hanno mantenuto una forte influenza sulla politica, sulla sicurezza e sull’economia della regione. LNA è composto, invece, da unità dell’esercito supportate da milizie eterogenee e i suoi principali sostenitori stranieri sono  l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti.

Definito lo scenario sul campo, è possibile asserire senza possibilità di smentita che la guerra civile in Libia è ora, dal punto di vista bellico, una guerra di logoramento con opposte fazioni che hanno capacità diverse. A oggi l’LNA sta soccombendo in quanto non è in grado di competere con le truppe filo-turche modernamente equipaggiate. Queste ultime  dispongono di droni da combattimento, capacità di guerra elettronica, artiglieria di precisione a lungo raggio, appoggio da navi da guerra e soprattutto, buona capacità di difesa aerea. Quindi dal 20 maggio, dopo aver riconquistato l’ultima base LNA rimasta nella Tripolitania occidentale, Al Wattiya, l’offensiva delle forze di Serraj ha acquisito slancio, mentre l’LNA cerca di consolidare le sue posizioni nel sud di Tripoli.

Tornando alla presenza internazionale nell’area è evidente che molti altri paesi, oltre a quelli già citati, hanno interessi strategici importanti.

La sicurezza occidentale è uno di questi interessi e riguarda principalmente l’attività dei vari gruppi islamisti. Le aree non controllate a ridosso dei confini sono “porose” e consentono numerosi traffici, tra cui quello di esseri umani. Vi sono inoltre interessi legati alla promozione della democrazia o dell’islam politico e infine, diversi paesi sono economicamente interessati allo sfruttamento degli idrocarburi.

Tra i vicini regionali della Libia ci sono Egitto, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar e a questi si aggiungono la Turchia, la Francia, l’Italia e la Russia.

L’instabile economia della Turchia ha bisogno della Libia come importante destinazione di esportazione e in tal senso si muove Ankara, con un occhio anche alla ricostruzione che, dovrà iniziare. Di conseguenza la sopravvivenza del GNA e un ruolo di primo piano per Misurata sono essenziali per gli interessi economici di turchi.

Anche il Qatar è un grande investitore in Libia. Sia il Qatar sia la Turchia stanno fornendo armi ed equipaggiamento militare a molte delle milizie pro-GNA, in particolare quelle di Misurata.

L’Egitto, il vicino più prossimo della Libia, sta osservando la crisi oltre il suo confine occidentale perché la Libia è ora un possibile rifugio per i terroristi. La Libia, non va dimenticato, è anche un importante mercato del lavoro per quasi un milione di egiziani.

L’Italia e la Francia hanno importanti interessi strategici in Libia, ma mentre, per Roma, l’economia (interessi ENI) e la migrazione dei clandestini sono i temi principali, la sicurezza regionale e l’antiterrorismo sono la priorità per Parigi. Per Mosca, invece, il caos in Libia è un’opportunità per riguadagnare influenza nell’area. La Russia è interessata a stabilire un “testa di ponte” nel Nord Africa per ottenere una quota del settore della ricostruzione e all’influenza sull’industria degli idrocarburi, in particolare il mercato del gas. Sebbene non vi siano interessi nazionali vitali americani in gioco in Libia, la sua instabilità costituisce una minaccia crescente per gli interessi statunitensi nella regione anche considerato l’atteso arrivo nell’area dei cinesi con interessi simili a quelli della Russia.

Dal punto di vista geopolitico “africano” nessuno, per ora, parla apertamente della possibilità che la Cirenaica si separi dal resto della Libia a seguito della sconfitta del LNA in Tripolitania o di un cessate il fuoco definitivo sotto egida ONU. Questo perché’ l’accordo marittimo turco-libico che tracciava le zone economiche esclusive, un accordo d’importanza cruciale per la Turchia, diverrebbe irrilevante tutto a favore del Cairo.

Se ci fosse, infatti, un’escalation militare tra Ankara e Il Cairo sulla Libia, l’Egitto è in una posizione privilegiata per fornire supporto logistico diretto senza rischio d’intercettazioni.

Gli aerei da combattimento, anche emiratini, sarebbero in grado di attaccare obiettivi in tutta la Libia direttamente dalle basi dell’Egitto occidentale. Anche le forze di terra egiziane potrebbero intervenire se necessario, inoltre gli aerei da trasporto turchi, i droni o i combattenti presenti in Libia potrebbero essere facilmente intercettati e neutralizzati.

Nel complesso scacchiere appena descritto, si deve sperare che la Turchia non diventi il partner economico favorito della Libia (occidentale) perché’ questo danneggerebbe fortemente la posizione delle varie parti interessate europee, in particolare Italia e Francia.

La Turchia acquisirebbe inoltre una posizione più importante sul mercato europeo del gas e sarebbe in grado di influenzare le consegne attraverso il gasdotto Green Stream (gestione ENI) che attraversa la Libia occidentale verso l’Italia. Inoltre, la Turchia sarebbe in grado di controllare anche i flussi migratori dal Mediterraneo orientale verso l’Europa. Ciò aumenterà in modo significativo la sua capacità di esercitare pressioni sull’UE come già ha fatto nei mesi scorsi al confine con la Grecia e la Bulgaria.

La Turchia potrebbe continuare a espandere la sua influenza politica ed economica verso la Tunisia, l’Algeria e gli stati del Sahara meridionale. Ciò includerebbe probabilmente il sostegno a gruppi, come i Fratelli musulmani, e ciò sarebbe la causa di un possibile ulteriore attrito con la Francia.

In conclusione la guerra civile della Libia, nata come una questione interna, è diventata nel tempo una tipica guerra per procura. Il supporto internazionale è fondamentale per entrambe le parti e non si prevede una fine imminente. Come del resto non vi è a breve la possibilità di una “posizione internazionale unificata sulla Libia” o di una “risoluzione tra le due parti  principali” perché’ percepita come “unificazione di tutti gli sforzi contro l’LNA”.

Il presidente turco Erdogan è convinto di uscirne vincitore, e per questo sta profondendosi in sforzi militari ed economici. L’Egitto è riluttante a essere coinvolto in quello che potrebbe essere un conflitto prolungato e costoso. La Russia ha capacità di proiezione oggi limitate ed evita di coinvolgere direttamente le forze armate turche in Siria e quindi è titubante a farlo in Libia.

Un accordo politico/diplomatico è oggi meno probabile rispetto a una decisione militare, ma con la potenziale sconfitta dell’LNA da parte di Serraj ed Erdoğan, non si risolverebbero i problemi della Libia. In effetti, la situazione potrebbe aggravarsi e portare a un conflitto regionale lasciando l’Europa e gli Stati Uniti e quindi la NATO (meno la Turchia) a convivere con il risultato.

L’Italia e il suo governo continuano una politica di basso profilo, come se uno degli effetti collaterali del contrato al Virus di Wuhan fosse creare crisi di sonno.

Mentre il mondo arabo festeggia la fine del mese sacro del Ramadan e si interroga sul suo futuro, la Turchia, se non bastasse quanto combina in Libia e Corno d’Africa, provoca la vicina Grecia fingendo di occupare per errore lembi di territorio sul confine, la Cina comunista compra aree commerciali importanti a Taranto (dove c’e’ anche la base principale della nostra Marina Militare), dichiara di essere a un passo dalla seconda “guerra fredda” e minaccia la democratica Taiwan di “riunificarla”, i paesi “amici rigoristi” del nord Europa creano problemi agli aiuti potenziali in arrivo da Brussels , in Italia forse sarebbe il caso di fare “politica estera”.

Invito a riflettere sull’ affermazione di Henry Kissinger: “Quando è in atto una crisi, la passività non fa che accrescere l’impotenza: alla fine ci si trova costretti ad agire proprio sui problemi e nelle condizioni di gran lunga meno favorevoli.”

Generale Giuseppe Morabito

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Ue, Tovaglieri (Lega) a Gentiloni, origine prodotti in etichetta per tutela imprese e consumatori italiani

Bruxelles, 20 mag – “Ogni giorno arrivano nei nostri porti tonnellate di prodotti contraffatti o che non rispettano i nostri standard di sicurezza, mettendo a repentaglio la salute degli italiani e indebolendo le nostre aziende che invece queste regole le rispettano: serve una risposta chiara e concreta da parte dell’Europa, che deve intervenire per aumentare la tracciabilità dei prodotti a tutela di imprese e consumatori. Sappiamo da tempo quanto la vigilanza del mercato e il controllo della sicurezza dei prodotti, specialmente in arrivo dai Paesi terzi, sia essenziale. E con questa crisi ne abbiamo avuto l’ennesima riprova: per aumentare la tracciabilità dei prodotti, una soluzione ottimale sarebbe indicare l’origine dei prodotti in etichetta, una battaglia che la Lega porta avanti da tempo. Mi rivolgo alla Commissione Ue per sapere se anche per loro sia arrivato il momento di mettere al centro il nostro sistema industriale e la tutela dei cittadini: le nostre imprese si aspettando delle risposte, mi auguro non arrivino troppo tardi”.

Così Isabella Tovaglieri, europarlamentare della Lega, nel suo intervento oggi nella Commissione Imco del Parlamento Europeo.

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Panza (Lega).Frontiere chiuse verso l’Italia penalizzano turismo e commercio.

Frontiere chiuse verso l’Italia penalizzano turismo e commercio. L’europarlamentare Panza (Lega) scrive all’ambasciatore svizzero.

Bruxelles- 19-05-2020 – Dal 3 giugno il nostro paese aprirà le sue frontiere e non sussisterà più l’obbligo di quarantena, rimangono però ancora chiuse le frontiere verso l’Italia, con gravi perdite nei settori del turismo e del commercio, soprattutto delle aree transfrontaliere che su questo basano la loro economia.

Per questo motivo l’europarlamentare Alessandro Panza questa mattina ha espresso le proprie preoccupazioni all’ambasciatore svizzero Urs Bucher.

“Sono seriamente preoccupato per l’economia transfrontaliera che sta subendo ulteriori ripercussioni dopo la grave emergenza sanitaria. Le zone di confine tra Italia e Svizzera necessitano della immediata riapertura delle frontiere. Per questo ho richiesto di trasmettere al Governo federale le preoccupazioni e le necessità di intere comunità, che oggi sono duramente provate dalle conseguenze della chiusura forzata a seguito dell’emergenza coronavirus – prosegue Panza – al fine di esortare le autorità svizzere a considerare la possibilità di riaprire i confini anche a chi volesse recarsi in Italia per rifornirsi di beni e servizi, così come avveniva prima dell’emergenza. 
 
Sorprendono gli annunci dei giorni scorsi – conclude l’europarlamentare leghista-  di apertura delle frontiere da parte del Presidente del Consiglio Conte e del ministro degli esteri Di Maio, senza coordinazione con i paesi confinanti, e di cui gli stessi svizzeri si sono detti all’oscuro”.

 
Così in una nota l’europarlamentare della Lega Alessandro Panza.

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Esteri, La Nato e il virus di Wuhan

Anche nel 2020 il ruolo principale della NATO rimane quello di garantire la libertà e la sicurezza dei Paesi membri.

Questo è un concetto che si presta a differenti declinazioni strategiche perché il ruolo della NATO è costantemente oggetto di dibattito e differenti visioni. Soprattutto è dibattuto come far percepire tale missione alle audience nazionali dei paesi membri e a quelle “esterne”.

Le correnti principali sono due: la prima vorrebbe l’Alleanza come attore di hard security con un’Organizzazione in grado di risolvere in maniera eccellente le crisi con l’uso della forza per mezzo della sua non pareggiabile struttura militare.La seconda intende presentare l’Alleanza come un’Organizzazione che può fornire sicurezza nel mondo senza l’utilizzo della propria forza militare ma per mezzo della componente politico-diplomatica e la forza della “dissuasione” e/o “deterrenza”.

Il Presidente Trump ha dato una “scossa” all’Alleanza nell’ultimo Summit, chiedendo un cambiamento sostanziale (maggiori spese per la difesa) ma in risposta gli alleati – soprattutto europei – negano la natura, la portata e la velocità del cambiamento strategico.

Il COVID-19 potrebbe essere il punto di svolta per definire un nuovo equilibrio globale che è sempre più precario. Si può supporre che mentre il COVID-19 accelererà senza dubbio il cambiamento, è poco probabile che trasformi radicalmente la natura del cambiamento stesso. In effetti, se le conseguenze strategiche del COVID-19 sono simili alle pandemie del passato, mai così “forti” da porre fine alla minaccia di un conflitto, potrebbe comunque aumentare il livello di minaccia.  

I governi e l’opinione pubblica europea sono fermi su una certezza decennale: non ritengono che possa scoppiare  una grande guerra nell’immediato futuro, anzi escludono l’ipotesi di un conflitto globale in futuro!

Il Virus di Wuhan potrebbe allontanare ulteriormente la percezione europea dalla realtà, creando una profonda divergenza tra chi si concentra sulla sicurezza sanitaria e chi invece ritiene che sia centrale il concetto della difesa nazionale e della democrazia.  

Sulla sicurezza sanitaria è intervenuto il segretario generale dell’alleanza, Jens Stoltenberg, mettendo a disposizione il coordinamento logistico nei rifornimenti di materiali medicali. Il programma scientifico della NATO ha inoltre finanziato un progetto di diagnostica anticorpale rapida, proposto dall’ISS e promosso dalla Farnesina. Ma sul piano della difesa nazionale e della democrazia, sembra che pochi governi europei comprendano la situazione e siano in linea con gli americani.

Nella maggior parte dei casi non prendono in considerazione uno scenario del genere. Contro questa visione, numerosi affermati analisti intravedono il pericolo che l’Alleanza debba in un prossimo futuro affrontare una crisi multi-teatro simultanea nel Mar Cinese (Taiwan o Hong Kong), nel Medio Oriente (Siria e Turchia) e nel Nord Africa (Libia), nonché sui fianchi orientali e settentrionali dell’Alleanza attraverso lo spettro convenzionale e nucleare e lo spettro analogico e digitale.

Dal punto di vista strategico una delle conseguenze negative, derivante dalla pandemia potrebbe essere, per la NATO, che i paesi europei decidessero di sospendere la modernizzazione dello strumento di difesa nazionale per concentrarsi sulla sicurezza sanitaria.

Questo metterebbe la presidenza USA davanti alla scelta: continuare a difendere l’Europa compensando le sue debolezze militari, rendendo così le proprie forze armate relativamente più deboli in altre aree del mondo, o abbandonare l’Europa e l’idea di Transatlantic Link per gravitare in aree di maggiore interesse economico USA quali il Pacifico.Partendo dal presupposto che Pechino e Mosca non sono capitali di paesi da additare ad esempio di “Democrazia”, essi potrebbero sfruttare la possibile “debolezza” sociale e politica americana conseguente dal Virus per esercitare pressioni sia sugli Stati Uniti stessi sia sui loro alleati, politicamente ed economicamente più deboli, aumentando in maniera esponenziale la loro attività di soft power.

È probabile che i già insufficienti (a parere di Trump) investimenti nel settore della difesa europea diminuiranno ulteriormente dopo la crisi da virus, ma, contemporaneamente, la portata in numero e impegno di forze delle possibili missioni NATO potrebbe accrescersi.

Nel contempo è indubbio, poi, che l’ascesa militare della Cina aggraverà il sovraccarico di risposta militare americano, ma senza un aumento della spesa militare le capacità militari europee non saranno in grado pareggiare l’impatto delle nuove tecnologie nello spazio di battaglia, come l’intelligenza artificiale, i super computer, la minaccia spaziale in cui cerca di inserirsi anche l’Iran.

Chi conosce bene la NATO e i suoi meccanismi di funzionamento e attivazione sa che a Brussels inizia a serpeggiare il citato dilemma strategico, esemplificabile nel semplice assunto che le crisi non arriveranno in pacchetti singoli.

Il dilemma è come garantire alla NATO le capacità per fare azione di difesa e deterrenza sui suoi fianchi orientali e settentrionali e simultaneamente sostenere gli alleati sul suo fianco meridionale in caso che continui il caos in Medio Oriente e Nord Africa.

In questo quadro emerge con forza in queste ore la questione: come farà la NATO a gestire il suo ormai scomodo membro turco che cerca di espandere la sua influenza proprio in queste due aree?

La sola risposta è di ricercare un notevole miglioramento dell’interoperabilità delle forze armate europee (escludendo per il momento la Turchia) con le controparti statunitensi e strutturare consultazioni politiche molto più veloci tra USA e UE. 

Bisognerebbe ideare una “Forza Europea” con la capacità di assicurare difesa e deterrenza in caso di emergenza quando grande parte delle forze statunitensi sono impegnate in altre zone del mondo. La Forza Europea dovrebbe essere capace di una buona interoperabilità con la futura Forza Americana.

Non deve essere un’utopia pensare a un partenariato strategico NATO-UE in grado di proiettare potere e proteggere le persone spostando rapidamente, in emergenza, forze e risorse in Europa e nei dintorni per sostenere la dissuasione e strutturare una difesa. Tale dimensione del partenariato conterrebbe anche l’arroganza di Ankara.

La NATO è in definitiva un’assicurazione strategica contro la guerra in un mondo instabile in cui strategia, tecnologia, capacità e convenienza si combinano per alleati e avversari.

La NATO deve quindi essere un deterrente militare di alto livello ispirata al “Si vis pacem, para bellum”.

Soprattutto, gli europei dovrebbero entrare nell’ottica che nel prossimo decennio gli Stati Uniti saranno in grado di “garantire” la difesa dell’Europa solo se gli europei faranno molto di più per la propria difesa.

Virus di Wuhan o no tra poco sarà in gioco il futuro della NATO.

Se un giorno non tanto lontano non riusciremo a modernizzare la nostra Alleanza, la Cina comunista e, probabilmente, la Russia potrebbero trarne enormi vantaggi.

                                                                                                                                                                                                                                   

                                                                                                                                                                                                                                                      Generale Giuseppe Morabito

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Esteri. Da Taiwan al virus di Wuhan, non c’è bisogno di chi tace e acconsente.

Quando un analista si cimenta nell’esame degli effetti del CV19 sulle relazioni internazionali, deve sempre partire da due certezze assolute.

La prima è che nella storia recente del nostro pianeta la minaccia per la salute globale, l’economia, il commercio e il turismo a causa della possibile diffusione di malattie infettive non sono mai da escludere o diminuiti nel tempo.

La seconda è che le pandemie possono diffondersi rapidamente in tutto il mondo a causa della facilità con cui oggi si possono organizzare sia dei trasporti internazionali, sia gli spostamenti di chiunque voglia viaggiare nel pianeta.

Tra gli esempi più famosi vi sono la febbre spagnola del 1918, l’epidemia di sindrome respiratoria acuta grave (SARS) del 2003 e l’influenza H1N1 del 2009. In maniera intermittente, anche gravi epidemie regionali, come la sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS) nel 2012, l’Ebola nell’Africa occidentale nel 2014 e il virus Zika nell’America centrale e meridionale nel 2016. Oggi, la nuova forma di polmonite, emersa per la prima volta a Wuhan, nella Cina comunista, alla fine del 2019 e che da allora è stata classificata come malattia da coronavirus 2019 (COVID-19), ha causato in tutto il mondo, a oggi, secondo l’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) circa quattro milioni di positività al virus e più di 260.000 deceduti.

Al momento tutti s’interrogano e cercano di capire quali siano le origini del virus, ma una cosa è certa: il virus è partito dalla città di Wuhan e, se non si vuole cambiare, anche la storia dovrà essere ricordato per sempre come il “Virus di Wuhan” perché’ storicamente si è sempre fatto cosi.

Esempio triste, il nome del gas Iprite che fu usato come aggressivo chimico per la prima volta dai tedeschi, durante la Prima guerra mondiale, nel settore di Ypres (Belgio, 1917), città da cui prende nome. Sempre di quegli anni si ricorda l’influenza Spagnola che fu chiamata così, non perché veniva dalla Spagna, ma perché i primi a parlarne furono i giornali spagnoli. Infatti, la stampa degli altri Paesi, che era sottoposta alla censura di guerra, negò a lungo che fosse in corso una pandemia sostenendo che il problema fosse confinato alla Penisola Iberica. Negli anni passati si è parlato del contagio da virus Ebola che prende il nome di una zona del Congo, in cui fu scoperto nel 1976.

Non siamo in guerra e siamo nel terzo millennio, la Cina comunista e i suoi sostenitori, spesso impauriti dalle possibili ritorsioni, accettino almeno il nome “Virus di Wuhan o Virus Cinese” e non facciano propaganda ostinata al nome tecnico CV 19.

Gli “impauriti” sono stati oggetto della campagna cinese di “soft power”, purtroppo efficace anche in Italia, che persegue principalmente obiettivi sia interni al paese sia esterni verso l’opinione pubblica del resto del mondo.

In Cina il partito comunista vuole fa passare al suo popolo “che Pechino ha salvato il mondo dal coronavirus e che la comunità internazionale riconosce gli sforzi di Pechino per affrontare l’epidemia”.

All’estero Pechino tenta di far passare, verso l’opinione pubblica, la “super balla” che la pandemia non ha avuto origine a Wuhan, e di trasformare l’immagine della Cina comunista da quella di “untore” a quella di “salvatore” del mondo utilizzando la cosiddetta “diplomazia delle mascherine regalate insieme a qualche altra strumentazione ormai in esubero negli ospedali cinesi o ormai non di più di necessaria produzione” (ci regalano gli esuberi di magazzino!).

La pandemia tragicamente in corso ha fatto da ulteriore propellente al latente stato di conflitto USA – Cina comunista.  Dai propri alleati NATO, Washington si aspetta lealtà e lo fa capire chiaramente. Per chi si sente sotto pressione per la stagnazione economica e attacco” batteriologico”, infatti, l’atteggiamento attendista e impaurito di un “Amico Storico” e spesso debitore morale di libertà democratica (Italia in testa, basta andare al cimitero militare di Anzio o rileggere il piano Marshall) equivale esso stesso alla sconfessione dell’Alleanza Atlantica e del sempre dichiarato “Transatlantic Link” (legame transatlantico).

In queste ore, comunque, non si discute solamente della proposta d’inchiesta sulle origini del virus. Si rivolge, finalmente, anche un’attenzione importante al futuro.

Il 18 maggio, in video conferenza, l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), ha organizzato una conferenza su come contrastare il virus. Altro tema che promette di infuocare lo scontro tra Cina e Stati Uniti, come se non bastasse quello sull’origine dello stesso, sarà infatti la partecipazione ai lavori di Taiwan.

L’OMS infatti su forte influenza di Pechino non riconosce Taipei e non consente l’integrazione dell’isola.

Per quanto riguarda l’ipotesi dell’incidente nei laboratori di Wuhan, molto sostenuta dall’intelligence USA tra qualche scetticismo e forti possibilità si sviluppano discussioni e si sentono pareri disparati secondo gli sponsor politici ed economici di chi prende posizione. È però certo che se Pechino intende intestarsi parte dei destini del mondo, deve pur confermare che ha la capacità di gestire le potenzialità tecnologiche acquisite soprattutto nel settore della bio-sicurezza e saper controllare i laboratori iper-specializzati come quello di Wuhan.

Per la situazione di contrasto con Taiwan c’è uno “stato di fatto” per cui Pechino, che non riconosce la sovranità di Taipei, considera l’isola una provincia da riunificare non tenendo per nulla in conto del fatto che ultimamente gli Stati Uniti hanno riconfermato che il loro impegno di contrasto dell’espansionismo politico, militare e territoriale del grande paese comunista anche nel Mar Cinese.

Tale attività di contrasto prevede anche il rinnovato sostegno alle legittime richieste taiwanesi in ambito internazionale e al governo democratico della Presidente Tsai.

La Repubblica di Cina, nome ufficiale di Taiwan, è considerata in tutto il mondo il modello nel contenimento dell’epidemia. Infatti, nonostante la prossimità geografica e le strette relazioni commerciali e turistico/sociali con la Cina comunista (chiamata dai Taiwanesi “Mainland” –“Madre Patria”), attuando una strategia tempestiva ed efficace, Taipei è riuscita a limitare a soli sei decessi il bilancio del contagio e non ha dovuto neanche attuare le misure di “lockdown”.

Tale positivo risultato è conseguenza del fatto che quando le informazioni concernenti un nuovo focolaio di polmonite sono state confermate per la prima volta il 31 dicembre 2019, Taiwan ha iniziato a implementare con immediatezza la quarantena a bordo dei voli diretti da Wuhan. Il 2 gennaio 2020, Taiwan ha istituito un team di risposta per la malattia e attivato il Central Epidemic Command Center (CECC- Comando Centrale per l’Epidemia) che è stato in grado di integrare efficacemente le risorse di vari ministeri e di impegnarsi completamente nel contenimento dell’epidemia.

Nonostante la citata vicinanza alla Cina, Taiwan si è classificata al 123° posto su 183 paesi in termini di casi confermati per milione di persone. Quanto precede, è la prova che gli sforzi di Taiwan per controllare l’epidemia stanno funzionando.

Per fare un esempio, non con l’intenzione di creare un negativo confronto con l’Italia, il 12 marzo il governo di Taipei ha messo in atto un’applicazione, relativa alle mascherine, che consente alle persone di ordinare online e ritirare le stesse presso i minimarket.

Inoltre, se si concorda che la sicurezza sanitaria globale richiede gli sforzi di ognuno per garantire una risposta ottimale alle minacce e alle sfide della salute pubblica si deve convincere Pechino che Taiwan, sebbene non membro dell’OMS, non può stare da sola e deve essere inclusa nella lotta globale al virus.

La sintesi di quanto precede è che se la missione dell’OMS è davvero di garantire il più alto livello di salute raggiungibile per ogni essere umano, allora l’OMS ha bisogno di Taiwan proprio come Taiwan ha bisogno dell’OMS.

Per terminare, non va fatto passare sotto silenzio che la scorsa settimana durante la pausa delle dimostrazioni di strada seguite alle “restrizioni da virus” ci sono stati arresti di attivisti anti comunisti nel territorio, ancora parzialmente autonomo, di Hong Kong che evidenziano come il regime cinese stia cercando di trarre vantaggi dal lockdown per inasprire la repressione e minare lo stato di diritto.

Tale strategia potrebbe in futuro minacciare anche Taipei e la sua democrazia. Solo Washington e Londra hanno protestato. Europa, Italia compresa, ha utilizzato la strategia del tacere…che sa tanto di “assenso da impaurito”.

                                                                                                                                                                                                                                                           Generale Giuseppe Morabito

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Matteo Bianchi, “Un’Europa in cui c’è poco da festeggiare, ma che ci si augura possa cambiare

 
MATTEO BIANCHI ALLA UE A SOSTEGNO DI REGIONE LOMBARDIA: “ESEMPIO VIRTUOSO PER IL RILANCIO DELL’ECONOMIA” 
                                                                                                                                                                                                                                 
Le regioni e le città europee sono vitali per la ripresa economica dell’Europa dopo la crisi provocata dalla pandemia di Covid-19. Questo il messaggio al centro del forum online organizzato dal Comitato europeo delle Regioni (CdR) per il 9 maggio, giornata in cui si celebra il 70esimo anniversario della dichiarazione di Schuman, considerata l’atto di nascita politico dell’Unione europea.

Il forum si svolgerà dalle ore 10 alle 13, visibile collegandosi al link https://www.youtube.com/watch?v=d9slP8o82mo&feature=emb_title, e sarà articolato in tre sessioni tematiche, aperte dal presidente del CdR, Apostolos Tzitzikostas. Previsti anche gli interventi dei presidenti di Commissione Ue e Parlamento europeo, Ursula von der Leyen e David Sassoli, e della commissaria Ue alla coesione, Elisa Ferreira.

Fra gli ospiti italiani ci saranno il sindaco di Firenze Dario Nardella, che interverrà in qualità di vicepresidente di Eurocities, e l’On. Matteo Luigi Bianchi in qualità di consigliere comunale di Morazzone (Varese).  


“Un’Europa in cui c’è poco da festeggiare, ma che ci si augura possa cambiare a favore di tutti i popoli che la compongono. La mia sarà una voce critica e che sottolineerà l’importanza delle Regioni, dalla consapevolezza di un amministratore locale: la Lombardia ed il suo piano a favore degli investimenti comunali ne sono un esempio virtuoso”, dichiara l’ex Sindaco di Morazzone. 

 
 

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Esteri, “La NATO: passato, presente e futuro” Intervista al Generale Morabito.

Riportiamo l’intervista della Dottoressa Emanuela Locci, Università di Torino, al Generale Giuseppe Morabito, membro del Direttorato della NATO Defense College Foundation.

Si sta riaprendo il dibattito e ancora una volta ci si interroga su cos’è la NATO, le sue origini e le sue finalità in materia di prevenzione e sicurezza militare. Il suo commento?

La NATO è l’Alleanza politico-militare istituita con il Trattato di Washington del 4 aprile 1949. Tengo a partire da questa definizione perché, oggi più che mai, nonostante “l’età”, 71 anni, dimostra di essere ancora uno straordinario produttore di sicurezza in molte aree di crisi. Le finalità dell’Alleanza sono oggi le stesse che hanno portato alla sua creazione: garantire la libertà e la sicurezza dei Paesi membri attraverso mezzi politici e militari.

Questo, al contrario di quello che pensano in molti, non fa della NATO uno strumento di guerra, tutt’altro, ciò che più la descrive è il concetto di difesa collettiva enunciato nell’art. 5 del Trattato.

Principio che è ancora alla base di tutte le missioni e le operazioni in atto. Nonostante le nuove adesioni, ultima la Nord Macedonia, e il dibattito su un nuovo concetto strategico, di cui da tempo di discute tra i Paesi membri, questo rimarrà sempre un punto centrale.

 Come descriverebbe il ruolo della NATO quale garante nell’attuale “tempo di pace”? 

Il ruolo principale della NATO è quello di garantire la libertà e la sicurezza dei Paesi membri. Questo come si può immaginare è un concetto che si presta a differenti declinazioni. Come sul concetto strategico, anche il ruolo della NATO è oggetto di dibattito e differenti visioni. Soprattutto è dibattuto come far percepire tale missione alle audience nazionali e a quelle “esterne”.

Le correnti principali sono due: la prima vorrebbe l’Alleanza come attore di hard security. Secondo alcuni esperti questa immagine produce risultati e mostrerebbe un’Organizzazione in grado di risolvere in maniera eccellente le crisi con l’uso della forza militare.

La seconda intende presentare l’Alleanza come un’Organizzazione che può fornire sicurezza nel mondo senza l’utilizzo della propria forza. Ciò è possibile attraverso una serie di partenariati da cui far scaturire un’immagine più amichevole.

Non dico che la NATO potrebbe trasformarsi in un consulente di sicurezza globale, ma è interessante capire che fornire una “consulenza” nelle operazioni è cosa ben diversa dall’esservi coinvolti. Finita la Guerra Fredda, tramontato il mondo bipolare e, successivamente quello unipolare a guida americana, il nuovo millennio ha portato con sé delle nuove minacce.

L’11 settembre, l’attacco di al-Qaeda alle Torri Gemelle, ha segnalato l’ingresso sulla scena mondiale dei cosiddetti non-state actors e delle minacce ibride. Per questi motivi è difficile definire “tempo di pace” il periodo in cui viviamo. Assistiamo a livello globale ad una serie di conflitti regionali, statali e inter-statali, per ora, a bassa intensità.

Il terrorismo continua a essere una fonte di inquietudine per la stabilità di alcune aree. Internet rappresenta un elemento chiave per il progresso di alcuni settori, ma allo stesso tempo può cadere vittima e essere utilizzato come strumento offensivo, da un vasto numero di attori.

Anche l’informazione è sotto attacco e con essa il cosiddetto “fronte interno” dell’Alleanza. Questo per chiarire che, a prescindere delle visioni sul ruolo della NATO oggi, la prerogativa principale dell’Organizzazione, qualunque sia il terreno di confronto, rimane sempre la stessa: garantire la libertà e la sicurezza e il benessere dei Paesi membri.

L’Alleanza è dotata di strumenti con cui è in grado di adattarsi costantemente alle nuove minacce, e continua a tenere sotto controllo l’evolversi degli scenari di sicurezza che oggi comprendono aspetti impensabili all’epoca della sua nascita.

Quale è il ruolo della NATO nelle catastrofi ed emergenze civili?

La NATO interpreta un ruolo centrale in numerose operazioni di gestione delle crisi, incluse le operazioni di emergenza civile. Lo fa attraverso l’applicazione dell’art. 5 del Trattato di Washington che è il principio operativo secondo cui si muove l’Alleanza, ma anche su mandato delle Nazioni Unite.

Per quanto riguarda le emergenze civili, il principale meccanismo di risposta è “l’ Euro-Atlantic Disaster Response Coordination Centre (EADRCC)”. Esso si occupa di fornire una risposta ad un’ampia gamma di emergenze civili nell’area euro-atlantica, coordinando e fornendo assistenza anche in caso di disastri naturali. Pochi sanno che questa è stata una delle voci principali per l’adattamento al nuovo contesto di sicurezza. La cooperazione tra la NATO ed i paesi partner nella pianificazione civile di emergenza include una serie di attività che vanno dalla formazione teorica, con corsi di aggiornamento, fino a quella pratica, che comprende, esercitazioni e corsi di addestramento che coinvolgono differenti apparati della sicurezza nazionale e regionale.

In quest’ultimo periodo abbiamo ascoltato più volte il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, sottolineare l’importanza dell’Alleanza anche su questo tipo di attività.

Con un richiamo ad un migliore e più efficiente coordinamento delle risorse ha dichiarato: “La NATO è stata creata per affrontare le crisi, quella del Coronavirus è una sfida contro un nemico invisibile e noi possiamo portare il nostro contributo”. Per questo motivo, dal 26 marzo 2020, l’EADRCC ha ricevuto diverse richieste di assistenza internazionale da parte dei Paesi membri e partner della NATO per contrastare la pandemia. Al fine di migliorare il coordinamento dell’Alleanza, Stoltenberg ha incaricato il Generale Wolters, di velocizzare e incrementare l’assistenza. Un impegno notevole che ha avuto applicazioni in diversi ambiti, dall’accelerazione dei voli umanitari alla costruzione di ospedali da campo, fino al trasporto di medicinali e pazienti in condizioni critiche. È difficile dire se in futuro ci sarà un impegno ancora maggiore in questo settore, anche se lo ritengo poco credibile al momento. La sfida più importante rimane quella di aumentare le misure di coordinamento, in particolare con l’Unione Europea attesa anche la quasi nulla capacità della struttura di difesa continentale.

 Quale è il futuro della NATO rispetto agli interessi strategici politico-economici dei suoi membri?

Capiremo una buona parte del futuro della NATO in autunno, con le elezioni del prossimo Presidente americano, sempre che il Coronavirus o Virus di Wuhan come lo considerano gli USA, non induca alla modifica della data. Negli ultimi tempi il Presidente Trump è sembrato più predisposto ad interloquire con la NATO rispetto al primo periodo del suo mandato, tuttavia non sappiamo come si comporterà in caso di riconferma. Tanto meno possiamo immaginare cosa farebbe un presidente dell’opposizione dopo i disastri strategici dei predecessori di Trump.  

A parte ciò, una visione delle intenzioni future dell’Alleanza è stata fornita dalla dichiarazione finale del vertice di Londra, in cui sono stati celebrati i settanta anni dalla firma del Trattato di Washington. Il famoso tema del burden sharing non sembra essere più una priorità, la spesa per la difesa non statunitense è cresciuta progressivamente negli ultimi anni, il che ha portato ad un incremento degli investimenti di 130 miliardi.

Le minacce individuate sono le stesse e sono: le azioni aggressive della Russia, il terrorismo, l’immigrazione e le minacce ibride. Oltre a tutto ciò, sono due i punti che ritengo interessanti e a cui dovremo guardare con maggiore attenzione: la competizione con la Cina e la sua crescente influenza globale e lo Spazio.

La NATO ha dichiarato di volersi impegnare a garantire la sicurezza delle comunicazioni dei suoi Membri, compreso il 5G, riconoscendo la necessità di affidarsi a sistemi sicuri e resilienti. Questo non può far pensare che, in futuro, potremmo vedere un coinvolgimento dell’Alleanza nei confronti di una contesa che per ora riguarda gli USA e il governo di Pechino.

La Cina Comunista rappresenta un rebus di difficile risoluzione anche guardando alle azioni che sta compiendo sia nel Mar Cinese Meridionale sia, ad esempio, nei confronti del governo democratico di Taiwan. Sempre legato alla Cina, ma anche alla Russia, c’è il tema dello Spazio. Nella dichiarazione finale di Londra, esso è indicato come dominio operativo anche per la NATO.  

Lo Spazio non è più, solo una questione di satelliti, coinvolge sistemi operativi cinetici, che operano sulla Terra e in orbita, interessi commerciali e risorse naturali.

Ultimamente anche l’Iran cerca anche lui di entrare nello “spazio” con il lancio di un satellite il primo giorno del Ramadan. Credo che assisteremo a sviluppi interessanti in questo settore con possibili scenari che vanno dal ritorno delle negoziazioni multilaterali fino al riarmo, che ha il sapore della Guerra Fredda. Ripeto Cina Comunista, Iran e Russia sono i tre “problemi” del futuro prossimo.

In ogni caso, oggi è ancora molto difficile stabilire cosa accadrà al Summit del 2021. Molto dipenderà da come il pianeta reagirà alla crisi del Coronavirus. Le priorità potrebbero essere ben altre rispetto a quelle che ho appena elencato.  Non escludo anche un problema interno data la crescente deriva antidemocratica in Turchia, e gli inaccettabili, per molti paesi dell’ Alleanza,  accordi economico-politici del suo governo attuale.

Ci sarà tempo per osservare e decidere, ma credo che la NATO non si farà trovare impreparata qualunque sarà lo scenario futuro.

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EUROPA & MONDO

JTF – Lancini (Lega): “Alla luce dell’emergenza COVID19, rivedere le onerose direttive sul Green Deal”

simbolo2018                                                                                                                                                                               

 

(Bruxelles, 4 mag) – Oggi, in occasione del dibattito che la Commissione Ambiente (ENVI) del Parlamento Europeo ha tenuto in videoconferenza, l’On Danilo Oscar Lancini, eurodeputato della Lega e relatore-ombra per il Gruppo “Identità e Democrazia”, è intervenuto in merito alla proposta di nuovo regolamento europeo per istituire il JTF (Just Transition Fund), la prima proposta legislativa della Commissione Europea per il “Green New Deal”.

In primo luogo Lancini ha sottolineato che «alla luce delle profonde conseguenze socio-economiche causate dall’emergenza coronavirus, è inevitabile un ripensamento delle priorità sottese alla proposta di Bilancio UE. In particolare gli onerosi obiettivi climatici all’interno dell’attuale congiuntura diverrebbero un ulteriore freno agli investimenti per le aziende e si rende quanto mai necessario differire e rivedere le direttive legate al Green Deal».

Lancini ha poi posto l’accento sulle pesanti contraddizioni presenti nella proposta di Fondo di Transizione presentato dalla Commissione Europea: «La creazione di questo nuovo strumento finanziario, che va ad aggiungersi e sovrapporsi a quelli esistenti nell’ambito delle politiche di coesione, rischia di generare confusione amministrativa e procedurale. Oltretutto la dotazione finanziaria – 7,5 miliardi di euro nel quadro finanziario pluriennale 2021-2027 – appare largamente insufficiente per gli obiettivi dichiarati. Ma a preoccupare è soprattutto la logica di fondo di tale misura, perché rischia di creare una distorsione del mercato interno, sia sotto il profilo energetico (si supporta chi non ha fatto investimenti rilevanti in tecnologie green, mentre l’Italia i propri “compiti a casa” in questo caso li ha fatti), che sul piano ambientale (si premia chi inquina ed ha il vantaggio di un costo più basso di produzione dell’energia elettrica).

Si aggiunga che i criteri di allocazione dei contributi europei appaiono poco chiari e coerenti. Ad esempio, mi chiedo: secondo quale criterio inconfutabile la Germania si trova al secondo posto nella classifica dei beneficiari del fondo? La Commissione ha tenuto conto del fatto che questo Paese ha registrato un avanzo di bilancio record di oltre 13 miliardi di euro nel 2019 ed un surplus commerciale fuori dai parametri dei trattati?

Da ultimo, mi sembra decisamente preoccupante la scelta di escludere totalmente dall’accesso al fondo gli investimenti legati alla produzione, trasformazione, distribuzione, stoccaggio e utilizzo di combustibili fossili. È una scelta che non contempla un ragionevole principio di neutralità tecnologica e che rischia di limitare l’indipendenza energetica di molti paesi. Si tratta infatti di un settore che da tempo sostiene progetti innovativi e che attraverso la sostituzione dei combustibili solidi con il gas naturale sarebbe l’unica alternativa ad oggi tecnicamente ed economicamente percorribile per ridurre le emissioni di numerose categorie manifatturiere, visti i fabbisogni di alte temperature a ciclo continuo».

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EUROPA & MONDO

Coronavirus, la risposta dell’Europa il 17 aprile

Parlamento europeo

2019-2024

 

TESTO ADOTTATI

TA P9_(2020)0054

Un’azione coordinata dell’UE per combattere la pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze

 

PE647.590

Risoluzione del Parlamento europeo del 17 aprile 2020 sull’azione coordinata dell’UE per combattere la pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze (2020/2616 (RSP))

Il Parlamento europeo,

–per quanto riguarda l’articolo 132(2) e (4) del suo regolamento,

A.considerando che l’articolo 2 e l’articolo 21 del trattato sull’Unione europea (TEU) sanciscono la solidarietà come valore fondamentale dell’Unione; che l’articolo 3 della TEU afferma che l’Unione mira a promuovere i suoi valori, vale a dire la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà, tra gli Stati membri, nonché il benessere dei suoi cittadini;

B.considerando che il Parlamento ha adottato una risoluzione il 15 gennaio 2020 sull’accordo verde europeo (2019/2956 (RSP));[1]

C.considerando che la diffusione globale ed europea del COVID-19 è già tragicamente costata la vita a molte migliaia di persone in Europa e nel mondo, causando danni irreparabili e limitando oltre un miliardo di persone alle loro case;

D.      considerando che l’offerta di assistenza sanitaria è, soprattutto una competenza nazionale e la sanità pubblica, una competenza condivisa tra gli Stati membri e l’Unione;

E.considerando che la risposta dell’UE alla pandemia di COVID-19 è stata finora caratterizzata da una mancanza di coordinamento tra gli Stati membri in termini di misure per la salute pubblica, comprese le restrizioni alla circolazione delle persone all’interno e all’interno delle frontiere e dalla sospensione di altri diritti e leggi; che, con la messa in attesa della nostra economia, gli effetti della conseguente perturbazione sui cittadini, sulle imprese, sui lavoratori e sui lavoratori autonomi europei saranno drammatici;

F.considerando che, durante la pandemia, i sistemi sanitari sono sottoposti a forti pressioni per garantire un’assistenza adeguata a tutti i pazienti;

G.considerando che le misure adottate dai governi dovrebbero sempre rispettare i diritti fondamentali di ogni singolo individuo; che tali misure dovrebbero essere necessarie, proporzionali e temporanee;

H.      considerando che la solidarietà tra gli Stati membri non è un’opzione, ma un obbligo del trattato e fa parte dei nostri valori europei;

I.considerando che la Commissione ha già intrapreso un’azione iniziale, compreso un pacchetto di misure votato dal Parlamento durante la sessione plenaria del 26 marzo 2020;

J.considerando che finora il Consiglio europeo non è stato in grado di raggiungere un consenso sulle misure economiche necessarie per affrontare la crisi;

K.considerando che il Parlamento, in qualità di co-legislatore, dell’autorità di bilancio congiunta e dell’unica istituzione eletta direttamente a suffragio universale, deve essere inclusa come parte integrante ed essenziale di tutte le discussioni sulla risposta dell’UE a questa crisi e sulla successiva ripresa;

L. considerando che si tratta di          un momento di verità per l’Unione che determinerà il suo futuro e che potrà superare questa crisi solo se gli Stati membri e le istituzioni europee si uniranno in solidarietà e responsabilità, e quando più che mai sarà necessaria una voce forte e unita del Parlamento europeo;

Una risposta unitaria e decisa a una crisi condivisa

1. esprime il suo più profondo dolore per la perdita di vite umane e la tragedia umana che la pandemia ha portato agli europei e alle loro famiglie e ai cittadini di tutto il mondo ed esprime le sue condoglianze a tutti coloro che hanno perso i propri cari; esprime la sua sentita solidarietà a tutti coloro che sono colpiti dal virus e che lottano per la loro vita, nonché con le loro famiglie e amici;

2. sta di sfacciato e ammirazione per tutti coloro che si trovano in prima linea combattendo la pandemia e hanno lavorato instancabilmente come medici e infermieri, ma è anche profondamente grato a tutti gli eroi anonimi, che svolgono compiti essenziali come quelli che lavorano nei settori della vendita al dettaglio e della consegna alimentare, dell’istruzione, dell’agricoltura, dei trasporti, dei membri dei servizi di emergenza, della società civile, dei volontari, della pulizia e della raccolta dei rifiuti per mantenere la vita pubblica e i servizi e per garantire l’accesso all’essenziale; sottolinea che il 70 % della forza lavoro sanitaria e sociale mondiale è costituita da donne, spesso retribuite solo il salario minimo e in condizioni di lavoro precarie, e chiede il livellamento dei salari e delle condizioni di lavoro in settori fortemente dominati dalle donne come l’assistenza, la sanità e le vendite al dettaglio, nonché l’eliminazione della retribuzione di genere e del divario pensionistico e della segregazione del mercato del lavoro; ritiene che sia dovere dell’UE e dei suoi Stati membri fornire il massimo sostegno a questi lavoratori chiave e riconoscere i sacrifici quotidiani che fanno; esorta gli Stati membri a garantire condizioni di lavoro sicure per tutti i lavoratori in prima linea in prima linea in questa epidemia, in particolare il personale medico in prima linea, attuando misure nazionali appropriate e coordinate, compresa la fornitura di sufficienti attrezzature di protezione personale (PPE); invita la Commissione a vigilare sull’attuazione di tali misure;

3. esprime solidarietà agli Stati membri che sono stati colpiti più duramente dal virus e a tutti gli altri paesi che si trovano ad affrontare gli effetti della pandemia; esprime la sua più sincera solidarietà a coloro che hanno perso il lavoro e la cui vita professionale è stata interrotta dalla pandemia; sottolinea la necessità di riunirsi in comunità e di garantire che nessun paese sia lasciato a combattere da solo questo virus e le conseguenze;

4.Is preoccupati per i potenziali impatti della crisi, compreso il confinamento, sul benessere delle persone in tutto il mondo, in particolare dei gruppi e delle persone più vulnerabili in situazioni vulnerabili, tra cui gli anziani, le persone che già soffrono di cattiva salute, le popolazioni nelle aree colpite da conflitti e gli ambienti soggetti a disastri naturali, e i migranti, e quelli esposti alla violenza domestica , specialmente donne e bambini;

5.Is preoccupate dall’iniziale incapacità degli Stati membri di agire collettivamente e di esigere che tutte le azioni future intraprese dagli Stati membri siano guidate dal principio fondante fondante dell’Unione di solidarietà e di lealecooperazione; ritiene che la crisi COVID-19 abbia dimostrato soprattutto l’importanza di un’azione europea comune; sottolinea che l’Unione e i suoi Stati membri hanno le risorse comuni per combattere la pandemia e le sue conseguenze, ma solo quando cooperano in uno spirito di unità; riconosce che gli Stati membri, avendo agito unilateralmente all’inizio della crisi, ora comprendono che la cooperazione, la fiducia e la solidarietà sono l’unico modo per superare questa crisi;

6. invita la Commissione e gli Stati membri ad agire insieme, ad esagerare nella sfida e a far sì che l’Unione emerga più forte da questa crisi; sottolinea che il Parlamento coopererà con le altre istituzioni dell’UE per salvare vite umane, proteggere posti di lavoro e imprese, promuovere la ripresa economica e sociale e che sarà pronto a ritenerle responsabili delle loro azioni;

Solidarietà e azione europea nel settore sanitario

7. accoglie con favore la solidarietà europea nell’azione dimostrata dagli Stati membri nel trattamento dei pazienti provenienti da altri Stati membri, nella fornitura di attrezzature sanitarie, anche tramite iniziative di approvvigionamento e stoccaggio guidati dall’UE, e nel rimpatrio dei cittadini; sottolinea che le frontiere  devono rimanere aperte all’interno dell’UE per la circolazione di PPE, cibo, medicine, dispositivi medici, prodotti e organi di origine ematica nonché la catena di approvvigionamento nel mercato unico; sottolinea la necessità di facilitare la mobilitazione degli operatori sanitari e chiedere lo spiegamento del corpo medico europeo per fornire assistenza medica;

8. invita a rafforzare sostanzialmente le competenze, il bilancio e il personale del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) per consentire loro di coordinare le risposte mediche in tempi di crisi; suggerisce che il gruppo di esperti COVID-19 debba essere trasformato in un gruppo di esperti indipendente permanente sui focolai di virus, che dovrebbe collaborare con l’ECDC per sviluppare norme, formulare raccomandazioni e sviluppare protocolli che devono essere utilizzati dalla Commissione e dagli Stati membri in caso di crisi;

9. invita a creare un meccanismo europeo di risposta alla salute per prepararsi e rispondere meglio in modo comune e coordinato a qualsiasi tipo di crisi sanitaria o sanitaria che emerge a livello dell’UE al fine di proteggere la salute dei nostri cittadini; ritiene che tale meccanismo dovrebbe funzionare sia come hub dell’informazione che come un team di risposta alle emergenze in grado di fornire forniture vitali, apparecchiature mediche e personale medico alle regioni che subiscono un improvviso aumento delle infezioni;

10. invita la Commissione a rafforzare tutte le componenti della gestione delle crisi e della risposta alle catastrofi e a rafforzare ulteriormente strumenti quali RescEU per garantire una risposta veramente comune, coordinata ed efficace a livello dell’UE; ritiene che la gestione, la preparazione e la prevenzione delle catastrofi europee debbano essere rafforzate oltre alle comuni scorte di attrezzature, materiali e medicinali, al fine di consentire una rapida mobilitazione per proteggere la vita e i mezzi di sussistenza dei cittadini dell’UE; ritiene che il meccanismo di protezione civile dell’UE debba essere rafforzato al fine di facilitare il rimpatrio congiunto dei cittadini dell’UE;

11.     accoglie con favore l’iniziativa della Commissione di indirizzare i fondi del programma di ricerca dell’UE verso la lotta contro il virus garantendo che i trattamenti, i vaccini e la diagnostica siano disponibili a livello globale, accessibili e accessibili; chiede l’istituzione di finanziamenti supplementari per un fondo di ricerca e innovazione COVID-19″ per intensificare i suoi sforzi per finanziare una ricerca rapida su un vaccino e/o un trattamento; Ritiene che i ricercatori europei, le piccole e medie imprese innovative (PMI) e l’industria dovrebbero ottenere tutto il sostegno di cui hanno bisogno per trovare una cura; invita gli Stati membri ad aumentare significativamente il sostegno ai programmi di ricerca, sviluppo e innovazione volti a comprendere la malattia, accelerare la diagnosi e i test e a sviluppare un vaccino; chiede aospedali e ricercatori di condividere i dati con l’EMA , e di entrare in studi clinici europei su larga scala; sottolinea la necessità di sostenere misure a favore della scienza aperta al fine di accelerare la condivisione dei dati e dei risultati della ricerca all’interno della comunità scientifica in Europa e oltre; insiste sul fatto che qualsiasi ricerca finanziata con fondi pubblici deve rimanere di pubblico dominio;

12. esprime preoccupazione per il fatto che gli Stati membri prestino sufficiente attenzione alle implicazioni della crisi in materia di salute mentale e chiede l’organizzazione di una campagna di salute mentale a  livello dell’UE che fornisca ai cittadini come salvaguardare il benessere mentale nelle circostanze attuali e su dove chiedere consiglio quando necessario;

13. invita le misure adottate dall’UE e dagli Stati membri a rispettare i diritti delle persone con disabilità in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità; sottolinea che si dovrebbe prestare particolare attenzione alla parità di accesso all’assistenza sanitaria e a garantire che i servizi di assistenza e di sostegno basati sulla comunità, necessari quotidianamente dalle persone con disabilità, siano finanziati e ben attrezzati e dotati di personale; sottolinea inoltre che le informazioni pubbliche relative alla pandemia di COVID-19 dovrebbero essere accessibili alla più ampia gamma di persone con disabilità e che le persone con disabilità dovrebbero essere incluse in tutte le misure di protezione del reddito;

14.     invita la Commissione a sviluppare ulteriormente la sua capacità di servizi cloud, nel rispetto della direttiva ePrivacy e del regolamento generale sulla protezione dei [2]dati, affinché facilitino lo scambio a livello dell’UE di dati di ricerca e salute da parte di entità che lavorano allo sviluppo di trattamenti e/o vaccini;[3]

15.Evidenzia l’importanza cruciale delle politiche che garantiscono l’approvvigionamento affidabile e di qualità degli alimenti provenienti dall’agricoltura, dalla pesca e dalle imprese alimentari durante e oltre l’immediata crisi sanitaria, nonché la necessità di sostenere questi settori e salvaguardare la loro produzione continua e il trasporto senza barriere attraverso il mercato unico;

16.Ricorda il principio One Health, che riflette il fatto che la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente sono interconnessi e che le malattie possono essere trasmesse dalle persone agli animali e viceversa; sottolinea la necessità di adottare un approccio One Health alle pandemie e alle crisi sanitarie sia nel settore umano che in quello veterinario; sottolinea, pertanto, che le malattie devono essere affrontate sia nelle persone che negli animali, prendendo anche in considerazione in modo particolare la catena alimentare e l’ambiente, che possono essere un’altra fonte di microrganismi resistenti; sottolinea l’importante ruolo della Commissione nel coordinare e sostenere l’approccio della Salute unica alla salute umana e animale e all’ambiente nell’UE;

17. chiede un approccio coordinato post-lockdown nell’UE, al fine di evitare una recrudescenza del virus; esorta gli Stati membri a sviluppare congiuntamente criteri per la revoca della quarantena e altre misure di emergenza sulla base della conservazione della vita umana; invita la Commissione ad avviare un’efficace strategia di uscita che comprenda test su larga scala e PPE per il maggior numero possibile di cittadini; incoraggia gli Stati membri a sviluppare test più sistematici sull’infezione e l’esposizione al virus e a condividere le migliori pratiche;

Soluzioni europee per superare le conseguenze economiche e sociali

18. accoglie con favore le misure adottate finora a livello dell’UE in termini di misure fiscali e di sostegno alla liquidità;

19. invita la Commissione europea a proporre un massiccio pacchetto di risanamento e ricostruzione per gli investimenti a sostegno dell’economia europea dopo la crisi, al di là di quanto già stascendo il meccanismo europeo di stabilità della Banca europea per gli investimenti e la Banca centrale europea, che fa parte del nuovo quadro finanziario pluriennale (MFF); ritiene che tale pacchetto debba essere in vigore mentre durerà la perturbazione economica causata da questa crisi; gli investimenti necessari sarebbero finanziati da un aumento del QFP, dai fondi e dagli strumenti finanziari dell’UE esistenti e dalle obbligazioni di recupero garantite dal bilancio dell’UE; questo pacchetto non dovrebbe comportare la mutualizzazione del debito esistente e dovrebbe essere orientato agli investimenti futuri;

20. sottolinea che questo pacchetto di ripresa e ricostruzione dovrebbe avere al centro l’accordo verde europeo e la trasformazione digitale al fine di rilanciare l’economia, migliorare la sua resilienza e creare posti di lavoro e allo stesso tempo contribuire alla transizione ecologica, promuovere uno sviluppo economico e sociale sostenibile – compresa l’autonomia strategica del nostro continente – e contribuire all’attuazione di una strategia industriale che preserva i principali settori industriali dell’UE; sottolinea la necessità di allineare le nostre risposte con l’obiettivo dell’UE in caso di neutralità climatica;

21. sostiene la Commissione nel suo obiettivo di elaborare una nuova strategia industriale dell’UE nel tentativo di realizzare un’industria più competitiva e resiliente nella lotta contro gli shock globali; sostiene il reinserimento delle catene di approvvigionamento all’interno dell’UE e la crescente produzione dell’UE di prodotti chiave quali medicinali, ingredienti farmaceutici, dispositivi medici, attrezzature e materiali;

22.     insiste pertanto sull’adozione di un ambizioso QFP che abbia un bilancio in aumento in linea con gli obiettivi dell’Unione, l’impatto previsto sulle economie dell’UE per la crisi e le aspettative dei cittadini sul valore aggiunto europeo, abbia maggiore flessibilità e semplicità nel modo in cui utilizziamo i fondi per rispondere alle crisi ed è dotato della necessaria flessibilità;;  chiede inoltre una revisione della proposta della Commissione sulla riforma del sistema delle risorse proprie al fine di ottenere sufficienti margini di manovra fiscale e garantire una migliore prevedibilità, capacità di azione e ridotta esposizione ai pericoli nazionali; sottolinea che sarebbero necessarie nuove risorse proprie per il bilancio dell’UE per garantire il pacchetto di ripresa e ricostruzione;

23.     invita gli Stati membri a un rapido accordo su questa nuova proposta del PFP, quale strumento di solidarietà e coesione; invita la Commissione a presentare un piano di emergenza in caso di non accordo, prorogando la durata dei programmi di finanziamento in corso oltre il 31 dicembre 2020;

24. chiede l’uso di tutti i mezzi disponibili e di denaro inutilizzato nell’attuale bilancio dell’UE, compresi gli eccedenze e i margini non spesi e il Fondo di adeguamento alla globalizzazione, in modo da distribuire rapidamente l’assistenza finanziaria alle regioni e alle imprese più colpite e consentire la massima flessibilità possibile nell’uso dei fondi, continuando a rispettare il principio di una sana gestione finanziaria e a garantire che i finanziamenti raggiungano i più bisognosi; accoglie con favore, a tal fine, la recente proposta della Commissione di creare uno strumento di sostegno di emergenza;

25. riconosce la necessità di mobilitare fondi supplementari in modo rapido e non burocratico per aiutare gli Stati membri a soddisfare le esigenze di lotta contro il COVID-19 e le sue conseguenze, ma sottolinea che il potenziale abuso di tali fondi deve essere studiato con sanzioni esecutive una volta terminata la crisi immediata; ritiene pertanto che un QFP rafforzato debba includere risorse adeguate per la Procura europea in modo da consentirle di ottenere la fiducia dei cittadini, combattere le frodi, sequestrare beni e quindi diventare neutrale dal bilancio a medio termine; chiede che il suo bilancio sia finanziato attraverso la rubrica 7 (Amministrazione pubblica europea), in modo analogo al supervisore europeo per la protezione dei dati, al servizio europeo per l’azione esterna o al Mediatore europeo, in modo da rafforzare la sua indipendenza;

26. invita gli Stati membri dell’area dell’euro ad attivare i 410 miliardi di euro del meccanismo europeo di stabilità con una linea di credito specifica; Ricorda che questa crisi non è responsabilità di uno Stato membro particolare e che l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di combattere le conseguenze dell’epidemia; sottolinea che, come misura a breve termine, il meccanismo europeo di stabilità dovrebbe estendere immediatamente le linee di credito precauzionali ai paesi che vi chiedono di accedere per far fronte al finanziamento a breve termine  per affrontare le conseguenze immediate del COVID-19 e con scadenze a lungo termine, prezzi competitivi e condizioni di rimborso legate alla ripresa delle economie degli Stati membri;

27. esorta gli Stati membri a concordare rapidamente una significativa iniezione di capitale nella BEI per consentirle di contribuire rapidamente alla sua consistente potenza di fuoco per mitigare l’impatto economico del COVID-19, compresa la creazione di una nuova linea di credito della BEI per garantire liquidità alle PMI;

28.Propone la creazione di un Fondo di solidarietà COVID-19 dell’UE di almeno 50 miliardi di euro, costituito fino a 20 miliardi di euro al di fuori dei massimali del QFP in sovvenzioni e fino a 30 miliardi di euro di prestiti, garantiti dal bilancio dell’UE, (entrambi anticipati nei primi 2 anni del QFP o, in mancanza di un accordo sul MFF a tempo debito) , ripartito nel periodo di emergenza), sostenendo gli sforzi finanziari intrapresi dai settori sanitari di tutti gli Stati membri durante l’attuale crisi, nonché gli investimenti nel settore sanitario nel periodo post-crisi al fine di rendere i sistemi sanitari più resilienti e incentrati sui più bisognosi;     

29. Insiste su un ruolo proattivo per il settore bancario in questa crisi, in modo da consentire alle imprese e ai cittadini che soffrono finanziariamente a causa del COVID-19 di ridurre temporaneamente i rimborsi del debito o dei mutui, di fornire la massima flessibilità nel trattamento dei crediti deteriorati, di sospendere temporaneamente i pagamenti dei dividendi e di ridurre i tassi di interesse spesso eccessivi sugli scoperti delle partite correnti; sottolinea che le autorità di vigilanza devono dimostrare un elevato grado di flessibilità a tal fine;

30.Stressa l’immediata necessità di fare di più per le PMI, aiutarle a mantenere posti di lavoro e gestire la loro liquidità; esorta le autorità prudenziali e di vigilanza europee, nonché gli Stati membri, a esplorare tutte le opzioni per alleviare l’onere per le PMI; chiede una strategia orizzontale europea per la ripresa delle PMI per sostenerle riducendo la burocrazia, i costi per l’accesso ai finanziamenti e promuovendo gli investimenti nelle catene strategiche del valore;

31. ritiene che l’UE debba cogliere l’opportunità e proporre un’azione per l’autonomia della salute in settori strategici quali i principi farmaceutici attivi (API) essenziali per la fabbricazione di medicinali, riducendo così la sua dipendenza dai paesi terzi senza compromettere i premi che le economie aperte derivano dal commercio internazionale; sottolinea che questo piano d’azione dovrebbe contribuire a produrre, immagazzinare e coordinare la produzione di medicinali critici e prodotti e attrezzature farmaceutiche, in particolare gel igienico-sanitario, ventilatori e maschere nell’Unione; sottolinea inoltre che questo piano d’azione dovrebbe anche mettere insieme e coordinare le capacità di produzione digitale, come la stampa 3D, che possono contribuire a sostituendo le attrezzature necessarie;

32.sottolinea il fatto che, oltre alla dimensione sanitaria, la crisi colpisce drammaticamente i lavoratori, i lavoratori autonomi e le PMI – la spina dorsale delle nostre società; ritiene che la Commissione, insieme agli Stati membri, debba adottare tutte le misure necessarie per mantenere il maggior numero possibile di posti di lavoro e per garantire che la ripresa si basi sulla convergenza economica sociale verso l’alto, sul dialogo sociale e su un miglioramento dei diritti sociali e delle condizioni di lavoro con misure mirate per coloro che svolgono forme di lavoro precarie;

33. sottolinea che i settori culturali e creativi degli Stati membri sono stati particolarmente colpiti dalle ricadute del COVID-19 dovuto alla chiusura di cinema, teatri e luoghi di musica e all’improvvisa interruzione della vendita dei biglietti; sottolinea il fatto che, poiché questi settori hanno un elevato numero di lavoratori liberi professionisti e autonomi, molti dei quali stavano lottando ben prima dell’epidemia, gli effetti sono particolarmente drammatici per i professionisti creativi, i cui flussi di reddito sono stati inaspettatamente ridotti a zero e che ora hanno poco o nessun sostegno dal sistema sociale;

34. insiste sul fatto che le istituzioni dell’UE e gli Stati membri garantiscono che il sostegno finanziario pubblico fornito alle imprese al fine di contrastare gli effetti economici del COVID-19 sia subordinato al finanziamento utilizzato a beneficio dei dipendenti e alle imprese beneficiarie che si astengono dai bonus alla gestione, all’evasione fiscale, al pagamento di dividendi o all’offerta di sistemi di riacquisto di azioni per tutto il tempo in cui ricevono tale sostegno;

35. invita la Commissione e gli Stati membri a dare priorità alle misure di aiuto e di mitigazione delle crisi per i cittadini più vulnerabili, le donne e i bambini esposti alla violenza domestica, gli anziani, le persone con disabilità, le minoranze etniche e le persone provenienti da regioni remote e isolate, compresi i paesi e i territori d’oltremare e le regioni più esterne, mediante un fondo di sostegno eccezionale dedicato incentrato sul sistema sanitario e sui settori colpiti dal COVID-19 , e le persone a rischio di povertà o di esclusione sociale, che corrono tutte il maggior rischio di essere infettate da COVID-19, ma soffrono anche di maggiormente i suoi effetti economici; chiede misure per proteggere gli inquilini dallo sfratto durante la crisi e la creazione di rifugi sicuri per coloro che hanno bisogno di riparo; chiede una strategia globale contro la povertà, con una Garanzia europea per l’infanzia; esorta l’UE e gli Stati membri a integrare un’analisi di genere in tutti gli sforzi di risposta al fine di evitare di esacerbare le disuguaglianze di genere, di garantire che i servizi per le vittime di violenza rimangano aperti e di rafforzare i servizi di helpline, i rifugi di emergenza per le vittime, il sostegno legale online e i servizi di segnalazione al fine di combattere e proteggere tutte le donne e i bambini dalla violenza domestica e di genere; ricorda che le misure pertinenti devono essere in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, garantendo un accesso equo e non discriminatorio ai servizi sociali e sanitari, nonché adottando misure specifiche volte a proteggere le persone con disabilità, basate su consultazioni e coinvolgimento delle persone con disabilità, attraverso i loro familiari o organizzazioni rappresentative, quando adottano misure che le riguardano;

36. Insiste sul fatto che gli Stati membri dovrebbero prestare particolare attenzione alla parità di accesso all’assistenza sanitaria, in particolare alla non discriminazione nell’accesso alle cure mediche e alle cure urgenti, garantendo i diritti delle persone che vivono in istituti residenziali, che sono più a rischio di infezione, in particolare gli anziani e le persone con disabilità, e garantire che i servizi di assistenza e di sostegno basati sulla comunità, necessari a queste persone su base giornaliera , sono finanziati e ben attrezzati e dotati di personale, insiste anche sul fatto che le misure di confinamento dovrebbero tener conto delle esigenze delle persone con disabilità, che le informazioni pubbliche riguardanti la pandemia di COVID-19 dovrebbero essere accessibili alla più ampia gamma di persone con disabilità e che le persone con disabilità dovrebbero essere incluse in tutte le misure di protezione del reddito;

37. ritiene che gli Stati membri debbano adottare misure per garantire che i lavoratori in Europa, compresi i lavoratori autonomi, siano al riparo dalla perdita di reddito e che le imprese più colpite, in particolare le PMI, e i settori dispongano del sostegno e della liquidità finanziaria necessari; accoglie con favore il nuovo sostegno della Commissione a mitigare i rischi di disoccupazione in una proposta di emergenza (SURE) e ne chiede una rapida attuazione e l’avvio di un programma europeo permanente di riassicurazione della disoccupazione; incoraggia gli Stati membri a coordinare meglio la legislazione sociale e fiscale al fine di evitare ramificazioni in termini di sicurezza sociale e sistemi fiscali per i lavoratori transfrontalieri e i lavoratori migranti a seguito di misure di emergenza;

38. sottolinea che i senzatetto e le altre persone in situazioni abitative precarie sono particolarmente a rischio nella crisi COVID-19 e spesso non possono praticare il distanziamento sociale o seguire altre misure di protezione; esorta l’UE e gli Stati membri ad attuare misure mirate per proteggere i senzatetto e a fornire assistenza finanziaria a tali ONG e autorità locali che forniscono assistenza in prima linea, a sospendere gli sfratti e a sostenere gli inquilini e i contribuenti;

39. invita gli Stati membri e la Commissione a promuovere il dialogo sociale e la contrattazione collettiva nella risposta alla crisi del COVID-19, nonché a garantire che le parti sociali siano pienamente coinvolte nella progettazione e nell’attuazione delle misure adottate; invita gli Stati membri a intraprendere le azioni necessarie per salvaguardare i posti di lavoro, le condizioni di lavoro e i salari, comprese le misure per il lavoro a breve termine, le modalità di compensazione del reddito e misure analoghe;

40. ritiene che sia della massima importanza mantenere aperte le frontiere interne dell’UE alle merci; ricorda che il mercato unico è la fonte della nostra prosperità e del nostro benessere collettivo  e che è un elemento chiave della risposta immediata e continua all’epidemia di COVID-19;; sostiene con forza l’invito della Commissione agli Stati membri di consentire ai lavoratori frontalieri di continuare ad attraversare le frontiere, in particolare nei settori per i quali la continua libera circolazione nell’UE è ritenuta essenziale; invita, a tale riguardo, a stabilire attraversamenti delle frontiere “a corsia verde” per i terreni (ferrovia e ferrovia), marittimi, marittimi, marittimi e marittimi e il trasporto aereo;

41. sostiene misure a favore del settore agroalimentare dell’UE e della redditività delle aziende agricole durante la crisi, vale a dire attraverso il sostegno alla liquidità attraverso il pagamento tempestivo (pre)pagamento dei pagamenti diretti e di secondo pilastro, la flessibilità nella gestione dei regimi di aiuto e la presentazione di sinistri, monitoraggio del mercato e gestione delle crisi (magazzino privato, misure di promozione e misure eccezionali per consentire alla Commissione di proporre ulteriori misure di mercato e deroghe limitate nel tempo dalla legge);

42. ritiene che i settori dei trasporti e del turismo siano stati gravemente colpiti e inviti un intervento per garantire la salute, la sicurezza e le condizioni di lavoro dei lavoratori dei trasporti e che le imprese di trasporto possano sopravvivere alla crisi; suggerisce lo sviluppo di un meccanismo di prevenzione e gestione per il settore turistico a livello dell’UE per proteggere i nostri lavoratori, aiutare le nostre imprese e garantire la sicurezza dei passeggeri;

43. chiede che l’UE e gli Stati membri forniscano sostegno ai settori culturali e creativi, in quanto svolgono un ruolo importante per la nostra economia e la nostra vita sociale e sono gravemente colpiti dall’attuale crisi; sottolinea che l’attuale crisi ha dimostrato che i nostri sistemi educativi non sono resilienti come dovrebbero e ritiene pertanto essenziale che le infrastrutture educative, online e offline, siano notevolmente aggiornate e che agli educatori e agli alunni siano fornite le competenze e le attrezzature necessarie per la scuola familiare; accoglie con favore l’iniziativa della Commissione di rivedere e aggiornare il piano d’azione per l’istruzione digitale; ritiene tuttavia che ciò sia insufficiente e invita la Commissione e gli Stati membri a presentare un piano di investimento coordinato al fine di migliorare i nostri sistemi di istruzione;

44. invita la Commissione a far sapere che i suoi orientamenti interpretativi sui diritti dei passeggeri dell’UE nel contesto della situazione in via di sviluppo con COVID-19, pubblicato il 18 marzo 2020, siano attuati correttamente;

45. invita la Commissione a coordinare l’azione degli Stati membri per reprimere i truffatori di Internet e i criminali informatici che sfruttano i timori dei cittadini vendendo materiale medico troppo costoso o contraffatto;

Proteggere la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali

46. sottolinea che la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e il rispetto dello Stato di diritto devono continuare ad applicarsi e che, nell’ambito delle misure di emergenza, le autorità devono garantire che tutti godano degli stessi diritti e della stessa protezione; sottolinea che tutte le misure adottate a livello nazionale e/o dell’UE devono essere in linea con lo Stato di diritto, rigorosamente proporzionate alle esigenzie della situazione, chiaramente correlate alla crisi sanitaria in corso, limitate nel tempo e sottoposte a controlli regolari; ritiene del tutto incompatibile coni valori europei sia la disposizione da parte del governo ungherese diprolungare lo stato di emergenza a tempo indeterminato, autorizzare il governo a governare per decreto senza limiti di tempo, e a indebolire la supervisione di emergenza del Parlamento, e le misure adottate dal governo polacco – vale a dire cambiare il codice elettorale contro la sentenza del Tribunale costituzionale e le disposizioni poste dalla legge – a tenere elezioni presidenziali nel mezzo di una pandemia, che possono mettere in pericolo la vita dei cittadini polacchi e minare il concetto di elezioni libere, uguali, dirette e segrete come sancito dalla Costituzione polacca;

47. invita pertanto la Commissione a valutare con urgenza se le misure di emergenza siano conformi ai Trattati e a fare pieno uso di tutti gli strumenti e le sanzioni dell’UE disponibili per affrontare questa grave e persistente violazione, compresi quelli di bilancio, sottolineando ancora una volta l’imminente necessità di un meccanismo dell’UE sulla democrazia, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali; esorta il Consiglio a rimettere all’ordine del giorno le discussioni e le procedure relative alle procedure in corso sull’articolo 7;

48. invita gli Stati membri a garantire efficacemente un accesso sicuro e tempestivo alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi (SRHR) e ai servizi sanitari necessari per tutte le donne e le ragazze durante la pandemia di COVID-19, in particolare l’accesso alla contraccezione, compresa la contraccezione di emergenza, e all’assistenza all’aborto; respinge fermamente qualsiasi tentativo di fare marcia indietro sui diritti della SRHR e LGBTI e in questo contesto condanna i tentativi di criminalizzare ulteriormente l’assistenza all’aborto, stigmatizzare le persone sieropositive e minare l’accesso dei giovani all’educazione sessuale in Polonia, nonché l’attacco ai diritti dei transgender e delle persone intersessuali in Ungheria;

49. esorta gli Stati membri ad adottare solo misure necessarie, coordinate e proporzionate quando limitano i viaggi o introducono e prolungano i controlli alle frontiere interne, dopo un’attenta valutazione della loro efficacia nell’affrontare la questione della salute pubblica e sulla base delle disposizioni giuridiche esistenti, vale a dire il codice delle frontiere di Schengen e la direttiva sulla libertà di circolazione e nel pieno rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea; sottolinea che i controlli alle frontiere e le restrizioni alla circolazione devono rimanere proporzionati ed eccezionali e che tutta la libertà di circolazione deve essere ristabilita non appena ritenuta fattibile; insiste sul fatto che i viaggi transfrontalieri di lavoratori in prima linea in settori fondamentali per la lotta contro il COVID-19, in particolare gli operatori sanitari e di assistenza agli anziani, ma anche coloro che lavorano nel settore agroalimentare, come i lavoratori agricoli stagionali, non devono essere limitati; sottolinea la necessità di tornare a uno spazio Schengen di libera circolazione pienamente funzionante senza controlli alle frontiere interne nell’ambito di una strategia di uscita dalla crisi;

50. invita a rispettare pienamente la Convenzione di Ginevra e il diritto europeo in materia di asilo; sottolinea che devono essere previste disposizioni per l’accoglienza di nuovi richiedenti asilo in adeguate condizioni sanitarie e di sostegno medico, ed esprime pertanto profonda preoccupazione per la situazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo che arrivano alle isole greche, nonché nei punti di crisi e nei centri di detenzione, che non hanno accesso a cure sanitarie adeguate e che sono particolarmente a rischio; ritiene che le soluzioni necessarie, tra cui l’evacuazione preventiva e la delocalizzazione  della popolazione ad alto rischio, debbano essere trovate per garantire le condizioni materiali appropriate e il distacco sociale per evitare la contaminazione; sottolinea l’importante contributo di molti migranti e discendenti di migranti che lavorano per garantire il corretto funzionamento di molti settori essenziali in tutta l’UE, e in particolare nei settori della sanità e dell’assistenza;

51.prende atto del piano della Commissione di invitare i fornitori di telecomunicazioni a consegnare dati anonimie e aggregati al fine di limitare la diffusione del COVID-19, dei programmi nazionali di monitoraggio già in vigore e dell’introduzione di app che consentano alle autorità di monitorare i movimenti, i contatti e i dati sanitari;

52.prende atto dell’emergere di applicazioni di tracciamento dei contatti sui dispositivi mobili al fine di avvertire le persone se erano vicine a una persona infetta e la raccomandazione della Commissione di sviluppare un approccio comune dell’UE per l’uso di tali applicazioni; sottolinea che qualsiasi uso di applicazioni sviluppate da autorità nazionali e dell’UE non può essere obbligatorio e che i dati generati non devono essere archiviati in banche dati centralizzate, che sono soggette a potenziali rischi di abuso e perdita di fiducia e possono mettere a repentaglio l’assorbimento in tutta l’Unione; chiede che tutto l’archiviazione dei dati sia decentrata, che venga data piena trasparenza sugli interessi commerciali (non UE) degli sviluppatori di queste applicazioni e che vengano dimostrate proiezioni chiare per quanto riguarda il modo in cui l’uso di app di tracciamento dei contatti da parte di una parte della popolazione, in combinazione con altre misure specifiche, porterà a un numero significativamente inferiore di persone infette; chiede che la Commissione e gli Stati membri siano pienamente trasparenti sul funzionamento delle app di tracciamento dei contatti, in modo che le persone possano verificare sia il protocollo sottostante per la sicurezza che la privacy, e controllare il codice stesso per vedere se la domanda funziona come le autorità rivendicano; raccomanda di stabilire clausole di tramonto e di rispettare pienamente i principi di protezione dei dati in base alla progettazione e alla minimizzazione dei dati;

53. invita la Commissione e gli Stati membri a pubblicare i dettagli di tali programmi e a consentire un controllo pubblico e un controllo completo da parte delle autorità per la protezione dei dati (DPA); osserva che i dati sulla posizione mobile possono essere elaborati solo in conformità con la direttiva ePrivacy e il GDPR; sottolinea che le autorità nazionali e dell’UE devono rispettare pienamente la legislazione in materia di protezione e privacy dei dati e la supervisione e gli orientamenti nazionali della DPA;

54. Sottolinea che la disinformazione sul COVID-19 in questo momento è un grave problema di salute pubblica; esorta l’UE a istituire una fonte di informazione europea, in tutte le lingue ufficiali, per garantire che tutti i cittadini abbiano accesso a informazioni accurate e verificate; ritiene che l’ECDC debba essere incaricato di coordinare e allineare i dati degli Stati membri al per migliorare la qualità e la comparabilità; invita le società di social media ad adottare in modo proattivo le misure necessarie per fermare la disinformazione e l’incitamento all’odio nei confronti del COVID-19;

55. sottolinea la situazione finanziaria particolarmente acuta e aggravante nei media, in particolare nei mezzi di informazione in tutta l’UE, a causa della brusca riduzione o della totale perdita di entrate pubblicitarie, che può portare al fallimento delle organizzazioni di informazione in tutti gli Stati membri; sottolinea lo stato particolarmente disastroso dei mezzi di informazione locali e regionali, nonché quelli che operano in piccoli mercati; sottolinea che i mezzi di comunicazione liberi, indipendenti e sufficientemente finanziati sono strumenti strumentali per una democrazia funzionante e per garantire che i cittadini siano ben informati durante questa crisi;

Azione esterna, solidarietà internazionale e cooperazione

56. chiede un rapido aggiornamento della strategia globale dell’UE alla luce dell’impatto globale della crisi; richiama in particolare l’attenzione sulla cosiddetta “corona-diplomazia”; ribadisce che l’UE deve essere pronta a comunicare strategicamente e a combattere la disinformazione esterna e ad adattarsi continuamente al mutevole panorama geopolitico, senza mai comprometterne i valori fondamentali; invita la Commissione e il Consiglio ad agire strategicamente nel mondo e all’interno dell’Europa per mettere in moto l’ambizione di un’Unione geopolitica;

57. sostiene che le misure di emergenza adottate dai paesi terzi in risposta alla crisi del COVID-19 non violano i diritti umani o il diritto internazionale, che siano limitate a misure strettamente necessarie e proporzionate e che siano soggette a un controllo regolare e a tempi limitati; condanna la censura, gli arresti e le intimidazioni nei giornalisti, nelle esponenti dell’opposizione, negli operatori sanitari e di altri individui per aver criticato i governi, compresa la loro gestione delle crisi; chiede all’UE di sostenere una campagna globale per liberare i prigionieri politici e ha arrestato i difensori dei diritti umani e i trasgressori a basso rischio;

58. sottolinea che l’UE deve diventare più resiliente contro le crisi in generale, per rimanere libera da influenze politiche ed economiche indebite, come la Cina e la Russia, e deve essere pronta a comunicare strategicamente, combattere la disinformazione esterna, le notizie false e gli attacchi informatici e adattarsi continuamente al mutevole panorama geopolitico; esorta pertanto la Commissione a contrastare gli aggressivi sforzi di propaganda russa e cinese che sfruttano la pandemia di COVID-19 con l’obiettivo di minare l’UE e di seminare sfiducia nella popolazione locale nei confronti dell’UE; ritiene fondamentale comunicare efficacemente il sostegno finanziario, tecnico e medico dell’UE;

59.Insiste sul fatto che l’uso delle autorizzazioni all’esportazione non deve in nessun caso trasformarsi in divieti di esportazione de facto; sottolinea l’importanza di mantenere l’accesso ai prodotti medici scarsi per i paesi in via di sviluppo; sottolinea che l’esportazione di PPE deve arrivare a coloro che ne hanno più bisogno e non a coloro che possono permettersi di pagare il prezzo più alto; ritiene che, a tal fine, un catalogo globale di prodotti sanitari essenziali di emergenza deve essere concordato all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), al fine di fermare la speculazione dei prezzi e facilitarne il commercio; incoraggia vivamente tutti i paesi ad aderire all’accordo di eliminazione delle tariffe farmaceutiche dell’OMC (zero per zero) e affinché il suo campo di applicazione sia esteso a tutti i prodotti farmaceutici e medicinali per garantire il commercio transfrontaliero in tutto il mondo; invita i membri dell’OMC a fare di questo argomento una priorità all’ordine del giorno della prossima riunione ministeriale dell’OMC; esprime profonda preoccupazione per l’avvertimento lanciato congiuntamente dall’OMC, dall’OMS e dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura secondo cui le misure commerciali restrittive a livello globale potrebbero portare a carenze alimentari in tutto il mondo; chiede misure volte a ridurre al minimo l’interruzione delle catene di approvvigionamento alimentare, impedendo così l’esacerbazione dell’insicurezza alimentare e la volatilità dei prezzi; invita tutti gli Stati membri a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per garantire l’atto di meccanismi efficaci per valutare i potenziali investimenti e acquisizioni di infrastrutture critiche e capacità industriali strategiche nell’UE e per adottare misure di mitigazione o blocco, se necessario; invita la Commissione a far avanzare rapidamente i negoziati sul commercio elettronico dell’OMC per garantire norme per il rapido aumento del commercio online, in particolare per le merci;

60.sottolinea che la pandemia non conosce confini o ideologie e che richiede la cooperazione e la solidarietà dell’intera comunità internazionale e di un rafforzamento del sistema delle Nazioni Unite, e dell’OMS in particolare: ritiene essenziale che l’UE chieda alla Cina di fare piena luce su questa pandemia, sui tempi della sua apparizione e sul suo reale pedaggio umano; sottolinea l’importanza della cooperazione e del sostegno ai paesi dei Balcani occidentali, ai nostri vicini più vicini nei quartieri e nei partner orientali e meridionali e ai paesi in via di sviluppo, in particolare all’Africa e all’America latina; esprime la sua forte solidarietà al Regno Unito, il nostro paese confinante, che attualmente è duramente colpito dalla pandemia e offre tutte le misure di cooperazione per combattere la pandemia e le sue conseguenze;

61. chiede un maggiore sostegno dell’UE ai Balcani occidentali (ad esempio attraverso la loro inclusione nel Fondo di solidarietà dell’UE e l’esenzione dal regime temporaneo di autorizzazione all’esportazione per le attrezzature protettive) e per un rafforzamento della visibilità di tale sostegno al fine di dimostrare la solidarietà dell’UE con questi paesi e popoli; chiede un’attenzione particolare alle minoranze con scarso accesso ai servizi sanitari come il popolo rom;

62. accoglie con favore le iniziative prese dal Segretario generale delle Nazioni Unite per un approccio multilaterale della crisi COVID-19 e le sue conseguenze globali e chiede un approccio coordinato a livello internazionale; invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a sostenere politicamente e finanziariamente le iniziative delle Nazioni Unite per coordinare gli sforzi a livello internazionale, principalmente attraverso il “COVID-19 Global Humanitarian Response Plan” e il “COVID-19 Response and Recovery Fund”;

63. riconosce l’importanza di una risposta coordinata a livello globale alle drastiche conseguenze economiche della crisi del COVID-19, come quelle sottolineate dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD) ed esorta la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a sviluppare un approccio globale e ad adottare iniziative per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare le conseguenze sanitarie ed economiche della pandemia;

64. accoglie con favore il pacchetto dell’UE per la risposta globale al COVID-19 e i 20 miliardi di euro stanziati per la lotta contro la pandemia nei paesi terzi partner;

65.sottolinea che la decisione del Consiglio del FMI di fornire un’immediata riduzione del servizio del debito a 25 dei paesi membri più poveri e vulnerabili è un primo chiaro esempio positivo di solidarietà concreta e rapida e chiede ulteriori misure analoghe da parte dei donatori internazionali;

Un’Unione post-crisi più forte e che attrae un’azione più efficace ai suoi cittadini

66.Ricorda che questa crisi non fa nessuno e che non dovrebbe essere una rovina di tutti; esprime la sua ferma intenzione di fare tutto il necessario affinché l’Unione e i suoi cittadini escano dalla crisi e invita tutte le istituzioni dell’UE e gli Stati membri a fare un uso immediato di tutte le pertinenti disposizioni del trattato e ad agire di conseguenza nello spirito di solidarietà;

67.Suggerisce che questa strategia potrebbe includere la proposta di maggiori poteri per l’Unione di agire nel caso di minacce sanitarie transfrontaliere, con strumenti nuovi e rafforzati per garantire che in futuro l’Unione possa agire senza indugio per coordinare la risposta a livello europeo e indirizzare le risorse necessarie verso i settori più necessari, siano essi materiali (ad esempio maschere facciali , respiratori e medicinali) o finanziari e consentire la raccolta di dati standardizzati di qualità;

68.Is convinti che i diritti umani aziendali e la due diligence ambientale siano le condizioni necessarie per prevenire e mitigare le crisi future e garantire catene del valore sostenibili;

69.     ritiene che la pandemia abbia dimostrato i limiti della capacità dell’Unione di agire con decisione ed esposto sulla mancanza dei poteri esecutivi e di bilancio della Commissione; ritiene che l’Unione debba subire una profonda riforma in risposta; ritiene necessario, in mezzo all’urgenza di completare l’Unione economica e monetaria, attivare la clausola generale di passerella per facilitare il processo decisionale in tutte le questioni che potrebbero contribuire a far fronte alle sfide dell’attuale crisi sanitaria;

70. esorta gli Stati membri a mettere da parte le loro differenze e ad agire nell’interesse generale e nello spirito di solidarietà; invita loro a fare un uso immediato delle disposizioni dedicate del trattato per agire di conseguenza;

71. invita la Commissione ad assumersi a cuore la sua responsabilità basata sul trattato e a prendere iniziative coraggiose;

72. sottolinea che l’Unione deve essere pronta ad avviare una riflessione approfondita su come diventare più efficace e democratica e che l’attuale crisi non fa che aumentarne l’urgenza; ritiene che la prevista Conferenza sul futuro dell’Europa sia il forum appropriato per farlo; è quindi dell’opinione che la Conferenza debba essere convocata al più presto e che debba presentare proposte chiare, anche impegnandosi direttamente con i cittadini, per realizzare una profonda riforma dell’Unione, rendendola più efficace, unita, democratica, sovrana e resiliente;

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73. Istruisce il suo Presidente a inoltrare questa risoluzione al Presidente della Commissione, al Presidente del Consiglio euro  e alla Presidenza in carica del Consiglio.

 

[1]        Testi adottati, P9_TA(2020)0005.

[2]        OJ L 201, 31.7.2002, p. 37.

[3]        OJ L 119, 4.5.2016, p. 1.