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Roma, I rischi per i minori durante l’emergenza Coronavirus

EDITORIALE 

AVV. Gianni Dell’Aiuto

La Polizia Postale sta segnalando un aumento degli attacchi online.
Phishing in crescita e mail ricevute che all’apparenza contengono consigli e suggerimenti
per evitare il rischio di contagi o trasmissione della malattia. Facendo click o scaricando si corre
non solo il rischio di regalare ad altri i propri dati personali, ma anche il rischio di installare un virus
che infetta il sistema in maniera irreparabile. Non mancano segnalazioni raccolte dalla polizia
postale per richieste di donazioni alle più svariate strutture o associazioni. Attenzione prima di dare
prova di generosità: dietro molte mail ci sono soggetti senza scrupoli che approfittano di questa
situazione e forniscono coordinate che faranno arrivare la donazione non certo all’apparente
beneficiario.
Purtroppo questa situazione mette a maggior rischio le fasce più deboli e indifese, tra cui
spiccano i più giovani, specialmente i minorenni: anche se nati già con una tastiera in mano e la
tecnologia digitale nel DNA, non hanno ancora la consapevolezza dei rischi che si corrono, in
particolare quelli di essere adescati da malintenzionati e, non ultimi, veri e propri pedofili. In questi
giorni in cui la connessione online è uno dei sistemi più utilizzati non solo per le lezioni scolastiche,
ma anche per passare il tempo. Consigliare ai genitori una maggiore presenza e attenzione alla
navigazione dei figli sembra pleonastico ma, considerati i sistemi subdoli di adescamento usati, è
sempre decisamente opportuno.
La Polizia Postale ricorda infatti che l’adescamento quasi mai è immediato, bensì frutto di
un processo lento e strutturato, appositamente studiato e finalizzato ad una manipolazione
psicologica volta a costruire relazioni basate sulla fiducia per coinvolgere in una relazione sessuale
prima tecnomediata e successivamente portarla sul piano reale.
Lo strumento più utilizzato è, ovviamente, quello di più facile accesso ed utilizzato, vale a
dire i social network che permettono di individuare le potenziali vittime e riescono a entrare in
contatto con loro sfruttando l’inesperienza informatica e la voglia di protagonismo e visibilità che
internet ha letteralmente inculcato nella generazione dei nativi digitali. Dal social network, una
volta carpita la fiducia della vittima, si passa ai sistemi di messaggistica su cellulare, scegliendo per
i sistemi che rendono più difficoltosa l’individuazione dell’utilizzatore, per poi iniziare le richieste
di foto e altro materiale pedopornografico. Whatsapp, Snapchat, e Telegram tra i più utilizzati. La tecnica
utilizzata è quella persuasiva, volta a creare non solo fiducia, ma anche un rapporto di soggezione tale da
condurre la vittima verso una condizione sempre più collaborativa, ponendo sempre l’accento sulla
segretezza e la complicità. La richiesta di foto e video è il passo successivo. Andando a vedere molti video in
rete di giovanissimi, specialmente sull’ultimo social da questi preferito, il pericolosissimo Tik Tok, si capisce
come molti possano avere anche poche remore a cedere.
Il sito della Polizia Postale è chiaro e indica tutti i possibili rischi che corrono a causa della naturale
curiosità per la sessualità tipica della fase evolutiva che si sposa con una straordinaria naturalezza,
abbinata all’incoscienza, con cui usano gli strumenti tecnologici. Non dimentichiamo poi il gusto
della sfida, del proibito e della trasgressione. Tutte componenti che hanno un ruolo determinante e
vengono utilizzate dall’abusante per far superare alla vittima ogni possibile remora.
Un accento particolare viene infine posto sull’atteggiamento dei genitori che, sempre
iperprotettivi e purtroppo assenti nei controlli sulla navigazione dei loro figli, tendono a
giustificarli, spesso senza valutare le colpe di loro stessi nella fase educativa.