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Domodossola

Domodossola Via Vigorelli. Notti brave.

Da troppo tempo gli abitanti di Via Vigorelli a Domodossola sono costretti a sopportare gli schiamazzi notturni di un gruppo di giovani che trascorrono lì le loro nottate.

Bevono alcolici, fanno chiasso, abbandonano bottiglie vuote e rifiuti e esplicitano anche le funzioni fisiologiche.

I cittadini si sono rivolti prima all’Amministrazione Comunale, poi ai Carabinieri che sono intervenuti e hanno identificato alcuni giovinastri.

Dopo qualche giorno però tutto è tornato come prima.

La situazione sembra ingestibile. Forse un intervento più deciso da parte delle Forze dell’Ordine sarebbe auspicabile.

Una notte al fresco potrebbe far rinsavire questa marmaglia.

Franco Simonetti

 

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Lavoro

Bonus Lavoro Giovani: come funziona, a chi spetta

Con il Bonus Lavoro giovani le aziende possono ottenere agevolazioni per assunzioni di giovani under 35 che non sono mai stati assunti a tempo indeterminato.

Si tratta di incentivi per promuovere l’occupazione giovanile, mediante l’erogazione di aiuti per le società che assumono. La gestione del bonus occupazione 2020 è affidata all’Inps, che ha fornito le istruzioni operative e contabili.

L’Inps, attraverso la Circolare n. 57 del 28/04/2020, le indicazioni e le istruzioni per la gestione degli adempimenti previdenziali relativi alla misura, che intende favorire la creazione di opportunità di lavoro per i giovani. L’esonero contributivo per assumere giovani fino a 35 anni di età è valido per le assunzioni con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a tutele crescenti effettuate nel 2019 e nel 2020. A partire dal 2021 il limite di età per accedere al beneficio sarà abbassato a 30 anni.

Il Bonus Lavoro è una misura introdotta in Italia per favorire l’inserimento lavorativo dei giovani. Si tratta di una agevolazione rivolta alle aziende che assumono ragazzi che rientrano in determinati limiti anagrafici, mediante una diminuzione del costo del lavoro. I datori di lavoro possono usufruire di una riduzione dei contributi previdenziali che, per legge, devono versare a favore dei lavoratori assunti. Il Bonus è stato introdotto dalla Legge 27 dicembre 2017, n. 205, che prevedeva, nello specifico, uno sgravio fiscale, a valere sui contributi Inps, per i datori di lavoro privati che assumono giovani con contratti a tutele crescenti.

A partire dallo scorso anno, poi, in ottemperanza di quanto previsto dal c.d. Decreto Dignità (Decreto legge 12 luglio 2018, n. 87, convertito con modificazioni dalla Legge 9 agosto 2018, n. 96, entrata in vigore il 12 agosto), il vecchio pacchetto di incentivi per l’occupazione giovanile è stato sostituito dal nuovo Bonus Lavoro Giovani. Il provvedimento legislativo, che prevede apposite misure per favorire l’occupazione giovanile stabile, indicate nell’articolo 1 bis, in sostanza ha prorogato gli incentivi precedenti, introducendo delle modifiche. Tra queste la conferma dell’innalzamento del limite di età dei giovani assunti, previsto per accedere all’esonero, fino a 34 anni di età.

Una importante novità introdotta rispetto alla misura precedente è che la decontribuzione prevista dal beneficio per l’assunzione incentivata degli under 35 è riconosciuta anche nel caso di trasformazione di un rapporto di lavoro a termine in contratto a tempo indeterminato.

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Lega

Lega Giovani della Provincia di Varese: non possiamo più tacere

Egregio direttore, 
 
come Lega Giovani della Provincia di Varese non possiamo più tacere di fronte a quello che ormai ha assunto i contorni di un vero e proprio attacco a 360 gradi nei confronti della Lombardia, che da sola, con un governo totalmente assente, si trova a dover gestire un’emergenza senza precedenti nella storia recente. Tutti ci aspettavamo collaborazione, in primis i cittadini, ma così non è stato; al contrario invece qualcuno ha preso la palla al balzo per fare polemica. Le continue provocazioni da parte di membri del Governo e dei rappresentanti locali e nazionali di PD e M5S non sono soltanto un attacco a chi amministra politicamente la nostra regione, ma causano prima di tutto un danno enorme alla Lombardia e ai suoi cittadini, che più di tutti gli altri stanno soffrendo a causa dell’emergenza. E peggio ancora rendono evidente un malcelato rancore di qualcuno nei confronti del nostro territorio. 
 
Fin dai primi giorni dallo scoppio dell’epidemia, la nostra Provincia ha dimostrato di essere uno dei territori tra i più impegnati nella “solidarietà sanitaria”. Le strutture gestite dalle nostre ATSS sono state tra le prime in Lombardia ed in Italia a ricevere pazienti affetti da sindrome respiratoria acuta grave provenienti dagli ospedali di Lodi e di Cremona. Milioni di mascherine e migliaia di ventilatori polmonari sono transitati e transiteranno sulla pista del nostro aeroporto di Malpensa diretti nelle altre province lombarde e nel resto del Paese. Ciononostante, abbiamo messo in conto che, nella penuria di materiale sanitario, alcuni membri delle nostre famiglie sarebbero rimasti momentaneamente senza dispositivi di protezione individuale e continuiamo a seguire scrupolosamente le prescrizioni regionali e statali. Oggi la nostra provincia – la quarta della Lombardia per popolazione – registra il secondo minor numero di contagiati della Regione. Le misure di distanziamento sociale e la chiusura di tutti gli esercizi commerciali non essenziali – oltre al senso di responsabilità dei nostri cittadini – sembrano essersi quindi rivelate indispensabili per limitarvi il proliferare dell’epidemia. Tali misure, che ora si tenta di far apparire come una sorta di patrimonio condiviso, hanno però una matrice nella nostra Regione. Da subito, Regione Lombardia è intervenuta in maniera decisa nell’affrontare la diffusione del virus, emanando ordinanze per colmare l’inerzia del Governo sulla questione. Da subito, Regione Lombardia ha mobilitato la propria centrale acquisti per reperire il materiale sanitario necessario alle strutture ospedaliere, costrette a sopperire all’inoperatività di Consip. Regione Lombardia ha portato avanti nelle sedi istituzionali la linea c.d. della fermezza, il «Chiudere tutto». Ci sembra quindi che la nostra regione, la stessa Regione che viene accusata di aver: «svenduto la propria sanità», abbia messo nero su bianco la sua priorità per la salute dei cittadini. L’ente ha però dovuto fare i conti con inefficienze e lungaggini burocratiche che si sommavano ai plurimi errori di questo Governo nella gestione dell’emergenza. Non ci dimenticheremo quella sera di sabato 21 marzo, in cui l’Agenzia Dogane e Monopoli annunciò di aver requisito 900.000 mascherine presso l’aeroporto di Malpensa, requisizione avvenuta con la: «fondamentale collaborazione del Ministero degli Affari Esteri». Mascherine regolarmente acquistate da Regione Lombardia e solo successivamente restituite al legittimo proprietario. Non dimenticheremo circolari eufemisticamente “fuorvianti”, come quella a firma del Ministro dell’Interno e diretta ai prefetti che, nella settimana del picco di contagi e deceduti, consentiva le passeggiate genitore e figlio. Non dimenticheremo le tempistiche di risposta dell’Istituto Superiore di Sanità (settimane) alla domanda di conformità alla normativa sanitaria nazionale delle mascherine prodotte nella Regione. Non dimenticheremo i 5 modelli diversi di autocertificazione predisposti a qualche giorno di distanza l’uno dall’altro. Non dimenticheremo la sperequazione nella distribuzione dei fondi per l’emergenza alimentare, le conferenze stampa con mascherina sull’orecchio ed annessa risata, non dimenticheremo che: «Almeno il 50 per cento dei ventilatori acquistati verrà consegnato alla fine dell’emergenza che non sarà breve. Spero che almeno l’altro 50 per cento riusciremo a portarvelo» e «se trovate, comprate qualcosa anche per me». 
Ricorderemo – speriamo – che la nostra provincia non è stata particolarmente flagellata dall’epidemia. Noi del varesotto abbiamo questo grande privilegio. Ma abbiamo avuto i nostri morti. Un nonno, una zia, un padre. Non dimenticheremo che ci avevano detto di non creare allarmismo, che era solo un’influenza, che il vero nemico era il razzismo e che non era necessario sottoporre a quarantena le persone che avevano transitato o soggiornato in Cina. 
Ricorderemo che non era stata Regione Lombardia.
 
Riccardo Guzzetti
Coordinatore provinciale Lega Giovani Varese