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Sanità

Coronavirus la decisione del Governo: verso la chiusura della Lombardia fino al 3 Aprile

7 Marzo 2020

In arrivo misure forti per contenere i contagi: stop alle scuole fino al 3 Aprile e divieto di uscita e di entrata dalla nostra Regione tranne per casi di reale emergenza. Ufficialità attesa nelle prossime ore.

La Regione Lombardia chiedeva misure drastiche e tali misure sarebbero in arrivo. Il nuovo decreto del Governo andrà in questa direzione. L’ufficialità è attesa nelle prossime ore.

Secondo le anticipazioni rese note poco fa il provvedimento che dovrebbe essere varato questa sera comprenderebbe fino al 3 Aprile 2020 il divieto di uscita e di ingresso dalla Lombardia e da altre undici province italiane (Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia,  Rimini, Pesaro Urbino, Venezia,  Padova,  Treviso,  Asti ed Alessandria). Sarebbero permessi solo gli spostamenti dei cittadini in entrata e in uscita da queste zone, solo in casi di emergenza o motivati da indifferibili esigenze lavorative. 

Lo stesso decreto dovrebbero decretare la chiusura di tutte le scuole sempre fino al 3 Aprile 2020, il divieto di manifestazioni, la chiusura di palestre, piscine, centri termali, musei, stazioni sciistiche. Possibili limitazioni anche per centri commerciali nei fine settimana, escluse farmacie e negozi di alimentari. Potrebbero esserci conseguenze anche sulle stagioni sportive delle squadre lombarde, a meno di deroghe in merito. A.L.

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LOMBARDIA

Lombardia,bando a sportello denominato ‘Axel’ per l’erogazione di contributi la produzione di energia elettrica

La Giunta di Regione Lombardia, su proposta dell’assessore a Enti locali, Montagna e Piccoli Comuni, Massimo Sertori, ha approvato i contenuti del bando a sportello denominato ‘Axel’ per l’erogazione di contributi al fine di aumentare sia la produzione di energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici sia l’autoconsumo della stessa, da parte degli Enti locali.

“La dotazione finanziaria di questa misura – ha spiegato l’assessore – ammonta a 10 milioni di euro a valere su fondi europei, eventualmente incrementabile qualora si rendessero disponibili ulteriori risorse. Si tratta di un contributo a fondo perduto per opere e installazioni di proprietà pubblica, fino al 100% delle spese dell’intervento fino ad un massimo di 100 mila euro per beneficiario ammesso”.

Gli interventi

Gli interventi ammissibili sono di due tipologie:

  1. Acquisto ed installazione di impianti fotovoltaici integrati con sistemi di accumulo di energia elettrica, riconoscendo il 50% delle spese.
  2. Acquisto ed installazione di sistemi di accumulo a servizio di impianti fotovoltaici preesistenti, riconoscendo il 100% delle spese.

Ogni intervento ammesso deve essere realizzato, collaudato e rendicontato entro 15 mesi dall’assegnazione del contributo e, in ogni caso entro i termini di rendicontazione alla Commissione Europea.

Impatto sul territorio

Con l’installazione di pannelli fotovoltaici e/o di sistemi di accumulo dell’energia elettrica da parte degli Enti locali, l’assessore Sertori ha sottolineato che si otterrà una conseguente diminuzione del prelievo di energia elettrica da rete e una diminuzione delle emissioni di gas a effetto serra. “Un percorso innovativo per le amministrazioni locali ha concluso – ha  che mi auguro sarà capace di coniugare interessi economici e ambientali e dare un contributo fattivo allo sviluppo sostenibile dei nostri territori”.

 

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POLITICA

Emergenza Coronavirus, polemica sulle mascherine. Emanuele Monti (Lega): “Dai Cinquestelle attacchi vergognosi.

Emergenza Coronavirus, polemica sulle mascherine. Emanuele Monti (Lega): “Dai Cinquestelle attacchi vergognosi. Il loro Governo ci abbandona e loro fanno sciacallaggio politico”

riceviamo e pubblichiamo

Milano, 6 marzo – “È triste vedere come in un momento di emergenza, che non ha eguali nella storia recente per la sua drammaticità, ci siano esponenti eletti nelle istituzioni che, anziché rimboccarsi le maniche e fare quadrato per la Lombardia, arrivano addirittura a remare contro gli stessi cittadini lombardi, pur di difendere il proprio partito e il proprio premier, che ad oggi non si è ancora fatto vedere qui in Lombardia, come sarebbe suo dovere”.

Così Emanuele Monti (Lega), Presidente della III Commissione Sanità e Politiche Sociali, in risposta agli attacchi del Consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Marco Fumagalli.

“Fumagalli attacca Regione Lombardia per la sola ‘colpa’ di essersi fidata del Governo centrale, che aveva assicurato supporto per l’acquisizione di mascherine – spiega Monti – e usa questo momento drammatico per fare polemica in maniera non solo sterile, ma offensiva verso milioni di lombardi che stanno lottando ogni giorno per difendersi dal virus e per cercare di condurre una vita quasi normale”.

“Cosa c’entra la legittima richiesta di autonomia con una situazione d’emergenza, nella quale conta la solidarietà nazionale? – ribadisce Monti, rispondendo alla polemica di Fumagalli – Forse i lombardi hanno mai fatto mancare la loro solidarietà? La storia dice l’esatto contrario: abbiamo sempre dato tantissimo, oggi non ci vergogniamo a dire che abbiamo bisogno di aiuto. Purtroppo, vediamo che c’è chi, come Fumagalli, anziché aiutare i lombardi dai quali è stato eletto, si dedica ad un vero e proprio sciacallaggio politico, pur di difendere il proprio premier, il quale rimane comodamente lontano dal fronte dell’emergenza”.

Entrando nello specifico della questione, il Presidente della Commissione Sanità spiega che: “Il fabbisogno annuale di mascherine chirurgiche in Lombardia è normalmente di alcune centinaia di migliaia all’anno, mentre in emergenza COVID-19 è di almeno 150.000 al giorno per il solo personale sanitario e per I medico di base. Già prima dell’emergenza, Regione si è impegnata per l’acquisto di milioni di mascherine”.

“Va sottolineato che la protezione Civile nazionale, che nelle intenzioni avrebbe dovuto approvvigionarci del necessario, ad oggi ha consegnato appena 210.000 mascherine, quindi poco più del fabbisogno giornaliero” conclude Monti.

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LOMBARDIA

TPL, TERZI: GOVERNO TARDA NELL’EROGAZIONE DELLE RISORSE, AZIENDE IN DIFFICOLTA’

TPL, TERZI: GOVERNO TARDA NELL’EROGAZIONE DELLE RISORSE, AZIENDE IN DIFFICOLTA’

GABUSI: NECESSARIO PER GARANTIRE IL SERVIZIO

“Il Governo sta colpevolmente tardando nell’erogazione delle risorse per il funzionamento del Trasporto pubblico locale. Il decreto che assegna alle Regioni l’80% del Fondo Nazionale Trasporti per legge dovrebbe essere adottato entro il 15 gennaio di ogni anno, ma, ad oggi, non è ancora stato perfezionato. Le Regioni hanno sollecitato più volte lo sblocco dei finanziamenti, senza ottenere riscontri”, ha spiegato l’assessore regionale a Infrastrutture, Trasporti e Mobilità sostenibile, Claudia Maria Terzi.

LETTERA AL GOVERNO – “Per questo – ha proseguito Terzi – insieme agli assessori regionali Elisa De Berti (Veneto), Marco Gabusi (Piemonte) e Giovanni Berrino (Liguria), abbiamo scritto una lettera al Governo per chiedere nuovamente l’adempimento di questo atto indispensabile. Occorre garantire i flussi finanziari da corrispondere alle aziende che svolgono i servizi di trasporto pubblico e che sono a loro volta tenute al pagamento di dipendenti e fornitori”.

“Ho voluto firmare questo appello – ha aggiunto l’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte Marco Gabusi – insieme alle altre Regioni del Nord Italia per far fronte comune davanti alla urgente necessità di avere le risorse per tenere in piedi il sistema. Solo così le aziende di trasporto pubblico locale potranno garantire il servizio”.

AZIENDE IN DIFFICOLTA’ – “Provvedere al trasferimento dei fondi – ha concluso Terzi – è ancora più urgente in questi giorni di emergenza sanitaria, considerate le difficoltà in cui versano le aziende che operano nel settore del trasporto pubblico, basti pensare alla forte diminuzione dell’utenza e quindi dei relativi introiti da biglietti e abbonamenti. Regione Lombardia già lo scorso anno aveva anticipato le risorse con la propria cassa per sopperire, ancora una volta, alla sciatteria del Governo PD-M5S”.

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SOCIETA'

Senior housing in crescita: +4% in Lombardia e +8% in Italia

In Lombardia e in Italia crescono le imprese e le attività legate al senior housing, secondo uno studio realizzato dalla Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, che individua in 439 il numero delle imprese lombarde attive come residence per anziani (+4% in un anno, +28% in cinque anni) su un totale italiano di 4.204 (+8% in un anno e + 46% in cinque anni).

Hanno 1.030 localizzazioni delle imprese, che spesso hanno più unità locali, in Lombardia, in crescita del 9% in un anno e del 45% in cinque anni su un totale italiano di 8.545, + 8% e + 50%. Cresce in Italia il peso dei giovani imprenditori del settore: da 278  a 402 imprese in cinque anni. Bene anche le donne da 1.212  a 1.815 e gli stranieri da 112 fino a 282. E’ quanto emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del registro delle imprese, relativi al quarto trimestre 2019.

Tra le province lombarde Pavia guida la classifica del senior housing con 100 imprese, +6% in un anno e + 61% in cinque anni. Segue Milano con 92 imprese, +2% in un anno e +44% in cinque anni. Seguono Brescia con 59, +7% e +11%, Bergamo, Varese e Como con circa 30 e con crescite in cinque anni intorno al 13 per cento. Cremona, Mantova, Lecco, Monza e Sondrio hanno circa 20 imprese, Lodi 13. Per localizzazioni prima Milano con 225, +67% in cinque anni, seguita da Pavia con 211 e Brescia con 132.

Sono 4.204 le imprese italiane attive, in crescita di 8% in un anno  e  di 46% in cinque, anni per un totale di 109 mila addetti  (+6% in un anno, +71% in cinque). Tra le province, più  attive  si segnalano Roma con 384 imprese (+10% in un anno e +54% in cinque, con circa 5 mila addetti), Palermo con 308 imprese (+ 3%, e +33% in cinque con 1622 addetti) e Catania con 269 imprese (+10% e +51%, con 1701 addetti). In termini percentuali le crescite maggiori si registrano in provincia di Torino +24% col raddoppio cinque anni e 167 imprese, Cuneo con +21% in in un anno e 64 imprese. A Salerno ci sono 56 imprese con una crescita annua del 17% e del 60% in cinque anni, con oltre 500 addetti, quasi raddoppiati in cinque anni. Per localizzazioni prima Roma con 617 seguita da Palermo con 464, con circa 400 Torino e Catania.

Nel 2019 in Lombardia gli addetti totali impiegati nel settore hanno registrato un aumento del 6% in un anno e del 38% in cinque anni, arrivando a 24mila. Sono cresciuti maggiormente a Pavia, quasi raddoppiati in cinque anni, da oltre mille a circa duemila. In un anno crescono Brescia, + 10% con circa tremila e Como, +11% che supera i mille. Como vede crescere gli addetti del 115 per cento in cinque anni.

Ha dichiarato Marco Dettori, membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e presidente di Assimpredil Ance: “Per quanto riguarda la terza età cresce l’offerta di infrastrutture con servizi avanzati in grado di offrire una migliore vivibilità. L’edilizia e in particolare le nuove proposte rispondono alle esigenze della popolazione, accanto ai bisogni delle famiglie, con servizi sempre più mirati agli anziani, di solito con presenza di verde, in posizioni centrali e comunque ben collegati, organizzati anche per il tempo libero, in molti casi con la disponibilità di servizi sanitari”.

“Rispetto a senior housing, il mercato immobiliare dimostra dinamicità e attenzione, andando così sempre più incontro ai bisogni di un comparto trasversale e articolato come quello del sociale. Comparto che richiede una tempestiva e concreta capacità di adattarsi alle esigenze emergenti, in termini sia di prodotto che di servizi collegati” spiega Beatrice Zanolini, consigliere della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e segretario di Fimaa Milano Monza Brianza.

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Trasporti

Pedemontana Lombarda avvia due gare per le tratte B2 e C

Autostrada Pedemontana Lombarda ha comunicato in una nota di avere avviato le due procedure di gara finalizzate alla realizzazione delle tratte B2-C.

In particolare, è stato pubblicato il bando di gara per l’individuazione del general contractor a cui verrà affidata la progettazione esecutiva e la realizzazione delle attività e delle opere relative alla costruzione delle Tratte B2-C, per un importo complessivo a base d’appalto di circa 1,4 miliardi di euro.

La domanda di partecipazione alla fase di prequalifica potrà essere presentata entro il 15 aprile 2020.

E’ stato inoltre pubblicato l’avviso di indizione della procedura volta al reperimento della provvista finanziaria (“Finanziamento Senior 1”), stimata in circa 2 miliardi di euro, necessaria alla progettazione esecutiva e alla realizzazione delle attività e delle opere relative alla costruzione delle Tratte B2-C.

Il termine per la presentazione della domanda di partecipazione alla fase di prequalifica è fissata al 20 aprile 2020 (con possibilità di accreditarsi ad una fase di dialogo tecnico, entro il 2 aprile 2020).

Entrambe le procedure saranno gestite mediante la piattaforma telematica di Autostrada Pedemontana Lombarda.

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LOMBARDIA

Milano Arcidiocesi curia Arcivescovile

Milano 23 Febbraio 2020

In ragione dell’ordinanza emanata dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, di concerto con il Ministro della Salute, Roberto Speranza, si dispongono – per quanto attiene all’interno del territorio dell’Arcidiocesi – i seguenti provvedimenti.

1 Che le chiese rimangano aperte

2 Che, negli oratori, non si prevedano incontri, iniziative, riunioni, annullando in ogni caso, eventi precedentemente fissati

3 Che i funerali e i matrimoni possano essere celebrati, ma con la presenza dei soli parenti stretti

(. . .)

La Curia arcivescovile sarà aperta al pubblico per erogare i consueti servizi.

Si segnala che sarà possibile seguire nei prossimi giorni, la Celebrazione eucaristica feriale sul portale della Diocesi di Milano www.chiesasimilano.it e, in video, su ChiesaTv (Canale 195 del digitale terrestre).

Si informa che sul Portale della Diocesi il Vademecum regionale sull’emergenza e le informazioni relative agli orari delle Celebrazioni trasmesse dai media.

Ulteriori informazioni verranno, eventualmente, comunicate in seguito. 

Il Vicario Generale

+ Franco Agnesi 

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LOMBARDIA

C. Terzi:Lombardia ha stanziato 1 milione di euro per la ‘Dote Trasporti’.

Anche per quest’anno la Giunta regionale, su proposta dell’assessore alle Infrastrutture, Trasporti e Mobilità sostenibile, Claudia Maria Terzi, ha stanziato 1 milione di euro per la ‘Dote Trasporti’.

I pendolari che utilizzano l’Alta Velocità della linea Milano-Brescia-Desenzano-Peschiera potranno quindi ottenere un contributo compreso fra 10 e 90 euro al mese sugli abbonamenti acquistati da marzo 2020 a febbraio 2022.

SOSTEGNO AI PENDOLARI BRESCIANI – “In questo modo – ha spiegato l’assessore Terzi – aiutiamo concretamente circa 2.000 pendolari bresciani. Possono richiedere la Dote tutti i residenti in Lombardia, indipendentemente dal reddito, che acquistano abbonamenti per i treni Alta Velocità per tratte interne tra Milano, Brescia, Desenzano e Peschiera del Garda (rientra nell’area della tariffa regionale), titolari di abbonamenti AV integrati validi per viaggiare sia sui treni Alta Velocità sia sui treni regionali e suburbani ed eventuali altri mezzi di trasporto pubblico, sia urbano che extraurbano”.

PERCHÉ LA DOTE – Dal 1° gennaio 2017 la trasformazione dei treni FrecciaBianca in FrecciaRossa ha di fatto reso non più utilizzabile la Carta Plus da parte dei pendolari della linea Milano-Brescia determinando un considerevole aumento di spesa per i pendolari che acquistano abbonamenti per i treni Alta Velocità sia i treni regionali ed eventuali altri mezzi pubblici.

CONTRIBUTO – Il contributo varia in base al tipo di abbonamento acquistato e alla tratta:

– abbonamento per treni Alta Velocità + treni Regionali e Suburbani: da 10 a 30 euro di contributo mensile.

– abbonamento per treni Alta Velocità + treni regionali e suburbani + trasporto urbano nelle località di origine e destinazione (Milano, Brescia, Desenzano): 40 euro al mese.

– abbonamento per treni Alta Velocità + IVOL (Io viaggio ovunque in Lombardia): dai 70 ai 90 euro per mensilità.

La richiesta potrà essere presentata ogni 6 mesi a partire dal 1 ottobre 2020, tramite la piattaforma SiAge

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ECONOMIA

Coronavirus e inadempimento contrattuale: causa di forza maggiore?

di Avv. Alessandro Bellofiore – BSVA – Studio Legale Associato

L’emergenza coronavirus sta avendo un fortissimo impatto sull’economia, sugli scambi e sui rapporti contrattuali interni e internazionali. Per quanto riguarda i rapporti commerciali i casi sono e saranno i più vari, ma i più frequenti saranno senz’altro rappresentati da ritardi o impossibilità di consegnare prodotti e materiali per difficoltà di approvvigionamento, con un effetto domino che renderà difficile ricostruire la catena delle responsabilità e circoscriverne l’ambito.

Si pensi, ad esempio, a un produttore italiano di elettrodomestici che abbia stipulato un contratto per la vendita di prodotti con un importatore statunitense il quale, a propria volta, si sia impegnato con i propri clienti. Supponiamo ora che il nostro produttore italiano acquisti parte dei componenti da un importatore tedesco di prodotti cinesi la cui produzione sia sospesa per ordine del governo cinese nell’ambito delle azioni volte a contrastare il propagarsi dell’epidemia. Quale sarà l’effetto finale del nostro caso? L’importatore statunitense sarà ritenuto responsabile del ritardo o della mancata consegna dei prodotti dai propri clienti e cercherà quindi di rivalersi sul produttore italiano il quale, a propria volta, chiederà di essere indennizzato all’importatore tedesco di componenti. Quest’ultimo non avrà altra possibilità se non quella di rivolgere le proprie domande risarcitorie al produttore cinese, il quale gli opporrà la propria assoluta impossibilità di poter adempiere ai propri obblighi per motivi di forza maggiore.

E’ chiaro che, trovandosi coinvolti in una simile catena, il rischio di restare con il cerino in mano è altissimo. Quali sono le regole che permetteranno agli eventuali giudici o arbitri di risolvere ciascuna delle controversie, attribuendo così il cerino a uno o più dei personaggi coinvolti?

In primo luogo, i giudici esamineranno le disposizioni del contratto che lega le parti in lite avanti a lui, al fine di comprendere quale sia la legge applicabile e se le parti abbiano disciplinato espressamente ipotesi come quella in esame.

Per semplicità limitiamo il nostro esempio alle liti che potrebbero coinvolgere il produttore italiano e ipotizziamo che i contratti che lo legano al fornitore tedesco e all’importatore statunitense prevedano l’applicazione della legge italiana.

Il giudice in prima istanza analizzerà le clausole contrattuali al fine di verificare se, e come, le parti abbiano inteso disciplinare ipotesi simili. Il contratto, ad esempio, potrebbe prevedere che il ritardo nella consegna non possa essere in alcun modo giustificato, stabilendo una penale per il ritardo, oppure le parti potrebbero aver pattuito una clausola di esonero di responsabilità della parte che non abbia potuto adempiere ai propri obblighi in quanto impossibilitata da eventi di caso fortuito o forza maggiore.

In quest’ultimo caso occorrerà valutare in primo luogo se la diffusione del coronavirus, che il 30 gennaio scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato “Public Health Emergency of International Concern (PHEIC)” possa essere considerata una causa di forza maggiore, per poi analizzare con attenzione il testo contrattuale e verificare se il blocco della produzione di un componente in Cina possa essere considerato sufficiente a ridurre o eliminare la responsabilità dell’importatore tedesco, che non ha potuto garantire la fornitura dei componenti, o del produttore italiano, che non ha potuto eseguire la vendita a valle.

Quello di forza maggiore non è un concetto univoco, ma può variare da giurisdizione a giurisdizione e soprattutto da contratto a contratto, potendo le parti espressamente includere o escludere dalla nozione di forza maggiore determinati eventi. Con la conseguenza che l’incidenza della forza maggiore dovrà essere valutata caso per caso in relazione allo specifico rapporto contrattuale.

Tipicamente, a livello internazionale, secondo quanto affermato anche dai principi Unidroit, sono considerate cause di forza maggiore quelle circostanze estranee alla sfera di controllo della parte obbligata, che determinano un impedimento che la parte stessa non era ragionevolmente tenuta a prevedere al momento della conclusione del contratto, né poteva evitare o superare l’impedimento stesso o le sue conseguenze.

Tra queste i contratti sono soliti contemplare le catastrofi naturali, quali incendi, terremoti, alluvioni, inondazioni, uragani, etc. o eventi umani di particolare gravità, come guerre, atti terroristici, rivolte, scioperi, ordini del governo.

La diffusione del coronavirus viene in rilievo sia quale causa di impossibilità naturale, per l’impatto del virus sulla salute e quindi sulla possibilità della catena di approvvigionamento di fornire servizi, sia come conseguenza indiretta delle misure adottate dalle autorità pubbliche per contenere il virus. L’imposizione di quarantene, di limiti alla circolazione, la chiusura dei porti o dei traffici aerei hanno infatti un’incidenza inevitabile sulla corretta e tempestiva esecuzione delle obbligazioni contrattuali.

A sostegno degli imprenditori colpiti dall’epidemia, e al fine di temperare le conseguenze sul piano delle relazioni commerciali internazionali, il China Council for the Promotion of International Trade (i.e. agenzia accreditata presso il Ministero del Commercio Cinese), sta mettendo a disposizione certificati di forza maggiore, volti ad attestare che l’eventuale ritardo o inadempimento è direttamente causato dall’epidemia. Un’analogia può del resto ravvisarsi con l’epidemia SARS del 2003, a fronte della quale vi sono stati alcuni arbitrati e tribunali cinesi che hanno effettivamente riconosciuto la sussistenza di cause di forza maggiore.

L’espressa previsione contrattuale o la configurabilità del coronavirus come causa di forza maggiore non determinano tuttavia automaticamente un’esenzione o una limitazione di responsabilità.

Occorre infatti, valutare: (i) come l’impedimento abbia inciso sulla corretta esecuzione o sull’esecuzione tout court delle obbligazioni contrattuali, (ii) il rispetto degli obblighi eventualmente stabiliti dal contratto e (iii) il grado di diligenza adoperato dall’obbligato una volta verificatosi l’evento.

In genere sarà contrattualmente previsto che la parte che ha subito l’impedimento informi il prima possibile l’altra delle circostanze verificatesi e delle potenziali conseguenze, e adotti le misure ragionevolmente possibili per mitigare i pregiudizi dell’evento.

Nel caso ipotizzato, occorrerà ad esempio considerare se l’imprenditore tedesco si sia attivato o avrebbe potuto attivarsi in tempo utile per limitare le conseguenze del diffondersi del virus sulla propria attività, adottando misure idonee a continuare a soddisfare i propri obblighi contrattuali o, ad esempio, individuando un diverso fornitore non interessato dal virus. 

In conclusione, la complessità della materia non lascia spazio a risposte generali, ma impone un’analisi caso per caso: è verosimile che, in linea di principio, l’epidemia possa essere considerata una causa di forza maggiore che esonera da colpa l’obbligato inadempiente, ma il giudizio non potrà non tenere conto del contenuto specifico delle clausole contrattuali e di quanto possa essere concretamente e ragionevolmente richiesto al soggetto inadempiente secondo criteri di diligenza ed equità.

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Lega

CORONAVIRUS, FORONI: PROTEZIONE CIVILE COSTANTEMENTE AL LAVORO

“Stiamo intensificando di ora in ora il nostro sforzo a sostegno di tutte le popolazioni e i territori coinvolti nell’emergenza. La Protezione civile regionale è costantemente al lavoro per cercare di migliorare la situazione, in ogni ambito, come supporto al nostro sistema di Welfare sia al Dipartimento centrale. Siamo in stretto raccordo con i sistemi provinciali e con gli amministratori locali che in provincia di Lodi, come in altri territori, stanno facendo un grande lavoro di comunicazione con gli abitanti. Abbiamo altresì intensificato il supporto logistico in ogni campo, soprattutto alla popolazione della ‘zona rossa’, grazie allo straordinario lavoro e all’abnegazione di circa 500 volontari”. Così l’assessore regionale alla Protezione civile, Pietro Foroni, fa il punto sulle attività svolte fino ad oggi dopo l’individuazione del primo caso accertato di coronavirus in Lombardia.

La Protezione civile regionale è impegnata nella fornitura di materiale e di supporto logistico per l’allestimento di spazi per triage e alloggio personale sanitario. Ad oggi sono stati allestiti 7 punti triage negli ospedali di Bergamo, Cremona, Crema e Casalmaggiore (Cremona), Brescia, Mantova, Stradella (Pavia) con circa 350 volontari.

È in corso la verifica della situazione (per successivo eventuale allestimento) per nuovi punti di triage campale negli ospedali di Edolo ed Esine (Brescia), di Vigevano (Pavia), di Rozzano (Milano), di Alzano Lombardo (Bergamo) e di Monza e l’allestimento di 40 posti letto presso l’ospedale di Lodi (con circa 20 volontari);

È in corso altresì l’allestimento di strutture di pre-triage per gli istituti carcerari. Nella giornata di ieri, domenica 1° marzo, sono stati installati 5 presidi, e si prevede l’installazione di altri 6 in questi giorni, per un totale di 11 punti di pre-triage (impiegati circa 20 volontari).

Nel dettaglio, la Regione, tramite il sistema territoriale di Protezione Civile, ha recuperato e consegnato nei centri di stoccaggio:

– 15.000 tute ad Areu presso ospedale Niguarda Ca’ Granda (24 febbraio)

– 1.000 mascherine al Centro Coordinamento Soccorsi di Lodi, per la ‘zona rossa’ (25 febbraio)  

– 7.000 mascherine ad Areu presso ospedale Niguarda Ca’ Granda (il 26 febbraio)

– 5.000 kit ad Areu sempre presso ospedale Niguarda Ca’ Granda e circa 25.000 mascherine al Centro Coordinamento Soccorsi di Lodi (27 febbraio)

– 30.000 mascherine chirurgiche presso ospedale Niguarda Ca’ Granda (1 marzo)

– 200.000 mascherine all’ospedale Niguarda di Milano (oggi)

per un totale di 283.000 pezzi.

Il sistema regionale di Protezione Civile sta inoltre supportando Areu per l’organizzazione delle attività del magazzino centralizzato di materiale sanitario, in particolare per quanto riguarda la consegna – che verrà effettuata presumibilmente nella serata di oggi – di una significativa quantità di materiali in arrivo in giornata a Roma Fiumicino.

STRUTTURE DESTINATE ALLA QUARANTENA – È stata confermata la disponibilità di spazi per l’allestimento delle strutture destinate alla quarantena, che al momento consistono in 50 posti a Baggio (11 stanze a 4 letti e 3 stanze a 2 letti), mentre si sta lavorando in accordo con la Regione Emilia-Romagna per allestire altri 61 posti a Piacenza (61 stanze uso singolo), ed è in valutazione l’utilizzo della struttura militare di Linate (53 stanze singole, 3 stanze a 2 letti – circa 60 posti). Tale attività viene condotta in stretto raccordo con l’Esercito e la Croce Rossa Italiana. L’obiettivo è rendere operative le strutture per l’inizio della settimana.

Prosegue infine il supporto con personale volontario alla gestione del numero verde attivato da Regione per l’emergenza coronavirus (circa 260 persone impiegate) nonché le procedure di sorveglianza sanitaria presso gli aeroporti, con sostituzione del volontariato delle organizzazioni di volontariato nazionali con quelle territoriali, e la disponibilità di circa 700 volontari “territoriali”, distribuiti su più giorni.

Anche a livello nazionale, è assicurato il raccordo con i Ministeri competenti e con il Dipartimento nazionale della Protezione Civile, tramite quotidiani collegamenti con il Comitato Operativo di Protezione Civile.