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Consumatori

Famoso gelato richiamato per presenza corpi metallici

Famoso gelato richiamato per presenza corpi metallici

Le principali catene di supermercati europee, hanno pubblicato un avviso ai consumatori sul loro sito in cui informano la clientela della possibile presenza di un corpo estraneo di natura metallica nei gelati Mini Max Calippo. Lo rende noto l’Autorità per la sicurezza alimentare (FSA) del Regno Unito. Il Calippo è una linea di gelati prodotto dalla Unilever sotto il marchio Heartbrand. In Italia viene prodotto dalla Unilever sotto il marchio Algida. Nel loro avviso di richiamo, la FSA ha dichiarato; “HB sta richiamando il Mini Max Calippo (arancione e limone-lime) a causa della possibile presenza di piccoli pezzi di metallo. Gli avvisi di ritiro dei punti vendita verranno visualizzati nei negozi forniti con i lotti implicati.” I lotti interessati dal richiamo sono in confezioni da sei, con i codici come segue; L0121, L0122, L0123, L0124, L0125 e L0126; da consumarsi preferibilmente entro la data del 04/2022 o 05/2022. Il paese di origine per i prodotti HB interessati da questo richiamo è il Regno Unito. La Heartbrand non ha ancora commentato come i piccoli pezzi di metallo possano essere finiti in questi lotti. Non si possono escludere rischi per la salute in caso di ingestione, come un possibile pericolo di lesioni. Se avete acquistato questi gelati potete dunque riportarli nei supermercati Aldi, Lidl e Tesco e lì verrete rimborsati del prezzo di vendita. I richiami, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, sono stati effettuati nei Paesi dell’Europa Nord-occidentale, e in particolare Regno Unito e Irlanda. L’allerta, almeno per il momento, non dovrebbe riguardare anche il mercato italiano, ma è bene sempre essere informati e fare attenzione.

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Salute e benessere

Coronavirus, allarme dal Regno Unito: anche i bambini colpiti da una misteriosa sindrome

Coronavirus, allarme dal Regno Unito: anche i bambini colpiti da una misteriosa sindrome. Nelle ultime settimane c’è stato un aumento del numero di bimbi che presentano tre sintomi chiave di uno stato infiammatorio multisistemico

Ieri sera i medici di tutto il Regno Unito hanno ricevuto un allarme urgente su una nuova sindrome correlata al coronavirus che colpisce i bambini. Una misteriosa sindrome, finora sconosciuta e riconducibile al coronavirus, starebbe diffondendosi tra i più giovani: pochi casi, per il momento, ma sufficienti per alzare al massimo l’allerta negli ospedali del Regno Unito. L’allarme è stato lanciato dalla rivisita medica Health Service Journal, dopo che un numero crescente di bambini è stato ricoverato in terapia intensiva a causa di uno stato infiammatorio dei vasi sanguigni. Sintomi che sembra possano essere correlati alla malattia Covid-19. «Nelle ultime tre settimane, in tutta Londra e anche in altre regioni del Regno Unito – si legge nella circolare inviata ai medici di base – c’è stato un evidente aumento del numero di bambini di tutte le età che presentano uno stato infiammatorio multisistemico, che richiede cure intensive». Un nuovo sintomo che ha generato «crescente preoccupazione», tra chi teme che «possa esserci un altro patogeno infettivo, non ancora identificato, associato a questi casi».Finora sono scarsi i dati a disposizione, sia a livello di sintomatologia sia di diffusione dell’infiammazione: alcuni tra i bambini ricoverati sono risultati positivi al Covid-19, altri sembra lo avessero contratto in passato e altri ancora no. I più giovani, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“, sono sempre stati considerati a basso rischio coronavirus e, proprio per questo, adesso anche la Pediatric Intensive Care Society ha invitato i medici a “riferire con la massima urgenza casi analoghi”.

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Cronaca

Diana, 39enne che vive in Gran Bretagna: “Qui c’è scetticismo, ma noi italiani siamo preoccupati”.

Diana, 39enne che vive in Gran Bretagna: “Qui c’è scetticismo, ma noi italiani siamo preoccupati”. Tra gli italiani c’è il timore della diffusione del contagio. Il racconto della giovane donna che lavora come medico veterinario. Niente coronavirus, siamo inglesi. Si potrebbe dire parafrasando il titolo di una celebre commedia che poi ha avuto anche una versione cinematografica. Forse i 2000 contagi registrati nella patria della Regina Elisabetta preoccupano più gli italiani che si sono trasferiti per motivi di lavoro o di studio oltre Manica che gli stessi anglofoni. Almeno per ora. E almeno in apparenza. Tra i nostri connazionali ‘espatriati’ c’è una maggiore consapevolezza, forse anche una percezione più spiccata di quanto sia pericoloso il covid-19 grazie ai racconti dei parenti o degli amici che, al telefono o sulle chat di Whatsapp, raccontano loro cosa sta succedendo in Italia. L’elevato numero di contagi e di decessi, la rapidissima diffusione del coronavirus che ha costretto il governo Conte ad adottare misure straordinarie per l’emergenza che sta mettendo a dura prova il nostro sistema sanitario. Misure che l’esecutivo di Boris Johnson considera probabilmente eccessive. “Sono preoccupata“, racconta allo “Sportello dei Diritti” Diana D’Agata, 39 anni, che lavora come medico veterinario. “Qui nel giro di tre giorni i contagi sono aumentati: dai 700 di venerdì 13 marzo ai 2000 di oggi. I casi insomma sono più che triplicati nel giro di 72 ore. Un aumento che segue la diffusione registrata non solo nel nostro Paese, ma anche in Germania, Spagna e Francia. Nonostante ciò, “finora il governo di Boris Johnson non ha preso misure drastiche o straordinarie come in Italia, ma solo provvedimenti precauzionali: consigliano di lavare frequentemente le mani o starnutire all’interno del gomito”. La vita nella patria della regina Elisabetta per il resto prosegue normalmente. “Le scuole e le università sono aperte regolarmente, anche se sono state vietate le gite scolastiche”. Inoltre, è stato disposto “l’autoisolamento per una settimana per chiunque abbia febbre alta e tosse, eventualmente da estendere all’intera famiglia”. E “dopo sette giorni bisogna chiamare il numero dedicato – il 111 – e dunque l’ospedale per valutare il tampone”.Al tempo stesso, dice ancora Diana, “sugli autobus si sta vicini l’uno all’altro“. Dalle sue parole trapela quasi lo sgomento osservando che i modi di vivere nel Regno Unito non sono cambiati nonostante la pandemia. “Non ci sono persone che vanno in giro con la mascherina. Il Governo non ha bloccato i voli per la Cina quando lo ha fatto l’Italia. Fino a tre-quattro giorni fa in aeroporto non ci sono stati controlli, non sono stati controllati nemmeno gli italiani che sono tornati in Gran Bretagna”. Persone che magari potrebbero veicolare il Covid-19 anche oltre Manica. Invece, sottolinea ancora la giovane donna, “c’è stato un assalto ai negozi per acquistare carta igienica e prodotti disinfettanti. Ma finanche all’Università è solo da un paio di giorni che ci hanno raccomandato di lavare più frequentemente le mani. Per il resto i pub sono aperti, le persone vanno a lavorare regolarmente. Qui molti lavori sono a chiamata. Distanza di sicurezza? Gli inglesi non sanno nemmeno cosa sia”, aggiunge con un sorriso amaro. “Le persone si comportano come se non fosse successo niente”. Comportamenti non più consentiti nel nostro Paese ‘a controllo rafforzato’, dove è entrato in vigore il decreto #iorestoacasa. “Soltanto qualcuno, spontaneamente, ha deciso di annullare eventi o congressi”.Tra la comunità di ragazzi italiani che frequenta, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, c’è una certa apprensione: “Siamo più attenti, abbiamo iniziato ad avere i comportamenti che anche in Italia sono stati adottati, a differenza degli inglesi che sono piuttosto scettici. La Brexit e il coronavirus rischiano di essere una combinazione preoccupante”. Diana non si muoverà da Manchester. Né ci pensa a tornare a casa, al Sud, come tanti suoi coetanei hanno fatto.

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Salute e benessere

Regno Unito, neonato è la persona più giovane al mondo positiva al Coronavirus

Regno Unito, neonato è la persona più giovane al mondo positiva al Coronavirus Un neonato è risultato positivo al COVID-2019, dopo che la madre era stata trasportata in ospedale a Londra diversi giorni prima con sintomi da polmonite. Lo riporta il quotidiano The Sun. Secondo quanto riferito dai media, la donna e il suo bambino sono stati messi in reparti separati per il trattamento, aggiungendo che il bambino è risultato positivo al coronavirus pochi minuti dopo la nascita. Tuttavia, i medici britannici stanno cercando di capire in che modo il bambino ha contratto il COVID-19, sia che fosse stato infettato durante il parto o esposto al virus nell’utero. “Al personale in contatto con entrambi i pazienti è stato consigliato di autoisolarsi. I funzionari sanitari stanno cercando urgentemente di scoprire le circostanze che hanno provocato il contagio”, ha detto una fonte citata da The Sun. I funzionari sanitari del Regno Unito evidenzia Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, in precedenza hanno affermato che le donne in gravidanza e i bambini sono a basso rischio di complicanze dovute al nuovo coronavirus.