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Città del Vaticano: Benedizione Straordinaria Urbi et Orbi

 

Il Crocifisso bagnato dalle lacrime del Cielo, il Papa solo nella piazza vuota

 

 

Il Protagonista della preghiera che la sera del 27 marzo – anticipo del Venerdì Santo – Papa Francesco ha celebrato in una Piazza San Pietro vuota e sprofondata in un silenzio irreale, è stato Lui. Il Crocifisso, con la pioggia battente che gli irrigava il corpo, così da aggiungere al sangue dipinto sul legno quell’acqua che il Vangelo ci racconta essere sgorgata dalla ferita inferta dalla lancia. 

Quel Cristo Crocifisso sopravvissuto all’incendio, che i romani portavano in processione contro la peste; quel Cristo Crocifisso che san Giovanni Paolo II ha abbracciato durante la liturgia penitenziale del Giubileo del 2000, è stato protagonista silenzioso e inerme al centro dello spazio vuoto. Persino Maria, Salus populi Romani, incapsulata nella teca di plexiglass divenuta opaca a causa della pioggia, è sembrata cedere il passo, quasi scomparire, umilmente, di fronte a Lui, innalzato sulla croce per la salvezza dell’umanità.

Papa Francesco è apparso piccolo, e ancora più curvo mentre saliva non senza fatica e in solitudine i gradini del sagrato, facendosi interprete dei dolori del mondo per offrirli ai piedi della Croce: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?”. L’angosciante crisi che stiamo vivendo con la pandemia “smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità” e “ora mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: Svegliati Signore!”.

La sirena di un’ambulanza, una delle tante che in queste ore attraversano i nostri quartieri per soccorrere i nuovi contagiati, ha accompagnato insieme alle campane il momento della benedizione eucaristica Urbi et Orbi, quando il Papa, ancora solo, si è riaffacciato sulla piazza deserta e sferzata dalla pioggia tracciando il segno della croce con l’ostensorio. Ancora, il Protagonista è stato Lui, quel Gesù che immolandosi ha voluto farsi cibo per noi e che anche oggi ci ripete: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?… Voi non abbiate paura”

 

 

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Città del Vaticano: Benedizione Straordinaria Urbi et Orbi

Città del Vaticano 27 Marzo 2020

 

È con particolare forza che Papa Francesco ha rivolto un invito a partecipare spiritualmente al momento di preghiera che presiederà venerdì 27 marzo. Di fronte ad una Piazza San Pietro vuota ma “piena” della presenza spirituale dei fedeli che seguiranno attraverso i mezzi di comunicazione, dal Sagrato della Basilica di San Pietro, il Papa darà con il Santissimo Sacramento la Benedizione “Urbi et Orbi”, a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria, “secondo le condizioni previste dal recente decreto della Penitenzieria Apostolica”, ha fatto sapere la Sala Stampa vaticana. E quindi, qui, saranno puntati gli occhi del mondo.

Benedizione eucaristica “Urbi et Orbi”

Un evento sicuramente straordinario, quello che il Papa farà, in un periodo particolare, dove il mondo è in ginocchio per la pandemia. Un momento di grazia straordinario che concede un’opportunità di vivere con fede e speranza questo tempo di sofferenza e paura.

La Benedizione con il Santissimo Sacramento viene normalmente data al termine dell’adorazione eucaristica, che ha le sue origini intorno alla fine del 1100, inizi del 1200 in Belgio. Il Papa Urbano IV la conobbe e instaurò nel 1264 la Solennità del Corpus Domini per la Chiesa universale. L’anno prima ci fu il miracolo eucaristico di Bolsena. Fu poi incentivata dal Concilio ecumenico tridentino.

La Benedizione “Urbi et Orbi”, che normalmente viene impartita dopo l’elezione del Pontefice, nel giorno di Pasqua e in quello di Natale, è propria del ministero petrino, perché, ricorda il liturgista padre Arturo Elberti, si riferisce alla città di Roma, in quanto vescovo della diocesi, e al mondo, in quanto Sommo Pontefice. Ed è una benedizione a cui è annessa l’indulgenza plenaria.

Indulgenza plenaria

“L’Indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, dispensa ed applica autoritativamente il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi”, dice il Catechismo della Chiesa cattolica. La Chiesa ha il potere di perdonare tutti i peccati però ci sono delle conseguenze di questi peccati in questa vita e nell’altra, spiega il biblista don Francesco Voltaggio. Da una parte quindi c’è la serietà del peccato che provoca in noi e negli altri delle ferite e poi c’è il riferimento alla grazia di Cristo e ai meriti dei santi: “così come nel peccato c’è un’influenza negli altri, così c’è una solidarietà nella santità, perché il fondamento è la comunione dei santi”, sottolinea. In alcune occasioni, per autorità della Chiesa, vengono quindi “dischiusi questi tesori” e si applicano al fedele con le dovute disposizioni. Questa indulgenza plenaria si può applicare sia a sé stessi, sia ai defunti.

L’indulgenza plenaria si chiama così perché rimette tutte le conseguenze del peccato a differenza dei casi in cui si può ricevere l’indulgenza parziale. Ora in questo particolare momento, l’indulgenza plenaria viene concessa secondo il recente decreto della Penitenziaria Apostolica, che prevede la possibilità di riceverla in forma straordinaria rispetto a quanto ordinariamente richiesto, in particolare per quanto concerne il Sacramento della Confessione e dell’Eucarestia. Questa grazia è concessa sia ai fedeli affetti da Coronavirus e a chi li assiste, in primo luogo i familiari e i sanitari, sia a tutti i fedeli che pregano per i malati, a condizioni leggermente differenti, illustrate nel decreto della stessa Penitenzieria. “E’ un grazia che risponde al momento che tutti stiamo vivendo, per aiutare tutti a scoprire che Cristo si fa presente nella malattia, nella paura e nella debolezza dell’uomo, come il Buon Samaritano”, sottolinea il canonista don Antonio Interguglielmi.  

Il dono della Misericordia

Sempre la Chiesa nei momenti di difficoltà è venuta in soccorso degli uomini, “concedendo il dono più grande che è la Misericordia e il Perdono e questo anche con la concessione di speciali indulgenze in occasioni di guerre e soprattutto di pestilenze”, ricorda don Interguglielmi. In questo senso “si inserisce l’opera di fedeli, pensiamo ai membri delle Confraternite della buona Morte, che avevano il compito di dare degna sepoltura agli appestati abbandonati nelle strade: questi ricevevano speciali indulgenze in virtù della loro opera. Oppure, in tempi più recenti, ai cappellani militari impegnati al fronte, che assolvevano i peccati dei moribondi e concedevano indulgenze in articulis mortis”, spiega.

Il sacerdote ricorda anche la terribile epidemia di peste che vi fu durante il pontificato di Papa Gregorio Magno. “Papa Gregorio si rivolse al popolo romano invitandolo a pentirsi dei propri peccati e nel contempo a convertirsi: per fare questo indisse una processione, che chiamò Litania Settiforme, perché la popolazione di Roma fu suddivisa in 7 cortei, tutti con destinazione San Pietro. Nel seguire la processione i fedeli, scalzi e col capo cosparso di cenere, pregavano con Papa Gregorio il quale innalzava al cielo l’icona bizantina della Vergine Maria, ancora conservata nella Basilica di Santa Maria Maggiore”, racconta don Interguglielmi. “Si racconta che, giunta la processione a Ponte Sant’Angelo, i fedeli udirono un Coro di Angeli che intonava ‘Regina Coeli’ e videro, sulla sommità del Castello, l’Arcangelo Michele: l’epidemia era stata sconfitta. Nacque così il Regina Coeli, l’antifona con cui nel tempo pasquale la Chiesa saluta Maria Regina per la risurrezione del Salvatore. Per questo – conclude il sacerdote – i romani chiamarono la Mole Adriana ‘Castel Sant’Angelo’ e posero in cima al castello la statua di san Michele che rinfodera la spada, indicando la fine della pestilenza”.

E ad accompagnare questo speciale momento di preghiera saranno proprio l’icona della Salus Popoli Romani e il Crocifisso della Chiesa di San Marcello al Corso, le due immagini che il Papa è andato a venerare domenica 15 marzo proprio per invocare la fine della pandemia. Due immagini legate entrambe alla preghiera per la cessazione di epidemie. Due immagini che esprimono l’amore totalmente donato e che chiedono di alzare gli occhi al Cielo e avere fede.

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Roma: Città del Vaticano il Triduo Pasquale senza pellegrini

Roma Città del Vaticano 15 Marzo 2020

Con un comunicato ufficiale di oggi, Domenica 15 Marzo 2020, il Sacro Triduo Pasquale in Vaticano sarà senza la prenza dei pellegrini.

La Prefettura della Casa Pontificia: Triduo Pasquale senza pellegrini

I riti della Settimana Santa si svolgeranno senza la presenza delle tante persone che tradizionalmente chiedevano di partecipare. Si studiano modalità che rispettino le norme anti-contagio. Le celebrazioni si potranno seguire in diretta streaming su Vatican News e in mondovisione secondo i consueti canali. Continua la diretta quotidiana della Messa di Santa Marta.
 

VATICAN NEWS

La Prefettura della Casa Pontificia ha comunicato sul suo sito che, “a motivo dell’attuale emergenza sanitaria internazionale, tutte le Celebrazioni Liturgiche della Settimana Santa si svolgeranno senza la presenza” dei tanti pellegrini che tradizionalmente chiedevano di partecipare ai riti. Inoltre,  fino al 12 aprile le udienze generali del Papa e le recite dell’Angelus “saranno fruibili in diretta streaming sul sito ufficiale di Vatican News” e attraverso i consueti canali di diffusione delle immagini in mondovisione.

Sulle modalità di celebrazione è intervenuto anche il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, che rispondendo alle domande dei giornalisti ha affermato: “Relativamente alle celebrazioni liturgiche della Settimana Santa, posso precisare che sono tutte confermate. Allo stato attuale sono allo studio modalità di attuazione e partecipazione che rispettino le misure di sicurezza poste in essere per evitare la diffusione del coronavirus. Tali modalità saranno comunicate non appena definite, in linea con l’evolversi della situazione epidemiologica”.

“Qualunque sia la modalità prevista, le celebrazioni liturgiche della Settimana Santa – ha aggiunto Bruni – saranno trasmesse in diretta radiofonica e televisiva, anche in mondovisione e in streaming sul sito Vatican News, e le immagini saranno distribuite da Vatican Media ai media che ne faranno richiesta”. 

Ieri mattina, la Sala Stampa della Santa Sede aveva fatto sapere che “di fronte alla situazione che si è venuta a creare a causa del coronavirus”, il Santo Padre ha deciso che la Santa Messa da lui celebrata a Santa Marta alle ore 7:00 ogni mattina continui ad essere trasmessa in diretta anche quest’altra settimana.