Categorie
In evidenza

Silvia Romano, dollari, armi, garanzie politiche e uranio: intrigo e affarismo internazionale

Silvia Romano, intrigo internazionale tra somali, turchi, Emirati Arabi e soldi reinvestiti in Europa

Silvia Romano rapita in Kenia,il 29 novembre 2018,  liberata da un blitz di somali e turchi da criminali comuni ceduta agli shabab e rientrata in Italia dopo il pagamento di un riscatto.

La questione della liberazione, oltre alla felicità per la sua integrità a livello umano, ha però portato una serie di interrogativi per la cifra pagata, per i dettagli mai svelati e perchè  l’eventuale cifra non da poco, potrebbe indurre alti gruppi all’emulazione come avvenuto in passato. Auspichiamo e speriamo che si trovi un modus operandi per garantire la sicurezza di chi opera come volontario/a con accordi internazionali, coperture assicurative e adeguata preparazione per operare su zone pericolose, e infatti qualcuno ha posto dubbi anche su questo punto.Ne parliamo oggi in seguito alla rivelazione di Africa-Express e del suo direttore che ha fatto una seria anaalisi:  “la notizia di una bianca prigioniera è importante, non solo perché può fruttare i soldi, ma perché diventa strumento importante nelle trattative internazionali. Silvia si è trovata in un gioco più grande di lei”.

Il punto dolente, a parte il dolore e la frustrazione di essere in mano a persone armate, è il denaro: «Gli Emirati Arabi Uniti, in cambio di un aiuto, hanno chiesto all’Italia di cambiare le alleanze in Libia. Il nostro Paese ha rifiutato, così si è rivolto alla Turchia, che ha chiesto all’Italia di allentare la linea dura assunta ultimamente contro Erdoğan, restando sua alleata in Libia. La rete di intelligence turca è intervenuta, insieme al Qatar, che compra armi dalla Turchia e dall’Italia, per trattative che raggiungono anche 5 miliardi di euro.

L’intelligence italiana ha fatto ben poco: la nostra rete, un tempo eccellente nel Corno d’Africa, è stata pian piano completamente smantellata».E infine l’utilizzo del denaro:”La mia ipotesi, conoscendo il Paese, è che i somali abbiano preso i soldi non per comprare armi propriamente dette, ma per un mercato che riguarda un controllo più “raffinato”. Probabilmente finiranno in grattacieli costruiti a Londra, Milano, New York, e Dubai. Il Qatar mira al controllo delle miniere di uranio in Somalia, per poi venderlo all’Iran.

Tutti i soldi della pirateria somala sono in mano a ricchi uomini d’affari”La vicenda con questa ricostruzione è ancora più inquietante di quanto avremmo pensato, certo si tratta di ipotesi ma di chi lavora su quel terreno, e quindi conosce l’ambiente e il territorio.

Di tutto ciò Conte e Di Maio non rispondono per non coinvolgere l’Inteligence e questo è comprensibile, ma a parte i dettagli tecnici che non si possono rivelare per questioni di sicurezza, la cifra e un’idea precisa di come siano andate le cose, visto che come cittadini paghiamo, sarebbe più che opportuna.

Categorie
EUROPA & MONDO

Adolfo Urso (vicepres. Copasir): Coronavirus, chiederemo a ministro Di Maio chiarimenti dal Governo cinese

Il senatore Adolfo Urso, vicepresidente del Copasir, a 24Mattino ha dichiarato “Ieri persino la Merkel ha chiesto spiegazioni al governo cinese su come sia nato questo virus e perché sia stato dato un tardivo allarme al mondo. Lo avevano fatto già Trump, Macron, il premier australiano… l’Italia, che è la principale vittima, mi sembra strano che non abbia chiesto a sua volta chiarimenti ufficiali al governo cinese. Questo può significare che non si vuole disturbare il manovratore magari perché esso è già oggi fin troppo influente nel nostro Paese”.

Il vicepresidente del Copasir aggiunge: “Di Maio già doveva venire, poi la convocazione è stata rinviata di giorno in giorno. Io credo che sia necessario, e domani ne parlerò esplicitamente nella riunione del comitato presieduto da Volpi, chiedere di accertare come sia accaduto tutto ciò e perché il nostro governo, a differenza di altri, non agisca per avere chiarezza”.

Parlando degli asset strategici per il Paese, il senatore Urso ha affermato che “Già nella relazione annuale presentata in parlamento nel febbraio 2018 dall’allora governo Gentiloni era evidente come vi fosse una regia straniera nell’opera di ‘colonizzazione predatoria’ in atto nei confronti di imprese italiane che operano in alcuni settori strategici. Il Copasir aveva già attuato un’indagine conoscitiva sul settore delle telecomunicazioni nella presidenza Guerrini nel 2018, conclusa lo scorso anno e in cui nel settore delle telecomunicazioni, e quindi 5G e app Immuni, noi evidenziavamo come non fosse possibile consegnare l’infrastruttura delle telecomunicazioni alle aziende cinesi perché esse operano con un sistema di potere che, di fatto, le obbliga a diventare esse stesse strumento, ove richiesto, dei servizi segreti cinesi, e quindi proteggere i nostri dati, di imprese e cittadini, da possibili incursioni malevole”.

“Quel rapporto è pubblico – continua Urso – e in quel rapporto all’unanimità il Copasir dava istruzioni precise al governo per proteggere l’infrastruttura delle telecomunicazioni. Ora l’indagine riguarda il settore bancario e assicurativo, indagine ora ancora più necessaria perché il Paese si è ulteriormente indebolito, e quindi oggi è possibile che accada quello che già temevamo prima, cioè di azioni predatorie di shopping di quelli che sono gli asset strategici del Paese, a cominciare da banche e assicurazioni”.

Categorie
POLITICA

50 Milioni alla Tunisia, l’On.Delmastro (FDI) attacca Di Maio

Un video forte quello dell’On. Andrea Delmastro di Fratelli d’Italia, una denuncia forte contro l’uso disinvolto del denaro pubblico da parte di Di Maio che in tempi di coronavirus e crisi terribile da cui usciremo chissà quando e in che condizioni, contro i soldi donati a causa di un “memorandum” a Tunisia, Bolivia, cooperazione internazionale, mentre mancano mascherine, ospedali al collasso e migliaia di morti.

Vi proponiamo il video forte della denuncia dell’Onorevole Delmastro

 

“il memorandum non è vincolante, non c’è nessuna fretta”, dice Delmastro. Delamstro chiede di recedere dal vincolo. “Siamo preoccupati”, anche 500 milioni di euro sottratti alla patria per la cooperazione internazionale.

Categorie
POLITICA

Di Maio ed il contratto di “favore” per le mascherine cinesi

Un prezzo che potremmo dire, d’amicizia ?!

Di Maio con il suo movimento 5 stelle hanno senpre vantato che una volta al governo,

avrebbero aperto il parlamento come una scatoletta di tonno.

I conti non tornano e tutta questa magnificenza a cinque stelle, sarebbe dubbia.

209,5 MILIONI DI EURO È QUANTO ABBIAMO PAGATO LE MASCHERINE CHE CI HA GENTILMENTE INVIATO LA CINA – LA PRIMA TRANCHE DA 100 MILIONI È GIÀ IN PRODUZIONE (LE FA L’AZIENDA BYD) – A LAVORARE PER IL CONTRATTO SAREBBERO STATI IN PARTICOLARE L’AMBASCIATORE ITALIANO IN CINA LUCA FERRARI E IL SUO PREDECESSORE ETTORE SEQUI, OGGI CAPO DI GABINETTO DI LUIGINO DI MAIO

La commessa del governo italiano da 180 milioni di mascherine dall’azienda cinese Byd è costata 209,5 milioni di euro. A rivelare l’importo sono fonti diplomatiche che spiegano la composizione della partita annunciata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Una prima tranche, di 100 milioni, è già in produzione e ha iniziato le spedizioni: 7 milioni di mascherine sono arrivate in Italia lo scorso martedì, ha spiegato Di Maio mercoledì nel question time alla Camera.

Primo carico

50 milioni di mascherine Ffp2, al prezzo di 1,50 euro cad.

Altre 50 milioni di mascherine chirurgiche (le cosiddette medical masks) a un prezzo di 0,29 euro ciascuna. Il secondo carico, da 80 milioni, è composto unicamente di mascherine Ffp2, allo stesso prezzo delle prime. A firmare il contratto Gaetano Mignone, coordinatore del servizio della Protezione Civile diretta da Angelo Borrelli.

Come riportato da Dagospia, nei giorni scorsi il settimanale Panorama aveva segnalato una differenza notevole con i prezzi ante-crisi, rispettivamente di 80-90 centesimi per le mascherine Fpp2 e di soli 10 centesimi per quelle chirurgiche. Secondo fonti qualificate in realtà i prezzi di acquisto sono di mercato, tenendo conto che da quando la crisi è divenuta globale il mercato delle mascherine è letteralmente esploso, con una domanda di gran lunga superiore all’offerta.

La Byd, che è l’azienda cinese produttrice, infatti dovrà continuare a ritmi serrati la produzione per rispettare i termini dell’accordo con il governo italiano: dopo il primo carico da 7 milioni, consegnerà ogni settimana 20 milioni di mascherine. Palazzo Chigi vorrebbe chiedere di portarle a 30, per colmare il fabbisogno italiano mensile che, ha dichiarato Di Maio alla Camera, ammonta a 90 milioni di mascherine.

 PRODUZIONE DI MASCHERINE IN CINA

 

Ma quali aiuti? Acquistiamo le mascherine dalla Cina a un prezzo tre volte superiore a quello pre pandemia.

Il tutto mentre i media di Pechino raccontano che in Italia “si specula” sui dispositivi

La Farnesina

È stata la Farnesina a fornire le cifre finali della più importante commessa di mascherine ad oggi acquistata dal governo, facendo chiarezza su una delle tante aree grigie intorno alla gestione degli aiuti che da più parti del mondo sono arrivati in Italia. Una partita, va riconosciuto, che ha visto il ministero degli Esteri in prima linea per accaparrarsi contratti di fornitura da aziende estere già nel mirino di altri Paesi colpiti dall’emergenza sanitaria.

 

Il caso forniture fa clamore

È più volte mancata, semmai, la chiarezza sulla natura dei contratti, pur essendo il Movimento 5 Stelle il partito che si è sempre proclamato trasparente.

   Spesso quelli che in realtà sono acquisti del governo sono stati indicati come “donazioni”. Il caso delle forniture cinesi ha fatto particolare rumore non solo perché sono state le prime a mobilitarsi, con una imponente campagna dei media di Stato cinesi, ma anche perché provenienti da un Paese con una valuta diversa, che non ha facilitato la chiarezza dei conti, a differenza delle forniture donate dagli Stati Uniti. L’ambasciata americana a Roma ha fornito una lista esaustiva degli aiuti arrivati finora in Italia e il presidente Donald Trump si è impegnato a inviare a Roma materiale medico-sanitario per un valore di 100 milioni di dollari.

Il 27 marzo, partecipando alla conferenza stampa del commissario Arcuri, Formiche.net aveva chiesto di avere contezza di quali fossero aiuti internazionali e quali invece acquisti. Il commissario aveva risposto che presto la struttura sarebbe stata in grado di fornire “una visibilità puntuale e reiterata nel tempo delle acquisizioni”. E’ stata poi inviata una mail alla Protezione civile chiedendo un chiarimento sull’importo economico dei contratti e sulle modalità e le tempistiche della spedizione. Il dipartimento, per parte sua, ha invitato a rivolgersi alla Farnesina.

Peccato che sia un dirigente della Protezione Civile, Mignone, ad aver apposto la firma sui contratti.

Vale la pena di ricordare che il ruolo della Farnesina è quello di coordinare le sole spedizioni inerenti ai contratti firmati dalla Protezione civile e dal commissario Arcuri. Non è competenza del dicastero di Di Maio né la distribuzione del materiale sul territorio né la gestione delle donazioni di enti privati. Su quest’ultimo fronte si è verificato più di un problema.

Non è infatti chiaro chi sia preposto al controllo della qualità di queste spedizioni (l’ambasciata italiana in loco non può certo occuparsene da sola), controllo che invece è garantito per i contratti firmati dal governo sia alla partenza che all’arrivo del materiale, grazie anche alla supervisione del Comitato scientifico del governo per l’emergenza.

In questi giorni la Farnesina si è dunque ritrovata a dover rispondere a richieste su spedizioni che non rientrano nella sua competenza, rimandando al dipartimento di Borrelli. È il caso, fra le tante, di una donazione di due milioni di mascherine da Hong Kong e Shanghai da parte del movimento delle Sardine, per cui avrebbero fatto da mediatori alcuni imprenditori di Confindustria.

Questa situazione di confusione, certamente giustificata dalla drammaticità degli eventi che la Protezione civile e la struttura di Arcuri si trovano a gestire ha fatto emergere alcune falle non indifferenti. Si è creato un caso, ad esempio, intorno alla partita di 600mila mascherine chirurgiche provenienti dalla Cina e donate dalla Protezione civile all’Ordine dei Medici. Un comunicato del commissario Arcuri diffuso dal presidente dell’ordine Filippo Anelli, ha raccontato Il Fatto Quotidiano, ha dovuto chiedere di sospendere la diffusione delle mascherine. Le scatole infatti le indicavano come “maschere Ffp2 equivalenti”, mentre invece si trattava di mascherine chirurgiche, e dunque non idonee all’uso dell’operatore sanitario.

C’è da auspicare che nelle prossime settimane, nella speranza che diminuisca la pressione sulle strutture sanitarie, e in particolare sui reparti di terapia intensiva e sub-intensiva, si possa far chiarezza per catalogare tutto il materiale ricevuto e distinguere fra donazioni e acquisti. Intanto, qualche certezza. Come il governo americano quando ha acquistato un carico di tamponi dall’Italia, così anche quello italiano ha pagato il materiale generosamente fornito dalla Cina: 209,5 milioni di euro.

Fabio Sanfilippo