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Salute e benessere

Tra la fine del 2012 e l’inizio 2013 lo “Sportello dei Diritti” aveva già denunciato il pericolo di pandemie

Coronavirus/SARS e pandemie. Tra la fine del 2012 e l’inizio 2013 lo “Sportello dei Diritti” aveva già denunciato il pericolo di pandemie dovute alla possibile diffusione di coronavirus. Adesso non possiamo non interrogarci: si poteva prevedere ed arginare prima a livello globale? Rileggendo ciò che scrivevamo il 28 settembre 2012 e il 13 febbraio 2013 sulla possibile esplosione di pandemie di sindrome respiratoria acuta grave, meglio nota come SARS, dovute a contagi di coronavirus, ci si accappona la pelle. Già all’epoca, infatti, avevamo segnalato tra i primi in Europa il diffondersi di sindromi di questo tipo dapprima in Arabia Saudita ed in Medio Oriente, poi soprannominata Mers (sindrome respiratoria da coronavirus in Medio Oriente) e che aveva fatto capolino in Gran Bretagna, dove però si erano evidenziate solo poche decine di casi. Ma il precedente più noto era la SARS del 2002/2003 che aveva “ucciso” almeno 775 persone accertate in tutto il globo. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità nel corso degli anni ha più volte invitato a non sottovalutare questi virus, sì proprio i coronavirus. Oggi da profani dell’epidemiologia, ma da attenti osservatori e tutori dei diritti di pazienti e personale sanitario, noi dello “Sportello dei Diritti” siamo obbligati a chiederci se tutto quello che sta accadendo non fosse già prevedibile in qualche modo e se non potesse arginarsi sul nascere l’epidemia e poi la pandemia. Appare davvero assurdo, infatti, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” che nel corso di circa 17/18 anni dalla prima nota epidemia per una forma di coronavirus già estremamente virulenta, o delle minacce a volte fantascientifiche di pandemie dovute a forme di contagio nei modi che stiamo tragicamente conoscendo in questi terribili giorni, i governi e le organizzazioni internazionali a qualsiasi livello abbiano fatto così poco – prima di ogni cura – per studiare piani di contenimento e di lotta alla diffusione di virus.

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Salute e benessere

Emergenza “Coronavirus” in Gran Bretagna: carenza di personale sanitario negli ospedali inglesi.

Emergenza “Coronavirus” in Gran Bretagna: carenza di personale sanitario negli ospedali inglesi. Il sistema sanitario dell’Hampshire cerca di arruolare veterinari e infermieri veterinari Anche in Gran Bretagna si è abbattuto lo tsunami coronavirus che sta già mettendo a dura prova il sistema sanitario nazionale d’Oltremanica. A comprova della situazione di gravissima crisi sanitaria è l’annuncio dell’Hampshire Hospital NHS Foundation Trust, l’omologa della nostra ASL nella contea meridionale dell’Inghilterra, rivolto a veterinari infermieri e veterinari con il quale si chiede a queste categorie di professionisti di unirsi al fronte per combattere COVID-19. La descrizione del lavoro, che incoraggia gli addetti alla cura degli animali a fare domanda per lavoro retribuito o volontario, consiste nel supportare i pazienti, che sono in terapia intensiva e necessitano di trattamento, monitorandone il polso e la respirazione, la saturazione di ossigeno, la temperatura, la pressione sanguigna – venosa e cannulazione venepuntura, solo se sono addestrati a farlo. Una situazione senza precedenti che richiede un impegno mai visto prima di uomini e mezzi che sembra stia raccogliendo il favore di tantissimi veterinari e personale delle cliniche veterinarie pronti ad “arruolarsi” in questa battaglia, per quanto è stato riportato anche sul sito di una delle più note agenzie interinali per il reclutamento di personale sanitario in Gran Bretagna al seguente link https://www.zenopa.com/news/2231/veterinary-nurses-and-veterinarians-asked-to-join-the-frontline-to-battle-covid-19 Un’idea che non sembra del tutto campata in aria per combattere in una guerra, quale quella che stiamo vivendo, in cui serve il contributo di tutti, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. È chiaro, infatti, che nell’intenzione dei responsabili dell’Hampshire Hospital NHS Foundation Trust e di coloro che lo seguiranno in Gran Bretagna non vi è la volontà di sostituire il prezioso lavoro di medici e personale infermieristico, ma di affiancare quest’ultimi nella battaglia e cercare di evitare il più possibile carenza di uomini nei prossimi giorni che appaiono assai duri per l’intero Regno Unito.

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Consumatori

Pasta e farina regine della tavola nell’emergenza.

Pasta e farina regine della tavola nell’emergenza. Chiusi in casa riscopriamo tradizioni alimentari ovunque smarrite per ritrovare una normalità perduta. Raddoppiata la produzione nei pastifici. Lo “Sportello dei Diritti”: inutile e dannosa la corsa all’accaparramento. I nostri pastifici continueranno a produrre Chiusi a casa a causa delle giuste restrizioni determinate dal virus, con le finanze che scarseggiano e che, purtroppo, per molti sono già tragicamente finite, noi italiani riscopriamo tradizioni alimentari che i ritmi sociali, la linea, nuove mode gastronomiche ci avevano fatto trascurare. Su tutte trionfano i rinnovati e accelerati consumi di pasta e farina. A documentare qualcosa che stiamo vivendo personalmente, non solo la miriade di fotografie postate sui social, ma anche la produzione nei pastifici del paese, che risulta praticamente raddoppiata ovunque, passando da una media di 400 tonnellate giornaliere a ben 800. Gli stock però si assottigliano e gli ordini, in arrivo da tutto il mondo, sono triplicati così come riferito dalla Gran Bretagna dove già prima del lockdown si registrava un tutto esaurito di prodotti nostrani sugli scaffali dei supermercati. A quanto pare, risulta pressochè impossibile far fronte alle richieste di tutti i clienti; per cui alcuni pastifici hanno introdotto una sorta di regime di razionamento. Ma proprio per tali ragioni, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, invita tutti ad evitare inutili accaparramenti che sono dannosi per la collettività perché i nostri pastifici continuano e continueranno a produrre sempre per consentirci di avere un piatto di pasta italiana, ogni giorno, sulle nostre tavole.

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Cronaca

Diana, 39enne che vive in Gran Bretagna: “Qui c’è scetticismo, ma noi italiani siamo preoccupati”.

Diana, 39enne che vive in Gran Bretagna: “Qui c’è scetticismo, ma noi italiani siamo preoccupati”. Tra gli italiani c’è il timore della diffusione del contagio. Il racconto della giovane donna che lavora come medico veterinario. Niente coronavirus, siamo inglesi. Si potrebbe dire parafrasando il titolo di una celebre commedia che poi ha avuto anche una versione cinematografica. Forse i 2000 contagi registrati nella patria della Regina Elisabetta preoccupano più gli italiani che si sono trasferiti per motivi di lavoro o di studio oltre Manica che gli stessi anglofoni. Almeno per ora. E almeno in apparenza. Tra i nostri connazionali ‘espatriati’ c’è una maggiore consapevolezza, forse anche una percezione più spiccata di quanto sia pericoloso il covid-19 grazie ai racconti dei parenti o degli amici che, al telefono o sulle chat di Whatsapp, raccontano loro cosa sta succedendo in Italia. L’elevato numero di contagi e di decessi, la rapidissima diffusione del coronavirus che ha costretto il governo Conte ad adottare misure straordinarie per l’emergenza che sta mettendo a dura prova il nostro sistema sanitario. Misure che l’esecutivo di Boris Johnson considera probabilmente eccessive. “Sono preoccupata“, racconta allo “Sportello dei Diritti” Diana D’Agata, 39 anni, che lavora come medico veterinario. “Qui nel giro di tre giorni i contagi sono aumentati: dai 700 di venerdì 13 marzo ai 2000 di oggi. I casi insomma sono più che triplicati nel giro di 72 ore. Un aumento che segue la diffusione registrata non solo nel nostro Paese, ma anche in Germania, Spagna e Francia. Nonostante ciò, “finora il governo di Boris Johnson non ha preso misure drastiche o straordinarie come in Italia, ma solo provvedimenti precauzionali: consigliano di lavare frequentemente le mani o starnutire all’interno del gomito”. La vita nella patria della regina Elisabetta per il resto prosegue normalmente. “Le scuole e le università sono aperte regolarmente, anche se sono state vietate le gite scolastiche”. Inoltre, è stato disposto “l’autoisolamento per una settimana per chiunque abbia febbre alta e tosse, eventualmente da estendere all’intera famiglia”. E “dopo sette giorni bisogna chiamare il numero dedicato – il 111 – e dunque l’ospedale per valutare il tampone”.Al tempo stesso, dice ancora Diana, “sugli autobus si sta vicini l’uno all’altro“. Dalle sue parole trapela quasi lo sgomento osservando che i modi di vivere nel Regno Unito non sono cambiati nonostante la pandemia. “Non ci sono persone che vanno in giro con la mascherina. Il Governo non ha bloccato i voli per la Cina quando lo ha fatto l’Italia. Fino a tre-quattro giorni fa in aeroporto non ci sono stati controlli, non sono stati controllati nemmeno gli italiani che sono tornati in Gran Bretagna”. Persone che magari potrebbero veicolare il Covid-19 anche oltre Manica. Invece, sottolinea ancora la giovane donna, “c’è stato un assalto ai negozi per acquistare carta igienica e prodotti disinfettanti. Ma finanche all’Università è solo da un paio di giorni che ci hanno raccomandato di lavare più frequentemente le mani. Per il resto i pub sono aperti, le persone vanno a lavorare regolarmente. Qui molti lavori sono a chiamata. Distanza di sicurezza? Gli inglesi non sanno nemmeno cosa sia”, aggiunge con un sorriso amaro. “Le persone si comportano come se non fosse successo niente”. Comportamenti non più consentiti nel nostro Paese ‘a controllo rafforzato’, dove è entrato in vigore il decreto #iorestoacasa. “Soltanto qualcuno, spontaneamente, ha deciso di annullare eventi o congressi”.Tra la comunità di ragazzi italiani che frequenta, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, c’è una certa apprensione: “Siamo più attenti, abbiamo iniziato ad avere i comportamenti che anche in Italia sono stati adottati, a differenza degli inglesi che sono piuttosto scettici. La Brexit e il coronavirus rischiano di essere una combinazione preoccupante”. Diana non si muoverà da Manchester. Né ci pensa a tornare a casa, al Sud, come tanti suoi coetanei hanno fatto.

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Cronaca

Coronavirus ed economia. Gran Bretagna: svuotati gli scaffali dai prodotti dell’agroalimentare “Made in Italy” – VIDEO

Coronavirus ed economia. Gran Bretagna: svuotati gli scaffali dai prodotti dell’agroalimentare “Made in Italy” – VIDEO. Pasta sparita dai supermercati per il timore che non ne arrivi più per i prossimi mesi

Gli effetti sull’economia dell’emergenza “coronavirus” sono ormai sotto gli occhi di tutti e travalicano anche i nuovi confini dell’Unione Europea. Perché se ormai la Brexit è un fatto conclamato con l’inevitabile creazione di nuove barriere al di là della Manica, nuove frontiere non esistono e non c’è ne saranno per il gradimento dei prodotti dell’agroalimentare del “Made in Italy” tra gli anglosassoni. La prova conclamata è la corsa agli scaffali dei supermercati, registratasi nelle ultime ore da parte degli inglesi che hanno letteralmente svuotato i reparti dedicati alla pasta italiana e ad altri prodotti nostrani tipici, in ragione del timore che tra barriere all’ingresso, ma soprattutto della crisi connessa alla diffusione del Covid-19 ed i rischi per l’economia italiana, ci sarà una consistente diminuzione dell’esportazioni ed il conseguente aumento dei prezzi. La conseguenza è una sorta di corsa all’accaparramento dei prodotti come la pasta che hanno un naturale lungo periodo di scadenza. A segnalarcelo, come risulta nel video che postiamo in esclusiva, anche una cittadina italiana da tempo residente nel Nord dell’Inghilterra che ha verificato questa “novità” che, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, se da una parte costituisce un nuovo elemento di preoccupazione per la nostra economia, dall’altra ci deve spronare a non fermarci ed andare avanti, perché il “Made in Italy” vince sempre nel mondo ed è un marchio che neanche questo terribile momento può spazzare via. Ecco il video : https://youtu.be/nS3MrcDtmGg