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Covid/Milano, ambulanza donata dai massoni del Grande Oriente d’Italia

Giovedì 14 maggio, presso la Casa Massonica di Milano del Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani, i Maestri Venerabili e i Liberi Muratori della Circoscrizione lombarda hanno consegnato all’associazione volontaria “Emergenza Milano Soccorso” l’ambulanza acquistata con parte dei proventi della raccolta di fund raising promossa dal Collegio della Lombardia “Per l’Emergenza, Oltre l’Emergenza”.
Il veicolo è stato consegnato al Presidente dell’Associazione Alberto Dal Fiume dal Presidente del Collegio lombardo, Fr. Tonino Salsone, e dal Vicepresidente Fr. Gian Luca La Rosa.
L’ambulanza, allestita in conformità a tutti i requisiti di legge per operare per il “servizio 118”, consentirà ad EMS di proseguire con maggiore efficacia l’attività di aiuto e di soccorso del prossimo ormai proficuamente svolta da diversi anni, specie in questo periodo ancora contrassegnato dalla pervicace e perniciosa persistenza del “Covid-19”.
E’ di particolare rilevanza sottolineare che il veicolo riporta, ben visibile, il logo del Collegio lombardo e altresì che il nome dello stesso, indicato dal Gran Maestro Aggiunto Fr. Claudio Bonvecchio, è “Spes et Salus”.
La donazione dell’ambulanza testimonia ancora una volta la generosità della Libera Muratoria lombarda e la sua capacità di operare anche nella società con serietà e senno, nonché con sentimento autentico e concreto di vicinanza solidaristica verso i bisogni dell’Uomo.

#emergenzacovida19 #massonilombardi

Antonino Salsone Fabio D’Angelo @gianluca La Rosa

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Antonino Salsone: Il decisore non può e non deve governare in base “alla pancia”

La questione dei “boss” mafiosi (pare siano 375) scarcerati e posti ai domiciliari (o in altra situazione di misura alternativa alla detenzione) sta assumendo anche contorni risibili.
Prima la parte seria (il senno).
Chi governa deve farlo seguendo la legge e il proprio credo politico e ideologico (se ne ha uno, altrimenti bastano la legge morale e la legge formale).
Il decisore non può e non deve governare in base “alla pancia”, cioè tendendo l’orecchio verso il popolo e ascoltandone non la voce ma gli istinti più bassi e retrivi. Ricordo che il popolo, a volte, non è un buon giudice e che tra Gesù Cristo e Barabba ha scelto quest’ultimo.
Ma chi sbagliò a crocefiggere il Cristo, il popolo, giudice ebbro e istintivo, o Pilato, indolente e vile decisore?
Dunque, la questione dei boss mafiosi scarcerati va ricondotta nel suo reale alveo: avevano o non avevano diritto alla scarcerazione?
La risposta non è difficile e la bussola è la legge. Se è sì, nulla quaestio e si chiuda quì; se è no, si ricerchino subito le colpe e i colpevoli e li si assicuri alla giustizia con conseguente punizione esemplare (l’esemplarità è necessaria, in questa ipotesi, perchè scarcerare una persona condannata in via definitiva per reati assolutamente gravi e odiosi, costituisce un affronto al popolo e a coloro, Forze dell’Ordine – Polizia Penitenziaria inclusa – e Magistratura, che si sono prodigati e sacrificati per assicurarla alla giustizia e sanzionarne la condotta).
Lo Stato è più forte dell’antistato (quindi anche della mafia) se e quando applica le regole in misura giusta e ferrea, ma non quando corre ad applicarle (anzi ad annunciarne l’applicazione) solo perchè percepisce un rumoroso brusio.
Ora passiamo alla parte risibile (che però, purtroppo, non è giubilo).
Un Ministro della Giustizia convinto e sicuro che la risposta alla precedente domanda è no, non annunzia pubblicamente che sta studiando un provvedimento per riportare i mafiosi in carcere.
Queste azioni non si annunciano, si fanno!
E si fanno con un decreto legge nottetempo, cosí evitando che lo strombazzamento delle intenzioni a cui ormai da qualche giorno stiamo impotentemente assistendo induca qualcuno (o tanti? O tutti?) tra coloro che sono stati scarcerati a togliere il Ministro Bonafede dall’imbarazzo della decisione e a darsi a una “prudente” latitanza.
Ribadisco: ci sono situazioni, e questa lo è, in cui se si è convinti di dover fare una cosa perchè è giusto farla, non si parla ma si agisce. Solo cosí lo Stato dimostra di essere forte e solo cosí il decisore politico fa capire al popolo che egli ne ascolta la voce, ma non il retrivo brusio.