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Ipotesi di complotto su AIFA: niente idrossiclorochina ai SOLI ammalati di Coronavirus.

Il video proposto tratta della scandalosa sospensione da parte di AIFA (che segue le direttive dell’OMS) di erogazione di idrossiclorochina ai SOLI ammalati di Coronavirus. Mentre per qualsiasi altra patologia ammessa (dal Lupus all’Artrite Reumatoide fino alla Malaria) la vendita è consentita. Con l’aiuto di tutti riusciremo (e io credo in poco tempo) a far ritirare la direttiva all’OMS perché dimostreremo che si regge su presupposti scientificamente inaccettabili. Mauro Rango La vicenda dell’idrossiclorochina è grottesca: L’AIFA aveva emesso un comunicato : “l’idrossiclorochina, pur in assenza di indicazione terapeutica specifica per il COVID-19, è stata resa disponibile a carico del SSN tenendo conto di evidenze scientifiche preliminari su pazienti COVID e a fronte di un profilo di tossicità che appariva consolidato sulla base degli usi clinici autorizzati per il trattamento cronico delle malattie reumatiche. La posizione dell’Agenzia è stata pertanto quella di prevederne l’utilizzo, ai dosaggi e per i tempi indicati nelle schede, nel contesto di una accurata valutazione del rapporto rischio/beneficio nei singoli casi, considerando attentamente le patologie concomitanti (sindrome del QT lungo, aritmie maggiori, insufficienza epatica o renale, disturbi elettrolitici), le associazioni farmacologiche (in particolare per i farmaci che aumentano il QT) e l’anamnesi di favismo (deficit di G6PD). Al momento attuale tuttavia, nuove evidenze cliniche relative all’utilizzo di idrossiclorochina nei soggetti con infezione da SARS-CoV-2 (seppur derivanti da studi osservazionali o da trial clinici di qualità metodologica non elevata) indicano un aumento di rischio per reazioni avverse a fronte di benefici scarsi o assenti. Per tale ragione, in attesa di ottenere prove più solide dagli studi clinici in corso in Italia e in altri paesi (con particolare riferimento a quelli randomizzati), l’AIFA sospende l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento dell’infezione da SARS-CoV-2, al di fuori degli studi clinici, sia in ambito ospedaliero che in ambito domiciliare. Tale utilizzo viene conseguentemente escluso dalla rimborsabilità. Si ribadisce altresì che l’Agenzia non ha mai autorizzato l’utilizzo di idrossiclorochina a scopo preventivo. L’eventuale prosecuzione di trattamenti già avviati è affidata alla valutazione del medico curante.” Peccato che le idee non siano chiarissime neppure tra i luminari e Trump è matto a dichiarare di usarla? Aifa prosegue: ” non sussistono elementi concreti che possano modificare la valutazione del rapporto rischio/beneficio per le indicazioni già autorizzate (artrite reumatoide in fase attiva e cronica e lupus eritematoso discoide e disseminato). I pazienti con patologie reumatiche in trattamento con idrossiclorochina possono pertanto proseguire la terapia secondo le indicazioni del medico curante.” Secondo Aifa l’idrossiclorochina è tossica per il covid e invece va bene per altre patologie? Noi non siamo medici, ma osservando con attenzione quanto scritto sulle avvertenze previste dai farmaci si capisce che ogni volta che prendiamo un farmaco rischiamo infarti, tumori, ecc. Perchè far correre rischi ai pazienti? Lo decide la scienza e/ o le case farmaceutiche ? I dubbi sono sempre tanti, ma diamo le informazioni che ci arrivano. Un fatto è innegabile, L’OMS ha una sede dove è cominiciato la pandemia in Cina e quindi possiamo ancora fidarci, ha ragione Trump?

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Idrossiclorochina, pressioni su De Donno

Premessa: pur non essendo medici prendiamo quello che ci viene comunicato con le pinze, invitando gli altri a fare lo stesso.

La scienza ha bisogno dell’economia e le multinazionali dei farmaceutici ragionano in termini economici ed è risaputo. D’altra parte a parte queste prese di posizioni sulla Idrossiclorochina, è noto che nei farmaci ci sono le avvertenze e leggendole, spesso verrebbe voglia di farne a meno, visti i rischi che si corrono, ma per un periodo breve si può e e deve rischiare.

Certo che se poi le cure diventano lunghe, bisogna d’accordo col medico curante, capire se e come curarsi anche perchè le cure di ieri magari non sono uguali a quelle di oggi: la materia e delicata e noi nel  nostro piccolo teniamo gli occhi aperti

 

riceviamo e pubblichiamo

Purtroppo abbiamo appurato che il messaggio di De Donno che si scagliava contro l’idrossiclorochina appartiene a lui.
Qualcuno del nostro gruppo gli ha chiesto spiegazioni e lui non ha risposto.
Un medico che sta curando con successo e senza effetti collaterali sul territorio milanese i suoi pazienti (e non solo i suoi) con Idrossiclorochina e azitromicina, ha scritto a De Donno (che certamente lo conosce) chiedendo spiegazioni riguardo alle sue dichiarazioni ma De Donno non si è degnato di rispondere.
Moltissimi di voi mi hanno scritto profondamente delusi dal suo atteggiamento.
La maggioranza di voi mi ha manifestato il suo pensiero relativamente al fatto che o è stato “comprato” oppure ha accettato un compromesso.
Io non credo si tratti di questo.
Credo piuttosto, analizzando il linguaggio utilizzato, che siamo semplicemente in presenza di un personaggio dall’ego ipertrofico e che l’improvvisa popolarità gli ha dato alla testa.
Nessuno compera merce simile per la propria causa. Anche i lacché hanno una maggiore dignità.
Vi chiederete perché sono così pesante nel giudizio. Ve lo spiego.
Perché all’inizio lui stesso dichiarava che in fase 1 della malattia l’idrossiclorochina e l’azitromicina funzionano con ottimi risultati.
Il graduale indebolimento del virus rischia di togliergli tutti i pazienti che, assumendo idrossiclorochina e azitromicina a domicilio, guarirebbero in una settimana.
In sostanza, vuole che a qualsiasi stadio della malattia i pazienti si sottomettano ad infusione di plasma.
D’altro canto, con le sue affermazioni, ritiene di guadagnare consenso anche nel fronte a lui avverso dei suoi colleghi. Ma non guadagnerà alcun consenso da quel lato.
Il problema vero sta nel fatto che la percezione popolare è che lui sia il salvatore della patria.
In realtà sta rendendo un pessimo servizio non solo a chi, tuttora, sta curando i propri pazienti con Idrossiclorochina. Ma avalla le posizioni di AIFA e OMS.
Le posizioni di OMS stanno mettendo in grossa difficoltà i Paesi del terzo mondo, soprattutto i più poveri che sono dotati solamente di quell’arma per combattere il virus e salvare vite umane.
Lancio un appello, a chi di voi usa Facebook e che dovesse condividere il mio pensiero, di diffondere il messaggio.
Potete copiare liberamente questo messaggio e apporre il mio nome e cognome oppure esprimete la vostra idea nei modi che ritenete più opportuni.
Se la pensate diversamente, esprimetevi comunque. Dobbiamo creare dibattito su questo importante, vitale, argomento

Mauro Rango

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Covid. La giornalista libera scrive su idrossiclorochina e il dibattito in corso

A proposito di Covid-19 e farmaci, una piccola inchiesta che non ho potuto pubblicare (vi spiegherò la legittima ragione), e che non si allinea con quanto si legge oggi sui molti giornali. E’ una riflessione lunga (toglierò i nomi dei medici perché non sono stata autorizzata ad utilizzarli sui social, ma solo sulla stampa ufficiale) Non sarà un post breve ma, per quanto mi riguarda, necessario.
“L’idrossiclorochina aumenta il rischio di morte”. Oggi lo si legge su (quasi) tutti i giornali che, prendendo per sommi capi una ricerca pubblicata su una nota rivista scientifica, hanno scritto che “la medicina scelta come profilassi preventiva dal Presidente americano”, usata in quasi tutti i protocolli di cura (così mi dicono i medici con cui ho parlato) anche in Italia, “aumenti la mortalità”. Titoli shock. Non sono uno scienziato e non mi permetterei mai di dare una risposta ad un quesito del genere (cosa che invece ho visto fare a molti colleghi in diretta televisiva, ridacchiando mentre sbeffeggiano un capo di Stato straniero come fosse normale farlo – rispetto e serietà, queste sconosciute, che dovrebbero esserci sempre a prescindere dalle evidenti simpatie ideologiche/opportunistiche) ma ho lavorato duramente, intervistando medici (esperti e medici di base) che hanno lavorato sul campo, professionisti che in questa battaglia ci hanno messo cuore e anima, in questi mesi.

Inizialmente erano preoccupati all’idea di esprimersi (e lo capisco) su un argomento così delicato, ma poi mi hanno consegnato voci, nomi e cognomi. Le loro posizioni sono diverse, qualcuno parla benissimo di questo farmaco, ricordando che sì, sulle persone affette da patologie cardiache è pericoloso (ieri sera ribadendo che lo studio con cui oggi si titolano le testate dice proprio questo, ma io non trovo questo particolare specificato da nessuna parte- se sbaglio correggetemi), altri sono più cauti. Tutti mi hanno però spiegato sia stato usato in tutti i protocolli ospedalieri per contrastare il Covid-19, di come venga impiegato da anni su persone affette da malattie autoimmuni (ad esempio l’artrite reumatoide) e come, per altro, abbia salvato la vita a migliaia di persone che avrebbero rischiato di morire di malaria, nel mondo. La mia inchiesta non è uscita perché non essendo supportata da studi pubblicati su riviste scientifiche, non ha potuto essere validata e dare informazioni quanto più possibile certe è di primario valore per me e per le testate per cui lavoro. E’ sacrosanto che servano dati certi prima di divulgare certe notizie, in un momento come questo dove si legge di tutto e di più, e che per farmi pubblicare un lavoro mi sia stato richiesto. (Risparmiamoci polemiche su questo punto, grazie).
In questi mesi di epidemia e di vite da salvare, non mi stupisce che chi ha provato a salvare e salvato centinaia di persone, non abbia magari avuto il tempo di raccogliere dati allo scopo di pubblicare una ricerca (magari lo hanno fatto e ancora non lo sappiamo, per altro). Altri lo hanno trovato, evidentemente, o hanno deciso che andasse trovato? Ma chi decide cosa viene pubblicato sulle riviste scientifiche? Chi paga gli studi che vedono la luce rispetto ad altri? La risposta non la ho, ma francamente inizio ad avere seri dubbi che si tratti solo di dati e meritocrazia. Quindi, alla luce di ciò, la domanda che mi resta è: il punto è davvero lanciare l’allarme su un farmaco potenzialmente pericoloso, o fare la “guerra” al presidente americano? Questo è il grande dubbio che mi affligge.

Mi reputo una persona seria, una professionista devota alla ricerca di quel qualcosa il più possibile vicino alla verità. Non ha presunzione di riuscirci, ma la certezza di provare a farlo si. Non sono mai stata né mai sarò venduta alla politica o a un’ideologia, come molti (troppi) colleghi, e sappiamo tutti bene cosa significhi in qualsiasi professione una scelta del genere. Sono avvezza alle risatine di chi pensa sempre di saperne più di me, che crede di conoscermi o di aver “capito il tipo”, abituata a sorrisi silenziosi che regalano attimi di ego smisurato a chi crede di saperne sempre più degli altri, che mi annoia con la testa infarcita di pseudo verità a prescindere, non sapendo cosa significhi essere liberi. Questa premessa per chiedervi di non prendere questo mio lavoro come una bandiera politica, una verità sul “gomblotto” mondiale (che se ci fosse tanto non lo scopriremo mai), ma il semplice lavoro di una persona seria, che crede in quello che fa. Perché il compito dei giornalisti è informare, quello dei lettori di pretendere informazione trasparente e interrogarsi sempre su quello che leggono. Ecco la mia inchiesta:

21 maggio 2020:
La terapia con idrossiclorochina a contrasto del Covid-19 e il suo utilizzo come profilassi, sarebbero al momento la miglior soluzione per combattere il virus. Lo spiegano dalle corsie degli ospedali italiani, con alcune differenze di vedute, due anatomopatologi impegnati nello studio del Coronavirus da inizio emergenza e un infettivologo, a fronte di oltre duecento medici di base del Nord Italia che, tramite una chat whatsapp, hanno trattato in autonomia centinaia di pazienti usando il medesimo farmaco, a partire dalla Lombardia.
“Il protocollo trattamento con indrossiclorochina è stato fatto su base empirica da tantissimi medici sul territorio, attraverso una chat ci siamo messi in comunicazione e solo su Milano e Lombardia siamo 115”, ha raccontato un medico di base di Milano, “ma tra Piacenza ed Alessandria arriviamo ad oltre 200, tra tutti avremo trattato circa un migliaio di persone e posso dire che non ci sono stati decessi e pochi ricoveri”. Poi ha aggiunto, “mentre noi abbiamo fatto tutto da soli, le Asl di Alessandria e Piacenza li hanno aiutati fornendogli kit di pastiglie di idrossiclorochina”.
A fronte del dibattito circa la funzione dello stesso farmaco usato come profilassi dal virus, il medico ha spiegato che “si sta notando che i pazienti che assumono idrossiclorochina e immunosopressori per altre patologie autoimmuni siano in qualche modo meno attaccabili dalla malattia, lo sta studiando Ats Milano che ha in corso una valutazione epidemiologica di cui vanno attesi gli esiti”. Sul perché Aifa abbia avuto posizioni contrastanti sul farmaco, ha dichiarato che “aveva paura non averne a sufficienza, quindi è arrivata la direttiva rigorosa e poi le sparate in televisione sui problemi che darebbe al cuore”. Anche a fronte del vaccino, ha concluso, “questa terapia potrebbe essere la migliore anche per chi non potrà vaccinarsi”.
“Abbiamo provato in laboratorio quanto l’idrossiclorochina sia estremamente efficace perché occupa i recettori delle catene beta delle emoglobine, a cui il Covid si lega”, ha dichiarato un anatomopatologo e ricercatore di Bari, “essendo il virus un parassita, senza poter legarsi alla cellula muore”. A sostegno della sua affermazione, ha parlato di “uno studio pubblicato sulla rivista International Journal of Antimicrobial Agents, che evidenzia come in 211 persone, tra sanitari e pazienti ospedalieri americani, trattati con 440 mg/die di idrossiclorochina, nessuno si è ammalato”. Non solo, “nei malati di anemia mediterranea, alias beta talassemia, ci sono stati davvero pochissimi casi”. Ha proseguito “sono certo che l’idrossiclorochina verrà presto proposta come profilassi casalinga”, perché “attualmente è la migliore soluzione possibile e l’unica controindicazione è la patologia cardiaca grave, gli effetti collaterali sono modestissimi”. Secondo l’anatomopatologo, “ci sono interessi che vanno oltre la persona, ecco perché tante polemiche sul farmaco, e per quanto mi riguarda con un virus così mutevole il vaccino è impossibile”.
“Il Covid ha come primo obiettivo il polmone, ma poi si distribuisce in tutto l’organismo, quando abbiamo accertato la presenza di micro trombi in polmoni, rene, fegato e cervello”, ha dichiarato un secondo anatomopatologo, direttore di struttura complessa di anatomopatologia in Lombardia, “abbiamo capito la reazione immunitaria scatenata dal virus nell’organismo e, utilizzati anti coagulanti e antivirali, abbiamo somministrato anche l’idrossiclorochina e poi cortisonici”. Relativamente alla sua funzione preventiva, ha spiegato che “come si fa in Africa per prevenire la malaria, l’idrossiclorochina anche una funzione preventiva e i medici di base hanno fatto molto bene a usarla”. Perché venga validata, ha concluso “devono essere raccolti i dati, serve un trial clinico”. Più cauto ma comunque favorevole all’utilizzo del farmaco è un direttore di dipartimento di infettivologia lombardo, che ha spiegato come “di questo virus conosciamo troppo poco per poter dare certezze”, ma che “l’idrossiclorochina funziona sull’aspetto infiammatorio che in questa malattia è quello prevalente, lo abbiamo usato sotto la nostra responsabilità e sembra che funzioni, di fatto ha salvato migliaia di persone dalla malaria e viene assunta dai malati di artrite reumatoide, seppur non si possa sdoganare una terapia senza parlare di anti virali”. Relativamente al suo impiego come profilassi si è definito “indeciso”, seppur alcuni infermieri e medici del suo ospedale “hanno assunto l’idrossiclorochina stando benissimo, scelta che non condivido in assenza di validazione data da studi scientifici”. Il vaccino, secondo lui, “darà prova di efficacia in circa cinque anni, perché la sperimentazione in vitro e quella sul campo c’è una grossa differenza, a fronte di una capacità di far vaccinare almeno l’80% della popolazione”. Tutti concordano sull’inopportunità delle esternazioni televisive di sedicenti esperti. La spinta a condurre questa mini inchiesta mi è stata data leggendo il post di Mauro Rango, che per due settimane è circolato su facebook come se lui stesso si definisse un medico (non lo è né ha mai detto di esserlo) che, da Mauritius, raccontava come con una determinata combinazione di farmaci (tra cui l’idrossiclorochina), si sarebbero salvate migliaia di vite. Ho deciso di ascoltarlo, e da lì iniziare a parlare con i medici che, ancor prima di entrare in contatto con lui, stavano lavorando silenziosamente in tutto il nostro paese. Tutti vanno ascoltati, senza pregiudizi, e tutto va indagato, sempre.
Ai posteri l’ardua sentenza.

Rigano Valentina

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Roma, indagini dei carabinieri del Nas,oscurati 14 siti

L`attività info-investigativa condotta ha consentito di raccogliere elementi di responsabilità nei confronti delle piattaforme on-line per aver posto in vendita illegalmente una molteplicità di medicinali con indicazioni terapeutiche e asseritamente contenenti principi attivi ad azione dopante, antidolorifica e per il trattamento della disfunzione erettile

. Tra questi, gli accertamenti hanno individuato l`offerta in vendita, anche in lingua italiana, di medicinali a base di clorochina e di idrossiclorochina, antimalarici il cui impiego è stato temporaneamente autorizzato dall`Agenzia Italiana del Farmaco per il trattamento (e non la profilassi) dei pazienti affetti da infezione da Sars-Cov-2 e la cui dispensazione è prevista esclusivamente a livello ospedaliero, a causa nelle rigorose condizioni d`impiego ancora sottoposte a sperimentazioni e studi clinici.  ( askanews)

Ricordiamo che tra i fans della idrossiclorchina c’è persino Trump, che non si capisce bene per quali motivi, si spenda così tanto, mentre in Italia, si tende ad utilizzarla con accortezze:

“È noto che la clorochina e l’idrossiclorochina possono causare disturbi del ritmo cardiaco e questi possono essere aggravati se il trattamento è combinato con altri medicinali, come l’antibiotico azitromicina, che hanno effetti simili sul cuore. Recenti studi1,2 hanno riportato gravi disturbi del ritmo cardiaco, in alcuni casi fatali, con clorochina o idrossiclorochina, in particolare se assunti a dosaggi alti o in associazione con l’antibiotico azitromicina. La clorochina e l’idrossiclorochina sono attualmente autorizzate per il trattamento della malaria e di alcune malattie autoimmuni. Oltre agli effetti indesiderati a carico del cuore, sono medicinali noti per causare potenziali problemi al fegato e ai reni, danni alle cellule nervose che possono portare a convulsioni (scosse) e riduzione dei livelli di glucosio nel sangue (ipoglicemia). Questi medicinali sono impiegati nel contesto della pandemia in corso per il trattamento di pazienti con COVID-19 e valutati in studi clinici in corso. Tuttavia, i dati clinici sono ancora molto limitati e non conclusivi e gli effetti benefici di questi medicinali in COVID-19 non sono stati dimostrati. Sono necessari risultati di studi ampi e ben disegnati per trarre qualsiasi conclusione.” ( fonte: aifa)

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Remdesivir e clorochina sono altamente efficaci nel controllo dell’infezione 2019-nCoV

“I nostri risultati rivelano che remdesivir e clorochina sono altamente efficaci nel controllo dell’infezione 2019-nCoV in vitro. Dal momento che questi composti sono stati utilizzati in pazienti umani con una traccia di sicurezza e hanno dimostrato di essere efficaci contro vari disturbi, suggeriamo che dovrebbero essere valutati in pazienti umani affetti dalla nuova malattia di coronavirus.” (Nature del 4 febbraio 2020) eppure in Italia ci sono ancora titubanze, come mai? Era usato per contrastare l’Ebola e le infezioni da virus Marbur.

Il 12 marzo è apparso il comunicato di

AIFA e Gilead che annunciano che l’Italia è tra i Paesi che testeranno l’antivirale remdesivir per il trattamento del COVID-19.

AIFA e Gilead hanno annunciato oggi che l’Italia parteciperà ai 2 studi di fase 3 promossi da Gilead Sciences per valutare l’efficacia e la sicurezza della molecola sperimentale remdesivir negli adulti ricoverati con diagnosi di COVID-19 (nuovo coronavirus).

Gli studi saranno inizialmente condotti presso l’Ospedale Sacco di Milano, il Policlinico di Pavia, l’Azienda Ospedaliera di Padova, l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma e l’Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani. Si stanno identificando in collaborazione con AIFA altri centri in Regioni con alta incidenza dell’infezione da coronavirus per l’inclusione negli studi.

Usi compassionevoli

Remdesivir non è ancora approvato dalle autorità regolatorie per uso terapeutico e viene fornito per uso compassionevole – al di fuori degli studi clinici – per il trattamento in emergenza di singoli pazienti affetti da COVID-19 in gravi condizioni e senza valide alternative terapeutiche. 

 

Effetti economici sul titolo.

Remdesivir fa il pieno in Borsa,le azioni del gruppo biotecnologico Gilead Sciences sono infatti schizzate del 16,1% a Wall Street, dove balzano anche i futures, in seguito alla pubblicazione di un report della Chicago Medicine.

L’analista Joshua Mahony di Ig, citato dal Guardian, “i risultati di Chicago hanno portato una nuova ondata di ottimismo sui mercati, molto vedono questo come un possibile inizio della fine della crisi da coronavirus”, anche perchè ci sono stati “solo” due decessi dopo la cura.

I pareri di vari medici sono in genere prudenti,  ma secondo Goette, il Remdesivir “inganna” il coronavirus “imitando i suoi tasselli genetici” impedendo in questo modo la sua riproduzione.

L’Università di Chicago Medicine ha arruolato un totale di 125 pazienti in due studi di Gilead , con 113 di questi soggetti con malattia grave. Secondo quanto riferito, la maggior parte dei pazienti è stata dimessa, mentre due partecipanti sono deceduti. (clinicaltrialsarena).

Vedremo se ci saranno conferme dagli studi e dai test.

Come siamo arrivati alla pandemia ? Con la sottovalutazione di tutti a cominciare dalla OMS

che parlava di otto casi, avvenuti in Germania, Giappone, Vietnam e Stati Uniti. L’Oms parla di “emergenza di salute pubblica di preoccupazione internazionale” quando ci si trova di fronte a un “evento straordinario” che costituisce “un rischio per la salute pubblica per altri stati attraverso la diffusione internazionale della malattia” e che “richieda potenzialmente una risposta internazionale coordinata”. 30 gennaio AdnKronos.

Noi pure abbiamo le nostre pecche:

Walter Ricciardi: “Non lavora per l’agenzia e non la rappresenta”, dicono all’OMS.

Stranamente però Walter Ricciardi è consigliere del ministero della Sanità durante l’emergenza Covid-19, rappresenta l’Italia nel comitato esecutivo dell’Oms dal 2017., ed è docente di Igiene e Medicina preventiva presso l’università Cattolica di Roma.

La polemica su di lui è arrivata dopo che ha attaccato Salvini, che ha difeso Trump”Non ne ha azzeccata una sul virus e adesso insulta pure Trump – scrive Salvini – chieda scusa agli Stati Uniti”.

Una polemica a cui Ricciardi ha risposto:

“Io sono il rappresentante italiano nel Comitato esecutivo dell’Oms, designato dal Governo per il periodo 2017-2020. Non sono cioè un dipendente dell’Oms”

salvini ricciardi

Un tecnico troppo politicizzato, scelto per questo da Conte?

E anche l’altro che va alla grande Burioni non scherza, però cambia idea.

 

 Il virologo Roberto Burioni per un aggiornamento sul Coronavirus: “In Italia siamo tranquilli. Il virus non c’è. È lecito preoccuparsi solo per l’influenza.” LA PUNTATA INTEGRALE SU RAIPLAY https://www.raiplay.it/video/2020/02/…

DICHIARAZIONE DEL 10 FEBBRAIO.

In conclusione sarebbe opportuno scegliere il meglio che abbiamo e non basarsi su consiglieri schierati vista la sfida e i morti che ci sono stati, testando tutte le possibili soluzioni al coronavirus ma senza esperimenti e comunicazioni frettolose e pasticciate come avvenuto finora

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riferimenti

  1. 1.

    Huang, CL et al. The Lancet https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)30183-5 (2020).

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    Mackenzie, AH Am. J. Med. 75 , 40–45 (1983).

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Salute e benessere

Coronavirus: “Arriverà un farmaco prima del vaccino”

Coronavirus: “Arriverà un farmaco prima del vaccino”. Lo sostiene Philippe Widmer, direttore generale di Vifor Suisse. A suo avviso, i medici non aspetteranno l’omologazione del medicinale per prescriverlo. Un farmaco in grado di combattere il Covid-19 potrebbe essere immesso sul mercato entro un anno prima ancora di un vaccino. L’industria farmaceutica si concentra su medicamenti già utilizzati per curare patologie come l’Aids o il virus dell’Ebola. È quanto afferma in un’intervista al quotidiano romando La Liberté il direttore generale di Vifor Suisse, Philippe Widmer. Seconto Widmer tale procedura consentirà alle aziende di evitare l’analisi tossicologica e di passare direttamente agli studi clinici che, nel caso del coronavirus, saranno abbastanza brevi. «Sarà facile reclutare pazienti nel mondo intero» aggiunge. Lo studio clinico durerà da due a quattro settimane, periodo durante il quale verranno esaminati efficacia ed effetti dei farmaci. A suo avviso, i medici non aspetteranno l’omologazione del medicinale per prescriverlo. È il caso, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, di quanto sta accadendo con l’idrossiclorochina, una sostanza contenute in alcuni farmaci utilizzati contro la malaria.

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Cronaca

Belgio, razionamento idrossiclorochina potenziale trattamento contro il coronavirus

Belgio, razionamento idrossiclorochina potenziale trattamento contro il coronavirus. La Federal Medicines Agency (FAMHP) riserva l’idrossiclorochina ai pazienti che ne hanno davvero bisogno, secondo le informazioni fornite da Vif / L’Express martedì. Il farmaco commercializzato come Plaquenil è entrato in studi clinici in Francia e negli Stati Uniti. I suoi risultati contro il Covid-19 sono promettenti. L’Agenzia federale per i medicinali e i prodotti sanitari del Belgio (FAMHP), ha chiesto ai distributori del prodotto di riservarlo agli ospedali che trattano pazienti affetti da Covid-19 e farmacie, dove le persone con prescrizione medica potranno ottenerlo. “L’uso delle scorte limitate di questi farmaci per trattamenti preventivi non necessari o ingiustificati mette a rischio la disponibilità per i pazienti che ne hanno bisogno: pazienti cronici e pazienti ospedalieri gravemente colpiti da Covid-19”, spiega l’agenzia. L’antimalarico è infatti anche usato contro malattie come il lupus e l’artrite reumatoide. L’agenzia ha ottenuto una riserva strategica per il trattamento di quasi 22.000 pazienti con il nuovo coronavirus. Sarà distribuito ai vari ospedali da martedì 24 marzo. Il FAMHP, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, controllerà le scorte più volte alla settimana. “Da giovedì verranno distribuiti anche 50 chili di clorochina fosfato negli ospedali”, ha aggiunto l’agenzia. Questa è un’altra formula chimica per il prodotto.