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Coronavirus, gli interessi prima delle vite, documento esclusivo

la circolare del Ministero

Il presupposto sembrava lineare e logico, parliamo della circolare (0015280-02/05/2020-DGPRE-DGPRE-P) del Ministero della Salute, indirizzata a tantissime strutture: ministeri, assessorati, associazioni datoriali, ospedali, Nas e persino al Veneto ma non ad altre regioni, e si dicevano cose importanti:

Indicazioni emergenziali connesse ad epidemia COVID-19 riguardanti il settore funebre, cimiteriale e di cremazione.

“Si ritiene peraltro opportuno uniformare il comportamento sull’intero territorio nazionale, anche al fine di ridurre le possibilità di trasmissione del contagio tra aree diverse, con all’interno indicazioni pratiche:

“Linee direttrici del presente documento sono:

−   identificare i percorsi di maggior tutela dei defunti dal luogo di decesso al luogo di sepoltura o cremazione,   nonché le cautele da adottare per il personale interessato al trasporto              funebre ed attività funebre
−   limitare al massimo, regolamentandole, le occasioni di “assembramento” per la ritualità dell’addio
−   potenziare le strutture necroscopiche ricettive di defunti, in relazione ai prevedibili aumenti di mortalità
            connessi all’evento epidemico, nonché i servizi di sepoltura e di cremazione”

Tra l’atro ci sono anche dettagli e modalità

con il decesso cessano le funzioni vitali e si riduce nettamente il pericolo di contagio (infatti la trasmissione del virus è prevalentemente per droplets e per contatto) e che il paziente deceduto, a respirazione e motilità cessate, non è fonte di dispersione del virus nell’ambiente, è tuttavia utile osservare le seguenti precauzioni” 

Un aspetto tra i tanti che fanno ribrezzo: “l’isolamento del defunto all’interno di un sacco impermeabile sigillato” e ancora: “vietati la vestizione del defunto, la sua tanatocosmesi, come qualsiasi trattamento di imbalsamazione o conservativo comunque denominato, o altri quali lavaggio, taglio di unghie, capelli, barba e di tamponamento”.

E infine il passaggio pesante ed equivoco:

Per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di COVID-19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio 

E inoltre: “L’Autorità Giudiziaria potrà valutare, nella propria autonomia, la possibilità di limitare l’accertamento alla sola ispezione esterna del cadavere in tutti i casi in cui l’autopsia non sia strettamente necessaria. Analogamente le Direzioni sanitarie di ciascuna regione daranno indicazioni finalizzate a limitare l’esecuzione dei riscontri diagnostici ai soli casi volti alla diagnosi di causa del decesso, limitando allo stretto necessario quelli da eseguire per motivi di studio e approfondimento.”

Altro aspetto molto particolare:

“Nei cimiteri sono consentite le cerimonie funebri con l’esclusiva partecipazione di congiunti del defunto e, comunque, fino a un massimo di quindici persone indicate dagli aventi titolo”

Obiettiamo senza polemica, ma se non si fanno autopsie come si fa a definire se il morto è deceduto per coronavorus o anche per per coronavirus in concomitanza con altre malattie pregresse? Come si fa si può stabilire la causa senza conoscerla? Come si fanno le statistiche senza dati certi? 

L’emergenza non giustifica la mancanza di umanità e sopratutto la certezza delle cause delle morti che potrebbero essere più che utili per evitarne altre, studiando quanto avvenuto.

Interrogativi di cui il Ministero dovrà dare giustificazione alle famiglie, alle coscienze e infine alla Magistatura, visto che le denunce ci sono.

 

 

 

 

 

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Cronaca

Coronavirus, cosa ci deve comunicare la RAI

Grazie per il messaggio e Grazie per il vostro continuo lavoro di inFORMAZIONE.

Ora, se si parla di informazione pubblica, quindi la RAI ci aspettiamo che, prima della cronaca, i conduttori comunichino 8 semplici dati:

1.         quante apparecchiature, tecnici e tamponi ci sono a disposizione per poter iniziare a mappare una determinata area e poi a cascata spostarsi nelle aree limitrofe in modo da scoprire il “nemico”, isolare i contagiati e far ripartire il lavoro;

2.         quanti tamponi hanno eseguito a oggi per ogni singola persona perché nei dati attuali dicono siano conteggiati quelli ripetuti su una persona;

3.         quanti sono tutti i morti in ognuno dei 7.914 comuni e quanti morti erano nello stesso periodo nel 2019 in modo da comprendere al volo l’impatto reale del virus sui cittadini;

4.         quanti sono i medici, infermieri e tecnici di laboratorio in servizio alle ASL, in pensione, disoccupati e che possono essere inseriti in difesa della salute pubblica;

5.         quanti sono i crematori, loro ubicazioni e capacità di trattamento, per capire ed evitare le fosse comuni;

6.         quanti sono le tute complete a prova di virus da poter consegnare al personale di assistenza sanitaria;

7.         quanti sono le persone invalide nelle strutture e quante sono al domicilio che necessitano di assistenza medica e infermieristica per la loro patologia per non far mancare loro l’assistenza;

8.         quanti controlli hanno disposto dei controlli affinché chi viene ricoverato non si veda occupato il proprio appartamento aggiungendo il dramma al dramma.

Domani partirà una nostra LETTERA APERTA in merito ma chiunque intervenga per ottenere le risposte alle 8 domande, un grande applauso.

A leggervi.

Pier Luigi Ciolli