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Salute e benessere

Nuovo Coronavirus, non solo tosse e febbre: sono sei in più i sintomi del covid-19

Nuovo Coronavirus, non solo tosse e febbre: sono sei in più i sintomi del covid-19. Fiato corto, tosse e febbre aggiunti brividi, ripetuti tremori, dolori muscolari, mal di testa, mal di gola, perdita di gusto e olfatto.

Covid-19 una malattia subdola e dal decorso erosivo rapido e invalidante. Lo sanno bene i medici di ogni parte del mondo che stanno curando i contagiati, e che ogni giorno imparano qualcosa in più sugli effetti del nuovo coronavirus, sui sintomi e i ‘danni’ che provoca all’organismo umano. I Centers for Disease Control and Prevention hanno aggiunto sei sintomi alla loro lista sul coronavirus, suggerendo che gli esperti stiano acquisendo ulteriori informazioni nel corso della pandemia: brividi, ripetuti tremori con brividi, dolori muscolari, mal di testa, mal di gola, perdita di gusto e olfatto. In precedenza, l’agenzia sanitaria americana aveva elencato solo tre sintomi: fiato corto, tosse e febbre. Queste informazioni, evidenzia Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, che arrivano in tempo reale dalla comunità scientifica, sono dunque della massima importanza perché indicano che Covid-19 è una malattia dai mille volti.

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Cronaca

Covid-19: Antitrust avvia provvedimenti cautelari su pratiche commerciali sleali.

L’Autorità garante della concorrenza ha comunicato, il 24 marzo, nell’ambito della sua attività di controllo su pratiche commerciali sleali relative ad attività di e-commerce inerenti all’emergenza di covid-19, di avere emesso due provvedimenti urgenti in data 22 marzo 2020. Nel primo provvedimento l’Antitrust ha intimato, in via cautelare, alla piattaforma www.gofundme.com, attraverso la quale è possibile effettuare raccolte di fondi a scopo benefico, di modificare la parte relativa alle commissioni percentuali che ogni utente può aggiungere alla somma donata. Tali commissioni, inserite dalla piattaforma in via automatica, vengono devolute per il finanziamento della piattaforma stessa. In pratica, all’utente che stabilisce di effettuare una donazione per una ben definitiva campagna di raccolta fondi (oggi soprattutto per aiutare gli ospedali in prima linea nella battaglia contro il covid-19), viene in automatico aggiunta una commissione del 10 %, come detto, per il funzionamento della piattaforma.  L’utente può modificare tale percentuale solo scegliendo nel menu a tendina la locuzione “altro” per poi azzerare la commissione richiesta. L’Autorità ha ritenuto che tali modalità di acquisizione delle commissioni, reclamizzate come facoltative, siano tali da esercitare un indebito condizionamento nei confronti dei soggetti donanti, che potrebbero non rendersi conto della possibilità di modificare o annullare la cifra preimpostata dalla piattaforma, o ritenerla necessaria per il suo funzionamento.  Ciò appare particolarmente insidioso in un momento come questo, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dove i consumatori impegnati a versare versamenti in beneficienza potrebbero ridurre le loro attenzioni rispetto ai meccanismi di funzionamento del sito. Anche i ripetuti claim che propongono attività di finanziamento gratuite e senza costi hanno pesato sulla valutazione finale dell’Antitrust che nota come, oltre alle suddette commissioni di finanziamento, siano previsti anche costi connessi alle transazioni con carte di credito e debito.Il sito italiano in questione risponde ad una società di diritto irlandese (GoFundMe Ireland Ltd.) proprietaria di una delle più grandi piattaforme mondiali per la raccolta fondi, il c.d. crowfunding. L’Antitrust ha pertanto disposto che la società irlandese disattivi tale meccanismo automatico di pagamento di commissioni per il funzionamento della piattaforma e presenti, entro 3 giorni, una relazione relativa all’ottemperanza del provvedimento. La mancata ottemperanza comporta una sanzione pecuniaria da 10.000 a 5.000.000 di € e, in caso di reiterata inottemperanza, una sospensione non superiore a 1 mese dall’attività di impresa. La seconda misura è stata presa nei confronti del sito carlita shop. In questo caso l’Antitrust ha avviato un procedimento e, contemporaneamente disposto in via cautelare l’eliminazione di ogni riferimento all’efficacia preventiva contro la COVID-19 di detergenti, prodotti cosmetici e integratori pubblicizzati e commercializzati sia sul suddetto sito che sulla relativa pagina Instagram. Sia sulla homepage del sito che attraverso il profilo Instagram sono pubblicizzati e venduti prodotti (quali l’”Olio Essenziale di Manuka Antivirale Purificante Antibatterico Optima Naturalis”, l’”Integratore antivirale Manuka Defense Plus Optima Naturals”) di cui si decantano infondate capacità “antivirali”, antibatteriche e antisettiche nonché di rafforzamento del sistema immunitario e di protezione delle vie respiratorie, grazie a principi attivi che combatterebbero microorganismi in grado di scatenare infiammazioni nelle vie respiratorie e nei polmoni. Si vantano, inoltre, proprietà disinfettanti e capacità di contrastare il contagio da parte di detergenti e creme cosmetiche. Nessuna delle suddette affermazioni di carattere terapeutico ha alcun riscontro nella letteratura scientifica, mentre, per quanto riguarda le proprietà disinfettanti, nessuno di questi prodotti è stato registrato come dispositivo medico, classificazione obbligatoria per prodotti che posseggano tali proprietà. Considerando, prima facie, tali affermazioni particolarmente gravi ed insidiose – in virtù dell’alterata capacità del consumatore di valutare correttamente tali pubblicità in un momento come l’attuale, dove il continuo aumento dei contagi rende oggettivamente difficile la capacità di discernimento – l’Antitrust ne ha disposto l’eliminazione. Anche in questo caso, la Carlita Shop S.r.l.s. titolare dei siti in questione dovrà presentare entro 3 giorni una relazione relativa all’ottemperanza del provvedimento.  La mancata ottemperanza comporta una sanzione pecuniaria da 10.000 a 5.000.000 di € e, in caso di reiterata inottemperanza, la sospensione non superiore a 1 mese dall’attività di impresa.

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ECONOMIA

Made in Italy e vini italiani da tutelare. Condannato il venditore di wine kit con nomi di vini italiani se non può provare che il mosto proviene da vitigni nostrani.

Made in Italy e vini italiani da tutelare. Condannato il venditore di wine kit con nomi di vini italiani se non può provare che il mosto proviene da vitigni nostrani. Mettere in commercio kit con mosto per produrre una bevanda al gusto di vino, con l’effige del tricolore e i nomi tipici di alcuni vini nazionali induce in errore il consumatore sulla loro effettiva origine

Il Made in Italy, lo ripetiamo da sempre noi dello “Sportello dei Diritti”, dev’essere protetto nel migliore dei modi e la tutela penale può costituire forse il miglior deterrente dalla miriade di tentativi d’imitazione. In tal senso, con una sentenza recentissima, la terza sezione penale della Cassazione con la sentenza 9357/20, pubblicata il 9 marzo scorso, ha ribadito che dev’essere condannato chi vende wine kit con nomi di vini italiani se non dimostra che il mosto proviene da nostri vitigni. I wine kit, per chi ignorasse il termine anglosassone, non sono altro che dei box che contengono tutto il necessario – almeno così promettono – per farsi, in diversi modi, del vino in casa. Nella fattispecie arrivata all’attenzione dei giudici della Suprema Corte, in particolare, è stato rigettato il ricorso del proprietario di una società che aveva messo in commercio in Canada wine kit contenenti mosto per produrre una bevanda al gusto di vino evocativa di alcune delle migliori etichette del Belpaese senza dimostrare che i mosti utilizzati provenissero da vitigni italiani. Nel confermare la condanna da parte della Corte d’Appello di Bologna, i giudici di legittimità non solo hanno sostenuto che l’imputato non aveva documentato la provenienza italiana dei mosti e la prova era di agevole dimostrazione ove effettivamente esistente. Ma ciò che più ritiene più rilevante nella decisione in commento ai fini della tutela dei nostri prodotti, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è che l’indicazione fallace del marchio di provenienza o di origine impressi sui prodotti presentati alla dogana, attraverso indicazioni false e fuorvianti, era idonea a far ritenere al consumatore che la merce fosse di provenienza italiana. Infatti, per gli ermellini, «l’indicazione nelle confezioni di vini italiani a denominazione di origine protetta (quali “Amarone”, “Barbera”, Bardolino” e numerosi altri), la dicitura “vino italiano”, le effigi del tricolore italiano e del Colosseo sono elementi idonei a ingenerare nel consumatore la falsa convinzione dell’origine italiana – non ovviamente del “vino” ma – del mosto medesimo, utilizzando per la preparazione della bevanda». E per tali ragioni, per i giudici di piazza Cavour va espresso il seguente principio di diritto: «integra il reato previsto dall’art. 517 cod. pen., in relazione all’art. 4, comma 49, della legge n. 350 del 2003, la messa in circolazione di una bevanda, da comporre ad opera del consumatore, evocativa del gusto di un vino “doc” italiano, nel caso in cui il mosto, fornito dal venditore, non provenga, diversamente da quanto desumibile dalla confezione (recante l’indicazione di vini italiani, le effigi della bandiera italiana e del Colosseo), da vitigni italiani».

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Consumatori

Turchia, 15 morti per consumo di alcol contraffatto per battere il Coronavirus

Turchia, 15 morti per consumo di alcol contraffatto per battere il Coronavirus. Altre 60 sono state ricoverate nel reparto di terapia intensiva ad Istanbul

Ad Istanbul 15 persone sono decedute e 60 persone sono finite in ospedale, dopo aver consumato alcol contraffatto per mettersi al sicuro dalla minaccia di infezione da Coronavirus. Lo riporta. Secondo la ricostruzione dei fatti diffusa dal giornale Hurriyet, alcuni originari del Turkmenistan hanno acquistato alcol prodotto artificialmente per uso esterno al fine di prevenire l’infezione da coronavirus. In seguito, questo gruppo di cittadini stranieri ha iniziato ad utilizzare l’alcol per somministrazione orale, causando un avvelenamento di massa. Sette persone, coinvolte nella vendita dell’alcol sono state arrestate. Le forze dell’ordine hanno avviato un’indagine. Nei giorni scorsi, una storia simile è accaduta in Iran, dove sono morte per il medesimo motivo oltre 60 persone. A fine settembre, in tutto il paese sono stati segnalati diversi casi di contrabbando di alcol avvelenato, che ha ucciso almeno 22 persone. Solo i membri delle minoranze religiose riconosciute dallo Stato hanno il diritto di produrre o acquistare bevande alcoliche in Iran, ma l’alcool di contrabbando è facilmente reperibile dai commercianti illegali. Il dottore iraniano Shahin Shadnia ha raccontato quali conseguenze può avere il consumo dello spirito contraffatto e quali tipi di alcol non dovrebbero essere utilizzati nemmeno per pulire le mani. Il primo caso di contagio dal COVID-19 in Turchia è stato confermato lo scorso 11 marzo. Secondo gli ultimi dati, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, nel paese sono registrati 192 casi di infezione dal COVID-19, di cui tre persone sono morte.

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Salute e benessere

Covid 19. Secondo i ricercatori statunitensi, il virus può essere rilevato su plastica e acciaio per un massimo di tre giorni.

Covid 19. Secondo i ricercatori statunitensi, il virus può essere rilevato su plastica e acciaio per un massimo di tre giorni. Tuttavia, il numero di virus si riduce molto rapidamente nel tempo, finora nessun caso in cui è stato dimostrato che le persone vengono infettate dal contatto con oggetti contaminati. Secondo uno studio, il nuovo Coronavirus può essere trovato sulle superfici anche dopo ore. I virus vitali potrebbero essere rilevati su rame per test fino a quattro ore, su cartone fino a 24 ore e su plastica e acciaio inossidabile per un massimo di tre giorni, hanno detto i ricercatori, tra gli altri, dall’Università di Princeton e dall’Università della California a Los Angeles. Tuttavia, la cosiddetta dose di infezione su tutte le superfici è diminuita significativamente in questi periodi, secondo lo studio di laboratorio pubblicato sul “New England Journal of Medicine”. Anche l’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR) fa riferimento a questo lavoro. Il BfR continua: “In generale, i virus del Covid 19 non sono particolarmente stabili su superfici asciutte. L’inattivazione allo stato secco di solito avviene entro poche ore o qualche giorno.” Finora, non ci sono stati casi in cui le persone hanno dimostrato di essere infettate dal contatto con oggetti contaminati. In questo primo piccolo studio, i ricercatori statunitensi hanno confrontato l’agente patogeno SARS-CoV-2, che causa Covid-19, con l’agente patogeno SARS-CoV-1, che innesca la malattia infettiva SARS, osservata per la prima volta nel 2002. Hanno scoperto che entrambi i tipi di virus sono allo stesso modo stabili. La stabilità quindi, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”,non spiega perché, a differenza di SARS-CoV-1, SARS-CoV-2 ha portato a una pandemia, scrivono i ricercatori.

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Lavoro

Supplenti, riconosciuto il ricongiungimento del servizio

Supplenti, precari della scuola. Il Tribunale di Milano riconosce il ricongiungimento del servizio del docente supplente nei periodi ricadenti nella sospensione delle lezioni

 

Importante pronunzia del Tribunale di Milano – sez. lavoro –  che, con ordinanza cautelare del 27 febbraio 2020, ha accolto il ricorso proposto da un docente supplente, il quale  rivendicava, ai fini giuridici ed economici, alcune giornate di servizio ricadenti nei periodi di sospensione predeterminata delle lezioni didattiche. Nello specifico, il ricorrente, difeso dall’avvocato Giuseppe Papagni referente dello “Sportello dei Diritti“, della BAT, aveva stipulato con un istituto scolastico meneghino numerosi contratti di lavoro a tempo determinato ricadenti nel medesimo anno scolastico, dai quali venivano però esclusi i periodi di sospensione predeterminata delle lezioni (Pasqua, Carnevale, ecc…) nonché alcuni sabati e domeniche. A causa del mancato riconoscimento delle giornate in questione, il docente supplente non poteva raggiungere, per sole sei giornate, le 180 giornate lavorative che consentono l’accreditamento, ai fini concorsuali e di punteggio, dell’intera annualità scolastica. Si è reso dunque necessario ricorrere al Giudice del Lavoro, con procedimento d’urgenza ex art. 700 c.p.c, per veder riconosciute le giornate che, pur contrattualmente escluse, si sarebbero dovute comunque imputare nello stato di servizio del supplente. La pronunzia giurisdizionale ha interpretato in maniera puntale il D.M. n.201/2000 (relativo alle modalità di conferimento delle supplenze al personale docente), in cui viene presa in considerazione l’ipotesi di più periodi di assenza del titolare senza intervallo o intervallati soltanto da giorno festivo o da giorno libero dall’insegnamento. L’accoglimento del cautelare consentirà al ricorrente di poter partecipare al concorso straordinario previsto dal d.l. n.129/2019 che, secondo il recente “decreto milleproroghe”, indica quale termine ultimo per la pubblicazione dei bandi il 30 aprile 2020. Inoltre, il docente precario potrà godere, in termini di punteggio, dell’intera annualità di servizio ai fini delle graduatorie scolastiche. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“, l’ordinanza di accoglimento emessa dal Tribunale di Milano traccia il solco per una più favorevole interpretazione dei contratti in favore di migliaia di docenti precari, i quali potranno ricorrere alla magistratura nel caso in cui venga negato il ricongiungimento di alcuni periodi di servizio. Sarebbe, infatti, altamente lesivo privare i supplenti, dopo anni di precariato, della possibilità di partecipare al concorso straordinario per il mancato ricongiungimento di poche giornate, che gli istituti scolastici ed il MIUR dovrebbero già riconoscere, in presenza di circostanze da valutare caso per caso, in via amministrativa.

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Cronaca

Antitrust avvia indagine su prodotti igienizzanti e mascherine

Antitrust avvia indagine su prodotti igienizzanti e mascherine

L’Autorità garante della concorrenza ha comunicato, il 27 febbraio, l’avvio di un’indagine relativa alla vendita online di prodotti igienizzanti e mascherine. La questione nasce da alcune segnalazioni inoltrate da consumatori e associazioni come lo “Sportello dei Diritti” che hanno lamentato due ordini di problemi. In primis, la presenza di messaggi pubblicitari, sia sulle principali piattaforme di vendita che su altri siti online, relativi all’asserita efficacia di prodotti igienizzanti e mascherine ai fini di protezione e/o contrasto nei confronti del Coronavirus. In secondo luogo, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”,  le segnalazioni indicavano anche un altro rilevante problema, ovvero l’ingiustificato e consistente aumento dei prezzi di tali prodotti registrato negli ultimi giorni sui siti oggetto delle suddette segnalazioni. Nell’ambito di tale indagine, l’Antitrust ha richiesto alle principali piattaforme di vendita e agli altri siti web, il 27 febbraio, di fornire informazioni sulle modalità di commercializzazione di prodotti igienizzanti per le mani e di mascherine monouso di protezione delle vie respiratorie. I medesimi soggetti avranno 3 giorni di tempo per comunicare all’Autorità quali misure hanno posto in essere, per eliminare slogan pubblicitari che possano ingannare i consumatori sull’efficacia di tali prodotti sia in termini di cura che di prevenzione delle patologie da COVID 19, e quali decisioni abbiano adottato al fine di evitare ingiustificati e sproporzionati aumenti di prezzo. Nell’ambito dei poteri a disposizione dell’Antitrust per reprimere le pratiche commerciali sleali, l’Autorità, nel caso di diffusione di informazioni non veritiere, può intervenire in via cautelare e imporre sanzioni che possono arrivare fino a 5 milioni di euro.

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Ambiente

Giù l’inquinamento in Cina a causa del coronavirus. Lo mostrano i dati pubblicati dalla Nasa.

Giù l’inquinamento in Cina a causa del coronavirus. Lo mostrano i dati pubblicati dalla Nasa.

                                                                                                                               

Una decisa diminuzione dell’inquinamento in Cina è «parzialmente legata» al blocco delle attività causato dall’epidemia di coronavirus. Lo afferma la Nasa, che ha pubblicato i dati satellitari delle concentrazioni di biossido di azoto nell’atmosfera. La differenza nelle immagini scattate dagli apparecchi in orbita intorno la terra è impressionante: da vaste zone colorate di giallo o marrone, ovvero molto inquinate, si è passati alla quasi totalità del Paese in azzurro. Fei Liu, ricercatrice del Goddard Space Flight Center dell’Agenzia spaziale statunitense e specializzata in qualità dell’aria, ha osservato: «È la prima volta che vedo questo effetto di ripulitura dell’aria in un’area così vasta». Qualcosa di simile era stato osservato ai tempi della crisi economica del 2008, ma l’impatto era stato sicuramente più contenuto. Il miglioramento è dovuto a un mix di fattori: le limitazioni alla circolazione dei veicoli dovute al blocco delle città, lo stop prolungato agli stabilimenti produttivi con l’estensione delle vacanze di Capodanno, e così via. Fei fa notare che la concentrazione di biossido di azoto cala di norma in questo periodo festivo, ma riprende al momento del normale rientro al lavoro. Quest’anno non è stato così, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”  perché molte città in tutta la nazione hanno preso provvedimenti per minimizzare la diffusione del virus.  

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Cronaca

Piccione in aereo tra passeggeri – VIDEO

Piccione in aereo tra passeggeri. L’entrata improvvisa del piccione ha ritardato il volo fra Ahmedabad per Jaipur di 30 minuti – VIDEO

Un piccione, che si era imbarcato non visto su un volo Go Air fra Ahmedabad e Jaipur, è improvvisamente apparso in cabina, svolazzando fra i passeggeri, prima di posarsi su uno sportello per bagagli a mano e di venire catturato, dopo qualche goffo tentativo, da un passeggero. La vicenda è raccontata da alcuni media internazionali e il video postato su internet. A parte la sorpresa generale, l’ospite pennuto ha ritardato la partenza del volo di 30 minuti. Ma nessuno per ora è riuscito a spiegarsi come l’ospite clandestino, un piccione selvatico sia entrato senza che nessuno lo notasse. E anche come abbia fatto a restare nascosto: è infatti comparso quando mancavano pochi minuti al decollo da Ahmedabad, in India. Catturato dal personale di cabina con l’aiuto di alcuni passeggeri, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, l’uccello è stato consegnato alle autorità sanitarie indiane all’aeroporto di partenza, che l’hanno messo in quarantena. Ecco il video: https://www.youtube.com/watch?v=4AEO8VAWNdQ

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Consumatori

Coronavirus, italiani improvvisamente bloccati a New York

Coronavirus, italiani improvvisamente bloccati a New York. Cancellato un volo della American Airlines per Milano quando i passeggeri stavano per essere imbarcati. A causa della riduzione della domanda, American Airlines sta sospendendo le operazioni da e per Milano, Italia, New York (JFK) e Miami (MIA). I voli per Milano dovrebbero riprendere il 25 aprile. Sabato, Washington ha raccomandato ai cittadini statunitensi di astenersi dal visitare l’Italia e la Corea del Sud colpite dal virus, nonché autorizzato nuove restrizioni di viaggio sull’Iran tra timori del coronavirus

L’innalzamento al livello massimo dell’allarme per i viaggi nelle zone più colpite dal coronavirus compiuto dal governo americano sortisce il primo risultato: American Airlines ha sospeso fino al 24 aprile tutti i voli da e per Milano. Nelle maglie di questa decisione è rimasto impigliato un gruppo di italiani che ieri sera all’aeroporto JFK di New York si stavano imbarcando su un volo per Milano. L’equipaggio si è rifiutato di salire a bordo per paura del contagio, e a nulla sono valse le rimostranze dei passeggeri che sono stati letteralmente bloccati in fase di imbarco. A raccontarlo all’ANSA è un italiano, che stava rientrando in Italia assieme a un gruppo di connazionali. Il loro volo AA198 era in programma alle 18.05 (ora locale) con destinazione Milano Malpensa. Ad imbarco aperto, il personale di bordo ha fatto sapere che considerava rischioso compiere quel viaggio, trovando immediato appiglio nelle decisioni prese una manciata di minuti prima dalle autorità americane. A chi chiedeva informazioni, il personale ha spiegato a voce dei timori dell’equipaggio, senza però fornire soluzioni. American Airlines, inizialmente, ha opposto qualche resistenza ad ammettere che l’aereo non avrebbe mai toccato il suolo di Malpensa, ma dopo un’ora ha ufficialmente cancellato il volo. E non molto più tardi ha pubblicato una nota che avvisava della sospensione di tutti i voli da e per Milano fino al 24 aprile. Dopo una notte in albergo, alle 20.45 di oggi (ora locale), il gruppo passerà di nuovo i controlli di sicurezza dello scalo americano. Stavolta con la certezza di riuscire ad arrivare a destinazione: ad attendere in pista ci sarà un aereo di Alitalia. Finora, l’Italia, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ha registrato oltre 1.000 casi di coronavirus, che rappresenta il numero più alto di persone infette in Europa. Il bilancio delle vittime nel paese è stato di 29. Nel frattempo, su scala globale, ad oggi, la malattia di coronavirus ha infettato oltre 85.000 persone, di cui 2.900 sono morte e quasi 40.000 si sono riprese.