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Coronavirus, l’infermiere di famiglia/comunità per far ripartire la sanità

 La Fnopi, (federazione nazionale ordini professioni infermieristiche), chiede che venga istituita la figura dell’infermiere di famiglia.

Una figura prevista nel Patto per la Salute, di cosa si tratta?

Il nuovo Patto per la salute 2014 – 2016, mira ad un generale efficientamento del nostro SSN, proprio nell’ottica dell’appropriatezza. Tutte le previsioni in esso contenute sono state ispirate dai bisogni di salute dei cittadini e, allo stato attuale, costituisce il solo strumento per la costruzione di una sanità più vicina alle persone, più efficace ed efficiente, sicura, di qualità e competitiva in Europa. ma che, nel nostro Paese, è a regime solo in due regioni.

Infermiere di famiglia a cosa serve?

“I cittadini hanno un punto di riferimento preciso nel loro territorio per qualsiasi necessità assistenziale” e si capisce che diventerebbe una figura come quella del medico di famiglia, che segue costantemente il singolo con le sue problematiche e bisogni.

Funziona dove esiste

Fornisce “una  risposta immediata e tempestiva alle esigenze della popolazione, che si rivolge al servizio di Pronto Soccorso in modo più appropriato (in un triennio il Friuli VG ha ridotto i codici bianchi di circa il 20%).

Poi anche una riduzione dei ricoveri (in quanto si agisce prima che l’evento acuto si manifesti) e quindi riduzione del tasso di ospedalizzazione del 10% rispetto a dove è presente la normale assistenza domiciliare integrata.”

Gli infermieri potrebbero essere parte importante e integrante nelle  Unità Speciali di Continuità Assistenziale (U.S.C.A.), finalizzate a supportare l’attuale situazione di emergenza sanitaria e a garantire la gestione domiciliare dei pazienti affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero.

Il servizio e’ gradito dagli utenti?

in “Friuli-Venezia Giulia sulla qualità percepita dai pazienti e familiari fruitori del servizio, gli utenti sono più che soddisfatti del nuovo servizio: il 93% degli intervistati ritiene che la presenza dell’infermiere di comunità (quali sono le RSA ad esempio) risponda meglio ai propri bisogni assistenziali rispetto al precedente modello di assistenza domiciliare integrata.”  (fonte FNOPI)