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Eventi

Covid: Bergamo e Novara ricevono mascherine da LCP Logistics Capital Partner

Emergenza Covid-19: LCP Logistics Capital Partners dona 30.000 mascherine alla Provincia di Bergamo e alla Città Metropolitana di Novara

Milano, 17 giugno 2020– Anche Logistics Capital Partners, importante società di sviluppo e gestione di moderni magazzini logistici in Europa, contribuisce alla gara di solidarietà che, in queste settimane, sia i cittadini sia le aziende stanno portando avanti nella difficile lotta contro il contagio da Coronavirus e dona 30.000 mascherine chirurgiche.
In particolare, sono state destinate 10.000 mascherine alla Provincia di Bergamo, 5.000 al Comune di Cividate al Piano, 10.000 alla Città Metropolitana di Novara e 5.000 al Comune di Trecate.
In entrambi i Comuni insistono due importanti progetti di sviluppo logistico gestiti da LCP, che, con questa donazione a carattere regionale e locale, tiene particolarmente a sostenere i territori in cui opera, manifestando solidarietà e vicinanza.

Federico Binatti, Sindaco di Trecate commenta: “Un sentito ringraziamento a LCP e al suo team, che ci aiutano a sostenere i cittadini nel momento di grande difficoltà in cui ci troviamo. Un bel messaggio di solidarietà e generosità, ancora più gradito perché proviene da un operatore molto significativo per lo sviluppo dell’economia del nostro territorio, che in questo modo fa sentire ancora una volta, concretamente, la sua vicinanza”.

Aggiunge Alessandro Canelli, Sindaco di Novara: “Ritengo doveroso ringraziare LCP, nella persona del suo Managing Director Andrea Benvenuti, per la donazione di dispositivi di protezione individuale – le ben note mascherine. Un gesto molto apprezzato in questa fase di riapertura, dopo i mesi di emergenza sanitaria e di lock down, tanto più utile per consentire una graduale ripresa generale, salvaguardando la sicurezza e la protezione personale”.

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In evidenza

Ladro denuncia il proprietario del cane che lo ha azzannato

Il ladro entra in casa e viene azzannato, ma chiede i danni al proprietario dell’uomo che intendeva derubare.

Un doberman lo aveva morsicato e il magrebino si e’ lamentato coi Carabinieri.

I Carabinieri hanno dovuto rintracciare il proprietario del cane, e verificare se il doberman avesse fatto la vaccinazione. Storia vera raccontata dall’Eco di Bergamo

https://www.facebook.com/faustolealiofficialpage/videos/437387797203215/

Il ladro ha diritto di essere tutelato, più del proprietario? Cambiare le leggi, ladri categorie protette in Italia, afferrma Giuseppe Criseo, Presidente del movimento politico CASADEGLITALIANI, www.casadeglitaliani.it

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Salute e benessere

Bergamo: Coronavirus, va in coma a Bergamo e guarisce a Palermo

Bergamo 19 aprile 2020

Una storia bellissima di un signore contagiato da COVID-19, che lascia davvero grande stupore ed emozione. Va in coma a Bergamo e si ritrova guarito nell’Ospedale di Palermo. Quando si è risvegliato dal come, era convito che si trovasse roicoverato nell’Ospedale di Bergamo invece era ricoverato in Ospedale a Palermo, il motivo: nell’ospedale di bergamo non avevano posti letto nella Terapia Intensiva.

Proponiamo la visione del video davvero emozionante.

Alessio Luisetto

 

 

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Cronaca

Bergamo, i parenti delle centinaia di vittime chiedono giustizia.

Bergamo, le proteste di coloro che hanno persone i genitori e i parenti dei deceduti sono sul piede di guerra, stanno facendo petizioni e pensano ad azioni giudiziarie, come coloro che ci hanno inoltrate la seguente petizione:

https://www.change.org/p/sindaci-rappresentanti-della-regione-lombardia-e-governo-vittime-del-coronavirus-bergamo-e-val-seriana-chiediamo-giustizia-per-i-cari-scomparsi-covid2019italia/psf/share?source_location=combo_psf&psf_variant=combo

A quasi un mese dai primi contagi da Coronavirus accertati in provincia di Bergamo e in particolare all’ospedale di Alzano Lombardo (in Val Seriana), i parenti e i conoscenti delle centinaia di vittime chiedono giustizia.

Con la presente petizione si chiede che i politici locali e i rappresentanti del territorio esigano chiarezza su quanto accaduto dopo la chiusura del 23 febbraio del pronto soccorso di Alzano Lombardo inspiegabilmente riaperto senza alcuna precauzione del caso.

Si chiede, inoltre, di verificare perché, nonostante le spinte dei cittadini e degli amministratori, non sia stata istituita alcuna zona rossa che, come a Codogno e Lodi, avrebbe potuto limitare i danni.

Alla luce dell’aumento smisurato dei contagi e dei decessi, che attestano la provincia di Bergamo la più grave in tutta Europa, si chiede che chiunque sappia qualcosa parli e chi abbia responsabilità faccia la sua parte per permettere alla nostra provincia di rialzarsi il prima possibile. 

Perché la morte di mio padre e di tutte le altre vittime non sia vana. Per tutti i nostri cari che hanno combattuto una guerra che nessuno ha voluto. Che il nostro grido di dolore arrivi lontano! Uniti possiamo farlo!

Inoltre, viste le impressionanti perdite subite sia in termini di numeri che di personalità appartenenti al nostro tessuto sociale – quali sindaci, parroci, imprenditori, volontari – intendiamo istituire una Giornata di lutto per le vittime di questa catastrofe.

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Trecate

Trecate, accoglienza delle bare di Bergamo

CERIMONIA DI ACCOGLIENZA FERETRI DAL BERGAMASCO

In un’atmosfera toccante si è svolta, nel pomeriggio di oggi mercoledì 2 aprile, la cerimonia di accoglienza del camion dell’Esercito Italiano che trasportava i primi cinque feretri provenienti dal Bergamasco per essere cremati nell’ara di Trecate.
Le bare delle cinque persone decedute nei giorni scorsi a causa del Covid-19, scortate da una pattuglia dei Carabinieri e dalla pattuglia motorizzata della Polizia locale, sono arrivate davanti al cimitero comunale intorno alle 16.30, mentre le campane della chiesa parrocchiale rintoccavano a lutto. A mezz’asta le bandiere del Municipio.
Ad accogliere i feretri, in segno di cordoglio e per portare l’omaggio della città a queste persone decedute, il sindaco Federico Binatti, l’assessore Caterina Simeone, il consigliere incaricato ai Servizi cimiteriali Patrizia Dattrino, il Comandante della Polizia locale Pier Zanatto con alcuni dei suoi agenti, il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Trecate Giovanni Ferrara e diversi militari. Il parroco don Ettore Maddalena, accompagnato da don Alessandro, dopo la lettura del passo evangelico delle Beatitudini, ha benedetto le bare, prima che queste venissero trasferite nel recinto dall’ara crematoria.
«È stato un momento particolarmente commovente – commenta il sindaco Binatti – perché, oltre a pensare alla difficoltà del particolare momento storico che stiamo vivendo e alla sofferenza di queste persone, che vengono spesso a mancare in uno stato di completo isolamento e solitudine, tutti noi ci siamo immedesimati anche in quanto possono provare i famigliari, impossibilitati a essere presenti; anche a loro è andato il nostro pensiero e la nostra preghiera».

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LOMBARDIA

Covid. Previsto anche l’ampliamento dei posti letto

“Si rafforzano a partire da domani a
Bergamo e da lunedi’ a Brescia, i progetti strategici messi dalle
due Ats di riferimento per l’assistenza e la sorveglianza sul
territorio dei pazienti Covid.
L’azione prevede l’incremento delle Unita’ Speciali di Continuita’
Assistenziale (USCA), da destinare anche alle zone piu’ colpite
dall’emergenza: Alzano, Nembro e Albino, per la provincia di
Bergamo, e Orzinuovi e Montichiari, per la provincia di Brescia.
Previsto anche l’ampliamento dei posti letto in strutture
ricettive per l’isolamento dei pazienti”.

Lo annunciano il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana
e l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera.

BERGAMO – “Nello specifico – spiegano – per quanto riguarda il
territorio di Bergamo, a partire da domani attraverso il
potenziamento di una nuova USCA, che si aggiunge alle cinque
esistenti, tre delle quali saranno assegnate ai territori di
Alzano, Nembro e Albino). Si amplia l’orario delle visite che
andra’ dalle 8 alle 20, consentendo di effettuare 90 visite
domiciliari al giorno”.
“Saranno inoltre messi a disposizione – ha aggiunto – ulteriori
posti letto, per l’isolamento dei pazienti, (28 che si
aggiungono ai 92 attualmente occupati), al Winter Hotel
Grassobbio, 120 al Cristallo Palace di Bergamo, 100 all’Hotel
‘La Muratella’”.

Di seguito le azioni gia’ attive:
• Medici di famiglia: sostituzione attraverso i Medici di
Continuita’ Assistenziale per attivita’ diurna, dei 145 MMG in
malattia (su 809), messe a disposizione dei Medici di famiglia,
dal 19 marzo 2020, attive 5 postazioni di USCA con 2 medici per
ciascuna, che hanno effettuato 480 visite domiciliari ad oggi.
• Istituzione luoghi protetti: attivate dal 17 marzo un primo
luogo (albergo) a Grassobbio (Bg) in cui accogliere i pazienti
Covid in dimissione dalle strutture ospedaliere per il periodo
di isolamento, accolti ad oggi 92 pazienti.
• Attivita’ domiciliare: implementazione della fornitura di
ossigeno liquido e gassoso a domicilio con la possibilita’ di
prescrizione diretta del MMG, passando da una prescrizione di
848 bombole di gassoso, dal 1° marzo 2020, a 3363, con una media
giornaliera di 135 bombole. Aggiungendo a questa fornitura
quella dell’ossigeno liquido, a piu’ lunga durata (1 liquido
corrisponde a circa 8 di gassoso), dal 13 Marzo, consegnate 1541
bombole, con una media giornaliera di 119.

APPROVIGIONAMENTO E LOGISTICA – Si sono assegnati 150.000 circa
DPI agli operatori del Sistema Socio
BRESCIA – Per il territorio di Brescia, l’ATS Brescia ha
disposto l’attivazione, a partire da lunedi’ 30 marzo, di 3 Unita’
Speciali di Continuita’ Assistenziale (USCA) con sede a Brescia,
Orzinuovi e Montichiari e saranno operative per una serie di
Comuni afferenti a queste realta’ territoriali.

Il servizio sara’ attivo nei giorni feriali dalle 8 alle 19 e
prevede la presenza di 2 medici per ciascuna delle sedi di
Montichiari e Orzinuovi e 3 per quella di Brescia.

I Medici di Base dovranno segnalare alle USCA i riferimenti dei
loro assistiti che necessitano di uno specifico intervento al
domicilio. Si tratta perlopiu’ di persone con sintomatologia
anche lieve riferibile a Covid-19. Le Unita’ speciali svolgono i
rilievi necessari come la misurazione della temperatura e
dell’ossigenazione. I cittadini la cui condizione richiede un
adeguato isolamento non praticabile al domicilio potranno essere
accolti nella “Residenza di Sorveglianza” Paolo VI che dispone
di 88 posti complessivi.

Le persone che con sintomatologia piu’ seria vengono invece
indirizzati nelle strutture ospedaliere.

I medici delle USCA saranno dotati dei Dispositivi di Protezione
Individuali necessari.

Nei prossimi giorni per i pazienti Covid-19 saranno rafforzati
inoltre gli interventi di Assistenza Domiciliare Integrata da
parte dei 29 enti erogatori dell’area Bresciana e quelli e per
la somministrazione delle cure palliative domiciliari da parte
dei 14 enti UCPDOM

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LOMBARDIA

Bergamo: ospedale San Giovanni XXIII

Bergamo: 27 marzo 2020

 

Un appello rivolto a tutti i lettori di Varesepress e a tutti coloro che hanno un cuore generoso in questo tempo in cui questa pandemia sta mettendo in crisi anche gli Ospedali.

 

Roby Facchinetti voce dei Pooh, bergamasco, su musiche di stefano d’Orazio batterista dei pooh hanno fatto una canzone dal titolo “Rinascero’ rinascerai dedicata a bergamo. Ogni click sul video andrà in donazione all ospedale San Giovanni XXIII di Bergamo. L’Ospedale più colpito da questa epidemia con una serie di tristi primati tra cui il maggior numero di contagiati, di pazienti morti e di personale medico e paramedico infettato.

 

Alessio Luisetto

 

 

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LOMBARDIA

Bergamo: la pandemia al coronavirus dopo la partita di Champions dell’Atalanta

Bergamo 24 Marzo 2020

La rabbia del capitano dell’Atalanta, il Papu Gomez, Bergamo nel dramma dopo la partita di Champions League contro il Valencia.

Maledizione Champions. . . Così il Papu Gomez, nel suo ultimo giorno di quarantena, ricorda i rischi corsi nell’ultima partita di Uefa Champions League dello scorso 10 Marzo 2020 giocata a Valencia. Lo stesso Papu Gomez, sottolinea,  come la partita di andata di Champions League disputata a San Siro lo scorso 19 Febbraio 2020 potrebbe essere stata, a suo parere, il detonatore che ha innescato la pandemia che ha flagellato la Provincia di Bergamo.

La drammatica situazione di Bergamo, penso sia dovuta anche alla partita di andata di Uefa Champions League giocata a San Siro, dove erano presenti 45 mila tifosi bergamaschi su 120 mila abitanti di tutta la stessa Provincia, ha raccontanto il capitano atalantino in un’itervista alla testata argentina ‘Olé’. Puntando l’indice su troppi rischi corsi dai giocatori nella partita di ritorno di due settimane fa al Mestalla di Valencia.

Aver giocato a Valencia è stato terribile. Non c’erano controlli, erano rilassati. Ora la Spagna è il secondo Paese in Europa con il maggior numero di infezioni da COVID-19. Uno dei giocatori del Valencia era contagiato (Gayà) giocando comunque titolare contro l’Atalanta, stiamo aspettando che qualcuno della squadra atalantina mostri dei sintomi di contagio. Inevitabile da parte del capitano dell’Atalanta, una riflessione sul mostro COVID-19.

“Pensavamo fosse solo un’altra influenza, solo con i morti abbiamo capito che non era così. I militari hanno portato via le bare perché non c’è più posto nei cimiteri: è tremendo. Ognuno di noi deve essere responsabile”. Il dramma quotidiano che sta vivendo la ‘sua’ Bergamo lo sta angosciando così tanto che il numero 10 atalantino ammette in un’altra intervista a SkySport: “Faccio fatica a pensare al calcio. Cerco di tenermi in forma, di allenarmi un’oretta e mezza-due al giorno ma e’ difficile mantenere la concentrazione. Il calcio è l’ultima cosa che mi interessa. Non so se si tornerà a giocare, se lo si farà in estate o fra qualche mese ma prima il Paese deve rimettersi a posto. Sarà molto difficile tornare a giocare: come si fa a organizzare le trasferte, ad andare negli alberghi? E’ una grande domanda che mi faccio. Il mio stato d’animo non e’ al top, la situazione nel Paese non e’ la migliore e bisogna cercare di essere positivi anche se ogni giorno arrivano brutte notizie. Non c’e’ altro da fare che rimanere a casa e aspettare che tutto questo possa finire, spero prestol.

Chiusura sul rapporto simbiotico che lega la Dea a Bergamo. “In questi ultimi 4 anni come Atalanta abbiamo reso felice una città intera ma quello che stiamo vivendo in questo periodo è qualcosa di terribile, che non riesco ancora a capire. In questo periodo uno dovrebbe essere felice, orgoglioso di quello che sta facendo con la propria squadra, ma invece – ha concluso Gomez – dobbiamo guardare altro e pensare alle famiglie che stanno soffrendo. Sono con i bergamaschi, sono con loro, sono gente tosta che non si arrende e questo periodo passerà”.

 
 

Alessio Luisetto
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LOMBARDIA

Bergamo: porta il cane a spasso a 30 km da casa denunciato

Bergamo 16 Marzo 2020

Nella giornata di Sabato 14 Marzo 2020 i Carabinieri di Bergamo hanno controllato 360 persone e denunciate  22 persone.

Bergamo: nella giornata di Sabato 14 Marzo 2020, le Forze dell’Ordine hanno controllato 360 persone e denunciate 22 persone, le stesse Forze dell’Ordine aggiungono, che,  è un dato ridotto in confronto ai controlli avvenuti nei giorni precedenti questo, a testimonianza del rispetto delle normative del Governo in base al DPCM dello sorso 8 Marzo 2020. Ci sono però alcune eccezioni, nella violazione di tali normative: un uomo di 46 anni è stato fermato e denunciato, in quanto stava passeggiando con il cane lontano dalla sua abitazione a più di 30 km dalla stessa abitazione.

Fermata a Gandino (BG), una raggazza di Pradalunga (BG), giustificandosi con i Militari che doveva andare ad assistere la nonna inferma, ma la scusante non era proprio quella giusta. Infatti la stessa ragazza era in attesa di una sua amica. Alessio Luisetto

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Salute e benessere

Coronavirus, Dr.Macchini: “fare social responsabilmente”

 

In una delle costanti mail che ricevo dalla mia direzione sanitaria a cadenza più che quotidiana ormai in questi giorni, c’era anche un paragrafo intitolato “fare social responsabilmente”, con alcune raccomandazioni che possono solo essere sostenute.

Dopo aver pensato a lungo se e cosa scrivere di ciò che ci sta accadendo, ho ritenuto che il silenzio non fosse affatto da responsabili. Cercherò quindi di trasmettere alle persone “non addette ai lavori” e più lontane alla nostra realtà, cosa stiamo vivendo a Bergamo in questi giorni di pandemia da Covid-19.
Capisco la necessità di non creare panico, ma quando il messaggio della pericolosità di ciò che sta accadendo non arriva alle persone e sento ancora chi se ne frega delle raccomandazioni e gente che si raggruppa lamentandosi di non poter andare in palestra o poter fare tornei di calcetto rabbrividisco.

Capisco anche il danno economico e sono anch’io preoccupato di quello. Dopo l’epidemia il dramma sarà ripartire. Però, a parte il fatto che stiamo letteralmente devastando anche dal punto di vista economico il nostro SSN, mi permetto di mettere più in alto l’importanza del danno sanitario che si rischia in tutto il paese e trovo a dir poco “agghiacciante” ad esempio che non si sia ancora istituita una zona rossa già richiesta dalla regione, per i comuni di Alzano Lombardo e Nembro (tengo a precisare che trattasi di pura opinione personale).

 

Io stesso guardavo con un po’ di stupore le riorganizzazioni dell’intero ospedale nella settimana precedente, quando il nostro nemico attuale era ancora nell’ombra: i reparti piano piano letteralmente “svuotati”, le attività elettive interrotte, le terapie intensive liberate per creare quanti più posti letto possibili. I container in arrivo davanti al pronto soccorso per creare percorsi diversificati ed evitare eventuali contagi. Tutta questa rapida trasformazione portava nei corridoi dell’ospedale un’atmosfera di silenzio e vuoto surreale che ancora non comprendevamo, in attesa di una guerra che doveva ancora iniziare e che molti (tra cui me) non erano così certi sarebbe mai arrivata con tale ferocia.
(apro una parentesi: tutto ciò in silenzio e senza pubblicizzazioni, mentre diverse testate giornalistiche avevano il coraggio di dire che la sanità privata non stava facendo niente).

Ricordo ancora la mia guardia di notte di una settimana fa passata inutilmente senza chiudere occhio, in attesa di una chiamata dalla microbiologia del Sacco. Aspettavo l’esito di un tampone sul primo paziente sospetto del nostro ospedale, pensando a quali conseguenze ci sarebbero state per noi e per la clinica. Se ci ripenso mi sembra quasi ridicola e ingiustificata la mia agitazione per un solo possibile caso, ora che ho visto quello che sta accadendo.
Bene, la situazione ora è a dir poco drammatica. Non mi vengono altre parole in mente.
La guerra è letteralmente esplosa e le battaglie sono ininterrotte giorno e notte.

Uno dopo l’altro i poveri malcapitati si presentano in pronto soccorso. Hanno tutt’altro che le complicazioni di un’influenza. Piantiamola di dire che è una brutta influenza. In questi 2 anni ho imparato che i bergamaschi non vengono in pronto soccorso per niente. Si sono comportati bene anche stavolta. Hanno seguito tutte le indicazioni date: una settimana o dieci giorni a casa con la febbre senza uscire e rischiare di contagiare, ma ora non ce la fanno più. Non respirano abbastanza, hanno bisogno di ossigeno.
Le terapie farmacologiche per questo virus sono poche. Il decorso dipende prevalentemente dal nostro organismo. Noi possiamo solo supportarlo quando non ce la fa più. Si spera prevalentemente che il nostro organismo debelli il virus da solo, diciamola tutta. Le terapie antivirali sono sperimentali su questo virus e impariamo giorno dopo giorno il suo comportamento. Stare al domicilio sino a che peggiorano i sintomi non cambia la prognosi della malattia.
Ora però è arrivato quel bisogno di posti letto in tutta la sua drammaticità. Uno dopo l’altro i reparti che erano stati svuotati, si riempiono a un ritmo impressionante. I tabelloni con i nomi dei malati, di colori diversi a seconda dell’unità operativa di appartenenza, ora sono tutti rossi e al posto dell’intervento chirurgico c’è la diagnosi, che è sempre la stessa maledetta: polmonite interstiziale bilaterale.

Ora, spiegatemi quale virus influenzale causa un dramma così rapido. Perché quella è la differenza (ora scendo un po’ nel tecnico): nell’influenza classica, a parte contagiare molta meno popolazione nell’arco di più mesi, i casi si possono complicare meno frequentemente, solo quando il VIRUS distruggendo le barriere protettive delle nostre vie respiratorie permette ai BATTERI normalmente residenti nelle alte vie di invadere bronchi e polmoni provocando casi più gravi. Il Covid 19 causa una banale influenza in molte persone giovani, ma in tanti anziani (e non solo) una vera e propria SARS perché arriva direttamente negli alveoli dei polmoni e li infetta rendendoli incapaci di svolgere la loro funzione. L’insufficienza respiratoria che ne deriva è spesso grave e dopo pochi giorni di ricovero il semplice ossigeno che si può somministrare in un reparto può non bastare.
Scusate, ma a me come medico non tranquillizza affatto che i più gravi siano prevalentemente anziani con altre patologie. La popolazione anziana è la più rappresentata nel nostro paese e si fa fatica a trovare qualcuno che, sopra i 65 anni, non prenda almeno la pastiglia per la pressione o per il diabete. Vi assicuro poi che quando vedete gente giovane che finisce in terapia intensiva intubata, pronata o peggio in ECMO (una macchina per i casi peggiori, che estrae il sangue, lo ri-ossigena e lo restituisce al corpo, in attesa che l’organismo, si spera, guarisca i propri polmoni), tutta questa tranquillità per la vostra giovane età vi passa.
E mentre ci sono sui social ancora persone che si vantano di non aver paura ignorando le indicazioni, protestando perché le loro normali abitudini di vita sono messe “temporaneamente” in crisi, il disastro epidemiologico si va compiendo.
E non esistono più chirurghi, urologi, ortopedici, siamo unicamente medici che diventano improvvisamente parte di un unico team per fronteggiare questo tsunami che ci ha travolto. I casi si moltiplicano, arriviamo a ritmi di 15-20 ricoveri al giorno tutti per lo stesso motivo. I risultati dei tamponi ora arrivano uno dopo l’altro: positivo, positivo, positivo. Improvvisamente il pronto soccorso è al collasso. Le disposizioni di emergenza vengono emanate: serve aiuto in pronto soccorso. Una rapida riunione per imparare come funziona il software di gestione del pronto soccorso e pochi minuti dopo sono già di sotto, accanto ai guerrieri che stanno al fronte della guerra. La schermata del pc con i motivi degli accessi è sempre la stessa: febbre e difficoltà respiratoria, febbre e tosse, insufficienza respiratoria ecc… Gli esami, la radiologia sempre con la stessa sentenza: polmonite interstiziale bilaterale, polmonite interstiziale bilaterale, polmonite interstiziale bilaterale. Tutti da ricoverare. Qualcuno già da intubare e va in terapia intensiva. Per altri invece è tardi…
La terapia intensiva diventa satura, e dove finisce la terapia intensiva se ne creano altre. Ogni ventilatore diventa come oro: quelli delle sale operatorie che hanno ormai sospeso la loro attività non urgente diventano posti da terapia intensiva che prima non esistevano.
Ho trovato incredibile, o almeno posso parlare per l’HUMANITAS Gavazzeni (dove lavoro) come si sia riusciti a mettere in atto in così poco tempo un dispiego e una riorganizzazione di risorse così finemente architettata per prepararsi a un disastro di tale entità. E ogni riorganizzazione di letti, reparti, personale, turni di lavoro e mansioni viene costantemente rivista giorno dopo giorno per cercare di dare tutto e anche di più.
Quei reparti che prima sembravano fantasmi ora sono saturi, pronti a cercare di dare il meglio per i malati, ma esausti. Il personale è sfinito. Ho visto la stanchezza su volti che non sapevano cosa fosse nonostante i carichi di lavoro già massacranti che avevano. Ho visto le persone fermarsi ancora oltre gli orari a cui erano soliti fermarsi già, per straordinari che erano ormai abituali. Ho visto una solidarietà di tutti noi, che non abbiamo mai mancato di andare dai colleghi internisti per chiedere “cosa posso fare adesso per te?” oppure “lascia stare quel ricovero che ci penso io”. Medici che spostano letti e trasferiscono pazienti, che somministrano terapie al posto degli infermieri. Infermieri con le lacrime agli occhi perché non riusciamo a salvare tutti e i parametri vitali di più malati contemporaneamente rilevano un destino già segnato.
Non esistono più turni, orari. La vita sociale per noi è sospesa.
Io sono separato da alcuni mesi, e vi assicuro che ho sempre fatto il possibile per vedere costantemente mio figlio anche nelle giornate di smonto notte, senza dormire e rimandando il sonno a quando sono senza di lui, ma è da quasi 2 settimane che volontariamente non vedo né mio figlio né miei familiari per la paura di contagiarli e di contagiare a sua volta una nonna anziana o parenti con altri problemi di salute. Mi accontento di qualche foto di mio figlio che riguardo tra le lacrime e qualche videochiamata.
Perciò abbiate pazienza anche voi che non potete andare a teatro, nei musei o in palestra. Cercate di aver pietà per quella miriade di persone anziane che potreste sterminare. Non è colpa vostra, lo so, ma di chi vi mette in testa che si sta esagerando e anche questa testimonianza può sembrare proprio un’esagerazione per chi è lontano dall’epidemia, ma per favore, ascoltateci, cercate di uscire di casa solo per le cose indispensabili. Non andate in massa a fare scorte nei supermercati: è la cosa peggiore perché così vi concentrate ed è più alto il rischio di contatti con contagiati che non sanno di esserlo. Ci potete andare come fate di solito. Magari se avete una normale mascherina (anche quelle che si usano per fare certi lavori manuali) mettetevela. Non cercate le ffp2 o le ffp3. Quelle dovrebbero servire a noi e iniziamo a far fatica a reperirle. Ormai abbiamo dovuto ottimizzare il loro utilizzo anche noi solo in certe circostanze, come ha recentemente suggerito l’OMS in considerazione del loro depauperamento pressoché ubiquitario.
Eh sì, grazie allo scarseggiare di certi dispositivi io e tanti altri colleghi siamo sicuramente esposti nonostante tutti i mezzi di protezione che abbiamo. Alcuni di noi si sono già contagiati nonostante i protocolli. Alcuni colleghi contagiati hanno a loro volta familiari contagiati e alcuni dei loro familiari lottano già tra la vita e la morte.
Siamo dove le vostre paure vi potrebbero far stare lontani. Cercate di fare in modo di stare lontani. Dite ai vostri familiari anziani o con altre malattie di stare in casa. Portategliela voi la spesa per favore.
Noi non abbiamo alternativa. E’ il nostro lavoro. Anzi quello che faccio in questi giorni non è proprio il lavoro a cui sono abituato, ma lo faccio lo stesso e mi piacerà ugualmente finché risponderà agli stessi principi: cercare di far stare meglio e guarire alcuni malati, o anche solo alleviare le sofferenze e il dolore a chi non purtroppo non può guarire.
Non spendo invece molte parole riguardo alle persone che ci definiscono eroi in questi giorni e che fino a ieri erano pronti a insultarci e denunciarci. Tanto ritorneranno a insultare e a denunciare appena tutto sarà finito. La gente dimentica tutto in fretta.
E non siamo nemmeno eroi in questi giorni. E’ il nostro mestiere. Rischiavamo già prima tutti i giorni qualcosa di brutto: quando infiliamo le mani in una pancia piena di sangue di qualcuno che nemmeno sappiamo se ha l’HIV o l’epatite C; quando lo facciamo anche se lo sappiamo che ha l’HIV o l’epatite C; quando ci pungiamo con quello con l’HIV e ci prendiamo per un mese i farmaci che ci fanno vomitare dalla mattina alla sera. Quando apriamo con la solita angoscia gli esiti degli esami ai vari controlli dopo una puntura accidentale sperando di non esserci contagiati. Ci guadagniamo semplicemente da vivere con qualcosa che ci regala emozioni. Non importa se belle o brutte, basta portarle a casa.
Alla fine cerchiamo solo di renderci utili per tutti. Ora cercate di farlo anche voi però: noi con le nostre azioni influenziamo la vita e la morte di qualche decina di persone. Voi con le vostre, molte di più.

Per favore condividete e fate condividere il messaggio. Si deve spargere la voce per evitare che in tutta Italia succeda ciò che sta accadendo qua