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Cronaca

Roma, Sicurezza o Privacy? Il difficile compromesso

EDITORIALE

Avv. Gianni Dell’Aiuto
 
Si sta discutendo in questi giorni della possibilità di utilizzare una App  per il monitoraggio Covid-19 e, il dibattito, ruota intorno alle perplessità che una simile soluzione vada a
confliggere con la privacy delle persone e, ovviamente, rilancia il problema della protezione dei dati personali, ponendosi in contrasto con il GDPR, il regolamento Europeo
per la protezione dei dati.
In linea generale, le norme sulla protezione dati non impediscono, previo un provvedimento ad hoc del governo, alle autorità sanitarie, di raccogliere informazioni su
più ampia scala, ad esempio nel caso del sistema di protezione dei dati utilizzando le App.
Ovvio necessario un intervento del Garante Privacy che emani linee guida per operare un difficile bilanciamento tra le esigenze di soluzioni per una situazione eccezionale e i diritti
dei singoli.
Fin dalla fase di raccolta delle informazioni che dovrà essere in ogni caso preceduta un’accurata valutazione di quali dati raccogliere, come conservarli e, fondamentale, a chi
comunicarli. Si tratta della valutazione d’impatto che deve essere sempre effettuata prima di avviare la raccolta ed elaborazione di tali dati e deve essere incorporata sin dalla
progettazione di una App. I requisiti inoltre da tenere presente sono quelli previsti dal GDPR.
Tra questi ricordiamo quelli della minimizzazione dei dati da raccogliere, la trasparenza per i cittadini e, come ribadito, la volontarietà (almeno al momento), nell’installazione di una APP
La situazione è straordinaria, ma confidando che sia limitata. Pone comunque non pochi problemi tra sicurezza e protezione dati, anche se sembra un controsenso per chi,
quotidianamente, espone la propria esistenza sui social. Ma non possiamo tenere conto che in altre realtà, in primis quella di Taiwan, dove App Installate su base volontaria dai
cittadini hanno sconfitto il virus.
Anche l’Europa potrebbe dire la sua.