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Cronaca

Busto Arsizio – Quartiere Sant’Anna il mistero del Teleriscaldamento

Non è la prima volta che veniamo chiamati ad interessarci del Villaggio Sant’Anna, quartiere di Busto Arsizio, a causa del teleriscaldamento di quartiere passato da erogazione di un servizio a supercondominio, con tutti gli annessi e connessi che questo comporterebbe. Oltretutto apprendiamo dall’avvocato Stefano Gobbi, sentito per l’occasione, che si è ricorsi al Tribunale per la vicenda riguardante il teleriscaldamento del quartiere aprendo, quindi, un procedimento dopo il fallimento della mediazione proposta dall’avvocato stesso. I problemi sarebbero diversi: elevati costi sia nei consumi che nella gestione, inadempimenti vari, problemi di termoregolazione, istituzione degli ispettori termici. La madre di tutte le guerre, però, riguarda l’esistenza di un supercondominio creato a quanto pare solo  per la gestione del teleriscaldamento. Per la cronaca un supercondominio è l’insieme di più edifici, condominiali e di servizio, riuniti in un unico comprensorio più ampio e, al quartiere di Sant’Anna, ci sono una trentina di edifici, tra condomini e altro ma separati da strade comunali, ovvero non condominiali che formano, così, proprietà a sé stanti. La cosa lascia parecchio perplessi perché, a quanto ci è dato capire, avrebbe dovuto essere Aler la proprietaria del teleriscaldamento, come era in origine. Infatti, si iniziò a costruire il quartiere negli anni ‘60 e chi gestiva la centrale termica, era l’Istituto Case Popolari, che, in seguito, si chiamerà INA Casa, fino ad arrivare poi all’ALER – Azienda Lombarda Edilizia Residenziale. Per alcuni questa storia del supercondominio sarebbe infatti il sistema escogitato da Aler per liberarsi della centrale termica e della rete del teleriscaldamento a spese dei condomini. Ma la legge permette di fare questo, cioè far passare l’erogazione di un servizio per un supercondominio? La nuova normativa in vigore dal 17 giugno 2013 si è ben guardata dal definire esattamente il supercondominio ma parla, rinviando comunque alle norme sul condominio, quello normale non super , di più unità immobiliari o più edifici,  ovvero più condominii di unità immobiliari o di edifici che abbiano parti in comune. Arriva poi un parere della Corte di Cassazione, dove per costituire un supercondominio, parrebbe non essere necessaria né la manifestazione di volontà dell’originario costruttore, né quella di tutti i proprietari delle unità immobiliari di ciascun condominio, essendo sufficiente che i singoli edifici, abbiano, materialmente, in comune alcuni impianti o servizi. Questa tendenza a favorire più la parte gestionale che quella dei diritti reali di proprietà, all’ apparenza giusta per dirimere le annose vicende di lite condominiali, si ritorcerebbe contro coloro che vogliono, nei casi di incertezza, chiedere di risolvere spesso complesse vicende giudiziarie che finiscono poi solo in Cassazione. Troppo spesso, in caso di ricorsi, ci si limita a prendere atto della volontà di un’assemblea, più o meno convinta, su quello che sta approvando e facendo, senza guardare alla base, se esista o meno il condominio e se vengono tutelati i diritti dei condomini o altri. Poi qualcuno, esperto della materia e abituato a disquisire sull’argomento, vi dirà che queste nostre osservazioni non hanno fondatezza giuridica. Sarà, ma la realtà è questa, supportata poi dalle stesse istituzioni, sindaci e uffici tecnici in testa e nei casi più complessi Provincia e Regione, che non hanno nessun interesse a far scoppiare il bubbone. Massima incertezza quindi in materia di supercondomini in quanto si è approfittato a larghe mani dell’istituzione dei supercondomini come la medicina per risolvere tante questioni, tra cui realtà immobiliari e non che nulla hanno a che vedere con i supercondomini. Da tempo e in diverse circostanze abbiamo portato queste questioni all’attenzione pubblica. La casistica è veramente ampia e la materia complessa così che ci sembra siano favoriti coloro che, fatta la legge trovato l’inganno, ne approfittano. Si chiude un occhio, anzi tutti e due su speculazioni e abusi edilizi e di altro genere, che dovrebbero essere denunciati e non sanati, facendoli passare per supercondomini. Non sarà certo il caso del Villaggio Sant’Anna e del suo supercondominio, con codice fiscale che, ci dicono, dovrebbe essere quello di Aler Busto Arsizio, ma, in attesa che si pronunci il Tribunale, permetteteci non il sospetto, che è parola grossa ed offensiva, ma almeno il dubbio.

Gianni Armiraglio