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  Arturo Bortoluzzi scrive a Prefetto e comuni contro inquinamento

riceviamo e pubblichiamo

Sindaco

del Comune di Varese

Sindaco

del Comune di Comerio

Sindaco

del Comune di Casciago

Sindaco

dei Comune di Luvinate

e per conoscenza

Prefetto

della Provincia di Varese

Responsabile

ACS AGAM Varese

Oggetto: Inquinamento delle fonti idriche da presumibili idrocarburi.

Egregi Signori,

leggiamo online del grave  e preoccupante  inquinamento delle fonti idriche dei vostri territori.

Siamo lieti che si siano presi dei provvedimenti urgenti rivolti alla tutela dei varesini.

Chiediamo però che venga subitaneamente composta e convocata una commissione d’inchiesta che abbia quali compiti quello di accertare le cause dell’inquinamento e quello di controllare la completa bonifica delle fonti idriche.

È giusto che una simile commissione abbia sufficienti poteri e possa essere insediata in sede prefettizia permanentemente così da garantire l’elevata qualità di vita dei varesini nonché alti standard di sicurezza.

Diamo la nostra disponibilità a sederci ad un tavolo con questi compiti e poteri anche solo con diritto di parola.

Come giustamente Elisa Polveroni ricordava su La Prealpina di oggi certamente gli idrocarburi possono fuoriuscire da vecchie caldaie ma è inconcepibile che dopo 10 anni analoghi scarichi di quelle attuali fuoriescano verso il lago di Varese e nei comuni nella parte alta del territorio comunale di Varese.

Ci chiediamo : cosa è stato fatto negli ultimi 10 anni per trovare la fonte o le fonti degli inquirenti?

Questo è un problema che deve essere finalmente affrontato e risolto. Non deve avverarsi per caso Idealmente ufficialmente apportato

Sappiamo che devono essere fatti in sede locale investimenti irrinunciabili per mantenere il controllo pubblico del sistema idrico. Sappiamo che le casse comunali sono in crisi. Sappiamo che di fronte ad una politica che produce una seria programmazione a vantaggio della qualità della vita del proprio corpo sociale questo ha dimostrato di essere disposto a tirare la cinghia e a seguire un invito dell’amministrazione pubblica.

Ci vuole certo coraggio amministrativo ma c’è piena possibilità di motivare la necessità di un intervento che non è certo ulteriormente differibile.

La Regione Lombardia all’interno dell’ Accordo quadro per il risanamento del Lago Regione di Varese confidiamo voglia individuare i soldi necessari a risolvere questi problemi.

Anche riguardo il sistema fognario è necessario che in città siano fatti gli investimenti necessari per rendere il territorio varesino attrezzato con gli strumenti innovativi che sono consigliati dallo Stato del dibattito ingegneristico. Strumenti poi che consentono non soltanto un livello elevato di decoro urbano ma anche un risparmio energetico che permette ai cittadini di avere ristoro nelle bollette di pagamento.

I Comuni si rendano più attivi a risolvere un problema che ciclicamente si ripete e se non hanno soldi per farlo lo richiedano agli enti superiori (Provincia e Regione) oppure ai cittadini istituendo una tassa di scopo.

Contiamo vogliate informare La scrivente associazione delle vostre decisioni in proposito.

Cordiali saluti.

Varese, 13 giugno 2020

         Il Presidente

      (Arturo Bortoluzzi)

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ITALIA

Studio epidemiologico nazionale su inquinamento atmosferico e COVID-19  

QUALITA’ DELL’ARIA E COVID-19, C’E’ BISOGNO DI RISPOSTE

 

Al via uno studio epidemiologico nazionale su inquinamento atmosferico e COVID-19

 

Inquinamento atmosferico e COVID-19: è possibile associarli? Per dare delle risposte alle numerose ipotesi emerse su questo possibile legame, tema dibattuto a livello mondiale, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) con il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) hanno avviato uno studio epidemiologico a livello nazionale per valutare se e in che misura i livelli di inquinamento atmosferico siano associati agli effetti sanitari dell’epidemia.

L’improvvisa e rapida propagazione della pandemia di COVID-19 ha innescato globalmente una intensa attività di ricerca nel settore della prevenzione (sviluppo di vaccini) e nel campo terapeutico-assistenziale, anche per comprendere meglio il processo di trasmissione virale e i possibili fattori sociali ed ambientali che possano contribuire a spiegare le modalità di contagio e la gravità e prognosi dei quadri sintomatologici e patologici associati all’infezione da virus SARS-CoV-2.

In questo contesto, e a seguito di numerose segnalazioni, sta emergendo la necessità di studiare le possibili connessioni tra esposizione a PM ed epidemia di COVID-19. Questo studio epidemiologico segue, infatti, l’avvio dell’altra iniziativa PULVIRUS, promossa da ENEA, ISS e ISPRA-SNPA, che valuterà le conseguenze del lockdown sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra e le interazioni fra polveri sottili e virus

Il progetto epidemiologico ISS/ISPRA/SNPA si baserà sui dati della sorveglianza integrata nazionale COVID-19, coordinata da ISS e del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria atmosferica, di competenza ISPRA-SNPA e si avvarrà della collaborazione scientifica della Rete Italiana Ambiente e Salute (RIAS), anche per garantire un raccordo con le strutture regionali sanitarie ed ambientali.

L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infezioni delle basse vie respiratorie, particolarmente in soggetti vulnerabili, quali anziani e persone con patologie pregresse, condizioni che caratterizzano anche l’epidemia di COVID-19. Le ipotesi più accreditate indicano che un incremento nei livelli di PM rende il sistema respiratorio più suscettibile all’infezione e alle complicazioni della malattia da coronavirus. Su questi temi occorre uno sforzo di ricerca congiunto inter-istituzionale.

Lo studio delle possibili connessioni tra l’epidemia di COVID-19 e l’esposizione a inquinanti atmosferici, richiede approcci metodologici basati sull’integrazione di diverse discipline: l’epidemiologia ambientale e l’epidemiologia delle malattie trasmissibili, la tossicologia, la virologia, l’immunologia, al fianco di competenze chimico-fisiche, metereologiche e relative al monitoraggio ambientale.

Nel realizzare lo studio, si terrà quindi conto del fatto che la diffusione di nuovi casi segue le modalità del contagio virale e quindi si muove principalmente per focolai (cluster) all’interno della popolazione e si seguiranno approcci e metodi epidemiologici per lo studio degli effetti dell’inquinamento atmosferico in riferimento alle esposizioni sia acute (a breve termine) che croniche (a lungo termine), con la possibilità di controllo dei fattori socio-demografici e socio-economici associati al contagio, all’esposizione a inquinamento atmosferico, all’insorgenza di sintomi e gravità degli effetti riscontrati tra i casi di COVID-19.

Gli obiettivi dello studio epidemiologico nazionale verteranno sul ruolo dell’esposizione a PM nell’epidemia di COVID-19 nelle diverse aree del paese, per chiarire in particolare l’effetto di tale esposizione su distribuzione spaziale e temporale dei casi, gravità dei sintomi e prognosi della malattia, distribuzione e frequenza degli esiti di mortalità.

La risposta a tali quesiti dovrebbe essere associata a fattori quali età, genere, presenza di patologie pre-esistenti alla diagnosi di COVID-19, fattori socio-economici e demografici, tipo di ambiente di vita e di comunità (urbano-rurale, attività produttive).

“L’emergenza sanitaria della Pandemia di COVID-19 è una sfida per la conoscenza sotto molteplici punti di vista e non solo quelli oggi centrali sul fronte dei vaccini e delle terapie” ricorda il Presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, sottolineando però che “altri importanti quesiti di ricerca richiedono sforzi congiunti  e l’esempio dello studio odierno che mira ad esplorare il possibile contributo dell’inquinamento atmosferico alla suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2, alla gravità dei sintomi e degli effetti sanitari dell’epidemia”, questione oggi molto dibattuta in tutto il mondo. “Su questo tema – continua Brusaferro – assieme a ISPRA-SNPA, stiamo proponendo l’avvio di uno studio epidemiologico nazionale”.

“Il presunto legame tra COVID-19 e inquinamento è argomento divenuto quotidiano nel dibattito mediatico e non solo, suscitando da più parti teorie ed ipotesi che è giusto approfondire ed a cui è doveroso dare una conferma, per quel che ci riguarda,  tecnico-scientifica. Anche per questo abbiamo aderito con entusiasmo alla proposta di collaborazione dell’ISS, con cui già dal 2019 condividiamo gli obiettivi di un Protocollo di Intesa sui temi che riguardano i rapporti tra ambiente e salute –  ha dichiarato il Presidente di Ispra e Snpa Stefano Laporta. “Metteremo a disposizione le nostre competenze in materia di qualità dell’aria e di modellistica ambientale, per comprendere gli eventuali effetti associati all’epidemia di CoViD-19. Un esempio concreto per fare rete e integrazione, un’azione congiunta che crediamo potrà supportare anche percorsi futuri”.

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Ambiente

Giù l’inquinamento in Cina a causa del coronavirus. Lo mostrano i dati pubblicati dalla Nasa.

Giù l’inquinamento in Cina a causa del coronavirus. Lo mostrano i dati pubblicati dalla Nasa.

                                                                                                                               

Una decisa diminuzione dell’inquinamento in Cina è «parzialmente legata» al blocco delle attività causato dall’epidemia di coronavirus. Lo afferma la Nasa, che ha pubblicato i dati satellitari delle concentrazioni di biossido di azoto nell’atmosfera. La differenza nelle immagini scattate dagli apparecchi in orbita intorno la terra è impressionante: da vaste zone colorate di giallo o marrone, ovvero molto inquinate, si è passati alla quasi totalità del Paese in azzurro. Fei Liu, ricercatrice del Goddard Space Flight Center dell’Agenzia spaziale statunitense e specializzata in qualità dell’aria, ha osservato: «È la prima volta che vedo questo effetto di ripulitura dell’aria in un’area così vasta». Qualcosa di simile era stato osservato ai tempi della crisi economica del 2008, ma l’impatto era stato sicuramente più contenuto. Il miglioramento è dovuto a un mix di fattori: le limitazioni alla circolazione dei veicoli dovute al blocco delle città, lo stop prolungato agli stabilimenti produttivi con l’estensione delle vacanze di Capodanno, e così via. Fei fa notare che la concentrazione di biossido di azoto cala di norma in questo periodo festivo, ma riprende al momento del normale rientro al lavoro. Quest’anno non è stato così, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”  perché molte città in tutta la nazione hanno preso provvedimenti per minimizzare la diffusione del virus.