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Cronaca

Roma, Quando di hacker fanno del bene: guerra ai pedofili

 EDITORIALE

AVV. GIANNI DELL’AIUTO

D istinguiamo gli hacker in due categorie: da una parte quelli che, senza scrupoloalcuno e con il più assoluto disprezzo per gli altri, usano la rete per commettere reati, rubare dati, indenta, commettere truffe e quant’altro; dall’altro quelli che si dichiarano hack-tivisti e che riescono a fare anche attività utili.
E’ il caso di Lulzsec Italia e Anonymous che ha dichiarato guerra ai pedofili. Lo scorso dieci aprile, hanno lanciato un video in cui, senza mezzi termini, dichiaravano ai pedofili che “Se non possiamo difendere le vittime di questi reati, state pur certi che le vendicheremo: stiamo venendo a prendervi». E lo hanno fatto. E’ infatti iniziata l’operazione Revenge Gram con la quale, grazie anche alle segnalazioni ricevute, avrebbero recuperato dati e chat per poi mettere in rete i risultati di una capillare attività di Investigazioni e indagini per identificare chiunque commerci e scambi materiale pornografico con soggetti minori e bambini. I dati individuati sono stati resi pubblici e adesso screen, nomi, cognomi, telefoni, città e professioni sono a disposizione di chiunque si connetta voglia visitare l’account Twitter del gruppo.
Un bel colpo e, di sicuro un notevole supporto per le forze dell’ordine che si trovano già pronti gli elementi necessari a colpire questi comportamenti in rete. Probabilmente l’attività degli hack-tivisti è iniziata prima dell’emergenza Covid 19 visti alcuni risultati, ma non è ipotesi improbabile che, in questo periodo, con l’aumento di connessioni anche per la scuola, e l’aumento del tempo trascorso online specialmente dai più giovani, gli hacker “buoni”, abbiano avuto anche loro un incremento di lavoro.
Probabilmente a chi vede adesso il suo nome e cognome online, insieme a chat dal contenuto inequivocabile, sorgeranno altri tipi di preoccupazioni. Già nel 2013 Anonymous aveva svolto questa attività, ma sembra che in molti non abbiano imparato la lezione. E viene da dubitare che le persone coinvolte in questa vicenda potranno lamentarsi della pubblicazione dei loro dati. Presumibilmente assisteremo ad una serie di giustificazioni che inizieranno dal furto di identità per finire all’hackeraggio del proprio account; spetterà verosimilmente ai giudici vagliarle.