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La Guardia di Finanza di Varese festeggia il 246° Anniversario della sua fondazione.

246° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA. UN ANNO E MEZZO DI ATTIVITA’ AL SERVIZIO DEL PAESE IN CIFRE. La Guardia di Finanza di Varese festeggia il 246° Anniversario della sua fondazione. La sobria cerimonia è stata celebrata – in forma interna e nel rispetto delle condizioni legate all’emergenza sanitaria – alla presenza del Prefetto di Varese, dott. Dario Caputo. Dopo la deposizione di una corona in onore dei Caduti del Corpo sono stati letti il messaggio del Presidente della Repubblica, l’ordine del giorno speciale del Comandante Generale e la preghiera del finanziere. Per l’occasione, è stato predisposto un bilancio sulle attività svolte nell’ultimo anno e mezzo dalle Fiamme Gialle varesine nei vari settori strategici affidati al Corpo dall’Autorità di Governo.   BILANCIO OPERATIVO DEL 2019 I Reparti del Comando Provinciale Varese hanno concluso oltre 23.000 interventi ispettivi nel periodo tra gennaio 2019 e maggio 2020; la magistratura ordinaria e contabile ha delegato al Corpo, nello stesso periodo, 840 indagini. LOTTA ALL’EVASIONE, ALL’ELUSIONE E ALLE FRODI FISCALI Evasione fiscale internazionale, frodi carosello, indebite compensazioni, illeciti doganali e traffici illeciti di prodotti petroliferi sono alcuni dei fenomeni più gravi, pericolosi e diffusi sul territorio nazionale su cui si sta concentrando l’attenzione della Guardia di Finanza al fine di contrastare gli effetti distorsivi della concorrenza provocati dalla grande evasione e dalle frodi fiscali, particolarmente dannosi soprattutto nei periodi di crisi. Sono stati denunciati 274 soggetti per reati fiscali (emissione di fatture false, presentazione di dichiarazione fraudolente e occultamento di documenti contabili), di cui 15 tratti in arresto. I casi di evasione fiscale internazionale scoperti, principalmente riconducibili a stabili organizzazioni occulte, estero-vestizioni della residenza fiscale e illecita detenzione di capitali all’estero, sono in tutto 14, mentre nel campo delle frodi all’IVA poste in essere mediante fatture false e società fantasma ed in quello delle indebite compensazioni di debiti tributari e previdenziali con crediti IVA fittizi, i casi scoperti ammontano a 35. Nel contrasto all’economia sommersa sono stati individuati 102 soggetti sconosciuti al Fisco (evasori totali), che hanno evaso nel complesso oltre 27 milioni di euro di IVA, nonché 83 datori di lavoro che hanno impiegato 1.120 lavoratori in “nero” o irregolari. Ammontano, invece, a 39 gli interventi nel settore delle accise, con il sequestro di oltre 27 tonnellate di prodotti energetici. Nel settore dei giochi e delle scommesse illegali, i controlli eseguiti sono stati 53, con 5 violazioni rilevate. I 355 interventi a contrasto del contrabbando e delle frodi doganali hanno portato al sequestro di 4.700 chilogrammi di tabacchi lavorati esteri. Nella vigilanza sul commercio internazionale della fauna e della flora in via di estinzione, tutelate dalla Convenzione di Washington (c.d. C.I.T.ES.), il Corpo ha eseguito, negli spazi doganali, circa 9.500 controlli. CONTRASTO AGLI ILLECITI NEL SETTORE DELLA TUTELA DELLA SPESA PUBBLICA L’azione della Guardia di Finanza contro gli illeciti in materia di spesa pubblica è finalizzata a individuare quelle condotte che, pregiudicando la legalità e la trasparenza nella Pubblica Amministrazione, minano il puntuale utilizzo delle risorse destinate al benessere della collettività, favorendo sprechi, truffe, malversazioni e indebite percezioni. Le frodi scoperte dai Reparti in danno del bilancio nazionale e comunitario, ivi comprese quelle in materia di spesa previdenziale, assistenziale e sanitaria, superano i 635 mila euro, con un numero di persone denunciate complessivamente pari a 95, di cui 1 tratta in arresto. Con riferimento alle indebite percezioni del “reddito di cittadinanza”, sono stati denunciati all’Autorità giudiziaria 9 soggetti. Passando, più in generale, al settore della tutela della legalità nella Pubblica Amministrazione, sono state denunciate oltre 100 persone per reati in materia di appalti, corruzione e altri delitti contro la Pubblica Amministrazione. CONTRASTO ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ED ECONOMICO-FINANZIARIA La strategia perseguita dalla Guardia di Finanza mira al contrasto di ogni forma di infiltrazione e degli interessi finanziari, economici e imprenditoriali della criminalità organizzata ed economico-finanziaria, attività di rilevanza assoluta nello scenario che va a profilarsi, contraddistinto dall’urgente necessità di tutelare la sicurezza economico finanziaria a salvaguardia del “sistema Paese” nella delicata fase post emergenza. Le indagini patrimoniali contro le mafie, volte a sottrarre le risorse finanziarie e patrimoniali dalle quali le consorterie criminali traggono sostento, hanno portato alla confisca (e ristabilito il possesso da parte dello Stato) di beni e valori per circa 500 mila euro. Ulteriori 2,1 milioni circa sono stati, inoltre, sequestrati, mentre le proposte di sequestro in corso ammontano a oltre 6 milioni di euro. È continuata, altresì, la collaborazione istituzionale con le Autorità Prefettizie, quale fulcro del sistema di prevenzione antimafia in ambito provinciale. Complessivamente sono stati eseguiti 312 accertamenti a seguito di richieste pervenute dai Prefetti della Repubblica per le verifiche funzionali al rilascio della documentazione antimafia. Inoltre, dallo sviluppo delle indagini di polizia giudiziaria, è scaturita la denuncia di 50 persone per i reati di riciclaggio e autoriciclaggio, di cui 1 tratta in arresto. Il valore del riciclaggio accertato si è attestato a 60 milioni di euro. Sul fronte della prevenzione, sono state sottoposte a indagini più approfondite 1.682 segnalazioni di operazioni sospette, inoltrate da intermediari finanziari e professionisti ai sensi della normativa antiriciclaggio. Inoltre, presso lo scalo aeroportuale di Malpensa nonché ai valichi di confine con la Confederazione Elvetica, sono stati eseguiti circa 4.000 controlli volti a verificare il rispetto delle norme sulla circolazione transfrontaliera di valuta in entrata e/o in uscita dal territorio nazionale, che hanno avuto ad oggetto movimenti di capitali per circa 39 milioni di euro e hanno condotto all’accertamento di 1.770 violazioni nonché al sequestro di oltre 370.000 euro. In materia di falsificazione monetaria, ivi compresa la clonazione di carte di credito e di debito, sono stati sequestri valute, titoli, certificati e valori bollati contraffatti per un valore complessivo di oltre 7.500 euro. In tema di sicurezza prodotti, di contrasto alla contraffazione, al falso made in Italy e all’illecito sfruttamento economico delle opere protette dal diritto d’autore, sono stati sequestrati quasi 266.000 di prodotti industriali contraffatti, con falsa indicazione made in Italy o non sicuri. CONTROLLO DEL TERRITORIO E CONTRASTO AI TRAFFICI ILLECITI Il controllo del territorio per il contrasto ai traffici illeciti è assicurato da un dispositivo d’intervento unitario, che ha portato al sequestro, dal 1° gennaio 2019 al 31 maggio 2020, di circa 1 tonnellata di sostanze stupefacenti, in particolar modo presso l’aeroporto internazionale di Malpensa. BILANCIO OPERATIVO NELLO STATO DI EMERGENZA DA COVID-19 A seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 il Corpo ha rivolto la propria azione contro gli illeciti economico-finanziari che, nel particolare momento che sta vivendo il Paese, destano maggiore preoccupazione: usura, riciclaggio, truffe e frodi in danno della popolazione, anche on line, pratiche commerciali scorrette e pericolose per i consumatori, manovre distorsive sui prezzi, indebite percezioni di risorse pubbliche, reati contro la Pubblica Amministrazione, frodi nelle pubbliche forniture e, più in generale, violazioni al Codice degli appalti. Più in dettaglio, dai primi segnali della grave emergenza sanitaria che ha diffusamente colpito la Lombardia, tutti i Reparti del Corpo della regione sono stati impegnati, sotto il coordinamento delle locali Prefetture, nell’attuazione delle misure di contenimento disposte dall’Autorità di Governo. Dallo scorso mese di marzo i Reparti della Guardia di Finanza della Provincia di Varese hanno sviluppato circa 4.500 controlli volti ad assicurare il rispetto delle misure di contenimento della pandemia da COVID-19: quasi 100 soggetti, a vario titolo, denunciati per violazioni commesse nel periodo dell’emergenza. Con riguardo al contrasto all’infiltrazione della Criminalità Organizzata nel tessuto economico del paese, nei primi cinque mesi del 2020 sono stati svolti accertamenti patrimoniali nei confronti di 87 soggetti, con beni mobili, immobili, aziende, quote societarie e disponibilità finanziarie, di valore pari a oltre 6 milioni di euro, proposti all’Autorità Giudiziaria per il sequestro. I provvedimenti di sequestro e confisca operati in applicazione della normativa antimafia hanno invece raggiunto, rispettivamente, la quota di oltre 2 milioni di euro e di circa 500.000 euro. In parallelo a questo, è stata sviluppata un’ampia attività di analisi, investigativa ed operativa contro frodi e truffe poste in essere da chi intendeva approfittare della grave situazione di crisi. Questa attività ha riguardato soprattutto i dispositivi di protezione individuali. Sono stati denunciati soggetti per i reati di frode in commercio, vendita di prodotti con segni mendaci, truffa, falso e ricettazione, constatate sanzioni amministrative in circa 500 casi e sottoposti a sequestro oltre 370.000 mascherine e dispositivi di protezione individuale e 267 litri di igienizzanti (venduti come disinfettanti). Oltre 283.000 mascherine sono state requisite dal Commissario straordinario, su richiesta di Reparti del Corpo e su conforme avviso delle competenti Autorità penali e amministrative, per essere distribuiti a strutture della Protezione Civile, ospedali, enti pubblici.

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Cronaca

246 esimo anniversario di fondazione della Guardia di Finanza

Nel 1774 venne costituita per volere di Vittorio Amedeo III, Re di Sardegna, la “Legione Truppe Leggere” che fu il primo esempio di un corpo speciale istituito per il servizio di vigilanza finanziaria ai confini, oltre che per la difesa militare. Le fiamme gialle hanno scelto la data del 21 giugno quale ricorrenza annuale per celebrare la fondazione del Corpo, in ricordo della battaglia del solstizio che vide protagonisti i Finanzieri nel corso del primo conflitto mondiale.

La ricorrenza è un’occasione per fare il bilancio di un anno di attività che ha visto il sequestro di beni per un valore di oltre un miliardo in seguito a reati in materia di imposte dirette ed Iva.

Sono stati scoperti  9.020 evasori totali,  14.540 sono stati denunciati e 389 sono stati arrestati. 

Questo è il bilancio dell’attività della Guardia di Finanza in materia di lotta all’evasione e alle frodi fiscali nel 2019, diffuso in occasione del 246 esimo anniversario di fondazione del Corpo.

Per ultimo, durante l’emergenza coronavirus, le fiamme gialle hanno sequestrato complessivamente 26,3 milioni di mascherine un milione dei quali per manovre speculative sui prezzi: in alcuni casi i ricarichi hanno raggiunto il 6.000% rispetto al prezzo di acquisto.

 

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Sequestrati tre appartamenti a Marbella, Tangeri e Desio ed un negozio in Brianza

PREGIUDICATI SENZA REDDITO CON IMMOBILI IN SPAGNA E MAROCCO. SEQUESTRO DELLA GUARDIA DI FINANZA DI VARESE.

 

Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Varese della Guardia di Finanza ha eseguito un decreto di sequestro preventivo “per sproporzione” di beni e disponibilità finanziarie del valore complessivo pari a circa 2 milioni di euro.

L’attività d’indagine, svolta sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Milano (Sost. Proc. Dott. Paolo Storari), ha riguardato due pregiudicati (condannati, nel recente passato, per reati fallimentari e tributari) che, pur non avendo dichiarato negli ultimi anni redditi ai fini delle imposte, hanno investito gli ingenti profitti illecitamente accumulati.

Gli accertamenti eseguiti hanno fatto luce su numerose operazioni di trasferimento di denaro in territorio elvetico e sulle conseguenti operazioni di reimpiego di tali capitali. In tale contesto si è rivelata centrale la figura di un avvocato – di nazionalità italiana ma residente in Svizzera – che ha messo a disposizione degli indagati alcune società costituite in territorio elvetico nelle quali sono confluite le disponibilità finanziarie derivanti dai reati commessi in Italia.

Dalle indagini è stato ricostruito l’acquisto, effettuato mediante l’interposizione di una società di diritto elvetico, di un appartamento in un lussuoso residence a Marbella (Spagna) e di 2 immobili a Desio (MB). I due pregiudicati, su indicazione del professionista, hanno dapprima fornito disponibilità finanziarie in contanti per oltre 650 mila € ad una fiduciaria elvetica. Le somme, dopo essere transitate su conti correnti di società off shore (con sede principalmente a Dubai), sono poi rientrate “ripulite” in Svizzera attraverso bonifici disposti a favore di una società elvetica costituita dal legale per conto dei 2 pregiudicati.

Dalle attività tecniche di intercettazione telefonica ed ambientale eseguite, è emerso come in una sola operazione i principali soggetti, abbiano trasferito dall’Italia verso la Svizzera denaro contante per oltre 700 mila euro. In quella circostanza si sono serviti della collaborazione di uno “spallone”, procurato dal solito professionista, che si è occupato di trasportare in auto l’ingente somma all’interno di un borsone da viaggio; il contante è stato poi depositato su conti correnti elvetici intestati a prestanome vicini all’avvocato.

Fra i beni sequestrati dal Gip del Tribunale di Milano (Dott. Giulio Fanales) risultano tre appartamenti a Marbella, Tangeri e Desio ed un negozio in Brianza; grazie alla preziosa collaborazione con l’Autorità Giudiziaria elvetica inoltre, su richiesta della Procura meneghina, sono state bloccate disponibilità finanziarie giacenti su conti svizzeri degli indagati per oltre 200 mila euro.

Nel procedimento penale instauratosi risultano indagati a piede libero 9 soggetti ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

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Cronaca

La Soprintendenza del Mare in collaborazione Guardia di Finanza e BCsicilia recuperano un’ancora di epoca ellenistico-romana

 

Nei fondali di San Vito Lo Capo, nel Trapanese, la Soprintendenza del Mare, in collaborazione con la Guardia di Finanza e l’Associazione BCsicilia, ha effettuato un operazione di recupero di un’ancora di epoca ellenistico-romana che ha la particolarità di presentare una decorazione a rilievo di delfino su uno dei due bracci. L’animale è considerato tra i simboli marini legati ad Afrodite Euploia, uno dei più benauguranti per la navigazione.

L’operazione prende avvio dalla comunicazione di Marcello Basile, gestore di un diving a San Vito Lo Capo, che aveva segnalato la necessità di mettere in sicurezza un’ancora per evitare che il reperto venisse trafugato. L’operazione è stata effettuata con il ten. Sebastiani della GDF Sezione operativa navale di Trapani stazione di Palermo, al comando dell’Unita navale B.S.1301. La Soprintendenza del Mare era rappresentata da Stefano Vinciguerra, istruttore direttivo coordinatore delle operazioni in immersione e rilievo foto e video, in collaborazione con il gruppo subacqueo di BCsicilia, coordinato dall’ ing Gaetano Lino, insieme ai volontari Salvatore Ferrara e Giampiero Tomasello. Era inoltre presente il segnalatore Marcello Basile conoscitore del sito.

Il reperto è stato recuperato ad una profondità di circa 20 metri. Sul posto è stata collocata una targhetta ed è stata inoltre rilevata la posizione con il GPS. L’interessante reperto è stato successivamente trasportato a Palermo nella sede della Soprintendente del Mare.

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Cronaca

‘Ndrangheta Reggio Calabria : “Operazione Waterfront” sequestri per oltre 103 milioni e decine di arresti

E’ stata chiamata “waterfront” l’operazione organizzata dalla procura di Reggio Calabria che ha condotto a decine di arresti in tutta Italia coinvolgendo anche 11 funzionari pubblici, e a sequestri di beni e imprese per oltre 103 milioni di euro.

L’operazione è stata coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e denominata ‘Waterfront’ ed è l’epilogo delle indagini sull’ala imprenditoriale dei Piromalli.

Le indagini hanno fatto emergere l’esistenza di un cartello composto da imprenditori e pubblici ufficiali che sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta aggravata dall’agevolazione mafiosa, frode nelle pubbliche forniture, corruzione ed altri reati. 

Con il  cartello criminale erano coinvolti alcuni imprenditori e 11 i funzionari pubblici che pilotavano gli appalti per agevolare le cosche della ‘Ndrangheta

La Guardia di Finanza, che oggi ha eseguito decine di arresti in tutta Italia, con il coordinamento della Dda di Reggio Calabria ha indagato sulle  le attività ‘imprenditoriali’ dei Piromalli, la cosca che opera nella Piana di Gioia Tauro. 

L’operazione odierna ha coinvolto oltre 500 finanzieri dei comandi provinciali e dello Scico che sono intervenuti in Calabria, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, in Sicilia tra Messina, Palermo, Trapani e Agrigento, in Campania – a Benevento e Avellino -a Milano e Brescia in Lombardia e ad Alessandria, Gorizia, Pisa, Bologna e Roma.

 

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Luino

Luino : sequestrate oltre 72 mila mascherine chirurgiche

ll sequestro delle oltre 68 mila mascherine chirurgiche e prive dei requisiti di idoneità è stata effettuata dalla Guardia di Finanza di Luino, durante un controllo in un negozio di generi non alimentari gestita da un cinese dove venivano vendute come dispositivi medici, ma senza le certificazioni previste.

Durante il controllo del negozio i militari hanno trovato sotto il bancone un sacchetto di plastica con un centinaio di mascherine senza il marchio “CE” e hanno chiesto al titolare di esibire la relativa documentazione di acquisto.

Hanno così constatato che non esisteva nessuna documentazione fiscale o doganale che potesse certificare che le mascherine fossero realmente un dispositivo medico.

In seguito ad un successivo controllo nel magazzino di fianco al negozio e a bordo di automezzi di proprietà dell’azienda sono stati trovati 24 scatoloni contenenti confezioni da 50 pezzi ciascuna provenienti direttamente dalla Cina.

Il titolare del negozio non ha potuto fornire nessuna documentazione dimostrante l’origine comunitaria né copie dell’autocertificazione per la produzione/importazione in deroga, come previsto dall’art 15 del D.L. 18/2020 (introdotta per agevolare il reperimento dei dispositivi nella fase di emergenza sanitaria da COVID-19 e consentire alle aziende di autocertificare le caratteristiche tecniche e il rispetto di tutti requisiti di sicurezza dei dispositivi prodotti o commercializzati).

Pertanto il titolare del negozio è stato segnalato alla Procura della Repubblica di Varese per l’ipotesi di frode in commercio. 

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Durante un’altra operazione di controllo effettuata a Galliate Lombardo i militari della Compagnia di Varese hanno sequestrato 4.000 dispositivi di protezione individuale “KN95 FFP2” senza i requisiti di conformità e sicurezza.

Il controllo è stato effettuato in seguito ad un precedente sequestro di 4 mascherine ad un rivenditore

e all’attività investigativa che ha permesso di ricostruire il percorso delle mascherine identificando anche l’importatore milanese.

Sono in corso le indagini per poter individuare tutti gli eventuali rivenditori destinatari della merce irregolare.

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Area Malpensa

Malpensa, 360.000 mascherine irregolari sequestrate

360 mila mascherine destinate alla vendita come dispositivi medici, sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza di Milano, e non è certo il primo caso: si tratta di impropria marcatura “CE”, erano prive della predetta marcatura nonché di una formale autorizzazione, rilasciata dagli organi competenti.

cinese falso marchio ce

Altre perquisizioni a Brescia, a Torino e a Novi Ligure. La marcatura CE denomina un insieme di pratiche obbligatorie per tutti i prodotti per i quali esiste una direttiva comunitaria, che include anche l’applicazione di un simbolo con le lettere “CE” sul prodotto oggetto di marcatura (da cui il nome). Essa è realizzata dal fabbricante di un prodotto regolamentato nell’Unione europea, il quale dichiara, per mezzo della dichiarazione di conformità o di prestazione per i prodotti da costruzione, che il prodotto è conforme ai requisiti di sicurezza previsti dalle direttive o dai regolamenti comunitari applicabili. L’apposizione del marchio è prescritta per legge per poter commercializzare il prodotto nei paesi aderenti allo Spazio economico europeo (SEE). «Talune direttive possono escludere l’apposizione del marchio CE su alcuni prodotti.[4] Tali prodotti possono circolare liberamente sul mercato europeo se sono accompagnati ad esempio da una dichiarazione o da un certificato di conformità» La marcatura CE non implica che un bene sia stato prodotto entro l’area SEE, bensì che ne è stata verificata la conformità alle normative europee previste (ad esempio, le norme armonizzate relative alla sicurezza) prima della sua commercializzazione

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Busto Arsizio

Busto Arsizio: la Guardia di Finanza sequestra 2,4 milioni di euro a 4 pregiudicati serbi

La Guardia di Finanza di Busto Arsizio ha sequestrato  3 ville e 2 cascinali, 9 appartamenti, 2 terreni e 5 box, ma anche 1 dipinto e 2 orologi di pregio a quattro cittadini serbi residenti in Italia specializzati in furti, truffe e traffico di banconote false.

Nonostante il periodo di pandemia : sono questi i beni che la Guardia di Finanza di Busto Arsizio su disposizione dell’Autorità Giudiziaria ha sequestrato – nonostante il periodo di pandemia – a 4 cittadini serbi residenti o domiciliati in Italia abitualmente dediti alla commissione di reati contro il patrimonio (furti, truffe, ecc.), in alcuni casi collegati ad operazioni fraudolente di cambio valuta, realizzate in più Stati attraverso la consegna agli ignari clienti/vittime di banconote contraffatte (recanti la dicitura fac-simile).A vedersi spogliati di tutti i propri beni, acquistati e accumulati con i proventi di anni di attività delittuose, sono stati un 48enne domiciliato a Busto Arsizio (VA), una 45enne domiciliata a Castellanza (VA), un 37enne di Melzo (MI) e un 33enne residente a Pieve Fissiraga (LO), imparentati tra loro e da tempo stabilitisi in Italia.Per alcuni di essi, nel mese di settembre 2017 erano già scattate le ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP del Tribunale di Busto Arsizio nell’ambito dell’operazione “LA STANGATA” condotta sempre dalle Fiamme Gialle bustocche nei confronti di una nutrita associazione a delinquere, composta da soggetti di etnia serba, sistematicamente dedita alla commissione di furti seriali, secondo la modalità definita “rip-deal”, perpetrati attraverso fraudolenti cambi di valuta realizzati utilizzando il sistema di intermediazione creditizia denominato “hawala” (in arabo “trasferimento”). Già all’epoca i finanzieri, contestualmente agli arresti, sequestrarono beni e denaro per 725.000 euro, costituenti il profitto dei reati contestati.A conclusione delle indagini penali, grazie alla meticolosa ricostruzione della biografia criminale di ciascun indagato, ha preso corpo l’operazione “LA STANGATA CONTINUA”, nell’ambito della quale i finanzieri della Compagnia Busto Arsizio, per oltre due anni hanno proseguito con approfondite indagini patrimoniali sul conto degli indagati e delle persone loro collegate, applicando il Codice Antimafia (Decreto Legislativo n. 159/2011) nella parte relativa alle misure di prevenzione patrimoniale riservate alle persone ritenute socialmente pericolose, connotate da un’evidente sproporzione tra i beni posseduti (anche se intestati a incensurati prestanome) ed i redditi dichiarati dal nucleo familiare.Individuando anche i prestanome a cui i beni erano stati formalmente intestati per eludere la confisca, è stato così possibile avanzare alle competenti Autorità Giudiziarie (Procure della Repubblica di Busto Arsizio, Milano e Lodi) le richieste di applicazione di misure di prevenzione patrimoniali che sono state accolte dalla Sezione Autonoma Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano.L’intero patrimonio sequestrato, dislocato tra i comuni di Busto Arsizio, Castellanza, Lonate Pozzolo, Monza (MB), Corno Giovine (LO), Pieve Fissiraga (PV) e Champorcher (AO), è passato ora nella gestione degli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale di 3 ville e 2 cascinali, 9 appartamenti, 2 terreni e 5 box, ma anche 1 dipinto e 2 orologi di pregio: sono questi i beni che la Guardia di Finanza di Busto Arsizio su disposizione dell’Autorità Giudiziaria ha sequestrato – nonostante il periodo di pandemia – a 4 cittadini serbi residenti o domiciliati in Italia abitualmente dediti alla commissione di reati contro il patrimonio (furti, truffe, ecc.), in alcuni casi collegati ad operazioni fraudolente di cambio valuta, realizzate in più Stati attraverso la consegna agli ignari clienti/vittime di banconote contraffatte (recanti la dicitura fac-simile).A vedersi spogliati di tutti i propri beni, acquistati e accumulati con i proventi di anni di attività delittuose, sono stati un 48enne domiciliato a Busto Arsizio (VA), una 45enne domiciliata a Castellanza (VA), un 37enne di Melzo (MI) e un 33enne residente a Pieve Fissiraga (LO), imparentati tra loro e da tempo stabilitisi in Italia.200505 gdf lastangatacontinua4

Per alcuni di essi, nel mese di settembre 2017 erano già scattate le ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP del Tribunale di Busto Arsizio nell’ambito dell’operazione “LA STANGATA” condotta sempre dalle Fiamme Gialle bustocche nei confronti di una nutrita associazione a delinquere, composta da soggetti di etnia serba, sistematicamente dedita alla commissione di furti seriali, secondo la modalità definita “rip-deal”, perpetrati attraverso fraudolenti cambi di valuta realizzati utilizzando il sistema di intermediazione creditizia denominato “hawala” (in arabo “trasferimento”). Già all’epoca i finanzieri, contestualmente agli arresti, sequestrarono beni e denaro per 725.000 euro, costituenti il profitto dei reati contestati.

200505 gdflastangatacontinuaA conclusione delle indagini penali, grazie alla meticolosa ricostruzione della biografia criminale di ciascun indagato, ha preso corpo l’operazione “LA STANGATA CONTINUA”, nell’ambito della quale i finanzieri della Compagnia Busto Arsizio, per oltre due anni hanno proseguito con approfondite indagini patrimoniali sul conto degli indagati e delle persone loro collegate, applicando il Codice Antimafia (Decreto Legislativo n. 159/2011) nella parte relativa alle misure di prevenzione patrimoniale riservate alle persone ritenute socialmente pericolose, connotate da un’evidente sproporzione tra i beni posseduti (anche se intestati a incensurati prestanome) ed i redditi dichiarati dal nucleo familiare.Individuando anche i prestanome a cui i beni erano stati formalmente intestati per eludere la confisca, è stato così possibile avanzare alle competenti Autorità Giudiziarie (Procure della Repubblica di Busto Arsizio, Milano e Lodi) le richieste di applicazione di misure di prevenzione patrimoniali che sono state accolte dalla Sezione Autonoma Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano.L’intero patrimonio sequestrato, dislocato tra i comuni di Busto Arsizio, Castellanza, Lonate Pozzolo, Monza (MB), Corno Giovine (LO), Pieve Fissiraga (PV) e Champorcher (AO), è passato ora nella gestione degli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale di di Milano in attesa della definitiva confisca e, dunque, del passaggio all’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, la quale, allorquando le sentenze di confisca, in alcuni casi già pronunciate, ma oggetto di impugnazione, diverranno definitive, ne curerà la destinazione ad un effettivo riutilizzo sociale.L’aggressione dei patrimoni illeciti, infatti, consente allo Stato di colpire le organizzazioni criminali e, più in generale, le persone che vivono in tutto o in parte con i proventi di attività delittuose, nel cuore dei propri interessi economici, patrimoniali e imprenditoriali e di restituire alla collettività, per finalità sociali, i beni illegalmente accumulati.

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Busto Arsizio

Busto Arsizio, Samarate e Olgiate Olona, oltre 330.000 mascherine contraffatte

EMERGENZA COVID-19. LA GUARDIA DI FINANZA SEQUESTRA 330.000 MASCHERINE CON MARCHIO “CE„ FALSO.

La Guardia di Finanza di Busto Arsizio ha individuato e sequestrato, presso tre società con sede nei comuni di Busto Arsizio, Samarate e Olgiate Olona, oltre 330.000 mascherine pronte per essere vendute come dispositivi medici (mascherine chirurgiche) o dispositivi di protezione individuale con marchio “CE„ falso e in assenza delle previste certificazioni.

I prodotti sequestrati, tra cui 9.000 mascherine FFP2, tutti fabbricati in Cina, risultavano infatti importati e commercializzati con una impropria marcatura “CE„  o addirittura erano privi della predetta marcatura nonché di altra documentazione idonea a certificare correttamente il prodotto come dispositivo medico (DM) o dispositivo di protezione individuale (DPI) e, comunque, senza che fossero stati formalmente interessati l’Istituto Superiore di Sanità ovvero l’INAIL, per avvalersi della deroga alla commercializzazione prevista dall’art. 15 del Decreto Legge n. 18/2020 (cd. decreto “Cura Italia”).

I finanzieri di Busto Arsizio hanno accertato che le imprese controllate, talune delle quali pubblicizzavano la vendita delle mascherine anche sul web, si avvalevano di certificazioni “CE„ rilasciate da enti cinesi non rientranti tra gli organismi autorizzati ad espletare le procedure di certificazione con ciò non garantendo la presenza dei requisiti di sicurezza essenziali per l’utilizzatore delle mascherine.

Gli amministratori delle tre aziende varesine sono stati denunciati a piede libero alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio per il reato di frode in commercio, al quale si sono aggiunte le relative contestazioni di natura amministrativa in tema di conformità dei prodotti. Anche le tre società in questione sono state segnalate all’Autorità Giudiziaria in ordine alla responsabilità amministrativa degli enti, derivante dalla mancata adozione di modelli organizzativi e di gestione idonei a prevenire il suddetto delitto commesso dai suoi legali rappresentanti nell’interesse o a vantaggio dell’azienda (artt. 5 e 25.bis.1 del Decreto Legislativo n. 231/2001).

 
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Malpensa/Cargo.Finanza e Dogana: maxi sequestro di droga, 150 kg.

Sono stati sottoposti a sequestro oltre a 150 kg.di droga anche sciroppi, cioccolatini e biscotti alla cannabis, nonché numerose dosi di ecstasy.

Di importante supporto sono state le attività svolte dalle unità cinofile del Gruppo che, grazie all’infallibile fiuto dei cani antidroga e alle competenze e abilità professionali dei relativi conduttori, hanno consentito di individuare, tra migliaia di pacchi in arrivo in questo delicato e concitato periodo, in cui nell’area Cargo dell’aeroporto transitano quasi esclusivamente dispositivi sanitari (quali mascherine, tute protettive e guanti), le spedizioni sospette, meritevoli di più approfonditi e mirati controlli.

gdf varese

La Guardia di Finanza – attraverso un’attività di monitoraggio dei flussi postali ed espressi e grazie ad una attenta “analisi di rischio” basata sulla valutazione dei profili di pericolosità delle spedizioni in arrivo con voli Cargo all’aeroporto di Malpensa – ha sottoposto a sequestro decine di spedizioni al cui interno erano occultati complessivamente 150 Kg di sostanze stupefacenti.

Trattasi principalmente di khat, ma anche marijuana e hashish, provenienti rispettivamente dall’Africa orientale (Etiopia) e dagli Stati Uniti d’America (in particolare dalla California) e Spagna, con diversi transiti in altri Paesi a causa dall’attuale lockdown, ma anche di altre sostanze, quali l’ayahuasca la cd. droga degli sciamani, di recente approdata anche in Italia dal Perù, infuso psichedelico a base di diverse piante amazzoniche, in grado di indurre un potente effetto visionario, che ha già provocato diverse vittime nei soggetti che ne hanno fatto uso.

La notizia è clamorosa per la quantità di droga, ma anche e sopratutto per la grande professionalità e il lavoro di intelligence,  nonchè i contatti internazionali che non vengono citati per evidenti motivi, ma si capisce che un’operazione così importante non nasce dal  nulla.

Riuscire a  bloccare droga provenienti da tanti  e paesi diversi, America, Spagna, Perù e Africa, è importante perchè toglie terreno alle grandi organizzazioni criminali internazionali ma anche perchè limita i danni alla società civile, diminuendo i costi sociali, umani e sanitari di cui ci rendiamo conto quotidianamente con la lotta alle infezioni da coronavirus.

 Grazie agli militari guidati dal Ten. Col.Luigi Pardi

Giuseppe Criseo