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Banca d’Italia – Credito e liquidità per famiglie e imprese: 1,6 milioni domande di moratoria sui prestiti e oltre 90.000 domande al Fondo di Garanzia per le PMI. Istruttorie per 12,5 miliardi con ‘Garanzia Italia’ di Sace

Salgono a 1,6 milioni le domande di adesione alle moratorie sui prestiti per 177 miliardi e superano quota 90.000 le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di Garanzia per le Pmi.

Sono questi i principali risultati della rilevazione settimanale effettuata dalla task force costituita per promuovere l’attuazione delle misure a sostegno della liquidità adottate dal Governo per far fronte all’emergenza Covid-19, di cui fanno parte Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero dello Sviluppo Economico, Banca d’Italia, Associazione Bancaria Italiana, Mediocredito Centrale e Sace .

La Banca d’Italia ha avviato una rilevazione statistica presso le banche, riguardante sia le misure governative di cui ai decreti legge ‘Cura Italia’ e ‘Liquidità’, sia le iniziative volontarie. Sulla base di dati preliminari, al 24 aprile sono pervenute oltre 1,6 milioni di domande o comunicazioni di moratoria su prestiti per quasi 177 miliardi. Oltre il 43% delle domande provengono dalle imprese (a fronte di prestiti per 120 miliardi). Le quasi 900.000 domande delle famiglie riguardano prestiti per 54 miliardi di euro.

Poco più di 50.000 domande hanno riguardato la sospensione delle rate del mutuo sulla prima casa (accesso al cd. Fondo Gasparrini), per un importo medio di circa 89.000 euro.

Si può stimare che circa il 71% delle domande o comunicazioni relative alle moratorie sia già stato accolto dalle banche; l’1% circa è stato sinora rigettato; la parte restante è in corso di esame.

Il Ministero dello Sviluppo Economico e Mediocredito Centrale (MCC) segnalano che sono complessivamente 91.973 le domande arrivate al Fondo di Garanzia, dal 17 marzo ad al 5 maggio, per richiedere le garanzie ai finanziamenti in favore di imprese, artigiani, autonomi e professionisti, per un importo complessivo pari a circa 5,6 miliardi. In particolare, le domande arrivate e relative alle misure introdotte con i decreti ‘Cura Italia e ‘Liquidità’ sono 90.049, pari ad un importo di circa 5,4 miliardi di euro. Di queste, oltre 70.000 sono riferite a finanziamenti fino a 25.000 euro, con percentuale di copertura al 100%, per un importo finanziato di circa 1,5  miliardi, che, secondo quanto previsto dalla norma, possono essere erogati senza attendere l’esito definitivo dell’istruttoria da parte del Gestore.

È entrato in piena operatività anche ‘Garanzia Italia’, lo strumento di SACE per sostenere le imprese italiane colpite dall’emergenza Covid-19. Sono stati realizzati i primi tre interventi presentati da due banche diverse e sono attualmente in corso circa 170 istruttorie da parte delle banche per altrettante operazioni di finanziamento per un valore complessivo di circa 12,5 miliardi di euro. Una volta terminata l’attività di istruttoria, costruzione dei pool e conseguente delibera, le banche presenteranno le richieste a Sace che ha fornito le garanzie nell’arco di 48 ore dalla ricezione.

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ABI pronta a sostenere i lavoratori con anticipi dalle Banche per i dipendenti in Cassa Integrazione per COVID 19

l’Abi (Associazione Bancaria Italiana) ha fatto sapere con un comunicato stampa di essere disponibile da subito a far attuare lle Banche linee di prestito specifiche per i dipendenti in attesa di ricevere l’indennità di Cassa Integrazione dovuta all’interruzione delle attività lavorative a causa del COVID 19,

DI seguito riportiamo il testo del Comunicato Stampa 

 Anticipazione sociale dell’indennità di cassa integrazione: ABI favorevole da subito

ABI è favorevole ad attivare da subito prestiti che consentano ai lavoratori sospesi dal lavoro a causa dell’emergenza COVID-19 di poter avere dalle banche un’anticipazione – rispetto al pagamento che riceveranno dall’Inps – della cassa integrazione prevista nel Decreto Legge “cura-Italia”.

ABI è pronta a rendere immediatamente operativa la precedente Convenzione anche per le nuove ipotesi di cassa integrazione messe in campo dal Decreto Legge “cura-Italia”.

Il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli e il Direttore Sabatini fanno un appello affinchè anche le altre parti coinvolte diano massima e immediata disponibilità a concordare urgentemente le modalità operative per poter anticipare la cassa integrazione a chi sarà riconosciuta dalle Autorità.

 

Roma, 27 marzo 2020

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Avremo una nuova grande recessione

Governi ed Istituzioni europee hanno deciso strategie diverse rispetto al 2008

In Italia sarà profonda almeno quanto quella del 2008, se non peggiore

Ormai è chiaro che l’impatto sarà fortissimo. A differenza di dieci anni fa, però, governi e istituzioni europee hanno cambiato strategia e questo, sperano molti, aiuterà a limitare gli effetti peggiori di questa nuova grande crisi economica.

E’ di pochi giorni fa la notizia che le agenzie di rating hanno condannato l’Italia: sarà recessione. Al di là del fatto che fare previsioni al momento non è semplice, senza sapere quanto durerà la pandemia, soprattutto alla luce del fatto che ci troviamo di fronte ad una situazione mai vissuta prima, sembrerebbe che la situazione a cui si prepara ad anadare incontro il nostro Paese non sia delle migliori. Ma anche se se ne parla molto sappiamo veramente cos’è una recessione e cosa comporta per la nazione colpita? – Cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando.

Questa volta sembra che le cose andranno diversamente. Le autorità europee e i governi degli stati membri si sono accordati per spendere tutto quello che sarà necessario per fronteggiare la crisi. La Banca Centrale Europea si è impegnata a finanziare le banche e ad acquistare titoli di stato per evitare una nuova stretta creditizia, mentre i governi hanno varato piani economici per sostenere imprese e lavoratori.

 presidente conte

Le stime

Presto per dirlo, ma l’ Istat pubblicherà i dati sull’economia nel primo trimestre 2020 soltanto ad aprile, mentre il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, per ora si è limitato a dire che il governo si aspetta «una contrazione rilevante del PIL» (fonti anonime del ministero hanno parlato di ipotesi di studio vicine al 3 %).

Nel frattempo banche e centri studi privati hanno già pubblicato le loro ipotesi sul futuro. Secondo UBS e Morgan Stanley ipotizzano un calo tra il 5 e il 6 per cento del PIL, Fitch è più ottimista e ipotizza un calo di poco più del 3 per cento. I più pessimisti di tutti sono gli italiani di Ref Ricerche, che ipotizzano un calo fino all’8 per cento e Goldman Sachs, che nel suo ultimo rapporto stima per l’Italia una recessione superiore a 11 punti percentuali (e un calo del 9 per cento complessivo per l’economia europea). In generale, le stime ipotizzano che l’Italia sarà tra i paesi europei più colpiti dalla recessione, poco più della Germania e della Francia. In ogni caso, tutta Europa e gli Stati Uniti entreranno in recessione nel corso del 2020.

Le stime sul PIL

C’è da precisare che le stime vanno sempre trattate con estrema attenzione. Il calcolo non è una scienza, ma l’arte di saper ponderare al meglio gli avvenimenti, dato che è pieno di varibili ancora sconosciute.

 

Per esempio: quanto ancora dureranno le misure di quarantena, quando saranno riaperti i confini, quanto sarà duro il colpo per l’economia cinese e quanto lo sarà per quella americana.

La crisi, in pratica

E’ la misura di quaranta che sta fermando il nostro paese, con a capo un governo apparentemente insicuro nonché interedetto e tardivo nel prendere decisioni.

Siamo in recessione. Questo è ormai chiaro – Nessuno sa esattamente quanta parte dell’economia italiana si sia fermata, e non sappiamo nemmeno quante persone vanno ancora fisicamente al lavoro ogni giorno (una considerazione importante non soltanto dal punto di vista economico ma anche per la salute pubblica, visto che i luoghi di lavoro sono, insieme agli ospedali e ai supermercati, gli ultimi luoghi di aggregazione in cui il virus può ancora diffondersi liberamente).

In tutto, secondo le principali stime, a marzo l’attività economica in Italia si è ridotta del 20, forse del 30 per cento. Dopo l’annuncio di venerdì, il governo e Confindustria hanno fornito cifre ancora più impressionanti: circa il 70 % dell’economia italiana potrebbe essersi fermato. Anche se le misure intraprese dal governo probabilmente limiteranno i licenziamenti e i fallimenti, l’impatto su milioni di lavoratori precari o in nero sarà enorme e si stima che la disoccupazione tornerà presto a superare il 10 %.

La risposta delle istituzioni

Il governo italiano e le autorità europee stanno cercando di attenuare l’impatto della crisi; fortunatamente, per il momento non sembra che ci troveremo ad affrontare di nuovo una situazione simile a quella della grande crisi del 2008-2012. All’epoca la recessione fu accompagnata da una severissima “stretta creditizia”: le banche non prestavano più soldi alle imprese e gli investitori si rifiutavano di acquistare titoli di stato italiani, poiché dubitavano della capacità dell’Italia di rimborsare i debiti contratti. In risposta i governi tagliarono le spese e alzarono le tasse, rendendo ancora più difficile la vita delle persone (la manovra economica del 2012, approvata dal governo Monti, prevedeva oltre 30 miliardi di euro tra tagli alla spesa e aumenti di imposte).

Questa volta sembra che le cose andranno diversamente. Le autorità europee e i governi degli stati membri si sono accordati per spendere tutto quello che sarà necessario per fronteggiare la crisi. La Banca Centrale Europea si è impegnata a finanziare le banche e ad acquistare titoli di stato per evitare una nuova stretta creditizia, mentre i governi hanno varato piani economici per sostenere imprese e lavoratori.

Fabio Sanfilippo

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Stretta sulle banche, senza bancomat come si fa?

I sindacati hanno chiesto a favore dei bancari d’Italia la chiusura totale degli sportelli bancari su tutto il territorio nazionale per 15 giorni, garantendo esclusivamente i servizi on line e l’operatività tramite Atm. Ma l’Abi ha detto no, come si precisa su https://quifinanza.it/info-utili/banche-chiuse-abi-sindacati-unicredit-intesa-sanpaolo-nuove-regole/363086/

Fermare le banche vuol dire fermare l’economia e se non ci sono impiegati in sede chi rifornisce il bancomat? Se una persona non ha il conto deve pagare in contanti.

Se non riuscisse a prelevare come si paga? Se per caso si è bloccati per es. per un errore di digitazione occorre chiamare l’assistenza ma spesso ci viene chiesto in filiale per resettare la password e quindi?

Se abbiamo un conto fuori dal nostro paese di residenza o di domicilio come fare?

I sindacati chiedono di chiudere le sedi per non far correre rischi ai dipendenti, misure straordinarie ed eccezionali per la tutela delle persone “con il massimo senso di responsabilità”, ma ci sono anche i diritti degli utenti da tenere in considerazione; utenti che lasciano i soldi nel conto e coi quali si pagano gli stipendi dei bancari.

Come se ne esce? usando di più i conti online, che dovrebbero costare poco o nulla, e su cui si pagano 100 euro solo di bolli, a meno che non ci siano investimenti, azioni e/o fondi su cui le banche guadagnano.

I conti online però devono essere semplici e sicuri, aspetto su cui obiettivamente ci siamo incamminati, mentre sul primo versante, la semplicità, c’è ancora molto da fare.