Categorie
Varese

Varese, il crak dell’economia secondo la Camera di Commercio

Tante le incertezze: quanto è intensa la profondità della caduta? Le preoccupazioni per l’immediato futuro

VARESE ECONOMIA: EFFETTO COVID-19, LA PRODUZIONE VA GIÙ

Il peso del lockdown. Nel primo trimestre ’20 l’indice segna un -11,4% per l’artigianato e un -9,2% per l’industria  

 

I dati sono eclatanti, con il primo trimestre che evidenzia un primo scivolo dell’indice di produzione industriale pari al -11,4% per l’artigianato e del -9,2% per l’industria. Il tutto mentre l’export segna un calo, peraltro limitato, del 3,9%, attestandosi a 2 miliardi e 354 milioni di euro nel periodo compreso tra gennaio e marzo.

In un sistema economico varesino che subisce pesantemente le conseguenze dell’allerta sanitaria con il lockdown, ci sono degli elementi che inducono tuttora all’incertezza rispetto alla reale profondità della caduta. «Il nostro è un apparato produttivo con una forte spinta innovativa e uno spirito imprenditoriale capace di reagire. Siamo pronti alla ripartenza e come Camera di Commercio ci siamo attivati fin da subito per essere vicini alle nostre piccole imprese, ai nostri artigiani, ai nostri industriali, agli operatori economici tutti. Abbiamo messo risorse con uno sforzo straordinario» dice Fabio Lunghi, presidente dell’ente di piazza Monte Grappa, commentando l’analisi congiunturale relativa al primo trimestre di quest’anno, condotta da UnionCamere Lombardia su un campione di circa 330 imprese varesine appartenenti al manifatturiero artigiano e industriale. «È chiaro che questi numeri – sono sempre parole di Lunghi – scontano solo un mese di blocco della produzione, per alcuni settori, e di forte rallentamento dell’economia nel suo complesso. Occorrerà osservare attentamente quali saranno i riscontri del secondo trimestre 2020 per comprendere l’entità effettiva del calo produttivo».

Come hanno vissuto e come hanno reagito all’emergenza da Covid-19 le imprese varesine? L’indagine dice che per il 76% delle imprese industriali e il 73% di quelle artigiane il fatturato è diminuito di almeno il 20%. A penalizzare maggiormente le aziende del nostro territorio sono stati gli ordini cancellati (42,2% per l’industria e 40,4% per l’artigianato) e, immediatamente a seguire, i problemi finanziari e di liquidità (25% per entrambi i comparti). Così, per il 58,3% delle imprese industriali le agevolazioni del credito sono gli interventi più efficaci per rispondere alla crisi. Sul versante artigiano, invece, la richiesta principale (44,9%) è quella di una moratoria/sospensione delle imposte.

Quanto alla gestione dei dipendenti nella situazione di emergenza, lo smartworking è stato adottato dal 33,2% del manifatturiero industriale; percentuale che scende a 12,5% nell’artigianato. Di grande rilievo, il ricorso agli ammortizzatori sociali, che stanno consentendo di tamponare la situazione di blocco produttivo: l’80,2% delle imprese dell’industria ha utilizzato la cassa integrazione; dato che scende leggermente al 77,9% nell’artigianato. 

Intanto, qualche segnale di rimessa in moto dell’economia è già comparso con la ripartenza delle attività produttive: così, se iscrizioni e cessazioni d’impresa hanno rallentato visibilmente a marzo per fermarsi quasi del tutto ad aprile, una ripresa della dinamica è visibile a maggio. Nello scorso mese, il Registro Imprese tenuto da Camera di Commercio ha evidenziato 207 iscrizioni, a fronte di 113 cessazioni.

Rispetto all’immediato futuro, se le previsioni degli imprenditori industriali sono in buona parte rivolte a un recupero delle perdite seppur in un periodo superiore all’anno (39,6% degli interpellati), più fosche sono le aspettative degli artigiani. Ben il 52,2% pensa di non poter più recuperare le perdite. Per entrambi i comparti è poi di cruciale importanza reagire, cercando nuovi clienti e mercati.  

Categorie
Curiosità

I macelli hanno lavorato favorendo la diffusione del virus

Per combattere il virus bisogna salvare gli animali, non ucciderli!
 

“Caotici e folli”. Così il Guardian, riprendendo un commento di Ben Lilliston dell’Institute for agriculture and trade policy britannico, definisce i grandi macelli che in molti paesi stanno diventando focolai di Covid-19, preoccupando le autorità sanitarie. Questi luoghi, insieme agli allevamenti intensivi e ai wet market, rappresentano diversi aspetti di un rapporto malato con la natura, di cui l’umanità paga ora il conto.

I macelli sono luoghi infernali anzitutto per gli animali, dove a causa del ritmo di produzione il livello di sofferenza è spaventoso. Non di meno per le persone che vi lavorano che devono sostenere condizioni fisiche, sanitarie e psicologiche terribili.

Sono luoghi dove vige un contesto lavorativo spesso accostato alla schiavitù. Eppure i macelli, i mattatoi hanno sempre continuato a lavorare durante la pandemia (almeno fino allo scoppio dei focolai), favorendo la diffusione del coronavirus, all’interno e all’esterno. 

I CASI

Il caso più eclatante è quello degli Stati Uniti, con oltre 180 impianti colpiti, ma situazioni analoghe si segnalano in Irlanda, Spagna, Germania, Regno Unito, Canada, Brasile e Australia. Lungo è l’elenco di focolai covid-19 in macelli e allevamenti intensivi. Quindi non solo i wet market sono indagati, da cui scoppiò il primo caso di coronavirus in Cina.

Si pensi che negli Stati Uniti, solo a fine aprile, si erano già registrati 5000 casi di contagi e 20 decessi.
In Europa preoccupa la situazione della Germania, dove 300 lavoratori, molti dei quali immigrati, si sono ammalati nell’impianto della Müller Fleisch di Birkenfeld. In Spagna ci sono stati oltre 200 casi in un impianto vicino ad Aragona (di Litera Meat), mentre in Irlanda i contagi accertati sono oltre 560, in 10 stabilimenti, uno dei quali è in un impianto per la macellazione dei suini in cui ci sono stati oltre 120 casi.

L’effetto drammatico è stato l’abbattimento obbligato di migliaia di animali che gli allevatori non si possono più permettere di mantenere a causa dell’inceppamento della filiera della carne.

A questi casi si aggiunge la notizia, registratasi in queste ultime 2 settimane, di trasmissione del coronavirus da animale a uomo in 4 allevamenti di visoni in Olanda. Gli esperti hanno stabilito che è plausibile che un visone abbia infettato i dipendenti di una azienda.

COME ACCADE IL CONTAGIO NEGLI ALLEVAMENTI E NEI MACELLI?

Per le particolari situazioni lavorative che si creano in queste strutture, spesso non è stato possibile indossare le opportune protezioni o introdurre le misure di distanziamento e disinfezione, spiega il Guardian. In più in molti paesi la forza lavoro è costituita da immigrati, anche irregolari, che sfuggono ai controlli e vivono in abitazioni affollate, dove il contagio si diffonde velocemente.

COSA CHIEDIAMO

Da anni noi Animalisti Italiani chiediamo il divieto di allevamenti e il commercio di animali per la produzione di pellicce e di carni. Da anni ci battiamo per proporre un rapporto diverso fra uomo e animale, paritario, basato sugli stessi diritti alla vita.  Vogliamo che il progresso arrivi anche nelle politiche alimentari. Dopo questa terribile pandemia i Governi riflettano sul cambiamento da adottare per salvare il Pianeta, si ragioni a livello globale sulla necessità di riorientare la produzione su un’alimentazione più sana, economica e giusta a base vegetale.

Categorie
Varese-Laghi

Uneba e ASST Sette Laghi: Diagnosi precoce in RSA di polmonite COVID-19

Prende avvio oggi, in collaborazione con l’ASST Sette Laghi, il progetto Diagnosi precoce in RSA di polmonite COVID-19, che costituisce un ulteriore strumento a disposizione delle RSA per approfondimenti diagnostici su ospiti con sintomatologia sospetta per Coronavirus. Il progetto riguarda prestazioni di radiodiagnostica, rivolte in particolare agli ospiti più fragili e difficilmente trasportabili, con l’obiettivo di arrivare ad una diagnosi precoce e ad un trattamento tempestivo della malattia.

Il servizio che viene attivato attraverso un triage telefonico, prevede che venga eseguito,  da un tecnico di radiologia, un esame radiologico del torace al letto del paziente, con un apparecchio mobile. La radiografia viene successivamente refertata da un medico radiologo in servizio presso l’ASST.

Inoltre a tutte le RSA del territorio sono state fornite, in accordo con UNEBA Varese e UNEBA Como, le “indicazioni nutrizionali in tempi di Coronavirus”, elaborate dalla UOS Qualità Nutrizione e Stili Alimentari dell’ATS Insubria per gli ospiti delle strutture, secondo le linee guida nazionali ed internazionali.

Categorie
Cronaca

Consigli utili contro il coronavirus

La Johns Hopkins University ha inviato questo eccellente riassunto per evitare il contagio, condividilo perché è molto chiaro:

* Il virus non è un organismo vivente, ma una molecola proteica (DNA) coperta da uno strato protettivo di lipidi (grassi) che, se assorbito dalle cellule della mucosa oculare, nasale o della bocca, modifica il loro codice genetico. (mutazione) e li converte in cellule di moltiplicatori e aggressori.

*Poiché il virus non è un organismo vivente ma una molecola proteica, non viene ucciso, ma decade da solo. Il tempo di disintegrazione dipende dalla temperatura, dall’umidità e dal tipo di materiale in cui si trova.

* Il virus è molto fragile; l’unica cosa che lo protegge è un sottile strato esterno di grasso. Ecco perché qualsiasi sapone o detergente è il miglior rimedio, perché la schiuma ROMPE IL GRASSO (ecco perché devi strofinare così tanto: per almeno 20 secondi o più, e fare molta schiuma). Dissolvendo lo strato di grasso, la molecola proteica si disperde e si scompone da sola.

Il CALORE scioglie il grasso; quindi usare acqua a temperatura superiore ai 25 gradi per lavarsi le mani, i vestiti e tutto il resto. Inoltre, l’acqua calda produce più schiuma e ciò la rende ancora più utile.

* L’alcool o qualsiasi miscela con alcool superiore al 65% DISSOLVE QUALSIASI GRASSO, in particolare lo strato lipidico esterno del virus.

* Qualsiasi miscela con 1 parte di candeggina e 5 parti di acqua dissolve direttamente la proteina, la scompone dall’interno.

* L’acqua ossigenata aiuta molto dopo sapone, alcool e cloro, perché il perossido dissolve le proteine ​​del virus, ma devi usarlo puro e fa male alla pelle.

NIENTE BATTERICIDI. Il virus non è un organismo vivente come i batteri; non si può uccidere con gli antibiotici ciò che non è vivo, ma disintegrare rapidamente la sua struttura con tutto ciò che è stato detto.

* NON scuotere MAI abiti, lenzuola o indumenti usati o inutilizzati. Mentre è incollato su una superficie porosa, è molto inerte e si disintegra solo tra 3 ore (tessuto e poroso), 4 ore (rame, perché è naturalmente antisettico; e il legno, perché rimuove tutta l’umidità e non la lascia staccare e si disintegra), 24 ore (cartone), 42 ore (metallo) e 72 ore (plastica). Ma se lo scuoti o usi uno spolverino, le molecole del virus galleggiano nell’aria per un massimo di 3 ore e possono depositarsi nel tuo naso.

Le molecole virali rimangono molto stabili nel freddo esterno o artificiale come i condizionatori d’aria nelle case e nelle automobili. Hanno anche bisogno di umidità per rimanere stabili e soprattutto l’oscurità. Pertanto, ambienti deumidificati, asciutti, caldi e luminosi lo degraderanno più rapidamente.

* LA LUCE UV su qualsiasi oggetto che può contenerlo rompe la proteina del virus. Ad esempio, per disinfettare e riutilizzare una maschera è perfetto. Fai attenzione, scompone anche il collagene (che è una proteina) nella pelle, causando infine rughe e cancro della pelle.

* Il virus NON può passare attraverso la pelle sana.

* L’aceto NON è utile perché non rompe lo strato protettivo di grasso.

NIENTE ALCOL o VODKA. La vodka più forte è il 40% di alcol e hai bisogno del 65%.

* LISTERINA (è un collutorio americano) SE SERVE! È il 65% di alcol.

* Più lo spazio è limitato, maggiore sarà la concentrazione del virus. Più aperto o ventilato naturalmente, meno.

* Questo è super detto, ma devi lavarti le mani prima e dopo aver toccato mucosa, cibo, serrature, manopole, interruttori, telecomando, telefono cellulare, orologi, computer, scrivanie, TV, ecc. E quando si usa il bagno.

* Devi UMIDIFICARE LE MANI SECCHE ad esempio lavarle tanto, perché le molecole possono nascondersi nelle microrughe o tagli. Più densa è la crema idratante, meglio è.

* Conserva anche le UNGHIE CORTE in modo che il virus non si nasconda lì.

Categorie
Consumatori

Codici: niente penali per chi annulla un viaggio per il Coronavirus

 

Codici: niente penali per chi annulla un viaggio per il Coronavirus

In caso di recesso da parte del turista, i tour operator sostituiscano le penali con buoni da utilizzare entro il 2020. È la richiesta che arriva dall’associazione Codici alla luce del caos nei viaggi legato all’emergenza Coronavirus. Emblematico il caso degli italiani bloccati alle Mauritius perché provenienti da Lombardia e Veneto.

Stiamo ricevendo – afferma l’avvocato Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – tante richieste di assistenza perché molti non sanno come orientarsi. Intanto consigliamo di consultare il sito della Farnesina prima di partire per sapere qual è la situazione del Paese che stiamo per raggiungere. Detto questo, chiediamo ai tour operator di non applicare penali, ma di proporre dei buoni da utilizzare entro il 2020. C’è una situazione di grande agitazione e preoccupazione che non può essere ignorata. Abbiamo intenzione di chiedere un tavolo di confronto con le principali società del settore turismo per trovare una linea comune, basata sul buon senso”.

Le domande più frequenti che ci vengono fatte – dichiara l’avvocato Stefano Gallotta, Responsabile del Settore Trasporti e Turismo di Codici – sono se in caso di recesso scatta il rimborso e se le penali sono legittime. Se c’è una causa di forza maggiore, il consumatore ha diritto alla restituzione delle somme pagate. È il caso, ad esempio, di un viaggio in una zona colpita dal Coronavirus. Dove, invece, l’epidemia non è un pericolo concreto, la causa di forza maggiore viene meno. Qui, però, è necessaria una riflessione. Abbiamo ricevuto la segnalazione di una famiglia in partenza per gli Emirati Arabi che ha deciso di rinunciare al viaggio perché un membro era in condizioni di salute precarie. Comprensibilmente preoccupati, hanno chiesto la cancellazione con il rimborso. Come risposta hanno ricevuto una penale da 6.000 euro. A nostro avviso è scorretto, non si può ignorare quanto sta accadendo”.

Chi ha prenotato un viaggio e vuole cancellarlo preoccupato dall’emergenza Coronavirus può contattare il Codici per avere chiarimenti sul rimborso. É possibile scrivere al numero WhatsApp 338.48.04.415, telefonare al numero 06.55.71.996 oppure scrivere all’indirizzo email segreteria.sportello@codici.org.