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Varese,Cub: i lavoratori non sono carne da macello

 

Come mai i lavoratori dovevano lavorare senza la distanza di letto, quanti sono morti non l’hanno detto mai: questo è quanto stata detto alla manifestazione del Cub a cui ha aderito il Partito Comunista a Varese”Ci forzavano per andare a lavorare” altra frase chiave citata durante la manfestazione per dimostrare lo stato in cui lavoravano i lavoratori nel periodo più brutto, durante il coronavirus.

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Agenzia Formativa Varese. Didattica a distanza. Segnalazione criticità e richiesta provvedimenti a tutela della Privacy.

riceviamo  e pubblichiamo

Al Direttore dell’Azienda Speciale Agenzia Formativa della

Provincia di Varese

agenziaformativavarese@pec.it

Al Presidente della Provincia di Varese

istituzionale@pec.provincia.va.it

Al Segretario Generale

della Provincia di Varese

istituzionale@pec.provincia.va.it

e, p.c. Al Garante  per la protezione dei dati personali

protocollo@pec.gpdp.it

OGGETTO: Didattica a distanza. Segnalazione criticità e richiesta provvedimenti a tutela della Privacy.

La scrivente O.S. ritiene doveroso intervenire per mettere a fuoco alcune criticità in cui si trovano ad operare i lavoratori dell’Agenzia Formativa, con particolare riferimento alle dinamiche che concernono la gestione del lavoro svolto dalle proprie abitazioni.

Questa  nuova  e  inusuale  modalità  lavorativa  sta  generando  notevoli  disagi  e  stress  ai lavoratori, in modo particolare ai docenti per quanto attiene il metodo della didattica a distanza, deciso  dai  vertici  dell’Agenzia  senza  fornire  al  personale  alcuna  direttiva  e  alcun  supporto organizzativo e morale.

Ora, proprio alla luce della decisione governativa di prorogare la sospensione delle attività didattiche in presenza, non è più possibile accettare che permanga tale stato di cose.

Preliminarmente  si  reputa  utile  evidenziare  che  NON  esiste  una  normativa  specifica  che disciplina la didattica a distanza né, tanto meno, un obbligo in capo ai docenti di svolgere il proprio lavoro  in  tale  modalità  operativa.  Nel  decreto  dell’8  aprile  si  parla  di  didattica  a  distanza  in  un articolo  che  riguarda  le  “Misure  urgenti  per  l’ordinato  avvio  dell’anno  scolastico  2020/2021”, quindi è evidente che l’obbligo della didattica a distanza riguarda solo l’anno scolastico 2020/2021 e solo se a quella data sarà ancora in vigore la legislazione emergenziale. In sostanza, allo stato attuale, la didattica a distanza non può essere imposta e si deve quindi riconoscere che tutto quello che si sta facendo avviene per libera adesione del personale.

Inoltre in nessuna norma è previsto che il personale docente debba possedere un cellulare o
un computer o che debba avere la reperibilità telefonica. In realtà, se non fossero stati i docenti a
mettere a disposizione cellulari e computer, il sistema sarebbe già andato in corto circuito.  Il fatto
che  non  tutti  abbiano  a  disposizione  strumenti  adeguati  o  dimestichezza  con  gli  strumenti
informatici  può  creare  un  oggettivo  disagio,  ma  ciò  non  può  essere  confuso  con  negligenza  o
disinteresse.

Questo impegno e disponibilità dimostrati dal personale è un elemento che dovrebbe far riflettere sulla decisione dell’Agenzia Formativa della Provincia di Varese di ostinarsi ad applicare, per pura  convenienza  economica,  un  Contratto  di  Lavoro  –  quello  delle  autonomie  locali  –  che  non contiene alcuna disciplina in ordine alla figura professionale del docente.

Un aspetto che assume primaria importanza nella concreta gestione della didattica a distanza
è quello della tutela della privacy in riferimento alla GDPR UE 679/2016 che, in Agenzia Formativa,

 

è stato invece del tutto trascurato. La Direzione si è limitata a sollecitare i docenti ad attivare la DaD senza nemmeno porsi il problema della loro tutela da questo punto di vista.

La didattica a distanza entra in modo invasivo nelle case. L’uso del cellulare o del proprio computer  può  comportare  la  violazione  delle  norme  sulla  privacy,  nella  perfetta  buona  fede dell’insegnante, che sta semplicemente cercando di mettersi in relazione con gli allievi.

In Agenzia ogni docente è stato invitato dalla Direzione a individuare piattaforme dedicate, senza  fornire  alcuna  garanzia  in  merito  alla  tutela  dei  dati  che  circolano  e  della  privacy  delle persone, non solo dei docenti, ma anche degli allievi, che sono minorenni e in alcuni casi affetti da patologie.  Eppure  le  responsabilità  di  chi  utilizza  impropriamente  questi  dati  sono  notevoli  e potrebbero avere anche risvolti penali.

Anche il Garante per la protezione dei dati personali, con provvedimento n. 64 del 26 marzo 2020, ha fornito importanti indicazioni; ne citiamo solo alcune:

spetta  in  primo  luogo  alle  scuole  quali  titolari  del  trattamento  la  scelta  e  la regolamentazione degli strumenti più utili per la realizzazione della didattica a distanza.  Le scelte dovranno conformarsi ai principi di privacy by design e by default, tenendo conto in particolare del contesto e delle finalità del trattamento, nonché dei rischi per i diritti e le libertà degli interessati. Tra i criteri che devono orientare la scelta degli strumenti da utilizzare è opportuno includere, oltre all’adeguatezza rispetto alle competenze e capacità cognitive di alunni e studenti, anche le garanzie offerte sul piano della protezione dei dati personali”.

Tutto questo è stato fatto da chi ricopre in Agenzia un ruolo direttivo ? Non ci risulta.

Ogni  responsabilità  è  stata  fatta  cadere  sui  singoli  docenti.  Possibile  che  tale  grave  ed ennesima carenza professionale e organizzativa debba essere ancora una volta ignorata da chi ha funzioni di vigilanza ?

Si rende necessario inoltre chiarire che sulla base della normativa vigente, durante il periodo
di sospensione delle attività didattiche, NON esiste alcun obbligo di osservare un orario di servizio,
né di svolgere attività funzionali e collegiali così come non deve essere firmata (in particolare con i
cosiddetti  registri  elettronici)  e/o  dimostrata  alcuna  presenza  virtuale  in  servizio  (dalle  proprie
abitazioni) così come non devono essere indicate le assenze/presenze degli allievi dalle eventuali
lezioni virtuali.

La didattica a distanza richiede anche alle famiglie un impegno aggiuntivo e uno stress non indifferente. Molti genitori hanno dovuto affrontare l’impegnativo compito di gestire anche il tempo della scuola ma non è facile seguire i figli nelle attività scolastiche per tante ore al giorno tutti i giorni, in particolare per chi ha più figli. Lo stress è anche maggiore per i genitori soli, e per quelli che sono impegnati con il tele-lavoro contestualmente ai figli.

Insomma, anche dal punto di vista degli allievi e delle famiglie,  mancano i requisiti minimi perché la cosiddetta didattica a distanza possa essere assimilata in qualsiasi modo alla didattica.

Ciò premesso, riteniamo che in questa situazione di emergenza il personale docente stia già facendo più del dovuto, e che non debba essere continuamente richiamato ai propri doveri, anzi dovrebbe essere facilitato e apprezzato.

Chiediamo  che venga  con urgenza posto rimedio  alla  situazione di caos  in cui  i docenti
dell’Agenzia sono attualmente costretti ad operare e che si pongano in essere, finalmente, tutte le
misure necessarie a garantire la tutela dei lavoratori per quanto concerne la gestione della DaD
sgravandoli dalla responsabilità di eventuali abusi in materia di utilizzo dei dati personali.

Si chiede inoltre a chi ha incarichi di responsabilità di astenersi dal dare disposizioni prive di un fondamento normativo.

Varese, 27 aprile 2020                                                                CUB Pubblico Impiego Varese

F.to Giuseppe Jurisch

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Busellato del sindacato CUB video su coronavirus

La crisi del coronavirus ha tanti aspetti seri sopratutto nel mondo del lavoro, nel settore pulizie di cui parla Busellato del sindacato autonomo CUB di Gallarate. I lavoratori già spesso sotto pressione per una serie di vicende legate alla instabilità politica del Paese, con stipendi nettamente al di sotto di tanti altri paesi europei, precari, contratti a rischio rinnovo. Nella provincia di Varese, come nelle altre della Lombardia, il colpo è forte. Busellato è stato in Prefettura per l’internazzazione delle aziende delle pulizie, gran parte delle lavoratrici è stata assunta ma non quelle con la licenza media. Le signore si erano già iscritte alle scuole e nel frattempo sono riuscite a finire la scuola media.