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Premia. Il Farmacista salva tre cuccioli di cane.

Oggi 20 giugno possiamo testimoniare una bella azione che ha salvato 3 cuccioli di cane.

A compierla è stato il locale Farmacista Dott. Rino Cipriano (nella foto) che, da noi sentito, ci ha detto di aver udito dei sommessi guaiti provenire da un cassonetto dell’immondizia. Ha così trovato, abbandonati, i 3 cagnolini appena nati e ha provveduto ad avvisare il Sindaco Fausto Braito che ha fatto intervenire i soccorsi. I 3 piccoli animali sono  ora ricoverati in una clinica veterinaria.

Il Sindaco ha poi dichiarato : ” Spero che la locale Stazione dei Carabinieri, che si è prontamente attivata, scopra la persona che ha compiuto questo atto vergognoso”.

L’animo umano è capace tanto di buone azioni quanto di atti di crudeltà e ne abbiamo un esempio in questo episodio dove la bontà del dott. Cipriano ha sconfitto la crudelta di qull’idividuo ignoto che non ha esitato ad abbandonate 3 creature appena nate ad un nefasto destino se la provvidenza non ci avesse messo rimedio.

Franco Simonetti

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‘ndranghetisti operanti in provincia di Vibo Valentia. 18 misure cautelari

Alle prime luci dell’alba di oggi, giovedì 18 giugno 2020, i Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia e di Firenze, coadiuvati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria e dai reparti competenti per territorio, hanno eseguito a Vibo, in provincia di Firenze e in altre città italiane 18 misure cautelari (11 in carcere e 7 divieti di dimora) emesse dal G.I.P. di Catanzaro su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro a carico di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, le cui attività delittuose hanno coinvolto oltre 60 persone, tutte indagate nel medesimo procedimento.

L’attività nasce da approfondimenti investigativi scaturiti in seguito alla maxi-inchiesta “Rinascita Scott” che ha portato all’arresto di soggetti ritenuti appartenenti alle varie articolazioni di matrice ‘ndranghetista operanti in provincia di Vibo Valentia.

Grazie al prezioso coordinamento con la Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze e con il Nucleo Investigativo di Firenze, nel corso delle indagini è stato, in particolare, ricostruito il quadro di insieme dei traffici internazionali di droga (cocaina, marijuana e hashish) che lega trasversalmente tutte le Locali di ‘ndrangheta della provincia vibonese e che vede particolarmente attivi i soggetti legati alla Locale di Zungri in grado di giungere fino ad alcune importanti piazze di spaccio sia in Toscana che in Sicilia, Piemonte ed altre Province calabresi come Cosenza. Un vero e proprio cartello dedito al traffico di droga che si approvvigionava attraverso canali riconducibili al Brasile e all’Albania. Nel canale brasiliano, ditte di import-export di marmi, niobio e manganese, hanno consentito di occultare il traffico di cocaina, mentre per il canale albanese i carichi di marijuana e hashish venivano fatti giungere mediante il porto di Bari tramite una rete relazionale costruita dai vibonesi con un gruppo di albanesi ormai stanziatisi in Toscana.

Il “cartello” della droga, operando per conto delle Locali di ‘ndrangheta vibonesi, si avvaleva di soggetti specializzati con funzioni di broker e personali “garanti” in termini di “affidabilità” criminale nei confronti dei produttori che recatisi nei paesi esteri contrattavano i prezzi dei carichi per poi occuparsi direttamente anche dell’attività di approvvigionamento. Una volta arrivato sul territorio nazionale, il carico veniva gestito e smistato dal cartello, che utilizzava la sua fitta rete nazionale per il celere smistamento alle piazze di spaccio e la successiva vendita al dettaglio dello stesso. Complessivamente nel corso dell’attività investigativa poi culminata nell’operazione “Rinascita Scott” sono stati sequestrati in tutta la provincia di Vibo Valentia un chilo di cocaina, 81 chili di marijuana e 3952 piante di canapa indiana, 25 chili di hashish, 89 grammi di eroina, 11 grammi di funghi allucinogeni e 27 pasticche di ecstasy.

Con quest’ultime misure cautelari si conclude l’indagine “Rinascita-Scott” difatti in concomitanza dell’esecuzione dei provvedimenti i Carabinieri del II Reparto Investigativo del R.O.S, del Reparto Anticrimine di Catanzaro e del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia stanno notificando l’avviso di conclusione indagini nei confronti di totali 479 soggetti indagati ritenuti appartenenti e/o contigui alle locali di ‘ndrangheta della provincia di Vibo Valentia. Si conclude quindi la fase delle indagini preliminari dell’inchiesta Rinascita-Scott, una delle operazioni più vaste di contrasto alla ‘ndrangheta eseguite sul territorio italiano, e che vede ulteriori capi d’imputazione ed ulteriori indagati rispetto ai 336 soggetti già tratti in arresto lo scorso 19 dicembre. La disarticolazione delle strutture criminali operanti nella Provincia di Vibo Valentia ha consentito di trarre in arresto oltre che persone appartenenti alla ‘ndrangheta anche politici, avvocati e figure professionali di spicco collegati alla criminalità organizzata.

 

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Cronaca

Carabinieri Roma: 38 arresti, stop allo spaccio negli “orti” di San Basilio

39 misure cautelari emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. 31 in carcere e 7 ai domiciliari 1 con obbligo di firma. Sgominata, nella zona denominata “gli orti” nel popolare quartiere romano di San Basilio, un’organizzazione  dedita al traffico, alla detenzione e allo spaccio di hashish, cocaina e marijuana.

Il provvedimento cautelare rappresenta l’esito del quotidiano impegno dei Carabinieri nel popoloso quartiere di San Basilio, ove sono state sviluppate indagini in modo continuativo, per oltre un anno, sin dai primi mesi del 2018.

Le decine di arresti in flagranza di reato per spaccio di droga, in una delle più produttive piazze di spaccio capitoline, hanno permesso di ricostruire progressivamente e minuziosamente le dinamiche criminali di una porzione del territorio prepotentemente sottratta dalla criminalità ai cittadini del quartiere.

Infatti, tra i mesi di febbraio 2018 e aprile 2019, sotto la guida della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Montesacro ha insistentemente colpito l’attività criminale di un’associazione dedita al traffico, alla detenzione e allo spaccio di hashish, cocaina e marijuana, particolarmente attiva in una zona del quartiere romano di San Basilio comunemente chiamata “GLI ORTI”.

Il sodalizio, in particolare, aveva preferito fissare il baricentro degli affari illeciti dall’area urbanizzata a quella più impervia e strategica dell’area rurale, ove era più facile nascondersi e fuggire in caso di intervento delle Forze dell’Ordine e che, al tempo stesso, avrebbe potuto garantire un “mercato” di droga sempre aperto e accessibile ai tossicodipendenti.

La zona ricompresa tra il Grande Raccordo Anulare, Via Luigi Gigliotti, Piazza Aldo Bozzi, Via Alberto Enrico Folchi, Via Carlo Farina e via Salvatore Aldisio, era ormai diventata un sicuro epicentro di rifornimento della droga, per chiunque volesse acquistare cocaina, hashish e marijuana sia di giorno che di notte.FOTO Operazione San Basilio 9 Edited

L’estrema sicurezza nell’approvvigionarsi di stupefacente era stata altresì videoripresa da un servizio giornalistico di una nota trasmissione televisiva, andato in onda il 30 aprile 2018, nel corso del quale i conduttori – avvalendosi di alcuni collaboratori – avevano documentato le modalità con le quali nei citati luoghi avveniva lo spaccio.

Le numerose acquisizioni investigative costituiscono anche l’effetto della singolare platealità con cui gli indagati agivano in aperta, organizzata violazione della legge, predisponendo ad esempio, nei luoghi dello spaccio, comode poltrone dalle quali gestire l’afflusso degli acquirenti per poi indirizzarli in modo preciso agli spacciatori che avrebbero potuto soddisfare le loro richieste.

Inoltre, le indagini dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Montesacro hanno permesso di individuare dettagliatamente il “modus operandi” dei componenti dell’associazione, il cui grado di organizzazione è chiaramente desumibile, oltre che dalla rigorosa suddivisione di ruoli e compiti, anche dall’uso di strumenti funzionali al sodalizio, tra i quali walkie-talkie (per garantirsi efficaci comunicazioni, utili all’immediata diramazione di ordini e disposizioni, ovvero a lanciare allarmi sulla presenza delle forze dell’ordine), bracieri che permettevano di distruggere lo stupefacente prima dell’intervento delle pattuglie, nonché un’autovettura abilmente attrezzata con un “doppio fondo” che serviva a rifornire ciclicamente i pusher di turno.

L’attività investigativa ha disvelato la struttura dell’organizzazione, consentendo di identificare varie figure operanti in seno al gruppo criminale, come contabili addetti alla verifica degli incassi giornalieri, vedette con il compito di indirizzare gli assuntori e allertare sulla presenza delle autoradio, spacciatori al dettaglio incaricati di gestire direttamente la consegna di droga, nonché persone appositamente dedicate alla preparazione dei pasti per i sodali e all’acquisto della legna da ardere per mantenere accesi i bracieri.

In due specifici interventi, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Montesacro hanno sequestrato rispettivamente euro 45.395 e 55.200 (provento dell’attività illecita di una settimana all’interno della piazza di spaccio).FOTO Operazione San Basilio 7 Edited

Tutta l’area di spaccio era ben strutturata per la difesa da azioni di controllo, in quanto l’attività illecita era stata organizzata e suddivisa su tre distinte postazioni strategiche:

–      la prima, all’ingresso di uno stabile in via Luigi Gigliotti, con portone rinforzato in modo da garantire la fuga al pusher in caso di intervento delle forze dell’ordine;

–      la seconda, nell’area rurale situata nei pressi di un traliccio dell’energia elettrica di via Carlo Farina, ove erano presenti due differenti siti (uno fortificato con cancello blindato e filo spinato);

–      la terza, nella zona tra Piazza Aldo Bozzi, Via Carlo Farina e via Aldisio Salvatore, ove era pure presente un appostamento rinforzato con cancello di ferro e filo spinato.

Le postazioni, nel corso di specifici servizi, sono state smantellate e l’area restituita alla libera fruizione dei cittadini del quartiere.

Dai contenuti dell’attività emerge non solo la paga giornaliera del pusher corrispondente alla somma di 150 euro, ma anche i nomi in codice utilizzati per indicare lo stupefacente e le relative quantità (il foglietto: 5 gr. di cocaina; la mano 0,5 gr. di cocaina; le mezze: bustine di marijuana; la palletta: 20/25 pezzi di cocaina; il cinquino: 0,5 grammi di cocaina).

Durante l’attività d’indagine, sono state arrestate in flagranza 20 persone, con segnalazione alla Prefettura di 67 soggetti quali assuntori di sostanze stupefacenti e il sequestro complessivo di gr. 47 di hashish, gr. 279 di cocaina, gr. 6172 di marijuana e la somma contante di € 102.065, costituente il provento dell’attività di spaccio.

Nel corso delle fasi operative dell’esecuzione delle ordinanze, a casa di colui che è ritenuto l’organizzatore del sodalizio, i Carabinieri hanno rinvenuto 5000 euro in contanti e orologi di pregio per un valore stimato di circa 117.000 euro.

 

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Cronaca

Lentini (SR) i Carabinieri trovano il corpo della 39enne lentinese Giuseppina PONTE

LENTINI (SR).    AL CULMINE DI UNA LITE UCCIDE UNA DONNA A COLPI DI PISTOLA. FERMATO 82ENNE LENTINESE.

 

Nella mattinata odierna, in Lentini (SR) i Carabinieri della locale Stazione e del Nucleo Operativo della Compagnia di Augusta sono intervenuti in via Sicilia n. 15, dove alcuni residenti avevano segnalato una lite in corso tra due persone con successiva esplosione di colpi d’arma da fuoco in un’abitazione.

I militari dell’Arma hanno trovato riverso a terra, all’interno dell’appartamento, il corpo della 39enne lentinese Giuseppina PONTE, ed a nulla sono valsi i tentativi di rianimarla da parte del 118. Nell’appartamento era presente il proprietario di casa, Antonino ZOCCO, 82 enne, separato, con precedenti di polizia, conoscente della donna.

Dai primi accertamenti è emerso che la vittima, da qualche giorno era ospite nell’abitazione dell’anziano, che aveva accettato di accoglierla, atteso che la precaria situazione economica della donna non le permetteva di disporre di una stabile dimora.

Le investigazioni dei Carabinieri, coordinati dal Pubblico Ministero di turno della Procura della Repubblica di Siracusa, Dott. Marco DRAGONETTI che è intervenuto sul posto unitamente ad un medico legale, assumendo la direzione delle indagini, hanno accreditato che, nella mattinata odierna, tra i due sarebbe nata un’accesa discussione per l’ammanco di una banconota da 50 euro. La lite avrebbe assunto in breve toni molto aspri, tanto che la donna si era riparata dietro ad una porta per sfuggire a ZOCCO, che aveva iniziato a minacciarla. Pochi minuti dopo l’uomo avrebbe esploso due colpi di pistola cal. 6,35 che, attraversata la porta, hanno attinto la donna al torace fatalmente.

I Carabinieri hanno proceduto ai rilievi tecnici sul luogo del delitto, repertando l’arma da fuoco, risultata essere clandestina e quindi illegalmente detenuta dall’uomo che, dopo l’interrogatorio nel corso del quale ha confessato l’omicidio, è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto per omicidio.

L’arma del delitto, sottoposta a sequestro, sarà inviata al RIS di Messina per gli accertamenti balistici, dattiloscopici e biologici finalizzati a ricostruirne la provenienza e l’eventuale impiego in altri eventi criminosi.

Dopo le formalità di rito, ZOCCO Antonino è stato associato presso la Casa Circondariale Cavadonna di Siracusa.

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Cronaca

Camorra/ROS, operazione “Antemio”: 59 arresti

OPERAZIONE “ANTEMIO

 

 

MAXI OPERAZIONE CONTRO LA CAMORRA, 59 ARRESTI.

DALLE PRIME ORE DI OGGI, I CARABINIERI DEL ROS STANNO ESEGUENDO UNA MISURA CAUTELARE, EMESSA DAL GIP DEL TRIBUNALE DI NAPOLI SU RICHIESTA DELLA LOCALE PROCURA DISTRETTUALE, A CARICO DI 59 INDAGATI ACCUSATI DI NUMEROSI REATI, TRA I QUALI ASSOCIAZIONE MAFIOSA,  CONCORSO ESTERNO, CORRUZIONE ELETTORALE, ESTORSIONE E  TURBATA LIBERTÀ DEGLI INCANTI. L’OPERAZIONE COLPISCE I CLAN “PUCA”, “VERDE” E “RANUCCI” OPERANTI A SANT’ANTIMO (NA) E COMUNI LIMITROFI, DISVELANDO UNA FITTA RETE DI COINTERESSENZE SIA IN AMBITO POLITICO SIA IMPRENDITORIALE.

CONTESTUALMENTE È IN FASE DI NOTIFICA ANCHE UN SEQUESTRO DI BENI PER UN VALORE DI OLTRE 80 MILIONI DI EURO.

I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE SARANNO ILLUSTRATI NEL CORSO DELL’INCONTRO CON I GIORNALISTI CHE SI TERRÀ ALLE ORE 11.00 PRESSO LA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI NAPOLI, AL QUALE  PARTECIPERANNO IL PROCURATORE DI NAPOLI, DOTT. GIOVANNI MELILLO, E IL COMANDANTE DEL ROS, GENERALE DI DIVISIONE PASQUALE ANGELOSANTO.

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Arma dei Carabinieri, precisazione sul Gen. Pappalardo

A seguito di numerose richieste di chiarimento, pervenute in relazione allevidenza mediatica delle condotte tenute recentemente dal Generale di Brigata in congedo Antonio Pappalardo, e al grado da questo rivestito, si precisa che lo stesso ha prestato servizio attivo nellArma dei Carabinieri sino al 25 giugno 2006.
Il grado di Colonnello gli è stato attribuito nel 1994, quale promozione ope legis (L. n. 224/1986), al termine del mandato parlamentare, in quanto eletto nel 1992 alla Camera dei Deputati.
Anche la promozione al grado di Generale di Brigata è stata conseguita ope legis, il 24 giugno 2006, ovvero il giorno prima del collocamento in congedo per raggiunti limiti di età, così come sancito dalla L. n. 536/1971 (cosiddetta promozione alla vigilia), successivamente abrogata dall’art. 2268 del D.Lgs. 15 marzo 2010, n. 66.
Dal 1° ottobre 2018, l’Ufficiale è stato sospeso per 12 mesi dalle funzioni del grado a seguito di procedimento disciplinare di stato per violazione dei doveri derivanti dal grado e dal giuramento prestato, avviato su proposta del Comando Generale dellArma dei Carabinieri e così definito dal Ministero della Difesa.

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Legnano

Legnano, aggressione in nottata

Legnano, aggressione con indagini in corso.

In nottata, alle ore 01,42 in via Giacomo Leopardi al numero civico 2

si e’ verificata un’aggressione col coinvolgimento di un uomo di anni 54.

Sul posto sono intervenuti i Carabinieri per i rilievi e la dinamica del caso

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Carabinieri ed Ente Assistenza Sordi, accordo raggiunto

CONCORDATE LE MODALITA’ PER UNA CORRETTA RECIPROCA COMPRENSIONE DURANTE I CONTATTI DELLE PATTUGLIE DELL’ARMA DEI CARABINIERI ALLE PERSONE SORDE

L’Ente Nazionale per la Protezione e l’Assistenza dei Sordi e l’Arma dei Carabinieri hanno stilato un vademecum condiviso contenente consigli idonei a facilitare l’approccio con le persone sorde, per una corretta reciproca comprensione tra le pattuglie dell’Arma che operano sul territorio e le persone sorde in occasione di contatti e/o controlli svolti nell’ambito dei servizi istituzionali.

Nel particolare periodo l’esigenza scaturisce anche dall’uso di mascherine da parte delle pattuglie dell’Arma che impediscono la lettura labiale alle persone sorde.

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Cronaca

NASTASI Emanuele è stato ucciso e si conoscono i nomi degli autori dell’omicidio: Rabbiele FORESTIERI e Paolo FORESTIERI.

PACHINO (SR):    I CARABINIERI RISOLVONO UN “COLD CASE”: A 5 ANNI DALLA SCOMPARSA DI EMANUELE NASTASI ARRESTATO UN UOMO PER OMICIDIO.

Dalla sera del 4.1.2015 di NASTASI Emanuele, 34enne di Pachino, non si ha più alcuna notizia: il cellulare smise di funzionare già prima di mezzanotte e, poco dopo, nell’isolata Contrada Campo Reale venne ritrovata la sua autovettura in fiamme.

Voci artatamente messe in giro per depistare le indagini dicevano che si fosse allontanato volontariamente.

Nessuna lettera di addio, né altri indizi che potessero fare pensare alla sua fuga o ad un gesto autolesionistico.

Il corpo, peraltro, non è mai stato ritrovato.

Un mistero che è stato risolto grazie all’acume investigativo dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Noto (SR), le cui indagini sono state dirette dal Sostituto Procuratore dott. Gaetano BONO e coordinate dal Procuratore Aggiunto della Repubblica dott. Fabio SCAVONE.

Oggi, infatti, si sa che NASTASI Emanuele è stato ucciso e si conoscono i nomi degli autori dell’omicidio: Rabbiele FORESTIERI e Paolo FORESTIERI.

Questa mattina, infatti, i Carabinieri della Compagnia di Noto, coadiuvati da quelli del Nucleo cinofili di Nicolosi (CT) e con l’ausilio di un elicottero del 12° Elinucleo di Catania, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Siracusa dott. Salvatore PALMERI, hanno tratto in arresto FORESTIERI Raffaele, detto Rabbiele, pachinese classe 1978, e lo hanno condotto presso la Casa di Reclusione di Noto; Paolo FORESTIERI, invece, è stato ucciso nel marzo del 2015. Durante le perquisizioni eseguite al momento dell’arresto, i Carabinieri hanno sequestrato una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa, 77 proiettili del medesimo calibro, 16 grammi di cocaina e ben 900 grammi di marijuana, oltre a circa € 1200 in banconote di vario taglio, tutto materiale rinvenuto nelle pertinenze delle case popolari dove vive il FORESTIERI. Saranno ora svolti specifici accertamenti volti ad attribuire la riconducibilità del materiale sequestrato ed in particolare l’arma sarà inviata al RIS di Messina perché su di essa siano svolti specifici accertamenti dattiloscopici e balistici utili a stabilire chi ne fosse il detentore e se essa sia stata già utilizzata in qualche evento delittuoso in passato.

La storia della morte di NASTASI Emanuele si interseca con il suo stato di tossicodipendenza.

Nell’ultimo arco della sua vita NASTASI comprava l’eroina da FORESTIERI Paolo e FORESTIERI Rabbiele, quest’ultimo pluripregiudicato per reati in materia di stupefacenti già all’epoca dei fatti.

Ed è proprio da un debito di droga di appena 80 euro che trae origine l’odierna vicenda.

In particolare, circa una settimana prima della scomparsa, NASTASI aveva acquistato un quantitativo di eroina da Paolo FORESTIERI per un prezzo concordato di 80 euro, ma la droga era di scarsa qualità e di quantità inferiore rispetto al prezzo pattuito. Ed Emanuele NASTASI non esitò a contestarlo ai suoi spacciatori.

Il suo coraggio e la sua irriverenza gli furono fatali: aveva osato ribellarsi a Paolo e Rabbiele FORESTIERI e quest’ultimo è solito sottomettere i suoi debitori incutendo timore con la sola presenza, specie nel complesso delle case popolari di Via Mascagni, dove si atteggia a piccolo boss forte del suo curriculum criminale e della sua pericolosità sociale, ben nota ai locali residenti, traendone profitto dalla consapevolezza della sostanziale libertà d’azione ed impunità per l’omertà e il senso di paura ed oppressione in cui vivono i residenti del complesso. Il materiale rinvenuto e sequestrato questa mattina dai Carabinieri indica il genere di traffici che ruotano intorno alla zona.

Ma non c’è impunità che tenga, di fronte a organi inquirenti che sono riusciti pazientemente a ricostruire le tessere di un mosaico e, sia pur a cinque anni di distanza, sono riusciti a rinvenire tutti gli indizi in grado di inchiodare i FORESTIERI alle loro responsabilità.

Un omicidio al momento senza cadavere, o come si dice in gergo, un caso di lupara bianca: il corpo del giovane Emanuele è stato lungamente cercato, ma invano; sono stati ispezionati vari siti nell’area tra i Comuni di Pachino e Portopalo di Capo Passero, anche unitamente a personale specializzato del Nucleo Speleo-Alpino-Fluviale del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Siracusa.

L’operazione odierna, frutto di un’attenta opera di raccolta di indizi e di rielaborazione di numerosi elementi finora rimasti slegati, è quindi quanto mai importante per dimostrare come lo Stato, attraverso i Carabinieri, è determinato a non lasciare impuniti i reati, soprattutto quelli efferati come quello di cui è rimasto vittima il povero Emanuele e che i cittadini possono contare sulla forza della giustizia e della professionalità degli inquirenti.

 

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Somma Lombardo

Somma, picchiato un ragazzo del marocco

In serata, verso le 21 un brutto episodio dovuto al degrado imperante nella nostra società, appesantito dal coronavirus che  ha portato altro pessimismo e crisi sulla situazione generale non rosea.

Nell’area mercato un ragazzo del marocco è stato male e ed è andato a lavarsi nella fontanella vicina: si è abbassato i pantaloni per lavarsi ma è stato aggredito da altri, a sua detta indiani. I bagni dell’area erano chiusi, presumo per questioni di sicurezza e per essere utilizzati solo durante il mercato.

Sul posto sono intervenuti i Carabinieri e l’ambulanza della Croce Rossa per sedare animi e dare soccorso al ragazzo.

I Carabinieri ormai oltre alla repressione, fanno un po da assistenti sociali, tanto è grave la crisi economica che provoca questi episodi.

Il ragazzo è stato aggredito e la sua bicletta presa a calci, per fortuna sono arrivati i soccorsi e i Carabinieri hanno tutelato e cercato di calmare l’aggredito. I volontari della Croce Rossa, lo hanno aiutato a riprendersi.

Il ragazzo è della zona, lavorava a Malpensa ma da tempo è disoccupato e beve,  nell’abbandono e nel disinteresse generale.

La persona aggredita non ha un reddito, mangia alla Caritas, ma non fa del male a nessuno, vive alla giornata e si arrangia come può.   Andrebbe aiutato.