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Cronaca

La mancata tutela dei diritti dell’Avvocato, è mancata tutela dei diritti dei cittadini

Il ruolo dell’avvocato è quello di tutelare i diritti altrui, in virtù del diritto di difesa costituzionalmente sancito. Ma una cosa non ci si chiede: chi tutela gli avvocati? La Cassa Forense che pretende fior di soldi all’anno? L’assicurazione obbligatoria? No. L’avvocato si tutela da solo, in tutto e per tutto.

Dopo non poche discussioni, è stato aperto un varco per riconoscere l’indennità degli ormai “famosi” 600 Euro, anche ai Professionisti iscritti alle Casse private, la cui attività, ricordiamolo, è stata bloccata. Procediamo adesso con ordine.

Dalle ore 12:00 del primo aprile è stato possibile effettuare la richiesta anche per gli avvocati alla loro Cassa. Come per il sito dell’INPS, il sistema era in tilt, come facilmente si poteva immaginare. Questo perché le domande sarebbero state esaminate e poi, teoricamente liquidate, in ordine cronologico: ergo “chi compila ed invia prima, prima riceve l’aiuto”.

Principio palesemente illogico, rappresentante un vulnus del principio di uguaglianza sostanziale, scolpito in seno all’art. 2, comma 2 della Carta Costituzionale. Per assurdo, dunque, chi per pura fortuna fosse riuscito ad inviare la domanda alle 12:01, pur avendo un reddito inferiore ai 50.000,00 Euro, sarà automaticamente preferito a chi percepisce  un fatturato al di sotto dei 35.000,00 Euro o molto meno, che è riuscito ad accedere soltanto alle ore 18:00.

E a giudicare dai numeri di chi ha effettuato la richiesta de qua, l’Avvocatura non appare così ricca, anzi.

Il successivo 9 aprile, l’ennesimo decreto legge statuiva che, ai fini del riconoscimento dell’indennità, i professionisti iscritti alle Casse private non avrebbero dovuto essere titolari di trattamenti pensionistici ed essere iscritti alla Cassa in via esclusiva. 

Dal giorno dopo si sarebbe dovuta rendere, pertanto, una ulteriore dichiarazione integrativa. Da un giorno all’altro, sorgevano nuove domande, e la più frequente era per molti sostanzialmente questa: “Ma io che prima del 2012 ero iscritto alla gestione separata INPS [poiché non vi era l’obbligo di iscrizione alla Cassa Forense, N.d.A.] rientro o meno?”.

Doveva ritenersi quasi implicito che chi fosse titolare di altri benefici non potesse cumularli all’indennità “fino ad esaurimento scorte”, ma lo si è specificato più di 10 giorni dopo (sic!).

Il 10 aprile, sebbene non cambiasse la posizione “assicurata” con la corsa alle richieste, il sito della Cassa era nuovamente in tilt: per i più usciva una schermata di errore. Era, dunque, impossibile capire se la domanda fosse stata inoltrata o meno. Anche il call center della Cassa era in tilt.

Ed era proprio il 10 aprile il giorno in cui sembrava che le prime indennità, per il mese di marzo, sarebbero state erogate.

Il medesimo decreto, poi, prevede testualmente un prolungamento della sospensione dei termini processuali, che inizialmente dovevano ricominciare il 13 aprile, al giorno 11 maggio.  

Avvocati e, ovviamente, i loro clienti, hanno visto rinviare le udienze a data da destinarsi o al prossimo anno. Se, poi, i termini ricominceranno a decorrere da metà maggio, appare chiaro che, sebbene gli Studi possano restare aperti, i Professionisti non avranno la possibilità di lavorare normalmente.

E ciò si traduce nel fatto che i cittadini non avranno la possibilità di tutelare i propri diritti ancora per lungo tempo. E chissà quanti rinvii seguiranno, perché nel frattempo si sarà creato un vero e proprio “ingorgo” di cause ancora pendenti. La Giustizia allungata è, di fatto, Giustizia negata.

E per gli avvocati la Cassa Forense è “andata in aiuto” sospendendo tutti i pagamenti in scadenza non fino al 31 ottobre (data naturale delle scadenze), ma sino al 31 dicembre. Ergo, a dicembre gli avvocati potranno pagare tutto in un’unica tranche, dopo non aver potuto lavorare.

E queste decisioni giungono da una classe politica i cui maggiori rappresentanti sono proprio avvocati.

Continuerà, dunque, il dibattito sul trattamento previdenziale e sulla gestione della Cassa Forense e l’avvocatura forse si compatterà, ma chi ne farà le spese saranno gli utenti della giustizia, imputati, detenuti, vittime, persone offese e danneggiate, che vedono il loro unico strumento di difesa nell’avvocato svilito e sbeffeggiato sia dallo Stato, sia dalle Istituzioni che dovrebbero tutelarlo.