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Istituzioni

Scuola, Emanuele Poretti (Resp provinciale Enti Locali della Lega): Chiediamo un tavolo di coordinamento provinciale per la scuola

“La gestione della ripresa scolastica e più urgentemente quella dei centri estivi sono stati gli argomenti di una complessa riunione, in video conferenza, svoltasi ieri con le rappresentanze territoriali e tutti i sindaci della Lega della provincia di Varese. Grazie ai nostri rappresentanti alla Camera e al Senato la Lega ha cercato, purtroppo senza alcun riscontro da parte del governo, di proporre integrazioni e modifiche al Decreto scuola, che di fatto impone una serie di misure, distanziamenti e regole impossibili da applicare nelle strutture oggi esistenti”, ha dichiarato Emanuele Poretti, Responsabile provinciale Enti Locali della Lega di Varese, in una nota a nome di tutti i sindaci, amministratori e consiglieri provinciali della Lega, che si sono riuniti in videoconferenza ieri sera per affrontare i problemi legati alle riaperture delle scuole a settembre.

“A nostro avviso l’insieme delle regole per la ripresa scolastica a settembre doveva essere costruito con chi lo dovrà poi applicare, certamente le istituzioni scolastiche, ma anche i Comuni – spiega Poretti – non di meno riversa, nel concreto, ogni responsabilità sul territorio; delegando i direttori didattici ed i sindaci alla risoluzione di un TETRIS impossibile da incastrare. Ingressi scaglionati, prolungamenti di orari, raddoppi di costi per i trasporti degli studenti, mancanza di spazi, sono solo alcuni dei problemi che dovremo affrontare, senza che da Roma sia stato stanziato un solo euro per gli interventi”.

“Se da un lato le scuole non possono inventarsi nuovi spazi – prosegue il Responsabile Enti Locali della Lega – dall’altro i Comuni non possono inventarsi adeguamenti alle norme di spazi esterni che devono rispettare le stesse regole di sicurezza delle aule, facendo tra l’altro ricadere la responsabilità e gli oneri economici sui Sindaci, i quali avranno anche la responsabilità civile e penale degli spazi così recuperati. Senza dimenticare che le scuole dell’infanzia avranno necessità di molti più insegnanti che dovranno essere assunti proprio dalle amministrazioni comunali, il cui costo rischia inevitabilmente di ricadere sulle rette delle famiglie”.

I problemi non finiscono qui: “Non meno importante – aggiunge Poretti – il problema per il trasporto, soprattutto per gli studenti che devono recarsi a frequentare la scuola secondaria e gli istituti superiori fuori dal proprio paese di residenza, che con le regole del distanziamento vedrà un raddoppio dei costi di cui finora il governo non si è occupato. Ed ancora, il problema delle mense scolastiche. Le alternative al sistema attuale di somministrazione, sempre se applicabili, comporteranno dei costi certamente maggiori degli attuali e che anche in questo caso dovranno essere necessariamente coperti. Per tutto questo, ad oggi, il governo non ha previsto quasi nulla, e gli unici finanziamenti sugli edifici scolastici destinati a  Province e Comuni arrivano da Regione Lombardia”. 

“La nostra proposta è l’istituzione di un tavolo di coordinamento  provinciale per la scuola (tecnicamente definito Centro Operativo Misto) , richiesta che faremo per iscritto al Prefetto e che dovrà vedere coinvolti oltre agli enti locali, il provveditorato agli studi, l’agenzia del trasporto pubblico, i direttori didattici; un tavolo che esamini quindi le possibili soluzioni e da collegamento con gli enti superiori. Nei prossimi giorni, quindi, verrà inviata una richiesta scritta in tal senso al Prefetto di Varese Dott. Dario Caputo, nonché al Presidente della Provincia Dott. Emanuele Antonelli ed al Provveditore agli Studi di Varese, Dott. Giuseppe Carcano” conclude Poretti.
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Varese

Rientro a scuola Premazzi: “Ci stiamo lavorando da tempo e con grande concretezza”

L’impegno della Provincia di Varese per il rientro a scuola

Premazzi: “Ci stiamo lavorando da tempo e con grande concretezza”

           

“Il tavolo provinciale per affrontare il tema del rientro a scuola esiste già: siamo sul pezzo da più di un mese e abbiamo già coinvolto tutti gli interlocutori che possono essere utili a risolvere le problematiche degli istituti scolastici in vista della riapertura di settembre”: così il consigliere provinciale delegato all’Istruzione Mattia Premazzi risponde all’appello lanciato dal responsabile provinciale agli Enti locali della Lega, Emanuele Poretti, per la costituzione di un tavolo di coordinamento provinciale sulla ripresa scolastica.

Al tavolo, coordinato dalla Provincia, siedono infatti la prefettura, l’ufficio scolastico territoriale, Ferrovie Nord e  l’Agenzia del trasporto locale, i dirigenti scolastici: dopo una prima riunione in cui si è fatto il punto della situazione si è deciso di attivare dei sottotavoli territoriali.

Il primo, dedicato alle scuole della città di Varese, si è già riunito il 4 giugno, anche alla presenza del Comune di Varese. Giovedì 11 sarà la volta del tavolo dedicato agli istituti di Busto Arsizio, a cui parteciperanno anche il sindaco (e presidente della Provincia) Emanuele Antonelli e la consigliera provinciale delegata ai trasporti, la bustocca Paola Reguzzoni,

A seguire saranno convocate riunioni per le scuole di Saronno e Tradate, poi quelle degli ambiti di Gallarate e Somma Lombardo. Un’ultima riunione sarà dedicata agli istituti del Nord della provincia.

“Ben venga che la Lega si faccia portavoce delle necessità del mondo della scuola – afferma Premazzi -, ma non posso tacere che la Provincia ci sta lavorando con grande impegno già da settimane  e proprio nel senso auspicato da Poretti: il coinvolgimento delle aziende di trasporto  e della mia collega delegata ai Trasporti è fondamentale in un territorio in cui la mobilità sarà uno dei temi chiave per la ripartenza in sicurezza. Discorso analogo per i Comuni, individuati come interlocutori imprescindibili. Anche il prefetto, coinvolto personalmente da me, ha condiviso gli obiettivi del tavolo e ha partecipato con suoi rappresentanti. Se poi sarà necessaria un’ulteriore formalizzazione del tavolo, come richiesto dalla Lega, non ci sono problemi, vorrà dire che non si partirà da zero, ma da un buon livello di consapevolezza di ciò che dovremo fare nei prossimi mesi. Per me sarà comunque la conferma che siamo partiti con il piede giusto. Forse sarebbe bastato approfondire un po’ per accorgersi che la

Provincia sta facendo la sua parte e che ha già impostato il lavoro come si deve, andando a fondo dei problemi con grande concretezza”.

E c’è di più. Il tavolo coordinato dalla Provincia ha infatti anche l’ambizione di creare un modello che possa poi essere sottoposto agli enti superiori e condiviso dagli altri territori.

“Vogliamo essere proattivi. non possiamo aspettare che il Ministero emetta le linee guida, attese per il 31 luglio. A quell’epoca sarà già tardi per settembre, noi vogliamo anticipare i tempi:  il modello “Varese” sarà una sintesi di  tutte le indicazioni e le proposte di soluzione emerse durante le riunioni.  Lo presenteremo  in Regione, al Ministero per far capire quanto teniamo ai nostri studenti e a un ritorno per quanto possibile alla normalità, sempre con grande rispetto e attenzione alla sicurezza e alla salute di tutti» conclude Premazzi.

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Cronaca

Lettera aperta di una maturanda

Nel paese i toni della discussione sulla scuola, trascurata e bistrattata da tutti gli ultimi governi, prodighi di promesse  fatue e proposte improbabili. Abbiamo ricevuto e pubblichiamo con piacere la lettera di una giovane maturanda sulle cui spalle gravano le incompetenze di una classe politica in continua campagna elettorale.

Salve, mi chiamo Giulia Granata  e sono una maturanda.

 Io e altri studenti (@nomaturita2k20) stiamo scrivendo a molti giornali per far sentire la nostra voce e spero che anche voi ci aiuterete in questa battaglia. Come penso già saprete, stiamo premendo per annullare l’esame di maturità. 

In alternativa proponiamo una valutazione meritocratica basata sulla media del triennio x 10, in modo da non creare alcun 60 politico oppure ammissioni non meritevoli. 

Perché lo stiamo facendo tutto ciò?

Vogliamo evidenziare i vari problemi che stiamo affrontando:

  • Con lo svolgimento delle lezioni online molti studenti (circa il 63%) stanno avendo problemi con la DaD (didattica a distanza) data la totale assenza o inefficacia degli strumenti a loro disposizione. Inoltre, molti docenti, presi alla sprovvista, hanno cominciato il programma troppo tardi, velocizzando le lezioni e riempiendo gli studenti con compiti e interrogazioni;
  • Ad oggi ci ritroviamo con gli insegnanti che continuano ad andare avanti con i programmi e a continuare le interrogazioni quando invece potremmo (e dovremmo) prepararci per l’esame. Alcuni, addirittura, non hanno alcuna valutazione e pensano ancora ai recuperi del primo quadrimestre;
  • Riteniamo che i soldi spesi per questa maturità potrebbero servire invece per cause di maggior importanza, come per esempio aiutare la sanità italiana oppure le famiglie che in questo momento non possono reggere le spese economiche;
  • Con lo svolgimento della maturità in presenza, potrebbe esserci un rischio di contagio enorme, e noi non vogliamo esserne la causa. Ma non tanto per noi stessi, ma per gli altri: abbiamo tutti una famiglia e anche i docenti, essendo la maggior parte over50, sono a rischio;
  • Molti stati hanno annullato l’esame di maturità e siamo uno dei pochi a non averlo fatto, seppur essendo uno dei più colpiti;
  • Infine, tra studenti e docenti regna il caos, perché il decreto sembra essere dato alla libera interpretazione degli insegnanti, i quali non capiscono cosa fare durante l’esame. Non si capisce cosa dobbiamo fare nell’elaborato, continuano a cambiare idea sul PCTO e sulla modalità di esposizione. 

E queste sono solo le problematiche tecniche. Quelle psicologiche sono ben altre e, se possibile, più distruttive.  

Restiamo comunque delle persone. Persone con una famiglia, persone che hanno perso i propri cari, persone che sono state ignorate fino ad ora e persone che sono stanche di tutto. Lo stress fino ad ora è stato tanto, aggiungere l’esame sarebbe insopportabile e deleterio per noi. Abbiamo avuto attacchi d’ansia e di panico, alcuni hanno ammesso di essere entrati in depressione.

Alcune scuole, per fortuna, hanno messo a disposizione uno sportello per il supporto psicologico e non sono stati pochi quelli che hanno deciso di usufruirne. 

Non siamo cavie, non siamo imbuti. Non di una prova non ancora decisa agli albori di giugno. Non di un governo che ha deciso che governa solo lui, che ha ammesso in modo indiretto di non voler essere democratico e ascoltare, non di chi ci blocca, di chi ci banna e di chi tenta di zittirci in tutti i modi invece che ascoltare. 

Noi siamo gli studenti, il vostro futuro

 

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In evidenza

La voce degli studenti che chiedono aiuto

Salve, mi chiamo Gabriele e sono un maturando.
Io e altri studenti (@nomaturita2k20) stiamo scrivendo a molti giornali per far sentire la nostra voce e spero che anche voi ci aiuterete in questa battaglia. Come penso già saprete, stiamo premendo per annullare l’esame di maturità.
In alternativa proponiamo una valutazione meritocratica basata sulla media del triennio x 10, in modo da non creare alcun 60 politico oppure ammissioni non meritevoli.
Perché lo stiamo facendo tutto ciò?
Vogliamo evidenziare i vari problemi che stiamo affrontando:
• Con lo svolgimento delle lezioni online molti studenti (circa il 63%) stanno avendo problemi con la DaD (didattica a distanza) data la totale assenza o inefficacia degli strumenti a loro disposizione. Inoltre, molti docenti, presi alla sprovvista, hanno cominciato il programma troppo tardi, velocizzando le lezioni e riempiendo gli studenti con compiti e interrogazioni;
• Ad oggi ci ritroviamo con gli insegnati che continuano ad andare avanti con i programmi e a continuare le interrogazioni quando invece potremmo (e dovremmo) prepararci per l’esame. Alcuni, addirittura, non hanno alcuna valutazione e pensano ancora ai recuperi del primo quadrimestre;
• Riteniamo che i soldi spesi per questa maturità potrebbero servire invece per cause di maggior importanza, come per esempio aiutare la sanità italiana oppure le famiglie che in questo momento non possono reggere le spese economiche;
• Con lo svolgimento della maturità in presenza, potrebbe esserci un rischio di contagio enorme, e noi non vogliamo esserne la causa. Ma non tanto per noi stessi, ma per gli altri: abbiamo tutti una famiglia e anche i docenti, essendo la maggior parte over50, sono a rischio;
• Molti stati hanno annullato l’esame di maturità e siamo uno dei pochi a non averlo fatto, seppur essendo uno dei più colpiti;
• Infine, tra studenti e docenti regna il caos, perché il decreto sembra essere dato alla libera interpretazione degli insegnanti, i quali non capiscono cosa fare durante l’esame. Non si capisce cosa dobbiamo fare nell’elaborato, continuano a cambiare idea sul PCTO e sulla modalità di esposizione.
E queste sono solo le problematiche tecniche. Quelle psicologiche sono ben altre e, se possibile, più distruttive. 
Restiamo comunque delle persone. Persone con una famiglia, persone che hanno perso i propri cari, persone che sono state ignorate fino ad ora e persone che sono stanche di tutto. Lo stress fino ad ora è stato tanto, aggiungere l’esame sarebbe insopportabile e deleterio per noi. Abbiamo avuto attacchi d’ansia e di panico, alcuni hanno ammesso di essere entrati in depressione.
Alcune scuole, per fortuna, hanno messo a disposizione uno sportello per il supporto psicologico e non sono stati pochi quelli che hanno deciso di usufruirne.
Non siamo cavie, non siamo imbuti. Non di una prova non ancora decisa agli albori di giugno. Non di un governo che ha deciso che governa solo lui, che ha ammesso in modo indiretto di non voler essere democratico e ascoltarci, non di chi ci blocca, di chi ci banna e di chi tenta di zittirci in tutti i modi invece che ascoltarci.
Noi siamo gli studenti, il vostro futuro.

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Curiosità

Dott.ssa Chiara De Giorgio “L’importanza del prendersi cura nei rapporti affettivi”

Prendersi cura, è uno degli ingredienti principali nelle relazioni affettive.

La famiglia è basata su questo, fin da quando il bambino nasce riceve le cure dai genitori.

L’arrivo di una nuova persona all’interno del nucleo famigliare porta con sé un insieme di emozioni spesso contrastanti quali: felicità , incredulità , paura , preoccupazione , curiosità e via dicendo.

È normale preoccuparsi dei bisogno del nuovo nascituro cercando di appagare tutti i suoi bisogni.

Quando il bambino cresce, nelle fasi successive i genitori sono sempre presenti  prendendosi cura di tutti gli aspetti della sua vita come: l’inserimento  nella scuola materna, la socializzazione con i coetanei,  l’insegnamento di una pratica sportiva e successivamente fornirgli un adeguata istruzione finché il bambino ormai adolescente si trova a prendere decisioni importanti per il suo futuro.

Anche in quel caso non è insolito vedere come i genitori, spinti dall’idea di volere il meglio per i propri figli , tendano a indicare le varie strade possibili. La cura che i le madri e padri hanno per i proprio figli non cessa mai , muta ma non svanisce.

Quando il figlio diventa adulto avviene lo stesso procedimento ma al contrario.

É lui che si prende cura dei genitori anziani che possono trovare difficoltà nello stare dietro a un mondo sempre più veloce e in mutamento.

Come quindi si può intuire, i rapporti basato sull’amore e sull’affetto non smettono mai di avere come elemento principale “la cura”. Cambia modalità , cambiano i ruoli ma lei è sempre presente.

Prendersi cura significa anche dare le attenzioni, è grazie a quest’ultime che le persone si sentono amate e volute.

É un aspetto fondamentale dei rapporti, i rapporti, quelli veri non sono unilaterali non c’è una persona che riceve ma al contrario l’amore è bilaterale. Insieme ci si ama, ci si da attenzione e crea questo gioco di ruoli che evolve e muta in nuove consapevolezze e con nuovi equilibri in cui “la cura” fa da sfondo.

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ITALIA

Pandemia e riapertura. La cosa principale che non torna: la scuola

Sembra che da lunedì 18 maggio e, via via un po’ più in là, con differenziazioni anche tra regione e regione “si riapra”. Il numero e la differenza di provvedimenti sono così alti che speriamo sia dato mandato alle forze dell’ordine, che dovrebbe controllarne attuazione e punire i trasgressori, di essere comprensive se, per esempio, un trasgressore sarà colto sul fatto perché non era al corrente del comma 1, punto 7, virgola 4 del dpcm 5/2020 rivisto e rianimato dalla delibera regionale n.4567/2020 in applicazione del provvedimento amministrativo 657/2020 del Comune Pinco Pallo. E se questo trasgressore abbia invece dato fiducia al giornale locale che riprendeva una notizia data per certa da un tg della Rai, certezza che però poteva essere intuita come non tale solo da chi, avendo letto i dpcm 5/2020 ed ascoltata la conferenza stampa del premier Giuseppe Conte alle ore 23,35 su un canale Facebook che però si riusciva ad ascoltare solo se la
propria banda Internet era superiore ai 50 mega (cosa difficile a quell’ora perché la Rete è intasata da tutti quelli che vedono Netflix o uno dei tanti web porno)… da chi, addetto ai lavori, aveva una laurea in Giurisprudenza con tesi in diritto amministrativo ed esperienza pluriennale in alcuni studi di amministrativisti esperti di diritto regionale.
Insomma, auspichiamo tolleranza da parte delle autorità, onde evitare il massacro compiuto fino ad oggi, con multe mediamente di 400 euro per persone che a stento hanno avuto un introito tale nel giro di due mesi (con eccezione, ovviamente, di dipendenti pubblici, pensionati e dipendenti dei settori alimentari e beni di prima necessità).

Bene. Si riapre. Si potrà stare ad un metro di distanza, senza mascherina, se si lavora in fabbrica, ma non in un bar. Ci si potrà sfiorare, con mascherina come avviene da tre mesi, nei corridoi dei supermercati, ma non in un ristorante (anche perché è difficile mangiare con la mascherina). Si potrà andare dal parrucchiere ma non a scuola. Chissà se si conosce qualcuno che ci attrae fisicamente… che cosa occorrerà fare e chiedere prima di… fare una carezza.

A scuola, già. Perché non a scuola? Mistero. Certo i giovani devono sempre avere canali privilegiati di attenzione rispetto agli altri soggetti… ma quanti giovani sono stati contagiati e quanti sono morti? Non azzardiamo nessuna ipotesi, ma raccontiamo solo i fatti facendoci domande che chiunque potrebbe farsi anche tra quelli che disinfettano le scarpe prima di entrare in casa dopo essere andati a depositare la spazzatura nel cassonetto a 40 metri dal portone di casa propria.
Domande a cui chiediamo risposte da chi di dovere. Non altro.
A noi preme notare che una riapertura senza scuole è finta. E’ probabile che i nostri governanti non vedano l’ora che arrivi giugno così il problema scuola sarà naturalmente risolto dalle vacanze. Ma nel contempo ci rendiamo conto che, per esempio, parlando con mia figlia che è al primo anno delle superiori, dopo averle detto: “Sai, ho letto un’indagine che dice che solo il 9% degli studenti che fanno scuola a distanza riesce a stare attento durante tutta la lezione”; mi ha risposto così: “Mi sembra una percentuale molto alta”.
A questo aggiungiamo tutti quei genitori che, nonostante congedi parentali, bonus baby sitter e nonni più o meno presenti, non sanno come fare coi figlioli. A maggior ragione ora che le scuole stanno per finire e, se prima il 9% seguiva le lezioni, ora la percentuale sarà Zero. E questi figlioli, in vacanza (!), dovrebbero/potrebbero andare a giocare a pallone con la mascherina o andare nei centri estivi (chissà perché questi sì e le scuole no), forse al cinema (quelli all’aperto sono estinti da tempo) e tutto sottocasa, forse fra un po’ nella regione accanto.
C’è qualcosa che non ci torna. Se non che, probabilmente, l’importanza determinante della scuola nella nostra società c’è qualcuno che non l’ha considerata più di tanto. Oppure non ci torna che la sicurezza sanitaria che consente queste aperture non sia frutto di certezze, ma di pressioni di quella categoria e di quell’altra categoria. A proposito, qualcuno al governo sta seguendo come fanno in Germania?
Qualcuno ce lo dirà?

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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Busto Arsizio

I ragazzi dell’Olga Fiorini discutono sulla differente realtà che li circonda nei Digital Talks di #ProteoBrains2020

L’Istituto partecipa all’appuntamento annuale di confronto nazionale organizzato dall’Osservatorio ‘Generazione Proteo’, quest’anno in versione digitale

Una decina di studenti di tre Istituti Acof Olga Fiorini (Tecnico Grafico, Liceo Internazionale e Liceo Sportivo) hanno potuto confrontarsi con i loro coetanei partecipando alla quinta edizione di #ProteoBrains 2020, che per ovvi motivi quest’anno si è svolta online dal 27 aprile al 14 maggio. L’emergenza Coronavirus non ha fermato infatti i lavori dell’Osservatorio ‘Generazione Proteo’ della Link Campus University che ha rimodellato l’evento annuale in Talks Digitali, dove i protagonisti indiscussi sono stati in ogni modo i ragazzi e le loro opinioni.
I risultati dell’8° Rapporto di ricerca dell’Osservatorio permanente sui giovani che, come ogni anno, affronta molteplici tematiche quali lavoro, politica, ambiente, scuola, stili di vita, identità, consumi e tecnologie sono stati presentati e discussi in 10 webinar digitali. Ognuno di questi è stato dedicato ad una specifica sezione del questionario di ricerca, a cui hanno potuto partecipare oltre agli studenti, anche docenti scolastici e universitari, nonché giornalisti, esperti e rappresentanti del mondo istituzionale e della cultura.
Nell’indagine sono stati coinvolti migliaia di studenti di età compresa tra i 16 e i 19 anni sull’intero territorio nazionale ed è stata sottoposta ed esame innanzitutto la didattica a distanza che viene promossa dal 36% degli studenti intervistati, da un lato perché funzionale all’avanzamento dei programmi di studio e della preparazione, dall’altro perché ritenuta una preziosa occasione per riscoprire l’importanza delle tecnologie e del loro servizio alla scuola e alla didattica. Vi è poi il 43,2% di intervistati che, pur giudicando positivamente l’esperienza finora vissuta, dichiara di sentire la mancanza della didattica in presenza.
Ma la didattica a distanza non ha solo ridefinito modalità e strumenti di trasmissione e apprendimento del sapere. “Il lockdown forzato e le lezioni a distanza – spiega il sociologo Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio – hanno stravolto tempi e ritmi del vivere quotidiano: la scuola rappresenta in qualche modo il metronomo della giornata degli studenti, in assenza della quale i giovani oggi vivono una sorta di conflitto per il quale da un lato percepiscono l’assenza di qualcosa che prima c’era e dall’altra scoprono (o riscoprono) qualcosa che prima non c’era”.
I giovani infatti – nel pieno di un’emergenza che circa la metà di loro ritiene essere stata inizialmente sottovalutata – riorganizzano oggi le proprie attività e stabiliscono nuove priorità.
Con la chiusura delle scuole, se 1 studente su 4 trascorre il proprio tempo guardando film e serie tv, il 12,3% dichiara di impegnarsi maggiormente nella lettura, laddove il 17,6% ne approfitta per dedicare più tempo alla propria famiglia. Il maggior tempo a disposizione non si è tradotto in un abuso di videogames (10,1%) o social network (9,1%).
Un altro importante tema del questionario e affrontato nelle discussioni online è stato quello dell’informazione durante l’emergenza Coronavirus. In questo momento in cui la vita scorre tra le mura domestiche, la televisione viene scelta e indicata dai più giovani quale principale fonte di informazione (52,8%), attraverso telegiornali e programmi di approfondimento. Ciononostante, i giovani esprimono un giudizio critico nei confronti del sistema dell’informazione: 1 studente su 3 ritiene infatti che racconti solo “quello che ci vuole raccontare”, in molti casi aumentando il senso di paura e di insicurezza. Solo il 26,2% degli intervistati si affida invece ai social network per informarsi su quanto sta accadendo.

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Curiosità

L’importanza della manualità e del rapporto con la natura per il bambino.

Durante la fase della crescita è importante l’acquisizione della capacità manuale. Nella società odierna in cui tablet e smartphone hanno una rilevanza non indifferente è comune vedere bambini anche in tenera età utilizzare questi devices. Nonostante io creda nell’importanza della digitalizzazione in quanto è necessario tener presente che è diventato un’importante aspetto della quotidianità e di conseguenza una competenza da acquisire, ritengo opportuno che i nostri bambini debbano sperimentare e non abbandonare la manualità.

E’ compito di noi educatori alimentare la loro conoscenza nelle varie abilità.

Come piace dire me la crescita di un bambino è paragonabile a quella di una pianta, servono molte cure e attenzioni per far si che germogli al meglio delle sue possibilità.

La capacità di un genitore nello stimolare e nel variare le attività proposte al bambino sono la base per una vita ricca di conoscenze e abilità.

E’ attraverso le mani che il bambino sperimenta e si rapporta con il mondo circostante. La sperimentazione è alla base della conoscenza, imparare da uno schermo per quanto possa essere utile in realtà limita notevolmente questa, in quanto non basta la vista per imparare appieno ma sono necessari altri aspetti come il tatto.

In questo periodo storico in cui abbiamo la possibilità di aver maggiormente tempo per osservare e stare vicino ai bambini si può approfittare per fare attività manuali.

Un bambino che ha la possibilità di sviluppare la competenza manuale verrà favorito in numerosi aspetti della sua vita. 

Una buona capacità nella attività manuale, infatti, favorisce la precisione, l’ acquisizione dell’idea del proprio corpo nello spazio circostante e la maggior capacità sapersi muovere meglio all’interno dello spazio. Aumenta, inoltre l’abilità cognitiva e la capacità di concentrazione. Favorisce la gestione della propria forza e di rapportarsi con il mondo. Aumenta la coordinazione oculo-manuale e la capacità di far ordine nello spazio circostante.

Un bambino che ha un buon rapporto con il mondo che lo circonda vive più serenamente con sé stesso e con i coetanei.

Esistono numerose attività che si possono proporre ad un bambino per favorirne la acquisizione delle capacità manuali.

Un esempio di attività può essere il disegno, che a mio parere è uno dei più efficaci in quanto crea un collegamento diretto tra mente, occhio e mano, inoltre può rivelarsi un notevole metodo comunicativo.

Un’altra attività interessante è quella di rapportarsi con la natura e la terra, fare attività di giardinaggio da la possibilità al bambino di conoscere materiali ed elementi nuovi oltre a trasmettere l’importanza del “prendersi cura”.

è proprio quest’ultima che sarà il nuovo argomento del prossimo articolo di questa rubrica sulla consulenza pedagogica.

 

Dott.ssa Chiara De Giorgio 

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Scuola, teledidattica: opportunità e problemi, intervista a Carlo Crapanzano

La scuola e il telelavoro, uno dei tanti aspetti con luci e ombre derivanti dalla crisi da coronavirus.

Ne parliamo con un professore di Domodossola, molto disponibile e aperto a spiegarci quanto accade in questo periodo: aspetti pratici e giuridici dei nuovi tempi.

 

La teledidattica offre l’opportunità di imparare nuovi programmi e testare soluzioni innovative, peccato che non sia una scelta ma una necessità contingente, partita di corsa come spesso succede in Italia, anche se in questo caso è l’unica soluzione praticabile per evitare di perdere l’anno scolastico, anche se i problemi non mancano.

Si perde l’aspetto umano con tutte le sue peculiarità: sorrisi e attenzioni limitati dallo schermo di un computer nel caso migliore, oppure lo smartphone utilizzato da chi non ha avuto possibilità di avere altri strumenti.

Il Ministero ha investito 80 milioni ma si sa come vanno queste cose, i soldi arrivano quando arrivano e nel frattempo chi ha il problema si arrangia…

Gli insegnanti sono costretti a usare piattaforme che magari non conoscono, internet che non è il massimo e i ragazzi che di solito usano internet per socializzare, ora si trovano anche loro a disagio.

Una condizione ineliminabile che scuote le famiglie, i ragazzi e gli insegnanti costretti ad adeguarsi alla novità, ma i timori sono tanti per questioni di privacy, registrazioni e foto che possono essere utilizzate per chissà quali motivi e girare sui siti; didattica magari condivisa con chi?

Dubbi e interrogativi in quantità e dal ministero, arriveranno delucidazioni coi tempi burocratici che conosciamo, ma non è più il tempo dei rinvii, occorrono tempi e soluzioni certe per tutti: scuole e famiglie.

La scuola non è una bottega, la preparazione scolastica serve alla formazione dei giovani e della loro vita futura, ed è da tenere in massima condiserazione.

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Scuola: le belle emozioni che ne derivano, ovvero tutto ciò che la tecnologia, seppur importante, non potrà mai sostituire.

Ci è arrivata una bella lettera che condiviamo e pubblichiamo: sfogo di un prof. stufo dell’andazzo..

Sono trascorsi 2 mesi da quando i nostri ragazzi hanno sentito l’ultima campanella, infatti dal quel lontano 24 febbraio a causa di un maledettissimo virus, la scuola ha dovuto rivedere il suo mandato, ovvero quello di educare e formare le future generazioni attraverso le relazioni personali e di gruppo, che rappresentano le basi per la crescita dei nostri ragazzi.

Pertanto si è dovuto reinventare tutto attraverso la didattica a distanza (DAD) che a mio modesto parere sta soffocando la vera essenza dell’insegnamento; come genitore di 3 figli ho potuto verificare personalmente quanto le nuove tecnologie alla lunga creino un senso di isolamento e dipendenza al tempo stesso (al mattino 4/5 ore di lezione con PC o tablet), al pomeriggio per studiare ancora collegati a internet, pc, smartphone. Ricordo che una scuola sforna menti pensanti e critiche e tutto ciò non avviene attraverso un freddo utilizzo di materiale digitale, ma da emozioni fatte di gesti, cuore, occhi.

Come segnala l’Unesco, attualmente sono rimasti a casa quasi due miliardi di studenti in tutto il mondo, ovvero il 91% a livello globale, pertanto perché in questo momento che si parla tanto di fase 2, la scuola non è stata mai messa al centro della questione?; scuola che deve ricominciare e può farlo attivando le stesse buone pratiche di distanziamento sociale che si vogliono attuare in tutti gli altri settori, altrimenti continuando a stare a casa si rischia un assembramento da depressione che tanti ragazzi, lasciati per tanti mesi chiusi in se stessi, combatterebbero con un ancora più nocivo defaticamento fisico e mentale. Tanti in età preadolescenziale e adolescenziale, infatti, non sono in grado di autogestirsi in maniera salutare con la virtualità e il digitale; per non parlare della prima e seconda infanzia.

In tutta Europa si è deciso di riaprire le scuole prima della fine dell’anno scolastico, tranne che in Spagna e Italia, dove i contagi a dire il vero hanno numeri da paura; forse questo induce i governi di tali nazioni a rimandare tutto a settembre? In tutta onestà credo che almeno gli alunni delle classi terminali di ogni ordine e grado potrebbero tornare a scuola in modo scaglionato, come tra l’altro sembra sia previsto a settembre; perché non a maggio? perché quando si iniziava a parlare di fase 2 non si è mai pensato alla scuola? perché privare gli studenti, almeno quelli delle classi terminali di quell’adrenalina positiva in un momento così delicato nella crescita di ogni ragazzo che affronta un esame?

Vogliamo tornare a scuola, perché la scuola è in grado, nonostante l’affossamento a cui è stata sottoposta negli anni, di accogliere i ragazzi e tutto il personale docente e non docente e di tenere a bada il mostro infettivo che ha segnato le nostre vite, pertanto chiedo ai politici uno sforzo organizzativo per far rivivere le realtà scolastiche e con esse tutte le belle emozioni che ne derivano, ovvero tutto ciò che la tecnologia, seppur importante, non potrà mai sostituire.

s.p.