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Controllo delle masse:sesso, soldi e paura: Gustave Le Bon

Nel 1865 Gustave Le Bon nel suo “Psicologia delle masse”, analizza gli strumenti con cui “i governi” controllano le popolazioni.

Egli individua principalmente 3 componenti: Soldi, sesso e paura.

220px Gustave Le Bon
Il sesso è uno strumento nel breve tempo efficace, ma difficilmente applicabile in contesti ampi.
Funziona in gruppi molto ristretti ed è difficile da attuare fattivamente.

I soldi sono un’arma molto potente, ma come facilmente intuibile molto dispendioso economicamente se applicato su larga scala.
Rimane la paura, uno strumento relativamente economico e riproducibile su larga scala.

La paura ha per di più il vantaggio di auto-replicarsi, spinge alla delazione, alla diffidenza reciproca, alla creazione di una “fiducia nel governo”, all’illusione di scelte per il “bene collettivo”.

Come seminare “la paura” ?
Fino alla metà secolo scorso l’arma più efficace è stata quella della guerra, la creazione di un “nemico” (vero o presunto) contro il quale scagliarsi.
Poco importa se questo comportasse la perdita di vite umane, c’era un’idea da difendere, uno stato da far vincere, un nemico da abbattere.
Il secondo conflitto mondiale ha però cambiato le coscienze.

Nel mondo occidentale nessuno oggi è più disposto a rischiare la propria vita se il pericolo non è tangibile.
I regimi comunisti (per esempio) hanno dovuto “reinventarsi”, attuando politiche di controllo personale, restrizioni delle libertà ed indottrinamenti ideologici.
Negli anni ’70 e ’80 molti governi (anche italiani) hanno usato il terrorismo come arma per rafforzarsi, un po’ come avviene ancora oggi in Medioriente.
Oggi nessuna delle strade usate in passato è percorribile.

Nell’epoca della globalizzazione ogni azione interna ha conseguenze internazionali, le guerre sono diventate impopolari e con la tecnologia bellica disponibile le conseguenze imprevedibili, con il rischio di una escalation inarrestabile e costi incalcolabili, al pari di una ipotetica “stagione terroristica” che comunque, deve prevedere “la creazione di un nemico”.
Nell’epoca di internet serve un nemico astratto quasi asettico, invisibile, che non crei alleanze o coalizioni, se non quella “mondiale” per sconfiggerlo.
In grado di creare disagi economici mirati, senza implicare distruzione di alcun tipo, non verificabile come un attentato o una guerra, facilmente manipolabile nei risultati, relativamente poco costoso da attuare.

Basta una buona sceneggiatura, qualche ente compiacente, ed una adeguata campagna stampa, la pandemia è lo strumento perfetto.
Le persone vengono rinchiuse in casa per il “loro bene”, l’informazione manipolata dai soliti 4 editori con un bombardamento continuo di notizie non verificabili (siamo agli arresti domiciliari) creato ad arte per distruggere la psiche, creare ansia, instillare il seme della paura.
Limitazioni della libertà che impediscono manifestazioni di piazza, confronto sociale e circolazione delle informazioni dirette, costringendoci a fidarci di quello che “ci viene raccontato”.
Si costruisce un pericolo con la “manipolazione dei decessi” per rendere più credibile la farsa.
Il povero vecchietto non è deceduto per una polmonite magari contratta in un ospedale fetido, è morto per lo strano virus.
Le organizzazioni internazionali forniscono dati falsi ai medici al fine di aumentare i decessi, si truccano i numeri perché tanto nessuno può verificare.
Il popolo abbocca anzi, collabora, pronto a segnalare l’untore di turno individuato magari nel poveraccio che pesca da solo in mezzo al mare.
In tutto questo qualcuno ci guadagna, fa affari, si muove godendo di una libertà che altrimenti non avrebbe, trae beneficio da una situazione che con tutta probabilità ha contribuito a creare.

Come in un gioco di prestigio ci fanno vedere dall’altra parte mentre fanno il trucco, e noi ingenui ed impauriti ad occhi spalancati e a bocca aperta davanti al ciarlatano di turno, pronto ad inocularci il prossimo vaccino (da lui prodotto) quando l’unico del quale avremmo bisogno sarebbe quello contro la stupidità.

La Verità è figlia del Tempo.