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Sanità

«Il virus tornerà in autunno, portato dai giovani. Ricciardi: Pandemia finita con 40 giorni consecutivi a zero contagi»

“Tecnicamente una pandemia si definisce terminata da 40 giorni consecutivi a zero casi nel mondo”

 

Tutti ricordiamo le parole di Alberto Zangrillo, il quale poi attaccato da molte categorie. Non si è mai compresa la motivazione con la quale il promario del San Raffaele, sia forse scivolato con troppa semplificazione.

Guarltieri Ricciardi, detto Walter Ricciardi : “I colleghi sulla base della loro osservazione dicono: noi stiamo vedendo pazienti che hanno una carica virale minore. Ma è sbagliato -sostiene Ricciardi- trarre delle considerazioni generali da queste valutazioni, relative a una casistica molto spesso limitata, quando in questo momento lo stesso e identico virus provoca migliaia di morti e in alcuni paesi non hanno nemmeno più le fosse per seppellirlo. Questo disorienta l’opionione pubblica e fa abbassare la guardia, mentre invece va tenuta alzata”.

«L’Italia è calda così, come è caldo il Brasile. Questo virus si diffonderà fra i giovani, che diventeranno i vettori, i portatori di questa infezione e il problema sarà che, a causa della mancanza di misure di sicurezza da parte dei ragazzi, lo trasmetteranno a nonni e genitori e rivedremo di nuovo la pressione su sistema sanitario. Questo si verificherà in autunno». E’ ben chiaro nel precisarlo Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute e professore ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica, presentando oggi il rapporto Osservasalute. «Tutti i virus respiratori ritornano in autunno da quando esiste l’uomo – ha ribadito – ogni anno c’è una stagione in cui a causa del freddo e della capacità del virus di riprodursi grazie ad alcune condizioni, queste infezioni ritornano. Se lo farà anche questo coronavirus? Lo conosciamo poco, ma siamo convinti di sì».

«La stragrande maggioranza dei contagi avviene attraverso le mani, quindi lavarle è un’abitudine che può controllare circa il 60% dei contagi, sembra strano perché si bada molto di più alla mascherina. Il distanziamento fisico e il lavaggio delle mani da soli possono evitare quasi il 100% dei contagi», prosegue Ricciardi. «Se in certe circostanze non si riesce a mantenere le distanze, e questo soprattutto negli ambienti chiusi», si deve indossare la mascherina, precisa. «Non dobbiamo essere spaventati ma cauti sì, badare alla pulizia delle superfici e intraprendere tutti quei comportamenti utili fino a quando non si avrà il vaccino».

Infine, sulla semplificazione dei tamponi per certificare la guarigione dal coronavirus «l’Organizzazione mondiale della sanità ha fatto le sue valutazioni in funzione di Paesi come Pakistan, India, che sono nei guai fino al collo a causa della loro scarsa capacità diagnostica. Questa va infatti riservata per individuare i nuovi casi. L’Oms ha raccomandato anche che chi può, deve continuare. La mia posizione, che ho rappresentato anche al ministro della Salute, è che l’Italia deve continuare a essere prudente».

«Tecnicamente una pandemia si definisce terminata da 40 giorni consecutivi a zero casi nel mondo. Siccome ieri si è avuto il record di singoli casi in un giorno, siamo ben lontani a livello mondiale, ma anche nazionale, dal raggiungere questo obiettivo», spiega ancora l’esperto che poi ribadisce: «La raccomandazione primaria è quella del distanziamento fisico, tutto ciò che difetta in questo lo si paga poi in termini di contagi. Agli operatori del turismo vorrei dire che se non c’è salute non ci può essere uno stato di benessere economico. Se si torna a numeri importanti, si torna alle chiusure: ricordo che oggi Lisbona e una parte della Germania sono in lockdown e non si tratta di Nuova Delhi. Prima o poi le disattenzioni si pagano e anche gli operatori del turismo devono essere responsabili nel far applicare le regole.

Fabio Sanfilippo

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Il Prof. Zangrillo smentito dall’ OMS. Chiariamo il “CLINICAMENTE”

Coronvirus, l’Oms interviene sul caso Zangrillo:

“Non è diventato meno patogeno”

Michael Ryan, capo del programma per le emergenze, in un incontro virtuale con la stampa ha espresso cautela sulle dichiarazioni del primario del San Raffaele che ha detto che il virus “clinicamente non esiste più”. “Non è il caso di dare questa impressione”

Il coronavirus non è diventato meno “patogeno“, quindi meno pericoloso pertanto massima attenzione sulle differenze nonché tra i non detti. L’Oms non ha usato mezze parole nelle dichiarazioni rese da Alberto Zangrillo.

Le polemiche innescatosi in Italia per le parole di Alberto Zangrillo: il primario di Anestesia e rianimazione generale del San Raffaele di Milano aveva dichiarato che “il virus clinicamente non esiste più“, aprendo un concitato dibattito. “Dobbiamo essere estremamente attenti a non dare l’impressione che d’un tratto il virus, di sua volontà, abbia deciso di diventare meno patogeno” – ha avvertito Michael Ryan, capo del programma Oms per le emergenze, in un incontro virtuale con la stampa – Non è affatto il caso”.

Nel corso del quotidiano briefing con la stampa, il direttore generale dell’Organizzazione, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha anche ricordato che in totale “abbiamo adesso più di sei milioni di casi di Covid-19 nel mondo e abbiamo già perso 370mila persone”.

ANOMALIE, STRANEZZE E CONTRADDIZIONI DI ZANGRILLO

Alberto Zangrillo, medico del presidente Berlusconi nonché fratello di Paolo Zangrillo il contestato paracadutato onorevoe messo dal Cavaliere al coordinamento piemontese, nel 2015 iniziò la sua carriera mediatica nel caso che lo vede coinvolto nelle indagini per truffa da 28 milioni di euro, dove vennero indagati i vertici dell’ospedale San Raffaele. Gli approfondimenti coordinati dal pm Giovanni Polizzi e condotte dal Nucleo di polizia tributaria della Gdf, tra il 2011 e il 2013 nel corso di migliaia di interventi «le equipe» di medici sarebbero state solo sulla carta «regolarmente costituite», in quanto «chirurghi e/o anestesisti» figuravano, in realtà, come «presenti contestualmente in più sale operatorie»

Ora nel caso Covid, nuova bufera mediatica di contraddizioni.

Prima dichiara che il virus si è modificato per poi rimangiarsi tutto dichiarando che non è mutato.

Il prof. Zangrillo, da buon arrampicatore, ma anche di scivolamento sui vetri, utilizza il termine “clinicamente” ma non spiega nulla del termine e ne rimane sempre vago. Dove sia la contraddizione dell’autoproclamatore professore con messaggi forvianti, nonostnte sia vero che ci siano dei miglioramenti, che è ben diverso..?

Quanto dichiara Zangrillo è Clinicamente un modo di errore od orrore per dire tutto nel dire nulla. Lo scopo ? Poter poi ritrattare.

Di fatto la concreta realizzazione di una malattia o di una sindrome regressione o scomparsa del quadro morboso, con o senza scomparsa delle lesioni organiche, è una cosa, quanto vuol far sembrare il professore è tutt’altro!

Lo studio clinico all’interno della struttura dove opera e gli studi UNIVERSITARI eseguiti non posso dare come riscontro ciò che dice e pubblicizza in una chiave di lettura Zangrillo per potersi rimangiare le parole al momento giusto con il classico : “ non ho detto quello” – E lo sta già facendo.

In rete, nei bar, nella chiacchiera quotidiana emergono i pro Zangrillo, dato comprensibile dopo mesi di chiusura da lockdown da covid, ma opportuno non farsi prendere dal credere nella speranza per proprio comodo. Ogni giorno troppi casi e troppi decessi in tutto il mondo. Italia compresa.

OGGI – Zangrillo ha già modificato per la terza volta le sue dichiarazioni iniziando a dire che forse è improbabile il ritorno.

Caro Professore, non vi è il forse o l’improbabile, lei da dipendente dell’ospedale San Raffaele, magari prima di uscire con dichiarazioni così incerte e delicate, meglio evitarle. Pensare è una gran dote. Laddove fosse stata una goliardata pubblicitaria, pensi a quant aincertezza ha diffuso il suo errore od orre di messaggio, creando troppo disappunto nel rispetto di quelli che ancora ad oggi muoino e moriranno ancora. Lo dica a loro : “Clinicamente”.

Fabio Sanfilippo

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Sanità

Editori Mediaset 2 pesi due misure – Zangrillo – Stasi – Covid

Due pesi e due misure sull’argomento, dopo “Live non è la D’Urso”

Emerge la criticità dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, e Mediaset rilancia solo l’intervista (contestata da molti nel web) di Alberto Zangrillo, il medico personale di Silvio Berlusconi.

In collegamento c’è la dott. sa Maria Beatrice Stasi, Direttore appunto del Papa Giovanni XXIII. La conduttrice Barbara D’Urso, fa presente il dolore dichiarato dal direttore dell’ospedale Papa XXIII di Bergamo cosicchè da prender parola ed indicare la grave nonché dura situazione, dato che Bergamo è tra gli ospedali più colpiti.

“Mancano i dispositivi e vanno avanti grazie alle donazioni private”

Oltre ai due dirigenti dell’ospedale, la Dott.sa Maria Beatrice Stasi, indica come degli 8.500 casi registrati solo in provincia di Bergamo pertanto più del Piemonte, 3 volte i casi del Lazio, 5 volte in più dei casi della Campania e della Puglia, il centro di ricovero sia quasi in totale stallo.

Da 48 posti letto hanno portato a 450 postazioni dedicate ai pazienti covid e ben 90 di terapia intensiva.

“Ospedale quasi al collasso” interviene Barbara D’Urso

Dallo studio emergono i  numeri : ben 50 medici morti ed oltre 1.400 addetti ai servizi sanitari contagiati.

L’opinione di Zangrillo ha infiammato il web.

In primis l’efficacia di dati precisi riportati dal Direttore di Bergamo, dati e non chiacchiere, mentre il Dott. Zangrillo sembrerebbe aver fatto la sua comparsata difendendo il suo orticello.

Alberto Zangrillo, primario del reparto di Terapia intensiva del San Raffaele di Milano, è intervenuto a “Live – Non è la d’Urso” per parlare dell’emergenza Coronavirus.

Nell’intento di spiegare i fatti, egli espone una situazione diversa raccontando la sua visione, del suo ospedale, totalmente di parte  rispetto a quella di innumerevoli realtà italiane ed ha anche avuto il coraggio di apparire infastidito.

Nel merito di tutto il contesto sanitario che critico sulla tragedia Coronavirus, Zangrillo ha affermato : “ Noi medici e infermieri di terapia intensiva chiediamo di essere lasciati in pace. Stiamo facendo un lavoro molto serio e difficile di cui siamo molto orgogliosi, ma ci dà fastidio la banalizzazione e l’estremizzazione del fenomeno, dobbiamo relativizzare la realtà»

-”Quello che ha fatto un grande ospedale come il mio è stato quello di riorganizzare passo passo la terapia intensiva, passando da quattro letti riservati ai pazienti Covid-19 a 60. Facciamo chiarezza: non ci mancano i respiratori e non prendiamo decisioni per salvare un paziente o un lato. Alla fine dell’emergenza faremo un bilancio, confronteremo la nostra risposta con quella degli altri paesi e vedrete di cosa siamo stati capaci”–  ha affermato.

«Non abbiamo il problema dei respiratori da sdoppiare e non abbiamo mai dovuto scegliere chi curare»

Zangrillo Live San raffaele

Il professore ha chiarito cosa lo ha fatto montare su tutte le furie nelle ultime settimane: «Questa malattia nelle sue forme più gravi si manifesta con una polmonite che non abbiamo mai visto e conosciuto prima. Tutti coloro che banalizzano dicendo quanti giorni serve per guarire sta dicendo una grandissima fesseria. Si crea molto disagio a chi ha tanti cari che sono in terapia intensiva. Io sono felice che siano venuti i medici albanesi ad aiutarci ma noi siamo l’Italia, non abbiamo il problema dei respiratori da sdoppiare e non abbiamo mai dovuto scegliere se curare l’ammalato A piuttosto che l’ammalato B. Se qualcuno l’ha fatto ha sbagliato, siamo infastiditi da tutte le fesserie che si dicono!». Sul finale il professor Zangrillo ha sbottato: «È importante restare a casa, ma non bisogna pensare che bisogna mettere malati italiani sugli aerei cargo per portare la gente a curarsi all’estero».

Caro Ill.mo Dott. Alberto Zangrillo,  prima di inneggiare su cosa sia fastidioso ed irritante, magari prima di collegare la bocca, accendere il cervello, perchè la realtà è quella raccontata da altri direttori sanitari nelle gravissime criticità e di dolorose scelte, e non quelle certo banalizzate (per utilizzare un Suo termine) da Lei che è un noto primario di un reparto ospedaliero privato.

La professionalità medica, si denota anche negli atteggiamenti e nel cuore di chi sa vedere la realtà, senza obbligatoriamente difendere solo il proprio orto in momenti così  critici e in cui gli editori stampa Mediaset, a distanza di quasi 24 ore, hanno solo saputo ribattere le sue lagne, e non far emergere l’importanza delle dichiarazioni della eccelsa Dott.sa Stasi se non pubblicando solo il video di Live. Video che avrebbero pubblicato comunque. 

Fabio Sanfilippo