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CULTURA

Ernest Hemingway a 67 anni dal Pulitzer

Ernest Hemingway – noto scrittore del Novecento – 67 anni fa vinse il più prestigioso premio statunitense per il giornalismo, per i successi letterari e per le composizioni musicali. Ottenne il Premio Pulitzer con la sua opera “Il vecchio e il mare”. Esattamente il 4 maggio 1953. Ritenuto uno dei suoi romanzi migliori insieme a “Il sole sorgerà ancora”, “Addio alle armi” e “Per chi suona la campana”.

Il Premio venne istituito alla morte di Joseph Pulitzer. Decesso avvenuto nell’anno 1911. Fu questo editore e giornalista a lasciare la sua eredità alla Columbia University. Università che grazie a questo gesto fondò, insieme alla sua rinomata facoltà di giornalismo, il Premio stesso. Fu lo stesso Pulitzer nel suo testamento a dettare le categorie a cui conferire i premi. Successivamente ampliate.

Nelle categorie aggiunte successivamente troviamo quella in cui vinse il famoso scrittore. L’importanza di questo autore venne sancita con la vincita del Premio Pulitzer per la narrativa. Grazie a un breve romanzo che racconta il coraggio di un uomo, la sua perseveranza e il suo sfidare il destino. Così come il rapporto con la natura e la contraddizione di questa.

Racconta il tutto con un suo stile che lo contraddistingue. Un’opera caratterizzata da una semplicità disarmante, una prosa semplice, essenziale, asciutta. Un nuovo stile riconoscibile, contrassegnato da frasi brevi, tutt’altro che complesse. Uno stile che accompagna temi all’apparenza superficiali. Superficialità che nasconde. È come un manto che oscura il vero significato dell’opera, quello che Hemingway vuole trasmettere. Un significato più profondo, che riflette particolari dell’esistenza.

Le tematiche di cui quest’autore si fa portavoce sono molte. Il coraggio dell’Uomo nel compiere il suo dovere, la lotta contro il destino, la natura e la sua sfida, la morte, l’amore e la guerra. Proprio questa è presente in molti dei suoi romanzi. Uno fra tutti è il suo Per chi suona la campana.

Romanzo pubblicato nel 1940, racconta l’esperienza in guerra dello stesso Hemingway. Attraverso un alterego, Robert Jordan, racconta la Guerra Civile Spagnola. Conflitto in cui lui stesso prese parte come corrispondente di guerra a fianco dell’esercito popolare repubblicano. In questo romanzo ritroviamo alcuni dei temi salienti dell’Opera dello scrittore. La morte, il sacrificio per una causa e l’ideologia (politica).

Robert Jordan è un intellettuale americano arruolato con i repubblicani. Incaricato dall’Unione Sovietica. Il suo compito è quello di distruggere un ponte nella Spagna sempre più franchista. Il suo incarico era di eseguire azioni di sabotaggio nei confronti dell’esercito di Franco. Ambientato nel 1937, racconta una delle guerre più atroci, assurde e dimenticate del Novecento. La Guerra civile spagnola (1936-1939).

Guerra contraddittoria e feroce che vide il contrapporsi di due schieramenti. Quello nazionalista (franchista) e quello Repubblicano. Furono le forze repubblicane che poterono giovare dell’aiuto di diversi volontari. Volontari molto spesso provenienti da Nazioni differenti che semplicemente abbracciarono le istanze di questo fronte.
È proprio tra queste linee che si trovò Hemingway. È da qui che raccontò una Guerra troppo spesso lasciata alla memoria di storici e poco spesso tramandata. Un conflitto attraverso il quale poté far trapelare le sue tematiche care. La morte, l’amore per la terra spagnola, il destino, il suicidio.

Una guerra civile caratterizzata da record e novità tragiche. Tra queste, da annoverare, è il primo bombardamento nella storia indirizzato verso un bersaglio civile. Non strategico, non militare ma civile. Verso una cittadina di rilevanza prettamente simbolica. Bombardamento più volte ripreso da artisti, tra i quali Picasso. Il bombardamento di Guernica, del 26 aprile 1937, è sicuramente uno degli episodi più memorabili e cancellati dalla memoria della storia europea.

Un evento emblema di questa Guerra raccontata da Hemingway; ma anche da Orwell, André Malraux e molti altri. Una guerra che anche se tralasciata dai programmi di studio, è considerata la vera e propria “prova generale” della Seconda Guerra Mondiale. Già in quest’occasione si sono palesati agli occhi del Mondo gli schieramenti che scesero in campo nel secondo conflitto mondiale. Così com’ è considerata un banco di prova per quanto riguarda le nuove strategie e le nuove armi utilizzate successivamente. Dal bombardamento su soggetti civili alla guerriglia.
Tutto sommato una guerra civile non è altro che un conflitto intestino. Interno allo Stato, alla popolazione. Un conflitto caratterizzato da ideologie importanti, raccontate da molti intellettuali. Una guerra tra spagnoli e spagnoli che Hemingway riesce perfettamente a portare fino al nuovo Millennio.

È da qui che si deve partire per analizzare i conflitti vissuti fino a oggi. Grazie a questi romanzi giungono al 2020 testimonianze di una guerra che è stata replicata nel tempo. Riproposta con diverse metodologie, in diversi contesti geografici, politici e storici. Una guerra come quella raccontata da Hemingway può risultare lontana, remota. Non è affatto così.

Il Mondo intero, non solo l’Occidente, ha vissuto guerre civili atroci e subdole. Conflitti che hanno visto lo schierarsi di fronti opposti. Rappresentati però da soldati e civili con ugual cittadinanza. Guerre spesso dimenticate, tralasciate, poco raccontate. Che a differenza della guerra spagnola, non hanno assistito a una così importante vivacità letteraria postuma. Vivacità che nonostante tutto veicola ai più la memoria.

Troppe sono le guerre civili dimenticate o non considerate come tali. Raccontate da giornalisti e scrittori importanti, ma studiate superficialmente. Trasmesse ai posteri da professionisti autorevoli, in primis la conosciutissima Fallaci, ma accantonate. Subito relegate in quell’angolo della memoria che non viene mai aperto, toccato, stimolato.

Conflitti che non vengono visti come tali, perché non possiedono gli elementi tipici di una guerra. Non possiedono armi, sangue, terrore. Al contrario possono rivelarsi ugualmente terribili e spietati. Sono quei conflitti che non usano le armi ma il potere di sottomissione. Quei conflitti che ospitano in sé la morte, ma non il sangue sparso. Quei conflitti che vedono serpeggiare il terrore all’interno di una comunità, ma molti della stessa non lo percepiscono.
Sono quelle guerre che andrebbero raccontate alla stregua della Guerra Civile Spagnola di Per chi suona la campana. Sono quelle guerre che vedono il contrapporsi di ricchezza estrema e povertà dilagante. Quelle guerre in cui si assiste a uno scontro non più militare ma generazionale, sociale, politico, tecnologico e psicologico. Uno scontro che non porta a morti immediate, ma assiste comunque a decessi. Alla dipartita di ideali e di pensieri. All’oscuramento di una parte della popolazione. Siano essi i giovani, gli anziani, le persone poco scolarizzate, i poveri e i nuovi poveri.
Sono queste guerre che andrebbero raccontate alla stregua dei conflitti più conosciuti. Per essere ricordate e non relegate all’oblio della storia reputata come secondaria. Andrebbero raccontate come Hemingway, Orwell e altri scrittori raccontarono la Guerra civile spagnola. Come una guerra interna alla Nazione, alla popolazione. Che vede il tragico scontrarsi di persone che sono o che erano amici, parenti, colleghi, vicini di casa, compagni di scuola, coniugi. Persone che un secondo prima sono vicine a te e un secondo dopo si tramutano in nemici da combattere.