In questi giorni su Netflix è in programmazione la serie Freud, questo giovane dottore contestato ed emarginato dal mondo medico per le sue terapie “sul cervello”… rapportandolo ai giorni nostri mi corre il pensiero al Dottor Giuseppe DE DONNO Direttore del reparto di pneumologia all’ospedale Carlo Poma di Mantova, che per primo ha iniziato a combattere su base sperimentale il corona visusv n collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia , con la terapia e la ricerca del plasma iperimmune : “La nostra lotta al Coronavirus 2019 non si fermerà. Uniti ce la faremo. Dobbiamo muoverci come un corpo solo. Dobbiamo lottare contro l’ignoranza. Dobbiamo fare scienza. Dobbiamo tornare a vivere”
Questa cura rivoluzionaria ha portato già risultati eccellenti, diversi pazienti sono guariti, il Dottor De Donno ha inziato la collaborazione per la ricerca con 30 Paesi, organizza eventi per raccogliere fondi per andara avanti a studiare, schivo pubblicamente, non gliele manda a dire a chi lo attacca senza cognizioni scientifiche sul suoi sistema, in primis la star dei virologi, il Dott. Roberto BURIONI , e cosi tutti lo cercano e lo vogliono, o meglio tutti vorrebbero sapere di più. E fino a qua tutte notizie belle ed incoraggianti, un raggio di luce in questa lotta che non passa né da vaccini né da distanziamento sociale, tantomeno da castighi economici, se non fosse per a “volerne saper di più” sono stati i NAS che hanno iniziato ad indagare….. Pronta la risposta del Dottor Dedonno “E’ tutto in regola! …Il plasma iperimmune ci ha permesso di migliorare ancora di più i nostri risultati. È democratico. Del popolo. Per il popolo. Nessun intermediario. Nessun interesse. Solo tanto studio e dedizione. Soprattutto è sicuro. Nessun evento avverso. Nessun effetto collaterale», rivendica su Facebook Giuseppe De Donno, Gli fa eco il manager Asst Stradoni: «Somministrata fuori protocollo in ambito compassionevole»
Intanto si organizzano bus di volontari donatori che vogliono recarsi a donare plasma per combattere questa guerra
MANTOVA. «Se qualcuno crede di scoraggiarmi, non ci riuscirà». La frase nel post pubblicato dal dottor Giuseppe De Donno sul suo nuovo profilo Facebook (il primo non gli concedeva più amici arrivati ormai al limite, ndr) ha messo in fibrillazione il nutrito esercito dei suoi sostenitori, soprattutto coloro che credono nella plasmaterapia portata avanti dal primario della pneumologia del Poma insieme al collega Massimo Franchini e in stretta collaborazione con il San Matteo di Pavia, ospedale capofila della sperimentazione.
Ma che cosa avrà voluto dire il doc più social del Poma, ormai diventato il portavoce in camice bianco dell’Asst di Mantova e dei risultati ottenuti in questi primi due mesi di emergenza sanitaria? Alcuni hanno letto in quella frase la recente schermaglia avuta con il virogolo di fama nazionale, Roberto Burioni, che sempre attraverso i social aveva scritto che era presto per cantare vittoria sul plasma, che bisognava attendere il risultati dell’analisi finale e che la terapia era vecchia di almeno un secolo. De Donno aveva risposto a Burioni immediatamente con un’alzata di spalle e sottolineando che lui sarebbe andato avanti per la sua strada.