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Cronaca

CUBA: Biocubafarma garantirà la produzione dei 22 medicinali per il trattamento del Covid-19.

CUBA: Biocubafarma garantirà la produzione dei 22 medicinali per il trattamento del Covid-19. Il Presidente di Biocubafarma, Dottor Eduardo Martínez Díaz, con altri funzionari dell’entità, hanno tenuto una conferenza stampa per precisare la strategia che garantisce la produzione dei 22 medicinali che formano parte del protocollo per il trattamento diretto della malattia. Il Presidente di Biocubafarma, Dottor Eduardo Martínez Díaz, con altri funzionari dell’entità, partendo dall’implementazione in Cuba del Piano per la Prevenzione e il Controllo del nuovo coronavirus SARS Covid-19, ha tenuto una conferenza stampa per precisare la strategia che garantisce la produzione dei 22 medicinali che formano parte de protocollo per il trattamento diretto della malattia. Martínez Díaz, ha informato che il gruppo di Biocubafarma sta considerando l’esperienza della Cina attraverso il lavoro pubblicato da un’associazione farmaceutica di questo paese, che ha diffuso una guida per la scoperta e il trattamento del coronavirus. «Il primo medicinale che si raccomanda nella guida è l’Interferone, un prodotto che si fabbrica qui a Cuba e in un’impresa cubano-cinese, ubicata nella provincia di Jilin, del quale abbiamo tutte le capacità per somministrarlo al sistema di salute nell’Isola e a livello internazionale», ha segnalato il dottore. Eulogio Pimentel Vázquez, direttore generale del Centro d’Ingegneria Genetica e Biotecnologia, ha specificato che attualmente si conta su un totale d’Interferon pronto per i casi che, si stima, si potrebbero manifestare a Cuba in un periodo di tre – sei mesi. Poi ha segnalato che: «Abbiamo nell’inventario del prodotto in processo, una quantità che equivale a quella necessaria per trattare il totale dei casi contagiati in Cina». Pimentel ha assicurato che il Centro ha la capacità non solo di rispondere alla possibile crescita della domanda di Cuba, ma anche di soddisfare le 15 richieste ricevute da altri paesi, d’informazioni e d’acquisto. Marta Ayala Ávila, vicedirettrice del Centro d’Ingegneria Genetica e Biotecnologia, ha spiegato che gli interferoni sono molecole che lo stesso organismo produce di fronte agli attacchi virali e sono la prima risposta organica del sistema immunitario per combattere i virus. Nei focolai precedenti di coronavirus, il SARS nel 2002 e il MERS nel 2012, si utilizzarono gli interferoni per l’assistenza e il trattamento delle persone contagiate. Studi pubblicati successivamente, evidenzia Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, dimostrarono che questi virus, invece d’indurre la creazione d’interferoni nell’organismo diminuiscono la produzione di queste molecole e per questo il medicinale è efficace nel trattamento del Covid-19, ha puntualizzato Ayala. La funzionaria ha segnalato che stando ai riferimenti ricevuti sull’esperienza in Cina, il prodotto è stato usato anche per le persone vulnerabili e per l’assistenza medica preventiva, così come nei malati in forma di nebulizzazione, perchè è una via rapida per giungere ai polmoni e agire nelle tappe precoci dell’infezione.

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Cronaca

Coronavirus, Governo tedesco stanzia 550 miliardi in aiuto all’economia, Roma 25

Coronavirus, Governo tedesco stanzia 550 miliardi in aiuto all’economia, Roma 25. Fondi pubblici senza alcun limite. La somma verrà stanziata mediante la KfW, la grande banca per lo sviluppo. Il Governo tedesco, tramite la sua portavoce Angela Merkel, ha comunicato un maxipiano per rimediare ai danni del Covid-19 stanziando almeno 550 miliardi di euro per aiutare l’economia del Paese a sopravvivere la crisi causata dalla pandemia di Covid-19. Sono misure senza precedenti per la Germania. Lo Stato mette infatti a disposizione crediti illimitati alle imprese, con un valore minimo annunciato di 550 miliardi di euro, e senza un tetto massimo. La Cancelliera ha aggiunto che in caso di necessità il Governo è pronto a preparare altri fondi per combattere questa crisi. «Useremo tutti i mezzi a nostra disposizione» ha dichiarato Olaf Scholz, Ministro delle finanze. Principalmente, i miliardi messi a disposizione dal Governo serviranno a compensare la riduzione del salario per coloro che sono costretti al lavoro ridotto, e per garantire crediti agli imprenditori in crisi di liquidità. La somma verrà stanziata mediante la KfW, la grande banca per lo sviluppo. L’effetto delle dichiarazioni del Governo tedesco è ancora più forte se messo a confronto con il nostro Paese. Giuseppe Conte, il Premier italiano, ha infatti comunicato mercoledì un aiuto all’economia di 25 miliardi di euro. Chiaramente, il contesto sociopolitico ed economico attuale è molto importante e non si possono fare determinati paragoni, l’Italia è infatti in crisi da lungo tempo, ed è anche il Paese al momento più colpito dal Covid-19. Malgrado ciò, evidenzia Giovanni D’Agata presidente dello lo “Sportello dei Diritti”, le misure attuate in Italia danno un’idea di quanto la Germania stia impiegando in aiuto alle sue imprese.

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Salute e benessere

Coronavirus, Dr.Macchini: “fare social responsabilmente”

 

In una delle costanti mail che ricevo dalla mia direzione sanitaria a cadenza più che quotidiana ormai in questi giorni, c’era anche un paragrafo intitolato “fare social responsabilmente”, con alcune raccomandazioni che possono solo essere sostenute.

Dopo aver pensato a lungo se e cosa scrivere di ciò che ci sta accadendo, ho ritenuto che il silenzio non fosse affatto da responsabili. Cercherò quindi di trasmettere alle persone “non addette ai lavori” e più lontane alla nostra realtà, cosa stiamo vivendo a Bergamo in questi giorni di pandemia da Covid-19.
Capisco la necessità di non creare panico, ma quando il messaggio della pericolosità di ciò che sta accadendo non arriva alle persone e sento ancora chi se ne frega delle raccomandazioni e gente che si raggruppa lamentandosi di non poter andare in palestra o poter fare tornei di calcetto rabbrividisco.

Capisco anche il danno economico e sono anch’io preoccupato di quello. Dopo l’epidemia il dramma sarà ripartire. Però, a parte il fatto che stiamo letteralmente devastando anche dal punto di vista economico il nostro SSN, mi permetto di mettere più in alto l’importanza del danno sanitario che si rischia in tutto il paese e trovo a dir poco “agghiacciante” ad esempio che non si sia ancora istituita una zona rossa già richiesta dalla regione, per i comuni di Alzano Lombardo e Nembro (tengo a precisare che trattasi di pura opinione personale).

 

Io stesso guardavo con un po’ di stupore le riorganizzazioni dell’intero ospedale nella settimana precedente, quando il nostro nemico attuale era ancora nell’ombra: i reparti piano piano letteralmente “svuotati”, le attività elettive interrotte, le terapie intensive liberate per creare quanti più posti letto possibili. I container in arrivo davanti al pronto soccorso per creare percorsi diversificati ed evitare eventuali contagi. Tutta questa rapida trasformazione portava nei corridoi dell’ospedale un’atmosfera di silenzio e vuoto surreale che ancora non comprendevamo, in attesa di una guerra che doveva ancora iniziare e che molti (tra cui me) non erano così certi sarebbe mai arrivata con tale ferocia.
(apro una parentesi: tutto ciò in silenzio e senza pubblicizzazioni, mentre diverse testate giornalistiche avevano il coraggio di dire che la sanità privata non stava facendo niente).

Ricordo ancora la mia guardia di notte di una settimana fa passata inutilmente senza chiudere occhio, in attesa di una chiamata dalla microbiologia del Sacco. Aspettavo l’esito di un tampone sul primo paziente sospetto del nostro ospedale, pensando a quali conseguenze ci sarebbero state per noi e per la clinica. Se ci ripenso mi sembra quasi ridicola e ingiustificata la mia agitazione per un solo possibile caso, ora che ho visto quello che sta accadendo.
Bene, la situazione ora è a dir poco drammatica. Non mi vengono altre parole in mente.
La guerra è letteralmente esplosa e le battaglie sono ininterrotte giorno e notte.

Uno dopo l’altro i poveri malcapitati si presentano in pronto soccorso. Hanno tutt’altro che le complicazioni di un’influenza. Piantiamola di dire che è una brutta influenza. In questi 2 anni ho imparato che i bergamaschi non vengono in pronto soccorso per niente. Si sono comportati bene anche stavolta. Hanno seguito tutte le indicazioni date: una settimana o dieci giorni a casa con la febbre senza uscire e rischiare di contagiare, ma ora non ce la fanno più. Non respirano abbastanza, hanno bisogno di ossigeno.
Le terapie farmacologiche per questo virus sono poche. Il decorso dipende prevalentemente dal nostro organismo. Noi possiamo solo supportarlo quando non ce la fa più. Si spera prevalentemente che il nostro organismo debelli il virus da solo, diciamola tutta. Le terapie antivirali sono sperimentali su questo virus e impariamo giorno dopo giorno il suo comportamento. Stare al domicilio sino a che peggiorano i sintomi non cambia la prognosi della malattia.
Ora però è arrivato quel bisogno di posti letto in tutta la sua drammaticità. Uno dopo l’altro i reparti che erano stati svuotati, si riempiono a un ritmo impressionante. I tabelloni con i nomi dei malati, di colori diversi a seconda dell’unità operativa di appartenenza, ora sono tutti rossi e al posto dell’intervento chirurgico c’è la diagnosi, che è sempre la stessa maledetta: polmonite interstiziale bilaterale.

Ora, spiegatemi quale virus influenzale causa un dramma così rapido. Perché quella è la differenza (ora scendo un po’ nel tecnico): nell’influenza classica, a parte contagiare molta meno popolazione nell’arco di più mesi, i casi si possono complicare meno frequentemente, solo quando il VIRUS distruggendo le barriere protettive delle nostre vie respiratorie permette ai BATTERI normalmente residenti nelle alte vie di invadere bronchi e polmoni provocando casi più gravi. Il Covid 19 causa una banale influenza in molte persone giovani, ma in tanti anziani (e non solo) una vera e propria SARS perché arriva direttamente negli alveoli dei polmoni e li infetta rendendoli incapaci di svolgere la loro funzione. L’insufficienza respiratoria che ne deriva è spesso grave e dopo pochi giorni di ricovero il semplice ossigeno che si può somministrare in un reparto può non bastare.
Scusate, ma a me come medico non tranquillizza affatto che i più gravi siano prevalentemente anziani con altre patologie. La popolazione anziana è la più rappresentata nel nostro paese e si fa fatica a trovare qualcuno che, sopra i 65 anni, non prenda almeno la pastiglia per la pressione o per il diabete. Vi assicuro poi che quando vedete gente giovane che finisce in terapia intensiva intubata, pronata o peggio in ECMO (una macchina per i casi peggiori, che estrae il sangue, lo ri-ossigena e lo restituisce al corpo, in attesa che l’organismo, si spera, guarisca i propri polmoni), tutta questa tranquillità per la vostra giovane età vi passa.
E mentre ci sono sui social ancora persone che si vantano di non aver paura ignorando le indicazioni, protestando perché le loro normali abitudini di vita sono messe “temporaneamente” in crisi, il disastro epidemiologico si va compiendo.
E non esistono più chirurghi, urologi, ortopedici, siamo unicamente medici che diventano improvvisamente parte di un unico team per fronteggiare questo tsunami che ci ha travolto. I casi si moltiplicano, arriviamo a ritmi di 15-20 ricoveri al giorno tutti per lo stesso motivo. I risultati dei tamponi ora arrivano uno dopo l’altro: positivo, positivo, positivo. Improvvisamente il pronto soccorso è al collasso. Le disposizioni di emergenza vengono emanate: serve aiuto in pronto soccorso. Una rapida riunione per imparare come funziona il software di gestione del pronto soccorso e pochi minuti dopo sono già di sotto, accanto ai guerrieri che stanno al fronte della guerra. La schermata del pc con i motivi degli accessi è sempre la stessa: febbre e difficoltà respiratoria, febbre e tosse, insufficienza respiratoria ecc… Gli esami, la radiologia sempre con la stessa sentenza: polmonite interstiziale bilaterale, polmonite interstiziale bilaterale, polmonite interstiziale bilaterale. Tutti da ricoverare. Qualcuno già da intubare e va in terapia intensiva. Per altri invece è tardi…
La terapia intensiva diventa satura, e dove finisce la terapia intensiva se ne creano altre. Ogni ventilatore diventa come oro: quelli delle sale operatorie che hanno ormai sospeso la loro attività non urgente diventano posti da terapia intensiva che prima non esistevano.
Ho trovato incredibile, o almeno posso parlare per l’HUMANITAS Gavazzeni (dove lavoro) come si sia riusciti a mettere in atto in così poco tempo un dispiego e una riorganizzazione di risorse così finemente architettata per prepararsi a un disastro di tale entità. E ogni riorganizzazione di letti, reparti, personale, turni di lavoro e mansioni viene costantemente rivista giorno dopo giorno per cercare di dare tutto e anche di più.
Quei reparti che prima sembravano fantasmi ora sono saturi, pronti a cercare di dare il meglio per i malati, ma esausti. Il personale è sfinito. Ho visto la stanchezza su volti che non sapevano cosa fosse nonostante i carichi di lavoro già massacranti che avevano. Ho visto le persone fermarsi ancora oltre gli orari a cui erano soliti fermarsi già, per straordinari che erano ormai abituali. Ho visto una solidarietà di tutti noi, che non abbiamo mai mancato di andare dai colleghi internisti per chiedere “cosa posso fare adesso per te?” oppure “lascia stare quel ricovero che ci penso io”. Medici che spostano letti e trasferiscono pazienti, che somministrano terapie al posto degli infermieri. Infermieri con le lacrime agli occhi perché non riusciamo a salvare tutti e i parametri vitali di più malati contemporaneamente rilevano un destino già segnato.
Non esistono più turni, orari. La vita sociale per noi è sospesa.
Io sono separato da alcuni mesi, e vi assicuro che ho sempre fatto il possibile per vedere costantemente mio figlio anche nelle giornate di smonto notte, senza dormire e rimandando il sonno a quando sono senza di lui, ma è da quasi 2 settimane che volontariamente non vedo né mio figlio né miei familiari per la paura di contagiarli e di contagiare a sua volta una nonna anziana o parenti con altri problemi di salute. Mi accontento di qualche foto di mio figlio che riguardo tra le lacrime e qualche videochiamata.
Perciò abbiate pazienza anche voi che non potete andare a teatro, nei musei o in palestra. Cercate di aver pietà per quella miriade di persone anziane che potreste sterminare. Non è colpa vostra, lo so, ma di chi vi mette in testa che si sta esagerando e anche questa testimonianza può sembrare proprio un’esagerazione per chi è lontano dall’epidemia, ma per favore, ascoltateci, cercate di uscire di casa solo per le cose indispensabili. Non andate in massa a fare scorte nei supermercati: è la cosa peggiore perché così vi concentrate ed è più alto il rischio di contatti con contagiati che non sanno di esserlo. Ci potete andare come fate di solito. Magari se avete una normale mascherina (anche quelle che si usano per fare certi lavori manuali) mettetevela. Non cercate le ffp2 o le ffp3. Quelle dovrebbero servire a noi e iniziamo a far fatica a reperirle. Ormai abbiamo dovuto ottimizzare il loro utilizzo anche noi solo in certe circostanze, come ha recentemente suggerito l’OMS in considerazione del loro depauperamento pressoché ubiquitario.
Eh sì, grazie allo scarseggiare di certi dispositivi io e tanti altri colleghi siamo sicuramente esposti nonostante tutti i mezzi di protezione che abbiamo. Alcuni di noi si sono già contagiati nonostante i protocolli. Alcuni colleghi contagiati hanno a loro volta familiari contagiati e alcuni dei loro familiari lottano già tra la vita e la morte.
Siamo dove le vostre paure vi potrebbero far stare lontani. Cercate di fare in modo di stare lontani. Dite ai vostri familiari anziani o con altre malattie di stare in casa. Portategliela voi la spesa per favore.
Noi non abbiamo alternativa. E’ il nostro lavoro. Anzi quello che faccio in questi giorni non è proprio il lavoro a cui sono abituato, ma lo faccio lo stesso e mi piacerà ugualmente finché risponderà agli stessi principi: cercare di far stare meglio e guarire alcuni malati, o anche solo alleviare le sofferenze e il dolore a chi non purtroppo non può guarire.
Non spendo invece molte parole riguardo alle persone che ci definiscono eroi in questi giorni e che fino a ieri erano pronti a insultarci e denunciarci. Tanto ritorneranno a insultare e a denunciare appena tutto sarà finito. La gente dimentica tutto in fretta.
E non siamo nemmeno eroi in questi giorni. E’ il nostro mestiere. Rischiavamo già prima tutti i giorni qualcosa di brutto: quando infiliamo le mani in una pancia piena di sangue di qualcuno che nemmeno sappiamo se ha l’HIV o l’epatite C; quando lo facciamo anche se lo sappiamo che ha l’HIV o l’epatite C; quando ci pungiamo con quello con l’HIV e ci prendiamo per un mese i farmaci che ci fanno vomitare dalla mattina alla sera. Quando apriamo con la solita angoscia gli esiti degli esami ai vari controlli dopo una puntura accidentale sperando di non esserci contagiati. Ci guadagniamo semplicemente da vivere con qualcosa che ci regala emozioni. Non importa se belle o brutte, basta portarle a casa.
Alla fine cerchiamo solo di renderci utili per tutti. Ora cercate di farlo anche voi però: noi con le nostre azioni influenziamo la vita e la morte di qualche decina di persone. Voi con le vostre, molte di più.

Per favore condividete e fate condividere il messaggio. Si deve spargere la voce per evitare che in tutta Italia succeda ciò che sta accadendo qua

 

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Cuba senza Covid-19

Cuba senza Covid-19. Sino al momento Cuba si mantiene senza casi di Covid-19, una malattia già presente in 73 nazioni con più di 90 850 persone contagiate nel mondo intero, delle quali più di 3100 sono decedute.

Sino al momento Cuba si mantiene senza casi di Covid-19, una malattia già presente in 73 nazioni con più di 90 850 persone contagiate nel mondo intero, delle quali più di 3100 sono decedute. 166 persone sono morte al di fuori della Cina, la nazione dove è sorto il focolaio del virus. Il sistema nazionale di salute dell’Isola delle Antille, anche se non sono stati riportati casi di persone con questa malattia ha preso le sue precauzioni. Queste, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“, si basano nella pratica di una medicina preventiva di un modello sociale a livello primario che è capace d’agire nell’ordine educativo e profilattico per evitare malattie più gravi. Si sostenta nel principio che in questo paese nessuno resta abbandonato. Conta anche di ospedali specializzati e metodi diagnostici per affrontare questa situazione oltre all’esperienza e alla professionalità dei suoi medici che hanno agito in condizioni d’emergenza in differenti latitudini.

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Coronavirus e animali.

Coronavirus e animali. L’OMS, rimane del parere che non esistano prove sufficienti per affermare che cani e gatti possano essere infettati dal coronavirus.

 

Il rischio che gli animali domestici o altri animali svolgano un ruolo importante nella trasmissione del coronavirus è considerato molto esiguo. Se animali domestici vivono in un nucleo familiare in cui sono presenti persone affette da coronavirus, è necessario seguire ulteriori misure precauzionali. Per il resto, secondo gli esperti, si applicano le consuete norme igieniche nel trattamento degli animali. Tuttavia secondo le autorità di Hong Kong l’uomo può infettare il cane. Pochi giorni fa, un cane di razza pomerania è risultato positivo al test coronavirus ad Hong Kong. Si ritiene possa trattarsi di un caso di trasmissione da uomo ad animale. Le autorità dell’autonomia cinese hanno di conseguenza emanato un avvertimento alla prudenza e un invito a non baciare gli animali domestici. Dopo che un cane di razza pomerania è stato ripetutamente testato risultando “debole positivo” al COVID-19, le autorità di Hong Kong hanno avvertito la cittadinanza di evitare di baciare i propri animali domestici, ma, al tempo stesso, anche di non lasciarsi prendere dal panico e di abbandonarli. Il Dipartimento per l’agricoltura, la pesca e l’ambiente di Hong Kong ha affermato che gli esperti hanno concordato all’unanimità che i risultati hanno suggerito che il cane aveva “un basso livello di infezione e che con ogni probabilità si tratterebbe di un caso di trasmissione da uomo ad animale”. Il proprietario del cagnolino era stato infatti infettato da Covid-19. Il cane tuttavia non mostra sintomi, affermano le autorità. Il dipartimento agricolo di Hong Kong ha anche aggiunto: “Si ricorda ai proprietari di animali domestici di adottare buone pratiche igieniche, incluso il lavaggio delle mani prima e dopo essere stati a spasso o aver toccato animali, cibo o provviste, oltre a evitare di baciarli e di mantenere un ambiente domestico pulito e igienico”.​Esperti medici, tra cui rappresentanti dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), avevano indagato sul caso per determinare se il cane fosse effettivamente infetto o si trattasse di un falso positivo determinato da campione contaminato. L’OMS, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rimane del parere che non esistano prove sufficienti per affermare che cani e gatti possano essere infettati dal coronavirus.

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Cronaca

Coronavirus ed economia. Gran Bretagna: svuotati gli scaffali dai prodotti dell’agroalimentare “Made in Italy” – VIDEO

Coronavirus ed economia. Gran Bretagna: svuotati gli scaffali dai prodotti dell’agroalimentare “Made in Italy” – VIDEO. Pasta sparita dai supermercati per il timore che non ne arrivi più per i prossimi mesi

Gli effetti sull’economia dell’emergenza “coronavirus” sono ormai sotto gli occhi di tutti e travalicano anche i nuovi confini dell’Unione Europea. Perché se ormai la Brexit è un fatto conclamato con l’inevitabile creazione di nuove barriere al di là della Manica, nuove frontiere non esistono e non c’è ne saranno per il gradimento dei prodotti dell’agroalimentare del “Made in Italy” tra gli anglosassoni. La prova conclamata è la corsa agli scaffali dei supermercati, registratasi nelle ultime ore da parte degli inglesi che hanno letteralmente svuotato i reparti dedicati alla pasta italiana e ad altri prodotti nostrani tipici, in ragione del timore che tra barriere all’ingresso, ma soprattutto della crisi connessa alla diffusione del Covid-19 ed i rischi per l’economia italiana, ci sarà una consistente diminuzione dell’esportazioni ed il conseguente aumento dei prezzi. La conseguenza è una sorta di corsa all’accaparramento dei prodotti come la pasta che hanno un naturale lungo periodo di scadenza. A segnalarcelo, come risulta nel video che postiamo in esclusiva, anche una cittadina italiana da tempo residente nel Nord dell’Inghilterra che ha verificato questa “novità” che, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, se da una parte costituisce un nuovo elemento di preoccupazione per la nostra economia, dall’altra ci deve spronare a non fermarci ed andare avanti, perché il “Made in Italy” vince sempre nel mondo ed è un marchio che neanche questo terribile momento può spazzare via. Ecco il video : https://youtu.be/nS3MrcDtmGg

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Salute e benessere

Il coronavirus sta mutando con un secondo ceppo identificato dagli scienziati

Il coronavirus sta mutando con un secondo ceppo identificato dagli scienziati

Il coronavirus sta mutando quando gli scienziati hanno identificato un secondo ceppo, che è più aggressivo e contagioso. Mentre i funzionari sanitari lottano per frenare lo scoppio del coronavirus, un team di ricercatori cinesi afferma che un nuovo studio mostra che COVID-19 sta mutando, con almeno due tipi di virus che circolano oggi nei paesi. La varietà più aggressiva ha infettato circa il 70% delle persone testate, mentre la varietà meno aggressiva è legata al resto dei casi. I ricercatori hanno chiamato la varietà aggressiva “tipo L” e il tipo meno aggressivo “tipo S”. Il tipo L è stato visto più spesso nei pazienti di Wuhan, in Cina, dove il virus è emerso per la prima volta alla fine di dicembre 2019. D’altra parte, il tipo S è quello attualmente diffuso in altri paesi. La varietà di tipo L da allora è diminuita costantemente da gennaio. “Questi risultati supportano fortemente la necessità urgente di ulteriori studi immediati e completi che combinano dati genomici, dati epidemiologici e record grafici dei sintomi clinici dei pazienti con malattia di coronavirus 2019 (COVID-19)”, hanno scritto nel documento pubblicato nel National Science Review , il giornale dell’Accademia cinese delle scienze. Nello studio, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, i ricercatori hanno identificato 149 mutazioni nelle 103 sequenze del genoma del nuovo coronavirus. Gli esperti sanitari hanno ritenuto che queste mutazioni si siano verificate di recente, mentre 83 delle mutazioni sono non sinonime, il che significa che può influenzare e alterare la sequenza aminoacidica di una proteina, determinando un cambiamento biologico nell’organismo. “I nostri risultati suggeriscono che lo sviluppo di nuove variazioni nei siti funzionali nel dominio legante il recettore (RBD) del picco osservato in SARS-CoV-2 e virus da SARSr-CoV di pangolina sono probabilmente causati da mutazioni e selezione naturale oltre alla ricombinazione, “i ricercatori hanno scritto nello studio. Sono necessari ulteriori studi: il team della School of Life Sciences dell’Università di Pechino e l’Institut Pasteur di Shanghai, parte dell’Accademia cinese delle scienze, ha aggiunto che l’intervento umano potrebbe aver esercitato una pressione selettiva più grave sul tipo L del virus, che può diventare più aggressivo e diffondersi rapidamente. Nel frattempo, l’altro tipo potrebbe essere aumentato in frequenza relativa a causa di una pressione selettiva più debole. In sintesi, le nostre analisi di 103 genomi SARS-CoV-2 sequenziati suggeriscono che il tipo L è più aggressivo del tipo S e che l’interferenza umana potrebbe aver spostato l’abbondanza relativa di tipo L e S subito dopo l’epidemia di SARS-CoV-2 . Gli scienziati hanno avvertito che la base di dati dello studio è minima. Come notato in precedenza, i dati esaminati in questo studio sono ancora molto limitati e sono necessarie analisi di follow-up di una serie più ampia di dati per comprendere meglio l’evoluzione e l’epidemiologia della SARS-CoV-2. Vi è una urgente necessità di studi immediati e completi che combinino dati genomici, registri delle carte e informazioni epidemiologiche sui sintomi clinici dei pazienti infetti dal coronavirus.I casi di coronavirus sono aumentati nel corso delle ultime settimane, con la Corea del Sud, l’Italia e l’Iran che hanno guadagnato i riflettori sulla rapida diffusione del virus. Il virus si è diffuso in oltre 60 paesi, infettando quasi 98.000 persone e uccidendo 3.348 persone, la maggior parte delle quali originarie della città di Wuhan, nella provincia di Hubei, in Cina. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) riferisce una fornitura in calo di dispositivi di protezione individuale (DPI) per gli operatori sanitari. Esorta i fornitori e i produttori ad approvvigionare di fischi per aiutare i medici e gli infermieri che stanno lavorando in prima linea nella crisi sanitaria. Italia e Iran hanno riportato un’improvvisa ondata di decessi correlati a COVID-19. L’Italia ha 4636 casi e 197 morti, mentre l’Iran ha l’incredibile cifra di 3.513 casi e 107 morti. La Corea del Sud ha il maggior numero di casi al di fuori della Cina continentale con oltre 7.041 casi confermati e 44 decessi. Altri paesi europei hanno segnalato i loro primi casi di coronavirus, suggerendo una vasta diffusione del virus. L’OMS non ha ancora dichiarato l’epidemia di coronavirus una pandemia, sebbene abbia affermato che l’aumento della trasmissione e delle infezioni è allarmante.

fonti:

Organizzazione mondiale della sanità (OMS). (2020). Rapporto sulla situazione della malattia di Coronavirus 2019 (COVID-19) – 44. https://www.who.int/docs/default-source/coronaviruse/situation-reports/20200304-sitrep-44-covid-19.pdf?sfvrsn=783b4c9d_2

Coronavirus COVID-19 Global Cases di Johns Hopkins CSSE – https://gisanddata.maps.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html#/bda7594740fd40299423467b48e9ecf6

Riferimento dell’articolo:

Xiaolu Tang, Changcheng Wu, Xiang Li, Yuhe Song, Xinmin Yao, Xinkai Wu, Yuange Duan, Hong Zhang, Yirong Wang, Zhaohui Qian, Jie Cui, Jian Lu, sull’origine e la continua evoluzione di SARS-CoV-2, National Science Review, nwaa036, https://doi.org/10.1093/nsr/nwaa036